martedì 24 gennaio 2017

Non sei una pari



Tu Non Sei Una Pari. Mi dispiace.
C'e' un post che sta facendo il giro dei social media, in risposta alla Marcia delle Donne di Sabato 21 Gennaio, 2017. Inizia con "Io non sono una "disgrazia per le donne" perche' non sostengo la marcia delle donne. Non mi sento una "cittadina di seconda classe" perche' sono donna..."
Questa e' la mia risposta a quel post.
Ringrazia
Ringrazia. Ringrazia le donne che ti hanno dato una voce. Ringrazia le donne che sono state arrestate e imprigionate e picchiate e gassate per farti avere una voce. Ringrazia le donne che si sono rifiutate di arrendersi, le donne che hanno combattuto senza sosta per darti una voce. Ringrazia le donne che hanno interrotto le proprie vite, che -buon per te- non avevano "cose migliori da fare" che marciare e protestare e manifestare per la tua voce. Per non farti sentire come una "cittadina di seconda classe." Per farti sentire una "pari."
Ringrazia Susan B. Anthony e Alice Paul per il tuo diritto al voto.
Ringrazia Elizabeth Stanton per il tuo diritto al lavoro.
Ringrazia Maud Wood Park per la tua cura prenatale e la tua identita' al di fuori di tuo marito.
Ringrazia Rose Schneiderman per le tue condizioni di lavoro umane.
Ringrazia Eleanor Roosevelt e Molly Dewson per la tua possibilita' di lavorare in politica e modificare le norme.
Ringrazia Margaret Sanger per i tuoi anticoncezionali legali.
Ringrazia Carol Downer per i tuoi pari diritti riproduttivi.
Ringrazia Sarah Muller per la tua pari educazione.
Ringrazia Ruth Bader Ginsburg, Shannon Turner, Gloria Steinem, Zelda Kingoff Nordlinger, Rosa Parks, Angela Davis, Malika Saada Saar, Wagatwe Wanjuki, Ida B. Wells, Malala Yousafzai. Ringrazia tua madre, tua nonna, la sua bisnonna che non aveva la meta' dei diritti che hai tu adesso.
Tu puoi fare le tue scelte, parlare ed essere ascoltata, votare, lavorare, controllare il tuo corpo, difendere te stessa, difendere la tua famiglia, grazie alle donne che hanno marciato. Tu non hai fatto niente per guadagnarti quei diritti. Sei nata con quei diritti. Non hai fatto niente, ma cogli i benefici di donne, donne forti, donne che hanno combattuto la misoginia e resistito alla patriarchia e combattuto per te. E te ne stai sul to piedistallo, un piedistallo che sei fortunata ad avere, a digitare. Una guerriera da tastiera. Una combattente della noncuranza. Una che accetta cio' che le e' stato dato. Una che nega i fatti. Avvolta nella tua illusione di uguaglianza.
Tu non sei una pari. Anche se ti senti d'esserlo. Guadagni ancora meno di un uomo nel suo stesso lavoro. Guadagni meno come amministratrice, come atleta, come attrice, come dottoressa. Guadagni meno nel governo, nell'industria, nella sanita'.
Non hai ancora pieni diritti sul tuo stesso corpo. Gli uomini ancora dibattono sul tuo utero. Sulla tua cura prenatale. Sulle tue scelte.
Devi ancora pagare le tasse per necessita' sanitarie di base.
Devi ancora portare lo spray al pepe quando cammini da sola di notte. Devi ancora dimostrare in tribunale perche' eri ubriaca la notte che sei stata stuprata. Devi ancora giustificare il tuo comportamento quando un uomo si impone su di te.
Non hai ancora permesso di maternita' retribuito (o non retribuito). Devi ancora andare al lavoro anche quando il tuo corpo e' a pezzi. Quando soffri in silenzio da depressione post-parto.
Devi ancora combattere per allattare in pubblico. Devi ancora dimostrare ad altre donne che e' tuo diritto farlo. I tuoi seni ancora offendono.
Sei ancora oggettificata. Sei ancora fischiata. Sei ancora sessualizzata. Ti viene ancora detto che sei troppo magra o troppo grassa. Ti viene ancora detto che sei troppo vecchia o troppo giovane. Vieni elogiata quando "invecchi con grazia." Ti viene ancora detto che gli uomini invecchiano "meglio." Ti viene ancora detto di vestirti come una signora. Vieni ancora giudicata per i tuoi vestiti anziche' per cosa c'e' nella tua testa. La marca di borsa che porti conta ancora piu' della tua laurea universitaria.
Vieni ancora maltrattata da tuo marito, dal tuo ragazzo. Vieni ancora uccisa dai tuoi partner. Vieni ancora molestata, denigrata, disumanizzata.
Alle tue figlie viene ancora detto come sono belle prima che gl venga detto come sono intelligenti. Alle tue figlie viene ancora detto di comportarsi bene anche se "i maschi sono maschi." Alle tue figlie viene ancora detto che i maschi che gli tirano i capelli e le pizzicano lo fanno perche' gli piacciono.
Tu non sei una pari. Le tue figlie non sono pari. Siete ancora sistematicamente oppresse.
L'Estonia concede ai genitori fino a tre anni di permesso, pienamente retribuito per i primi 435 giorni. Gli USA non hanno norme che regolamentino il permesso di maternita'.
Le donne del Singapore si sentono al sicuro a camminare per la strada di notte. Le donne americane no.
Le donne della Nuova Zelanda hanno il divario salariale di genere piu' piccolo al mondo, al 5.6%. Il divario salariale degli USA e' del 20%.
L'Islanda ha il maggior numero di donne in amministrazione, al 44%. Gli USA al 4%.
Gli USA sono al 45° posto quando si tratta di uguaglianza delle donne. Dopo il Rwanda, Cuba, le Filippine, la Giamaica.
Ma lo capisco. Non vuoi ammetterlo. Non vuoi essere una vittima. Credi che il femminismo sia una parolaccia. Credi che non sia elegante combattere per l'uguaglianza. Odi la parola figa. A meno che ovviamente non sia per insultare un uomo che non rispecchia i tuoi standard di virilita'. Hai presente, il tipo di uomo che "permette" alla "sua" donna di fare tutto quello che le pare. Credi che le femministe siano emotive, irrazionali, irragionevoli. Perche' le donne non sono soddisfatte dalle proprie vite, dico bene? Accetta quello che hai e non ti arrabbiare, no?
Lo capisco. Vuoi sentirti in controllo. Non vuoi credere di essere oppressa. Perche' questo vorrebbe dire che sei davvero una "cittadina di seconda classe." Non vuoi sentirti come tale. Lo capisco. Ma non preoccuparti. Io camminero' per te. Io camminero' per tua figlia. E per la figlia di tua figlia. E forse tu vorrai ancora credere che il mondo non e' cambiato. Vorrai credere di aver sempre avuto i diritti che hai oggi. E va bene cosi'. Perche' alle donne che si prendono davvero cura delle altre donne e le sostengono non frega niente di quello che pensi di loro. A loro importa del proprio futuro e di quello delle donne che verranno dopo di loro.
Apri gli occhi. Aprili bene. Perche' io sono qui a dirti, insieme a milioni di altre donne, che tu non sei una pari. La nostra uguaglianza e' un'illusione. Un gioco di prestigio piacevole. Un trucco della mente. Mi dispiace dirtelo, ma tu non sei una pari. E non lo sono neanche le tue figlie.
Ma non preoccuparti. Noi cammineremo per te. Noi combatteremo per te. Noi ci alzeremo per te. E un giorno sarai davvero una pari, anziche' credere di esserlo e basta.
~ Dina Leygerman, 2017

venerdì 20 gennaio 2017

Giustizia e Confini



Si lo so che non hanno fatto tutti il classico e quindi non possono conoscere il greco antico.
Lo so che non tutti possono sapere che in greco DIKE vuol dire GIUSTIZIA.
So anche che non tutti hanno studiato il latino e non possono sapere che in latino LIMES vuol dire CONFINI.
Però mi sale lo stesso il Torquemada (crudele inquisitore del '600 spagnolo che mandò al rogo tanti innocenti) quando mi chiedono se ho l'ultimo numero di LAIMS o se ho i libri dell'editore DAIKE o DAIKI.
Mi sale il Torquemada perchè chi mi fa queste richieste va all'università o si è appena laureato e io non posso credere che non siano mai incappati in un termine latino o greco.
Soprattutto non posso credere che uno che vuole leggere Limes, che è una rivista di geopolitica, non si sia mai chiesto cosa c'entri il frutto del lime con le tematiche che andrà a leggere su Limes.
Per quanto riguarda l'editore Dike mi viene da piangere al pensiero che una persona si voglia cimentare nella lettura di un testo giuridico (perchè Dike stampa codici e testi per concorsi in ambito giuridico) senza sapere chi fosse Dike