Qualche
giorno fa ho visto un episodio della serie Master of horror che mi ha
letteralmente stregata.
La
serie MoH raccoglie episodi a tema horrror diretti da maestri del
genere.
Non
poteva mancare il mio adorato John Carpenter anche se non può certo
essere imbrigliato dai legacci di un'unica, per quanto amabilmente
oscura, corrente cinematografica.
L'episodio
è Cigarette burns.
Le bruciature di sigaretta, nel gergo dell'industria
cinematografica, sono i cerchietti di luce che appaiono nell'angolo
in alto a destra dello schermo. Queste bruciature danno il segnale al
proiezionista che è arrivato il momento di sostituire la bobina
durante la proiezione di un film. Un dettaglio tecnico per un film
che narra ciò che avviene alle spalle del pubblico pagante di un
cinema.
Il
protagonista, Kirby Sweetman (il nostro Daryl preferito della serie
The walking dead), è il gestore indebitato di un cinema d'essay
specializzato nella proiezione di film di nicchia, rari e talvolta
estremi.
Un ricco
collezionista lo incarica di trovare, dietro lautissimo compenso,
l'unica copia esistente del film La
fin absolue du monde di
Hans Backovic, proiettato a Sitges nel corso del Festival del Cinema
fantastico della Catalogna. Quell'unica proiezione provocò una
strage tra gli spettatori che finirono per uccidersi a vicenda nei
modi più cruenti. Per questo motivo la pellicola venne distrutta dal
suo creatore. Questa almeno fu la versione ufficiale. In realtà il
nostro collezionista sa per certo che una copia esiste ancora e lui
pagherà qualunque cifra per averla.
Man mano che il
nostro Kirby procede nelle indagini, bruciature di sigaretta appaiono
davanti ai suoi occhi e i suoi incubi personali si riaffacciano in
maniera sempre più prepotente. La realtà viene man mano invasa da
una meta-realtà fatta di visioni oscure. Il messaggio principale che
ci viene inviato è che un film è magia; ma nelle mani giuste può
essere un'arma.
Tutto
ruota intorno al mondo del cinema più che al film stesso: la sala
cinematografica, il proiezionista che pur non avendo visto il film
perde l'uso della mano, il critico che impazzisce e passa il
resto della vita a scrivere la sua recensione definitiva del film
(recensione infinita dato che tutta la casa è invasa da pile di
fogli stampati), il direttore della fotografia che diventa cieco e
infine il regista morto suicida.
Con il dipanarsi
della trama il caos prorompe sempre più nella realtà. Si fa
corporeo nella figura inquietante di un orrido angelo privato delle
ali e tenuto prigioniero nella villa del collezionista committente di
Kirby. È lui la fonte certa dell'esistenza di una copia intatta del
film.
Finchè lui esiste,
anche il film esiste (noi siamo parte della pellicola, stretti al
negativo come l'anima alla carne).
La fin absolue du mond non ha una
trama specifica ma è una carrellata di incubi insanguinati da corpi
martoriati e mutilati. L'angelo stesso è stato sacrificato al film
con la scena del taglio delle sue ali operato da un aguzzino armato
di sega a mano.
Ali che il
collezionista ha applicato allo schienale di una sedia nel suo
sontuoso studio.
Cigarette burns si conclude
con la riconsegna delle pizze da parte di Kirby all'angelo mutilato
che così si ricongiunge al suo doppio su pellicola. Il suo
sacrificio estremo ad un processo creativo che è il film viene in
parte ripagato con la dannazione di tutti coloro che avevano
partecipato ad una creazione aberrante e blasfema.
Carpenter come
sempre si conferma come anticonformista del genere.
Non ci offre
salvezza, non ci consegna un finale assolutorio.
Non c'è mostro
peggiore dell'uomo e non c'è universo più caotico di quello che
genera l'uomo stesso. Non c'è un dio, non c'è neanche un demone
tranne quello che noi creiamo con la nostra arte.
Mi viene in mente
l'angelo con le ali strappate di Joel Peter Witkin
e
penso anche che il nostro John non abbia nulla da invidiare a
Cronenberg che con il suo Videodrome ci aveva invitato a transitare
'verso la nuova carne'.
Carpenter
vìola la carne infettando i corpi (La cosa), deformandoli (Seme
della follia), tagliandoli e cucendoli (Fantasmi da Marte), mutandoli
attraverso la possessione (Signore del male). Anche qui assistiamo alla performance estrema del collezionista che avvolge le proprie budella nel proiettore per creare la proiezione 'definitiva'.
La arte di Carpenter è e sarà sempre antiautoritaria (Essi vivono), anche verso
l'arte stessa.
Il
messaggio racchiuso nella frase: un film è magia; ma nelle mani
giuste può essere un'arma era
stato già veicolato precedentemente.
Nel
Seme della follia un libro farà impazzire tutti coloro che lo
leggeranno e aprirà le porte di un universo dominato dal caos e dal
male.
L'influenza
di Chambers è palese. Nel suo Re giallo un copione teatrale rende
pazzi tutti coloro che si avventurano a leggerlo.
L'arte
è un'arma e Carpenter ci ha dimostrato ancora una volta di essere decisamente un buon tiratore.
Buona visione