venerdì 1 aprile 2016

Joan Clayton strega - Penny dreadful


Qualche giorno fa ho finito di vedere la seconda stagione di Penny Dreadful. La prima stagione mi aveva profondamente delusa nonostante la sua trama oscura. Troppo inutile sesso esplicito che ruba minuti preziosi allo svolgimento della trama.
Non è perbenismo. Se avessi voluto vedere sesso avrei visto un porno.
Ho sempre pensato che quando in un film (o serie tv) il sesso viene spiattellato per più di 20 secondi è per coprire i grossolani buchi di una storyline priva di contenuti.
Non ce n'è bisogno quando la storia è buona.
Insomma io volevo spendere il mio penny per vedere sangue e orrore!
Un penny dreadful era una pubblicazione a basso costo destinata alla working class del XIX secolo. Opuscoli, scritti brevi e spesso sgrammaticati che narravano di vampiri e mostri venivano letti dal proletariato stanco e avvilito in un Inghilterra impietosa verso le classi povere. Sono i tempi di Jack the ripper, lo squartatore che cacciava nel poverissimo East end e sono i tempi della regina Vittoria, la buonanima che faceva coprire le gambe di sedie e tavolini per salvare la decenza mentre la parte orientale della sua Londra guaiva nel dolore e nella violenza.
Vabè sto divagando.
Nonostante la delusione della prima stagione ho perseverato diabolicamente guardando anche la seconda stagione. Meno male! Ho fatto bene; la stagione 2 è stata davvero bella!
Guarda caso di tempo per il sesso esplicito non ce n'è stato molto (non che sia mancato) dato che la trama aveva necessità di tutti i minuti possibili per dipanarsi e gli episodi erano anche piuttosto lunghi (oltre i 50 minuti).
In questa stagione si parla di streghe: una congrega insidia una dei protagonisti (Vanessa Ives) che è naturalmente dotata di poteri divinatori. La nostra eroina si troverà a fuggire in un posto dimenticato da dio e dagli uomini, nella brughiera inglese, alla ricerca di una donna che molti sussurrano essere una strega.
Un intero episodio è dedicato a questa donna e io oserei dire che è il più bello della stagione.


Vanessa aspetta un giorno e una notte davanti alla staccionata di questa vecchiaccia che se la ride guardandola da dietro la porta. Non può oltrepassare la staccionata perchè la nostra stregaccia ha posto un incantesimo di protezione intorno alla sua dimora che è poco più di una catapecchia scricchiolante in mezzo al nulla della brughiera nebbiosa.
Alla fine le consente di entrare.
Da questo momento la nostra Vanessa inizia il suo apprendistato presso Joan Clayton, mammana della brughiera di Ballantree, erborista, cartomante e strega diurna.
Qui finisce la storia che ha solleticato il mio immaginario e inizia la mia piccola digressione sulla figura di Joan Clayton. 
 

Archeologi, antropologi e studiosi dell'evoluzione della nostra specie concordano nell'ipotizzare che la divisione del lavoro secondo il genere abbia orientato i maschi verso la caccia e le femmine verso la raccolta. La caccia portava gli uomini ad allontanarsi lasciando le donne con la prole e i membri anziani. Queste naturalmente durante l'assenza degli uomini raccoglievano frutti e piante commestibili. É ovvio supporre che abbiano imparato a riconoscere erbe e frutti commestibili o velenosi. É ragionevole presumere che siano state le donne a sperimentare la cottura dei cibi e anche le proprietà benefiche oppure tossiche delle piante. Si potrebbe dire che l'erboristeria nasce dall'esperienza femminile. L'uso di piante a scopo medicamentoso è stato la pietra di posa della medicina umana almeno finchè non divenne appannaggio sacerdotale. Presto l'uso di piante ed erbe fu sostituito da preghiere e benedizioni. Quando la 'scienza' divenne un sapere iniziatico, destinato solo agli uomini, subì anche la contaminazione della religione e questo portò a sminuire l'erbologia che fu confinata nel tempo a tradizione popolare tramandata da donna a donna. Il sapere femminile divenne rimedio e mantenne connotazioni pagane che mal si accostavano ad una medicina sempre più teologica e spirituale (non senza l'utilizzo di piante però). Guaritrici e levatrici divennero presto figure socialmente liminali (di confine) e sfuggenti agli occhi della scienza ufficiale.
Tanto più che spesso la loro attività includeva anche procurare aborti alle donne che non volevano o non potevano dare alla luce un figlio.
Il passo da mammana/levatrice/guaritrice a strega è stato brevissimo.
Se aggiungiamo a questo la pratica derivante dal folklore di preparare incantesimi e fatture per gli scopi più disparati la via verso la marginalizzazione sociale di queste donne fu davvero facile.
Tutti richiedevano i servizi di queste donne ma nessuno era pronto a difenderle dalla condanna sociale poiché accostarsi a loro avrebbe significato accostarsi all'oscurità e al caos ontologico.
Anche nella storia di Joan Clayton assistiamo all'assedio alla casa della strega e al suo rogo.
La prima persona che inciterà gli altri a bruciare la strega sarà proprio la ragazza che pochi giorni prima aveva bussato alla porta di Joan per abortire.
Questo non è strano: figure come quelle di Joan Clayton servivano la comunità in segreto, lontano dagli sguardi e dai giudizi del gruppo. Si entrava dentro le case di queste donne portando i propri fardelli e i propri desideri più inconfessabili. Chi si rivolgeva loro voleva abortire o avere un filtro per costringere un'altra persona all'amore oppure chiedeva una fattura di morte. Ogni richiesta fatta alla strega era una macchia sull'anima e sul buon nome della persona che la formulava.
Chi entrava doveva mettere a nudo la propria essenza e manifestarla senza pudore, di conseguenza la fattucchiere diventava anche una testimone scomoda anche se silenziosa.
Questo aspetto viene sottolineato dalla nostra Joan nel momento in cui concede a Vanessa di entrare.
Il suo invito è chiaro e definitivo:
Lascia fuori dalla porta tutto ciò che eri. Tutto ciò che sei portalo con te”.