lunedì 31 agosto 2009

Avete rotto il cazzo co' 'sto Facebook!


Quelli che “io uso facebook solo per tenermi in contatto”
Quelli che poi sono i primi a spiare la tua “nuova situazione sentimentale”
Quelli che scrivono sulla tua bacheca in pieno orario di lavoro
Quelli che pubblicano solo foto fighe per far vedere che son dei fighi
Quelli che cambiano lo status anche per dirti che devono andare al cesso
Quelli che avevano degli hobby prima di Facebook
Quelli che se mi aggiunge vuol dire che ne vuole
Quelli che provano un certo gusto a cliccare ignora quando sono invitati a supportare una “cause”
Quelli che sono amici su facebook ma non si riconoscono nella vita vera
Quelli che sono amici su facebook ma non si salutano nella vita vera (però si riconoscono
eccome!)
Quelli che si scrivono continuamente che si vogliono bene per evidenziare che a te non ne vogliono affatto
Quelli che ritrovano i vecchi amici perduti, ma se ci si era persi di vista forse un motivo c’era
Quelli che aggiungono tutti quelli col loro cognome
Quelli che ogni tanto fanno pulizia etnica tra i contatti
Quelli che per farti vedere una cazzata su internet “condividono un elemento”
Quelli che per invitarti a mangiare una pizza “pubblicano un evento facebook”
Quelli che indagano la propria identità con i quiz per scoprire che abitante di Paperopoli sono
Quelli che restano turbati dalle notifiche
Quelli che sono fan di qualsiasi cosa, anche della manina appiccicosa delle patatine
Quelli che poi si scocciano quando ricevono gli “aggiornamenti”
Quelli che per sbloccare una hello kitty nuova te ne mandano nove
Quelli che invece di stirare si iscrivono al gruppo “Odio stirare”
Quelli che non hanno mai sentito nominare le “persone che potresti conoscere”
Quelli che digitano nomi a caso per vedere se saltano fuori
Quelli che si fanno semplicemente i cazzi degli altri perché non hanno un cazzo da fare per conto proprio


Facebook è l’evoluzione del concetto di pagina personale su internet. E’ una sorta di scheda con tanto di foto, che vi presenta al mondo: è uno di quegli specchi che trasforma ognuno di noi in persone pubbliche che esistono per il sol fatto di comunicarlo al resto del mondo.
Secondo Paola Vinciguerra, presidente Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) la FB mania “ha contagiato in particolare la fascia tra i 30 e i 40 anni, e non a caso: questo mondo virtuale è infatti vissuto come un antidoto al senso di vuoto e alla solitudine, che in questa fase della vita, fitta di bilanci, sembra contagiare questa fascia di età.”
In definitiva:
L’enorme sviluppo di Facebook è anche spia di un grosso problema di solitudine … Si è disperatamente in cerca di una realtà diversa, anche sentimentalmente, così si altera la verità.” La conclusione dello psichiatra Tonino Cantelmi invece è che su Facebook ci sarebbero soprattutto persone sole, infelici, non più giovanissime, che aspirino a farsi pubblicità e a cercare nuove conquiste. «Facebook è una colossale illusione: permette a tante persone di pensare di essere importanti, perchè hanno decine e decine di “amici virtuali”, ma purtroppo si tratta spesso solo di un gran numero di “sfigati”», dice Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, docente di psichiatria dell'Università Gregoriana di Roma. E a proposito di categorie, gli esperti (c’è sempre un esperto su tutto!!) ne hanno tracciate alcune, tra gli utenti di Facebook: i nostalgici, i latin lover virtuali, i cuori infranti, i troppo soli, gli insoddisfatti, quelli della pubblicità, e quelli con l’alter ego e quelli che si accontentano di soffdisfare la propria di vanità e la propria voglia di pettegolezzo.
Un clic e si diventa amici, si ritrovano ex compagni di scuola, oppure antiche fiamme. E si comincia a condividere pezzi di vita, foto e video. Per sentirsi meno soli.
Altri sostengono che ‘ciò che caratterizza i social network rispetto agli altri strumenti non è tanto o solo la facilità di pubblicare o di trovare persone, ma quella di escludere. La vera funzione inedita dei social network infatti è quella di consentire di definire chi è nostro amico e rivolgersi solo a costoro.’
Resta il fatto che FB ha registrato un incremento di visitatori del +961% in un anno.


Questo è quanto ho trovato in rete cercando analisi antropologiche e psicologiche sul tanto chiacchierato FB.

Parlo con voi maniaci della bacheca!
Passate la giornata a fare i test per vedere che verdura siete, a leggere le cazzate che i vostri sedicenti amici scrivono per combattere la noia (‘mi annoio’/‘ho i piedi gonfi’) oppure litigate sulla stessa stronzissima bacheca (‘chi la fa l’aspetti…e i cocci sono i suoi’/’sono arrabbiato e mi vendicherò del mondo’/ecc) oppure gridate al mondo – sulla sempre più triste bacheca - il vostro dolore/delusione/risentimento/gioia ecc.
Vi rendete conto che la vita è là fuori? I vostri contatti sono persone in carne e ossa che voi potete chiamare e con cui potete parlare a voce. È troppo comodo lasciare un messaggino su una bacheca e far così credere di aver coltivato un’amicizia.
In questo modo siete solo dei guardoni, degli ipocriti che si mostrano falsamente interessati agli altri ma che in realtà sperano solo di essere notati da tutti gli altri stronzissimi contatti che avete ravanato in mesi di lavorio continuo.
Beh… Vi do una novità: a quei contatti non gliene frega un cazzo di voi e della vostra vita. Vi hanno cercato solo per vedere se siete ingrassati o se siete peggiorati rispetto a come eravate; e lo hanno fatto perché loro si sentono una chiavica dopo tanti anni e non vogliono essere soli in questo.
Tutti gli altri vi spiano distrattamente e godono segretamente delle vostre miserie messe in piazza.
A voi rimorchioni/e virtuali da quattro soldi dico che potete anche mettere la foto migliore sul profilo ma tanto dal vivo rimanete gli stronzi/e di sempre e la gente se ne accorge e non mette in piedi relazioni con una foto o una frase d’effetto.
In conclusione vi invito a chiudere quella stupida pagina che è solo il pallido riflesso di ciò che vorreste essere e vi invito ad alzare il telefono e chiamare le persone.
Il buon amico vi risponderà sempre.

British museum proibito



da Repubblica:

LONDRA
C'è una stanza segreta, chiusa al pubblico, dentro il labirinto di sale, uffici e corridoi del British Museum, il più visitato museo della Gran Bretagna e del mondo. Gli addetti ai lavori la conoscono come "Cupboard 205" e contiene, direbbe Woody Allen, tutto quello che avremmo voluto sapere sul sesso ma non abbiamo mai osato chiedere: è l'archivio in cui sono custoditi opere, disegni, oggetti, fotografie, materiale di ogni genere considerato pornografico, erotico, comunque sconsigliabile alla vista dei milioni di visitatori. A scoprirne l'esistenza è stato un giornalista del Sunday Times di Londra, che ha ottenuto il permesso per darci un'occhiata. E' un museo nel museo, probabilmente una delle più complete esibizioni di arte collegata al sesso che esista. La collezione, che ha una succursale in un analogo sotterraneo alla British Library, la biblioteca nazionale britannica, dove sono custoditi giornali, libri, manoscritti, va dai giorni nostri all'epoca di Roma antica e ancora più indietro, fino ai nostri antenati di diecimila anni or sono. Non si sa quando esattamente i curatori del museo iniziarono ad accumulare materiali "vietati ai minori" in una stanza dove non poteva entrare il pubblico, ma la collezione si è arricchita durante l'era vittoriana, quando un'ondata di moralismo attraversò il Regno Unito. Dentro, c'è un po' di tutto. Un volume della Histoire Universelle, che contiene 74 esplicite illustrazioni di personaggi mitologici in varie posizioni sessuali. I disegni originali di Charles Mozley per un'edizione mai pubblicata del 1968 del romanzo erotico dell'Ottocento Fanny Hill. Disegni di membri maschili e organi genitali femminili. Falli di ogni epoca e dimensione. Vasi antichi e ornamenti che ritraggono scene d'amore, tra un uomo e una donna, tra un uomo e un uomo, tra giovanetti e anziani. Libri dei secoli passati che ritraggono monaci e suore in atteggiamenti piuttosto sorprendenti. Romanzetti porno, disegni erotici, sculture di coppie che fanno l'amore.

Quel che più colpisce, scrive sul Sunday Times il "moderno esploratore" di questo museo segreto, Tony Barrell, è la quantità di materiale sadomaso, come un volume del 1870 intitolato La quintessenza della disciplina del frustino, in cui si afferma che "il maschio può trarre uno squisito piacere dall'essere frustato dalle mani di una femmina". Non è una collezione "permanente", perché col passare del tempo gli oggetti che non vengono più giudicati soggetti a restrizioni vengono trasferiti nelle normali sale del museo aperte al pubblico. Come un quadro di Rembrandt, intitolato Il letto, che ritrae una coppia che fa l'amore, con l'uomo sopra la donna: adesso tutti possono vederlo, al quarto piano del British, ma un tempo era custodito nella "Cupboard 205", sotto chiave.

venerdì 28 agosto 2009

I have a dream - 28 Agosto 1963


46 anni fa Martin Luther King pronunciò uno dei discorsi più famosi della storia.

I have a dream è la frase con cui viene identificato il discorso tenuto da Martin Luther King il 28 agosto del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington al termine di una marcia di protesta per i diritti civili.
Questo discorso è stato oggetto di diverse discussioni in diverse giurisdizioni per determinare se sia coperto o meno da copyright.
La disputa è basata sul fatto che King ha tenuto questo discorso pubblicamente di fronte ad una vasta platea, e solo un mese più tardi ha registrato il copyright (come richiesto dalle leggi statunitensi).
Infine, il 5 novembre 1999, l'XI circolo della Corte d'Appello degli Stati Uniti ha stabilito che l'enunciazione in pubblico del discorso non costituisce una "generale pubblicazione" e non elimina il copyright. Per questo gli eredi di King godono del diritto di richiedere i diritti di riproduzione per il discorso sia in un programma televisivo che in un libro di storia o in altro contesto.


"Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!"

Everything's alright - Jesus Christ Superstar - testo e traduzione


(Mary Magdalene)

Try not to get worried
Try not to turn on to
Problems that upset you
(oh) Don't you know
Everything's alright
Yes everything's fine
And we want you to sleep well tonight
Let the world turn without you tonight
If we try
We'll get by
So forget all about us tonight

(Apostles' Women)

Everything's all right
Yes everything's all right yes

(Mary Magdalene)

Sleep and I shall soothe you
Calm you and anoint you
Myrrh for your hot forehead
(oh) Then you'll feel
Everything's all right
Yes everything's fine
And it's cool and the ointment's sweet
For the fire in your head and feet
Close your eyes
Close your eyes
And relax
Think of nothing tonight

(Apostles' Women)

Everything's all right
Yes everything's all right yes

(Judas)

Woman your fine ointment
Brand new and expensive
Should have been saved for the poor
Why has it been wasted?
We could have raised maybe
Three hundred silver pieces or more
People who are hungry
People who are starving
Matter more
Than your feet and hair

(Mary Magdalene)

Try not to get worried
Try not to turn on to
Problems that upset you
(oh) Don't you know
And we want you to sleep well tonight
Let the world turn without you tonight
If we try
We'll get by
So forget all about us tonight

(women)

Everything's all right
Yes everything's all right yes

Jesus)

Surely you're not saying
We have the resources
To save the poor from their lot?
There will be poor always
Pathetically struggling
Look at the good things you've got!
Think while you still have me
Move while you still see me
You'll be lost
You'll be so sorry
When Ìm gone
(Mary Magdalene)
Sleep and I shall soothe you
Calm you and anoint you
Myrrh for your hot forehead
(oh) then you'll feel
Everything's alright
Yes everything's fine
And it's cool and the ointment's sweet
For the fire in your head and feet
Close your eyes
Close your eyes
And relax
Think of nothing tonight

(Apostles' Women)

Close your eyes
Alose your eyes
And relax
Think of nothing
Everything's all right
Yes everything's all right yes


Video


Va Tutto Bene


MARIA MADDALENA


Cerca di non preoccuparti, cerca di non pensare ai
Problemi che ti turbano, non sai che
Va tutto bene, si tutto è bello
E noi vogliamo che tu riposi bene stanotte
Lascia che il mondo giri senza di te stanotte
Se ci proviamo possiamo fare in modo che ti dimentichi di noi stanotte


DONNE DEGLI APOSTOLI


Tutto va bene, si tutto va bene, si....


MARIA MADDALENA


Dormi, io ti placherò, ti calmerò, ti darò l'unguento
Mirra per la tua fronte calda e allora sentirai
Che tutto va bene, si che tutto è bello
Questo unguento è rinfrescante e dolce
Per il calore della tua testa e dei tuoi piedi
Chiudi gli occhi, chiudi gli occhi
E rilassati senza pensare a niente stanotte


DONNE DEGLI APOSTOLI


Tutto va bene, si tutto va bene,si....


GIUDA


Ehi donna, il tuo unguento di buona qualità, nuovo
nuovo e costoso
Dovrebbe essere stato conservato per i poveri
Perchè lo hai sprecato? Potremmo averci ricavato forse
Trecento pezzi di argento o anche di più
Gente che ha fame, che muore di fame
E` più importante dei suoi piedi e dei suoi capelli


MARIA MADDALENA


Cerca di non preoccuparti, cerca di non pensare ai
Problemi che ti turbano, non sai che...


MARIA MADDALENA,DONNE DEGLI APOSTOLI


Tutto va bene, si tutto va bene, si...


GESU'


Sicuramente non puoi dire che noi abbiamo i mezzi
Per salvare i poveri dalla loro sorte
Avrete sempre i poveri che lottano in modo commovente
Guarda alle cose buone che hai!
Pensa! mentre ancora hai me
Muoviti! mentre ancora mi vedi
Sarai smarrito e dispiaciuto
Quando me ne sarò andato


MARIA MADDALENA


( a Gesù) Dormi, io ti placherò, ti calmerò, ti darò l'unguento
Mirra per la tua fronte calda e allora sentirai
Che tutto va bene, si che tutto è bello
Questo unguento è rinfrescante e dolce
Per il calore della tua testa e dei tuoi piedi
Chiudi gli occhi, chiudi gli occhi
E rilassati senza pensare a niente stanotte
Chiudi gli occhi chiudi gli occhi e rilassati.....


TUTTI


Tutto va bene, si tutto va bene, si....

giovedì 27 agosto 2009

Sesso e potere: il binomio più vecchio del mondo


E noi ci lamentiamo di Berlusconi.... tutto il mondo è paese:


Peter Jay Sharp, ex direttore del Carlyle Hotel a Manhattan:

"I Kennedy avevano una suite nell'albergo. Una volta, era l'ottobre del '62, sono salito per parlare con Ted e ho trovato alla porta gli agenti del servizio segreto. Uno mi ha fatto entrare e ho visto John a letto con una bionda, Bob sul tappeto con una bruna. 'Veramente cercavo Ted', ho detto. Senza perdere un colpo Bob mi disse: 'E' nel bagno con un'altra ragazza, faccio chiamare quando ha finito'. Ho ringraziato e sono uscito".


Marty Venker, ex agente segreto distaccato alla Casa Bianca:

"Ai tempi di Kennedy era l'epoca di James Bond e JFK era affascinato dal mito dell'agente segreto. Si identificava con noi e sapeva che non l'avremmo mai tradito. Il tacito accordo era: 'Voi mi parate il culo, io lo paro a voi'. Così ogni giorno alle dodici si ritirava nel sottosuolo per fare piscina e palestra per la schiena, diceva. In realtà facevamo entrare di nascosto donne di ogni genere, a disposizione sua e di Bob e di Ted. Erano orge sotto i nostri occhi, all'inizio non ci credevi, poi imparavi a tenere i tuoi pensieri per te. E un minuto dopo lo vedevi risalire e fare il padre di famiglia o discutere strategie col premier d'Inghilterra".


Doris Lilly, cronista mondana:

"Nel '62 ero ad Anversa e c'era un ricevimento in onore del re e e della regina. Ted Kennedy era in viaggio per il Belgio da solo e scatenò l'ambasciata per farsi invitare. A cena però non si fece vedere. Arrivò dopo, ubriaco, con una prostituta raccattata nel quartiere a luci rosse. La padrona di casa allontanò i sovrani. Ted e la signorina sedettero su un lussuoso divano antico, sotto un quadro fiammingo. Dalla gamba della ragazza cominciò a scendere un liquido giallo, Ted se ne accorse solo quando macchiò i suoi pantaloni".


Truman Capote, scrittore:

"I Kennedy erano come cani, dovevano fermarsi a farla a ogni idrante". Art Buchwald, editorialista: "Poi Jackie se ne venne fuori con quel paragone tra suo marito e Re Artù, la sua corte e Camelot. La sola cosa in comune tra i Kennedy e Camelot era che they came a lot".


(estratti da "Bobbie and Jackie", David Heymann, Atria Books)

mercoledì 26 agosto 2009

Musica dallo spazio

Apollo 10 fu la quarta missione con equipaggio del programma Apollo e la prima missione dalla piattaforma di lancio 39B del John F. Kennedy Space Center. La missione includeva il secondo equipaggio ad orbitare intorno alla Luna e il collaudo del modulo lunare in orbita lunare. Vennero eseguite manovre di discesa, di risalita, di rendezvous e d'aggancio. Il modulo arrivò fino a 15,6 km dalla superficie lunare durante la manovra di pratica Che la NASA copra molte informazioni su argomenti riguardanti la sicurezza nazionale è un dato di fatto, ma era sconosciuto il fatto che gli astronauti dell’Apollo 10 Tom Stafford, Gene Cernan, e John Young scopriono e sentirono una strana musica provenire da un altro lato della Luna.

Una musica proveniente dallo Spazio Esterno, come una sorta di fischio “anomalo”. La prova è nelle trascrizioni delle conversazioni tra gli astronauti. Il documento è denominato “Apollo 10 Lunar Module (LM) Onboard Voice Transcription (U)”. Da pagina 197 si trova la sconvolgente trascrizione. Da dove proveniva quel suono/fischio/musica? Secondo gli astronauti dallo…Spazio esterno. Ecco sotto il documento declassificato in PDF mentre sopra un video con le registrazione radio.

Buona lettura e buona visione.

lunedì 24 agosto 2009

Voi siete quello che noi eravamo, voi sarete quello che noi siamo

Questa è la scritta che ci introduce in luogo dove il silenzio è sovrano.

Siamo a Roma, via Veneto 27.
Di fianco all’ingresso della Chiesa dell'Immacolata Concezione si trova il Coemeterium dei frati Cappuccini.

Il Coemeterium è una cripta-ossario molto particolare, essendo decorata con le ossa di circa 4000 frati cappuccini, raccolti tra il 1528 ed il 1870 dal vecchio cimitero dell'ordine dei Cappuccini, che si trovava nella chiesa di Santa Croce e Bonaventura dei Lucchesi, nei pressi del Quirinale.
La cripta è divisa in cinque piccole cappelle dove si trovano anche alcuni corpi interi di frati mummificati con indosso le vesti tipiche del loro ordine.
Le Cappelle sono decorate con ossa, femori, vertebre, rotule e falangi che compongono sulle pareti ghirlande e stelle, lampadari. Gli scheletri sono vestiti con i sai originali dei frati.
Data la ristrettezza del luogo e l'elevato numero dei frati ospiti nell'attiguo convento internazionale, era necessario riesumare le salme periodicamente: le ossa venivano conservate nell'ossario, che poi per necessità dovette essere adibito anche a sepoltura.Verso la metà del 1700, con interventi successivi, questo luogo di sepoltura, di preghiera e di riflessione per i cappuccini che vi scendevano ogni sera prima di andare a riposare - è stato trasformato in un'opera d'arte.
Nel 1775 il Marchese de Sade lo visitò e ne lasciò una suggestiva descrizione, come fecero, poi, altri scrittori stranieri.
La scelta di decorare la cripta con le ossa, che potrebbe apparire lugubre e macabra, è in realtà un modo di esorcizzare la morte e di sottolineare come il corpo non sia che un contenitore dell'anima.

venerdì 14 agosto 2009

Chiamami Iena

1988.
L’indice di criminalità negli Stati Uniti raggiunge il 400%.
Quella che un tempo fu la libera città di New York diventa il carcere di massima sicurezza per l’intero paese. Un muro di cinta alto 15 metri viene eretto lungo la linea costiera di Jersey, attraverso il fiume Harlem e giù lungo la linea costiera di Brooklin. Circonda completamente l’isola di Manhattan. Tutti i ponti e i canali sono minati. La forza di polizia statunitense, come un esercito, è accampata intorno all’isola. Non vi sono guardie dentro il carcere; solo i prigionieri e i mondi che si sono creati.
Le regole sono semplici: una volta entrati non si esce più.
1997.
Ora

Questo è l’inconfodibile incipit di uno dei film che preferisco. Parlo ovviamente di 1997 Fuga da New York di John Carpenter, genio non sufficientemente apprezzato e regista di film di culto come The fog, La cosa o Essi vivono.
Sicuramente la notorietà di Kurt Russel nasce e si conferma al grande pubblico proprio grazie al personaggio di Snake Plissken interpretato in questa pellicola. Esigenze di traduzione hanno cambiato il nome da Snake a Iena, che comunque fa il suo effetto.

S.D. Plissken, americano, tenente unità forze speciali Black Light. Due decorazioni, Leningrado e Siberia. Il più giovane ufficiale decorato dal Presidente. Rapina alla sede della Banca Federale. Ergastolo da scontare nel penitenziario di massima sicurezza di New York
La sceneggiatura di 1997 fuga da NY fu scritta da Carpenter nel 1974, quando era ancora all’università, pensando a Clint Eastwood per il personaggio di Snake Plissken.
Tommy Lee Jones era invece la prima scelta della produzione ma Carpenter voleva Kurt Russel.
Jones rifiutò per fortuna. Carpenter e Russel entrarono subito in sintonia avendo idee simili sui modi di realizzazione del film anche se per quanto riguarda la politica le loro idee sono dir poco opposte. Carpenter è sbilanciato a sinistra e lo si vede in alcuni film in particolare. Penso a Essi vivono che è una chiara e forte critica al consumismo e incita alla ribellione nei confronti del potere dei media che sono uno strumento del potere per asservire le masse. Russel è sempre stato di destra.


Il nome Snake Plissken viene da un punk compagno di scuola di un amico di Carpenter che si chiamava Larry Plissken e si faceva chiamare ‘Snake' (“Call me Snake”).
Il look di Iena Plissken è stato elaborato da Russel e Carpenter che non avevano accettato il primo costume militare del personaggio. Ne esce un abito post punk con la benda i pantaloni mimetici e la maghlietta senza maniche
Il film costò 5 milioni di dollari e il budget bastò a malapena dato che fu girato sempre di notte con il massimo utilizzo di luci
Fu costruito un modellino di Manhattan


John Wash si occupò delle animazioni e per realizzare la scena del volo conl’aliante e per la visualizzazione da monitor della città dipinse il modellino con strisce di vernice verde e le filmò, disegnando anche la griglia.
La scelta di Manhattan fu dettata dalla necessità di trovare un luogo post apocalittico in cui ambientare la storia. Non potendo bloccare la vita frenetica di Manhattan e non avendo abbastanza soldi la location fu spostata a St. Louis nel Missouri, dove da poco c’era stato un incendio che aveva distrutto la zona del porto e dove c’erano ancora molti edifici distrutti dal fuoco. Fu concluso un accordio con il comune della città per spegnere le luci in un tratto di città, accendere fuochi e trasportarvi un aereo semi distrutto. La notte si girava e la zona veniva riempita di spazzatura ma prima delle sei di mattina bisognava rimettere tutto a posto per permettere ai cittadini di utilizzare le strade per andare a lavorare.

Fu usato anche il Fox Teather dove nacque il rock’n’roll con i concerti di Chuck Berry.
Le riprese durarono 56 giorni. Alcune di esse furono girate a Los Angeles e una a NY (quella iniziale dove si vede la statua della libertà che è la stazione 21 di controllo degli agenti sul carcere di Manhattan.

Lee Van Cleef, cattivo in tanti spaghetti western, fu chiamato a interpretare l’alto commissario Bob Hauk, unità Speciale di combattimento Thunder, che recluta Plissken per la missione di salvataggio del Presidente (“Presidente di che?”).

Il Presidente doveva sembrare un idiota corrotto e la scelta cadde su Donald Pleasence che dovette essere convinto da Carpenter in persona il quale gli scrisse una lettera per convincerlo.
Il cast di supporto a Iena è formato da quelli che Carpenter chiama la sua famiglia:



Ernst Borgnine nel ruolo di Cabbie il tassista,

Adrienne Barbeau nel ruolo di Maggie la compagna di Brain alias Mente interpretato da Harry Dean Stanton.


Il duca di NY è Isaac Hayes.

Romero è Frank Doubleday e il suo personaggio pazzoide è stato inventato da lui stesso.


Dopo essere stato catturato Iena dovrà affrontare in un incontro di lotta un gigante interpretato da un vero lottatore di wrestling, Ox Baker.
La scena finale in cui attraversano il ponte per evadere doveva essere girata sul ponte George Washington che porta in New Jersey ma poi la produzione trovò un ponte abbandonato proprietà del governo americano che fu comprato per un dollaro.

La scena in cui Maggie muore sparando al duca sul ponte fu inserita successivamente e fu girata frettolosamente a casa dell’attrice, nel suo viale di casa.
Dal film emerge tutto l’antiautoritarismo di Carpenter che afferma: “Se posso sminuire l’autorità in qualche modo ne sono più che contento”
Quello che Carpenter voleva trasmettere attraverso il personaggio di Plissken era la figura dell’antieroe, “ciò che vorremmo essere ma non abbiamo il coraggio di diventare. L’uomo senza legge, senza costrizioni che non accetta regole che sopprimano la libertà personale”.
Le musiche, come nella maggior parte dei suoi film, sono state scritte da John Carpenter.
Buona visione e…..

ricordatevi di non passare per Broadway!

giovedì 13 agosto 2009

Sharon Bolton - Sacrificio

Ci aveva svegliato un’allodola, proprio mentre la luce argentea dell’aurora iniziava ad ammorbidirsi e a diventare un’alba dorata. Prima di colazione andammo a fare una passeggiata lungo la scogliera e osservammo le onde che si rifrangevano sulle rocce sotto di noi, mentre stormi di uccelli marini si davano un gran daffare a preparare i nidi, in attesa dell’imminente arrivo dei piccoli. Era una giornata incerdibilmente calda per essere le fine di maggio. I fiori rosa dell’armeria marittima e le minusciole campanule azzurre erano sparsi lungo la scogliera come coriandoli. Tornando verso casa lungo la strada, non riuscivamo quasi a vedere l’erba, completamente nascosta dalle primule. Le Shetland erano nel momento di massimo splendore.”

Questo è il paesaggio che fa sfondo alla storia che ho letto:
Sharon Bolton, Sacrificio, Mondadori editore.
La quarta di copertina, come al solito ci viene in aiuto per un assaggio di trama.

La decisione di Tora Hamilton di trasferirsi assieme al marito alle isole Shetland non è stata facile. Da medico abituato alla frenesia della vita d'ospedale, si è ritrovata catapultata in una comunità fatta di eterni e immutabili riti e in una natura tanto bella quanto aspra. Una domenica mattina, mentre scava una buca per seppellire un animale domestico, Tora scopre il cadavere di una donna. Il suo corpo, perfettamente conservato dal fondo argilloso, rivela ancora chiaramente la cavità che qualcuno, forse il suo assassino, le ha praticato nel petto per strapparle il cuore. Sulla schiena, incisi a sangue, tre simboli runici. L'autopsia, condotta in assenza di medico legale da Tora stessa, svela un altro agghiacciante dettaglio. La donna, al momento della morte, aveva appena partorito. Chi era la donna? Che macabro rituale si è svolto sul suo corpo? E soprattutto, dov'è il suo bambino? Enigmi che Tora dovrebbe lasciare alla polizia. Non farlo sarà la sua condanna. O forse la sua salvezza.

Io odio le storie narrate usando la prima persona. Mi tolgono il piacere della descrizione dei pensieri altrui visto che le vicende sono vissute e raccontate esclusivamente dal protagonista. Mi danno quel leggero senso di costrizione che si sentirebbe nel dover vestire i panni di un’altra persona togliendo la serafica distanza di spettatore/lettore che si ha quando si legge una storia narrata e vista dal di fuori. È un mio limite, lo riconosco. Questo romanzo è narrato dalla protagonista, Tora, personaggio mediamente antipatico. La classica dottoressa con cui andrei a litigare se mi capitasse alla ASL come medico curante. A parte questa nota personale devo dire che Sacrificio è uno di quei libri che offrono spunti di ricerca e spingono a cercare di saperne un po’ di più su luoghi e storie.

I luoghi ad esempio:
Le Isole Shetland (un tempo il nome era scritto Zetland, e in antico erano chiamate Hjaltland,) costituiscono una delle 32 regioni unitarie scozzesi. Sono un gruppo di isole situate tra le Isole Orcadi e le Isole Fær Øer, al largo della costa settentrionale della Scozia. Su circa 100 isole, solo dodici sono abitate. A causa della loro latitudine, nelle limpide notti invernali si può talvolta vedere in cielo l'aurora boreale (chiamata anche "luci del nord"), mentre in estate la luce del giorno è quasi continua, un evento che sul posto viene chiamato "simmer dim" ("pallida estate").

In quel momento, il modo intorno a noi mutò completamente. Fino ad allora avevamo attraversato un paesaggio fatto di ombre nere e grigie, di rocce coperte di resti di vegetazione, che si stagliavano contro un cielo di un intenso blu violetto. Un’infinita varietà di sfumature in assenza di veri colori. E all’improvviso in cielo un grande merciaio srotolò una pezza di finissima seta verde che restò sospesa in aria, altissima, estendendosi fin dove giungeva lo sguardo, mobile e scintillante, continuamente mutevole, emamando e riflettendo una luce che non aveva eguali. Intorno il cielo si fece ancora più nero. Gli alberi e le rocce acquistarono un rilievo aspro mentre il merciaio scuoteva la sua stoffa, il cielo di seta si increrspava e sfumature di un verde che non avrei mai immaginato danzavano di fronte a noi. I cavalli si immbilizzarono.
“oh mio Dio” mormorò Helen.
“Cos’è?”
Da nordovest arrivò una silenziosa esplosione di colori, come se nel cielo avessero aperto una finestra per permettere agli sbigottiti mortali di dare un’occhiata ai loro tesori. Piovvero cascate di raggi di un verde argenteo mescolato a un viola profondo e ai rosa più teneri e delicati che si possano immaginare; (…) Era un colore così ricco eppure così leggero che guardandovi attravrso si cedevano ancora le stelle. E così ci unimmo alla schiera dei pochi privilegiati che, grazie a una fortunata coincidenza di ora, luogo e condizioni atmosferiche hanno potuto assistere all’aurora boreale.
“Le Luci del Nord” dissi.


Trovandosi al punto più alto delle isole, Ronas Hill (con un'altezza di 450 metri alla latitudine 60° 32' 04"), verso metà dell'estate il sole non tramonta mai, mentre verso metà dell'inverno, al contrario, non sorge. Il nome antico in lingua gaelica scozzese delle isole Shetland (Innse Cat, "Isole del popolo dei Gatti") fa pensare che gli abitanti originali facessero parte dello stesso gruppo tribale che abitava il Caithness (il "Promontorio del Popolo dei Gatti",) e il Sutherland (Cataibh, la "terra del popolo dei Gatti"). Intorno al VII secolo vi giunsero dei missionari che iniziarono a convertire la popolazione al Cristianesimo.
Essendo praticamente a metà strada tra la Scozia e la Norvegia l’influenza scandinava è molto forte e anche le leggende che si tramandano sono derivate dai culti del nord. Le rune di cui si parla nel libro, incise sul corpo della vittima, ad esempio sono un antico alfabeto scandinavo.



Anche la leggenda dei Kunal Troll che viene riferita (lo so che non dovrei anticipare dettagli succulenti ma non credo di rovinare la lettura a nessuno) è di chiara provenienza nordica.
I Kunal Troll, come anche le fate in molte leggende del nord Europa, rapiscono donne (a scopo riproduttivo) e bambini (a scopo alimentare) e lasciano al loro posto una sorta di sembiante o replica della persona sottratta. La replica non viene riconosciuta come tale da nessuno tranne che da un religioso
Sacrificio non è stato il libro più bello che ho letto ma è sicuramente denso di spunti da approfondire e soprattutto ci trasporta in luoghi lontani, austeri e magici dove il sole, a fasi alterne, stenta a sorgere o a tramontare e dove la natura e la storia si intrecciano indissolubilmente nell’oscurità del terreno costellato di antiche pietre e nell’imponenza delle scogliere a picco sul Mare del Nord.

venerdì 7 agosto 2009

Fuori da un evidente destino di Giorgio Faletti

Un falco volava alto nel cielo sopra Flagstaff, figlio della terra e dell’azzurro. Caleb si fermò e rimase per un attimo a guardarlo finchè non virò verso ovest e divenne un punto lontano. Infine il controluce impietoso del pomeriggio lo cancellò dalla vista. Per la prima volta nella sua vita, osservando il veleggiare di un uccello non ne invidiava la leggerezza, l’eleganza, la libertà che ogni colpo d’ala dichiarava a un mondo fermo immobile sotto. Caleb aveva rispetto per la magica maestosità del volo e per questo non aveva mai cacciato un uccello in vita sua. Ora, in qualche modo, si sentiva sollevato alla stessa altezza di quel falco e nello stesso modo libero.”
Non è la prima pagina ma è comunque l’inizio di una storia avvincente, narrata in un libro molto bello: Faletti, Fuori da un evidente destino, Baldini e Castoldi editore.
Nonostante lo abbia citato all’inizio di questo post, Caleb non è il protagonista del libro ma solo uno dei PNG (personaggi non giocanti come si direbbe se questo fosse un videogioco) della storia. L’ho citato perché quelle righe mi hanno trasmesso l’imponenza, il silenzio e il senso di eternità dei luoghi descritti nel libro. Siamo a Flagstaff, Arizona, la più grande città del nord dell'Arizona e buon punto di ristoro per le visite al Grand Canyon a poco più di un'ora e mezza di macchina dal centro cittadino.

La quarta di copertina ci racconta brevemente i fatti:
Il passato è il posto più difficile a cui tornare. Jim Mackenzie, pilota di elicotteri per metà indiano, lo impara a sue spese quando si ritrova dopo parecchi anni nell’immobile città ai margini della riserva Navajo in cui ha trascorso l’adolescenza e da cui ha sempre desiderato fuggire con tutte le sue forze. Jim è costretto a districarsi fra conti in sospeso e parole mai dette, fra uomini e donne che credeva di aver dimenticato e presenze che sperava cancellate dal tempo. E soprattutto è costretto a confrontarsi con la persona che più ha sfuggito per tutta la vita: se stesso. Ma il coraggio antico degli avi è ancora vivo ed è un’eredità che non si può ignorare quando si percorre la stessa terra. Nel momento in cui una catena di innaturali omicidi sconvolgerà la sua esistenza e quella della tranquilla cittadina dell’Arizona, Jim si renderà conto che è impossibile negare la propria natura quando un passato scomodo e oscuro torna per esigere il suo tributo di sangue.”

Devo dire che questa quarta non rende affatto giustizia alla storia di Jim Mackenzie, mezzosangue con un segno particolarissimo: gli occhi di diverso colore. Uno nero, eredità del popolo Navajo, cui apparteneva la madre e uno azzurro come gli occhi di suo padre. Due occhi che disorientano, come gli fa notare un suo datore di lavoro. “Come faccio a fidarmi di te se anche i tuoi occhi dicono due cose diverse?” Jim ha anche un nome indiano, nonostante ormai non sia più usanza del Popolo dare un nome indiano ai bambini (così i Navajo chiamano sé stessi, Diné = il Popolo) .

Ben tornato a casa Tàà’ Hastiin”
Jim sorrise sentendo il suo nome indiano pronunciato dal vecchio con il suono gutturale e aspirato della parlata Navajo. In realtà tra i Diné, come i Navajo chiamavano se stessi, era scomparsa da tempo l’abitudine di avere un nome indiano come in passato. Ora non c’erano più falchi o aquile oppure orsi da chiamare in causa. Appellativi come Acqua-che-scorre o Pioggia-in-faccia o Cavallo Pazzo appartenevano ormai alla letteratura, alla cinematografia, alla fantasia di qualche bambino o alla curiosità invadente di qualche turista.
Nel suo caso le cose erano andate in modo un po’ diverso. Il giorno in cui era nato, suo nonno lo aveva levato dalle braccia della madre e lo aveva osservato a lungo. Poi lo aveva tenuto per un istante sospeso davanti a sé come per fare un’offerta a chissà quale degli antichi dèi e aveva predetto che in quel bambino ci sarebbero stati tre uomini. Un uomo buono, un uomo forte e un uomo coraggioso. Jim si chiedeva spesso se il vecchio capo non fosse rimasto deluso. In ogno caso, la profezia forse non si era avverata ma il nome era rimasto.
Tàà’ Hastiin
Tre Uomini


Altro personaggio fondamentale nello sviluppo del racconto è un cane molto speciale, Silent Joe il quale a tratti assume comportamenti molto simili a quelli di un gatto, con la sua indipendenza e l’apparente superiorità che dimostra rispetto alle vicende del mondo.
Eccolo:

Silent Joe non abbaiava mai. Non l’aveva fatto nemmeno quando era un cucciolo tutto zampe e con addosso una quantità di pelle tre taglie superiore alla sua. Per questo motivo al suo nome originale, Joe, si era ben presto aggiunta la qualifica di silenzioso, che lui si portava appuntata al petto con noncuranza come un’onorificenza. Se ne andava in giro senza parere con la sua andatura dinoccolata al limite della disarticolazione, al punto che guardandolo correre Caleb spesso aveva pensato che i movimenti, più che coordinarli, li sorteggiasse. Ma era il compagno ideale per la caccia con l’arco, quella che Caleb preferiva su ogni altra al mondo, una caccia fatta di appostamenti, immobilità, silenzio e cura del vento, per impedire di essere fiutati dalle prede. Un cervo, se stava sottovento, riusciva a sentire l’odore di un uomo o di un cane a una distanza di ottocento iarde e in pochi minuti quella distanza farla diventare di otto miglia. Non poteva dire che Silent Joe fosse veramente il suo cane, perché quell’animale dava l’idea di appartenere solo a se stesso.” (qui c’è un intervento di Faletti sulla genesi del personaggio Silent Joe ispirato dal meticcio alano Leone, cane dai molti talenti)

L’intento di Faletti non è certo quello di sviscerare le pieghe nascoste della cultura dei nativi americani. Non c’è boria da antropologo improvvisato né volontà di sfoggiare conoscenze approfondite di una cultura antica e ancora forte nonostante le ferite della storia antica e recente, fatta di persecuzioni, espropri, tentativi di assimilazione violenta ed emarginazione economica e sociale. Faletti ci offre solo pochi dati reali che servono a contestualizzare le vicende che racconta e, per quanto mi riguarda, lo fa bene.
Un thriller avvincente e piacevole da leggere.
Assolutamente consigliato.


La copertina del libro riporta un piccolo manufatto Navajo che rappresenta Kokopelli.
Il Kokopelli, figura diffusa nelle culture native del Sud-Ovest (Arizona e New Mexico), è conosciuto sia come guaritore, che come dio della fertilità o della musica.Sebbene non se ne conosca l'origine esatta, si sono trovate rappresentazioni di questa figura sacra alle tribù native, databili a oltre 3000 anni fa.
La figura classica del Kokopelli è infatti quella di un suonatore di flauto provvisto di gobba. La gobba è in realtà un sacco di semi ed è per questo motivo che il Kokopelli è simbolo di fertilità, di abbondanza e di buon auspicio.

giovedì 6 agosto 2009

Vittime e carnefici

Dal blog di Travaglio:
"Le gerarchie ecclesiastiche - formate da maschi adulti e illibati che dai tempi della disturbante adolescenza vivono rigorosamente tra loro sorvegliando da lontano i gesti e gli occhi misteriosi delle donne - considerano la pillola abortiva RU486, la cosiddetta “pillola del giorno dopo” che agisce entro le 7 settimane di gravidanza, un “pesticida umano”, “un veleno”, che le donne usano contro la vita. La sua “facilità di impiego” la rende diabolica, addirittura “una crepa nella civiltà”. In difesa della quale volentieri aggiungono la minaccia futura della scomunica e la pratica quotidiana delle offese. Guardandole solo da lontano e con rancore, i vescovi immaginano le donne dei sottouomini, con il peccato mortale incorporato nel cuore e specialmente nel corpo. Tutte figlie di Eva, intente appena possibile all’aborto, come gesto coerente che perfeziona il delitto della fornicazione, degenerato al punto da trasformare il suo contenuto vitale, in un viatico alla morte. Che poi questa faccenda del corpo che dona la vita, della donna che fecondata vive oltre la morte, generando figli, è a ben vedere la sua massima colpa. E’ l’incommensurabile ricchezza delle femmine che nessun maschio potrà mai eguagliare per quanti paramenti indossi e corone e denari. Salvo in un caso: imprigionando quel corpo femminile, circondandolo di regole, avvelenandolo di tabù. Decidendo lui il come e il quando usarlo. Trasformando quell’eccellenza naturale in un dovere o in una colpa, in un gesto di massima grazia, la natività, o in quello dell’abiezione morale, l’aborto. Proprio come insegnano tutte le religioni maschili da qualche migliaio di anni. "

Se invece di impicciarsi di fatti che non competono minimamente la loro sfera di maschi scapoli si ma non certo illibati, i membri del clero si impegnassero in una seria pulizia al loro interno, forse risulterebbero un po' più credibili quando tentano di stabilire regole etiche per chi non ha fatto la loro scelta. Assistiamo ancora a coperture ignobili da parte del Vaticano riguardo ai preti pedofili che hanno potuto e possono ancora predare tanti bimbi innocenti. L'ultimo scandalo per numero di colpevoli e di vittime è quello dell'Irlanda dove in tanti collegi sono stati perseguitati, abusati e distrutti nell'intimo centinaia di bambini.
Sul blog Viaggio nel silenzio si parla del rapporto Ryan che svela come "neppure gli ispettori statali furono in grado di fermare gli abusi, le violenze, gli stupri e le umiliazioni. Tuttavia, le scoperte della Commissione per gli Abusi sui Bambini non porteranno a denunce formali, poichè la Congregazione dei Fratelli Cristiani nel 2004 chiamò in giudizio la Commissione stessa affinché nessuno dei nomi dei suoi membri, vivo o morto, fosse svelato nel rapporto. Jhon Walsh, dell'Associazione dei Sopravvissuti agli Abusi, ha dichiarato di sentirsi tradito ed ingannato dalla mancanza di accuse formali. Nel documento finale non appaiono i veri nomi, né delle vittime né degli abusatori."
Ora se invece di scomunicare donne e dottori al di fuori delle mura vaticane il signor Ratzinger guardasse dentro i confini del suo piccolo e malefico staterello, troverebbe sicuramente tanti demoni da perseguitare e punire anche rispolverando le vecchie torture dell'Inquisizione.

Aggiungo anche che se la pillola abortiva fosse esistita prima forse molte donne, sapendo che i loro futuri figli sarebbero diventati uomini di dio ma anche predatori di bambini, forse avrebbero optato per un dignitoso flusso mestruale indotto chimicamente piuttosto che essere ricordate come generatrici di male puro quale sono.

Lucky Man - Emerson Lake & Palmer testo e traduzione



He had white horses
And ladies by the score
All dressed in satin
And waiting by the door
Oooh, what a lucky man he was
White lace and feathers
They made up his bed
A gold covered mattress
On which he was laid
He went to fight wars
For his country and his king
Of his honor and his glory
The people would sing
A bullet had found him
His blood ran as he cried
No money could save him
So he laid down and he died

Traduzione


Lui aveva cavalli bianchi
E donne sul suo conto
Vestite di raso
Ad aspettarlo sulla porta
Oh, che uomo fortunato era
Oh, che uomo fortunato era

Merletti bianchi e piume
Gli adornavano il letto
Un materasso coperto d'oro
Su cui si distendeva
Oh, che uomo fortunato era

Oh, che uomo fortunato era
Andò a combattere guerre
Per il suo Paese ed il suo re
Per il suo onore e la sua gloria
La gente voleva cantare
Oh, che uomo fortunato era

Oh, che uomo fortunato era
Un proiettile lo trovò
Il suo sangue scorse e lui pianse
Non c'erano soldi che potessero salvarlo
Così si distese e morì
Oh, che uomo fortunato era

Oh, che uomo fortunato era

mercoledì 5 agosto 2009

Ora di ateismo a scuola


Voglio offrire un po' di spazio ad una curiosa iniziativa:

Dio è un'invenzione degli uomini e intorno a questa invenzione sono stati costruiti sistemi di potere formidabili che da una parte si presentano vestiti d'amore e di bontà e dall'altra costituiscono di fatto il più potente alibi per i più efferati delitti. La promessa del premio ultraterreno, il paradiso, per chi uccide e si fa uccidere in nome di quella invenzione è stato ed è il più potente moltiplicatore della ferocia umana. Depotenziare le religioni denunciandone l'invenzione è il modo più rapido per abbassarne almeno le potenzialià distruttive. Un'ora di ateismo accanto all'ora di religione sarebbe il primo utile passo in questa direzione. NO GOD - Atei per la Laicità degli Stati propone una campagna di sensibilizzazione in questo senso e invita tutti i cittadini ad aderire. Firmare questa Petizione per dire...

SI' ALL' ORA DI ATEISMO A SCUOLA

martedì 4 agosto 2009

The Fountain Of Salmacis - Genesis testo e traduzione


From a dense forest of tall dark pinewood,Mount Ida rises like an island.Within a hidden cave,

nymphs had kept a child;Hermaphroditus, son of gods, so afraid of their love.As the dawn creeps

up the skyThe hunter caught sight of a doe.In desire for conquest,He found himself within a

glade he'd not beheld before.

Hermaphroditus:"Where are you, my father?Give wisdom to your son"

Narrator:"Then he could go no fartherNow lost, the boy was guidedby the sun"

And as his strength began to failHe saw a shimmering lake.A shadow in the dark green

depthsDisturbed the strange tranquillity.

Salmacis:"The waters are disturbedSome creature has been stirred"

Narrator:"The waters are disturbedNaiad queen Salmacis has been stirred"

As he rushed to quench his thirst,A fountain spring appeared before himAnd as his heated

breath brushed through the cool mist,A liquid voice called, "Son of gods, drink from my

spring".The water tasted strangely sweet.Behind him the voice called again.He turned and saw

her, in a cloak of mist aloneAnd as he gazed, her eyes were filled with the darkness of the lake.

Salmacis:"We shall be oneWe shall be joined as one"

Narrator:"She wanted them as oneYet he had no desire to be one"

Hermaphroditus:

"Away from me cold-blooded woman

Your thirst is not mine"

Salmacis:

"Nothing will cause us to part

Hear me, O Gods"

Unearthly calm descended from the sky

And then their flesh and bones were strangely merged

Forever to be joined as one.

The creature crawled into the lake.

A fading voice was heard:

"And I beg, yes I beg that all who touch this spring

May share my fate"

Salmacis:

"We are the one

We are the one"

Narrator:

"The two are now made one,

Demi-god and nymph are now made one"

Both had given everything they had.

A lover's dream had been fulfilled at last,Forever still beneath the lake.


Traduzione


In una densa foresta di grandi pini scuri

Il monte Ida sorge come un’isola

In una caverna nascosta le ninfe avevano cresciuto un bambino:

Ermafrodito, figlio di dei, così spaventato dal loro amore

Mentre l’alba saliva nel cielo

Il cacciatore vide tracce di cerva

Desideroso di conquistarla

Si ritrovò in una radura che non aveva mai visto prima

Ermafrodito: “Dove sei, padre mio?

Dai saggezza a tuo figlio”

Narratore: “A quel punto non riuscì più ad andare avanti

Perso, il ragazzo era guidato dal sole”

E quando iniziarono a mancargli le forze

Vide un lago scintillante

Un’ombra dall’abisso verde scuro

Disturbò quella strana tranquillità

Salmacis: “Le acque sono agitate

Una creatura si è mossa”

Narratore: “Le acque sono agitate

La regina naiade Salmacis è stata disturbata”

Quando lui corse a placare la sua sete

Una sorgente apparve davanti a lui

E quando il suo fiato bollente si fece largo tra la fresca foschia

Una voce limpida disse “Figlio di dei, bevi alla mia fonte”

L’acqua era stranamente dolce

Dietro di lui la voce risuonò ancora

Si girò e la vide vestita solo di un manto di nebbia

E quando lui la guardò fisso, gli occhi di lei si erano riempiti dell’oscurità del lago

Salmacis: “Saremo una sola cosa”

“Saremo uniti come un’unica cosa”

Narratore: “Lei voleva che fossero una cosa sola

Ma lui non voleva”

Ermafrodito: “Lontana da me donna dal sangue freddo

La tua sete non è la mia”

Salmacis: “Niente ci costringerà a separarci

Ascoltatemi, o Dei”

Una calma sovrannaturale discese dal cielo

E poi le loro carni e ossa furono stranamente mescolate

Per sempre per diventare una cosa sola

La creatura strisciò nel lago

Si udì una voce fioca:

“E chiedo che tutti coloro che tocchino questa sorgente

Possano condividere il mio destino”

Salmacis: “Siamo una cosa sola

Siamo una cosa sola”

Narratore: “I due erano ora diventati uno

Il semidio e la ninfa erano diventati un’unica cosa”

Entrambi avevano dato tutto ciò che avevano

Un sogno di amante era stato soddisfatto alla fine

Per sempre racchiuso nel lago

Entrambi avevano dato tutto ciò che avevano

Un sogno di amante era stato soddisfatto alla fine

Per sempre racchiuso nel lago

LA FONTE DI SALMACIS
Ermafrodito era il figlio di Ermes ed Afrodite, il frutto di una relazione segreta. Fu affidato alle ninfe del sacro Monte Ida, che lo fecero crescere come una creatura selvaggia del bosco. Dopo il suo incontro con la ninfa dell’acqua Salmacis, lanciò una maledizione su quell’acqua. Secondo la leggenda, tutti coloro che si bagnavano nell’acqua diventavano ermafroditi.


Il quadro è di Barthalomaus Sprangers "Ermafrodito e la ninfa Salmacis"(1585)

lunedì 3 agosto 2009

AMORE



Amore non è amore se muta quando scopre

un mutamento o tende a svanire quando l'altro

s'allontana. Oh no! Amore non muta in poche ore o settimane,

ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio;

se questo è errore e mi sarà provato,

io non ho mai scritto,

e nessuno ha mai amato .


Shakespeare, Sonetti