venerdì 25 marzo 2016

Saranno docenti



Il venerdì prima di pasqua è un giorno di desolazione per chi lavora in una libreria universitaria.
Non ci sono lezioni e i ragazzi sono tutti spariti verso destinazioni pasquali di varia natura.
Il deserto.
Ma, come in tutte le apocalissi zombie che si rispettino,  qualche vagante c'è sempre.
Entra la partecipante al concorso a cattedre.
Dicesi concorso a cattedre di concorsone/calderone/inferno che ogni docente precario o aspirante docente deve affrontare per poter finalmente trovare un posto sicuro nell'ormai avvilente universo della scuola primaria e secondaria.
Il partecipante al concorso a cattedre è già scazzato in partenza perchè non ce la fa più a rigirarsi nei meandri delle procedure concorsuali dove ti chiedono di essere edotto su argomenti che non verranno mai affrontati in aula. Sono solidale con queste persone...ma non con tutte.
C'è sempre qualcuno che non dovrebbe mai insegnare perchè rovinerebbe la vita di una generazione di studenti già svantaggiati dai programmi ministeriali che vigono oggi.
La mia futura docente potrebbe essere tranquillamente definita alla romana come 'dito ar culo' (che sappiamo tutti essere cosa fastidiosa..specie sul posto di lavoro).
Le porto una torre di testi per il concorso e lei comincia a sfogliarli uno ad uno.
Dopo circa 15 minuti comincia a fare le sue considerazioni. A me onestamente non interessa nulla di ciò che sta dicendo ma partecipo attivamente alla conversazione.
Ad un certo punto mi arriva uno Skype dalla collega dell'altro punto vendita. Il messaggio è una richiesta : manda un sms a questo numero per dire al cliente che è arrivato il libro. Io sono l'addetta all'invio di sms quindi prendo il cellulare della libreria e comincio a scrivere il numero di telefono nell'apposito campo.
La futura docente intanto fa l'ennesima considerazione sui libri che le ho sottoposto e, poichè io sono intenta a scrivere il numero, mi limito a dire solo "si".
Lei alza gli occhi e mi dice: "Lei ha detto si ma non mi ha ascoltato veramente".
Non la cago di striscio e continuo a scrivere il numero. Lei si rituffa sull'indice di un libro.
Finito di mandare l'sms alzo lo sguardo e le ripeto a memoria ciò che lei aveva detto e rispondo di nuovo "si" motivando la mia risposta.
In realtà avrei voluto dirle in romanesco: "A cojona! Ma che te stai a allenà pe' quando vinci er concorso?"
E' rimasta china su questi testi per circa 40 minuti e poi mi ha salutato dicendo che la prossima volta sarebbe tornata con le idee più chiare.
Avrei voluto dirle: "Sei intelligente ma non ti sei applicata abbastanza!"