lunedì 29 maggio 2017

Tumy, gatto intellettuale


Il 3 maggio, nel giardino di mia sorella, una delle gatte della colonia si infilò nella casetta che avevamo allestito. Dopo qualche minuto partorì cinque batuffoli bianchi e neri. Era il 1999 ed è così che Tumy entrò nelle nostre vite. Cresciuto a casa nostra da quando aveva 2 giorni non ha mai conosciuto la vita randagia.
Il suo nome è stato uno scherzo romanesco. Quando dormiva si spaparanzava a pancia in sopra e a zampe larghe mostrando così la sua piena e incondizionata fiducia verso la sua famiglia umana. Nel gergo romano-giovanile di quei tempi un soggetto che perdeva i sensi in quel modo veniva definito 'tumefatto'. Ecco il nome perfetto per lui. Tumefatto detto Tumy ha vissuto con noi e se n'è andato il 27 maggio di diciotto anni dopo la sua nascita.
Tumy era un intellettuale raffinato. Nonostante quel nome svaccato era un principino dalle movenze delicate e dallo sguardo nobile.
Era l'appendice di mio padre. Dormiva con lui e tradiva il suo smisurato affetto ciucciandogli il pollice della mano sinistra.
La somministrazione di questa strana poppata aveva regole severe. Mio padre sdraiato sul letto per la pennichella pomeridiana aspettava che Tumy si acciambellasse intorno alla sua testa non prima di aver subito una serie indefinita di capocciatine e strusciamenti sul mento.
A questo punto doveva incrociare il braccio sul petto per offrire il pollice della mano sinistra al gatto poggiato sulla sua spalla destra. La poppata poteva durare qualche minuto così da lasciare poi l'umano libero di leggere e poi dormire ma spesso umano e felino si addormentavano più o meno all'unisono in questa posizione.
Se il babbo si attardava ad andare a letto scattavano le rappresaglie.
Tumy non è mai stato un ritardatario e non ammetteva che gli altri lo fossero.
La rappresaglia era spietata.
Prima c'erano le minacce verbali: miagolate rauche all'indirizzo del babbo per fargli capire che era l'ora della poppata. Se il monito verbale non veniva preso in considerazione scattavano le incursioni in cucina dove c'era sempre qualche oggetto che poteva essere preso di mira e fatto cadere per terra (di solito era la bottiglia di acqua minerale-per fortuna in plastica). La terza rappresaglia era la più severa: il comodino del babbo, composto da libri messi a torre, orologio-sveglia e occhiali, veniva investito dal'ira funesta del pelide Tumy che infiniti lutti addusse agli occhiali e alle sveglie. Si perchè i libri, o perchè pesanti o perchè non si rompevano, non furono mai oggetto di devastazione.
A parte questo suo lato oscuro Tumy è sempre stato un gatto composto.
Lo avremmo potuto vedere in qualche quadro di Velasquez o nel ritratto di qualche nobile blasonato.
Una volta feci un sogno in cui parlavo con un interlocutore sconosciuto e riferivo che Tumy aveva scritto un saggio di antropologia.
Ovviamente non l'ha scritto...ma avrebbe potuto.
Ciao Tumy