Qualche
giorno fa ho finito di vedere la seconda stagione di Penny Dreadful.
La prima stagione mi aveva profondamente delusa nonostante la sua
trama oscura. Troppo inutile sesso esplicito che ruba minuti preziosi
allo svolgimento della trama.
Non è
perbenismo. Se avessi voluto vedere sesso avrei visto un porno.
Ho
sempre pensato che quando in un film (o serie tv) il sesso viene
spiattellato per più di 20 secondi è per coprire i grossolani buchi
di una storyline priva di contenuti.
Non ce
n'è bisogno quando la storia è buona.
Insomma
io volevo spendere il mio penny per vedere sangue e orrore!
Un
penny dreadful era una pubblicazione a basso costo destinata alla
working class del XIX secolo. Opuscoli, scritti brevi e spesso
sgrammaticati che narravano di vampiri e mostri venivano letti dal
proletariato stanco e avvilito in un Inghilterra impietosa verso le
classi povere. Sono i tempi di Jack the ripper, lo squartatore che
cacciava nel poverissimo East end e sono i tempi della regina
Vittoria, la buonanima che faceva coprire le gambe di sedie e
tavolini per salvare la decenza mentre la parte orientale della sua
Londra guaiva nel dolore e nella violenza.
Vabè
sto divagando.
Nonostante
la delusione della prima stagione ho perseverato diabolicamente
guardando anche la seconda stagione. Meno male! Ho fatto bene; la
stagione 2 è stata davvero bella!
Guarda
caso di tempo per il sesso esplicito non ce n'è stato molto (non che
sia mancato) dato che la trama aveva necessità di tutti i minuti
possibili per dipanarsi e gli episodi erano anche piuttosto lunghi
(oltre i 50 minuti).
In
questa stagione si parla di streghe: una congrega insidia una dei
protagonisti (Vanessa Ives) che è naturalmente dotata di poteri
divinatori. La nostra eroina si troverà a fuggire in un posto
dimenticato da dio e dagli uomini, nella brughiera inglese, alla
ricerca di una donna che molti sussurrano essere una strega.
Un
intero episodio è dedicato a questa donna e io oserei dire che è il
più bello della stagione.
Vanessa
aspetta un giorno e una notte davanti alla staccionata di questa
vecchiaccia che se la ride guardandola da dietro la porta. Non può
oltrepassare la staccionata perchè la nostra stregaccia ha posto un
incantesimo di protezione intorno alla sua dimora che è poco più di
una catapecchia scricchiolante in mezzo al nulla della brughiera
nebbiosa.
Alla
fine le consente di entrare.
Da
questo momento la nostra Vanessa inizia il suo apprendistato presso
Joan Clayton, mammana della brughiera di Ballantree, erborista,
cartomante e strega diurna.
Qui
finisce la storia che ha solleticato il mio immaginario e inizia la
mia piccola digressione sulla figura di Joan Clayton.
Archeologi,
antropologi e studiosi dell'evoluzione della nostra specie concordano
nell'ipotizzare che la divisione del lavoro secondo il genere abbia
orientato i maschi verso la caccia e le femmine verso la raccolta. La
caccia portava gli uomini ad allontanarsi lasciando le donne con la
prole e i membri anziani. Queste naturalmente durante l'assenza degli
uomini raccoglievano frutti e piante commestibili. É ovvio supporre
che abbiano imparato a riconoscere erbe e frutti commestibili o
velenosi. É ragionevole presumere che siano state le donne a
sperimentare la cottura dei cibi e anche le proprietà benefiche
oppure tossiche delle piante. Si potrebbe dire che l'erboristeria
nasce dall'esperienza femminile. L'uso di piante a scopo
medicamentoso è stato la pietra di posa della medicina umana almeno
finchè non divenne appannaggio sacerdotale. Presto l'uso di piante
ed erbe fu sostituito da preghiere e benedizioni. Quando la 'scienza'
divenne un sapere iniziatico, destinato solo agli uomini, subì anche
la contaminazione della religione e questo portò a sminuire
l'erbologia che fu confinata nel tempo a tradizione popolare
tramandata da donna a donna. Il sapere femminile divenne rimedio e
mantenne connotazioni pagane che mal si accostavano ad una medicina
sempre più teologica e spirituale (non senza l'utilizzo di piante
però). Guaritrici e levatrici divennero presto figure socialmente
liminali (di confine) e sfuggenti agli occhi della scienza ufficiale.
Tanto
più che spesso la loro attività includeva anche procurare aborti
alle donne che non volevano o non potevano dare alla luce un figlio.
Il
passo da mammana/levatrice/guaritrice a strega è stato brevissimo.
Se
aggiungiamo a questo la pratica derivante dal folklore di preparare
incantesimi e fatture per gli scopi più disparati la via verso la
marginalizzazione sociale di queste donne fu davvero facile.
Tutti richiedevano i servizi di queste donne ma nessuno era pronto a
difenderle dalla condanna sociale poiché accostarsi a loro avrebbe
significato accostarsi all'oscurità e al caos ontologico.
Anche
nella storia di Joan Clayton assistiamo all'assedio alla casa della
strega e al suo rogo.
La
prima persona che inciterà gli altri a bruciare la strega sarà
proprio la ragazza che pochi giorni prima aveva bussato alla porta di
Joan per abortire.
Questo
non è strano: figure come quelle di Joan Clayton servivano la
comunità in segreto, lontano dagli sguardi e dai giudizi del gruppo.
Si entrava dentro le case di queste donne portando i propri fardelli
e i propri desideri più inconfessabili. Chi si rivolgeva loro voleva abortire o
avere un filtro per costringere un'altra persona all'amore oppure
chiedeva una fattura di morte. Ogni richiesta fatta alla strega era
una macchia sull'anima e sul buon nome della persona che la
formulava.
Chi
entrava doveva mettere a nudo la propria essenza e manifestarla senza
pudore, di conseguenza la fattucchiere diventava anche una testimone scomoda anche se silenziosa.
Questo
aspetto viene sottolineato dalla nostra Joan nel momento in cui
concede a Vanessa di entrare.
Il suo
invito è chiaro e definitivo:
“Lascia
fuori dalla porta tutto ciò che eri. Tutto ciò che sei portalo con
te”.