venerdì 2 dicembre 2011

Resti caucasoidi in America

Sempre il libro di Rollins offre uno spunto molto interessante: esistono diversi resti umani di origini caucasoidi su territorio americano. I nativi, come è noto hanno un DNA ascrivibile ai ceppi asiatici, quindi questi resti non sono di nativi americani, né dei popoli mongoli che migrarono attraverso lo stretto di Bering in epoca glaciale.
La foto qui sopra mostra una ricostruzione facciale dell'uomo di Kennewick.

Questo è il nome dato ai resti di un uomo preistorico ritrovato nel letto del Fiume Columbia vicino a Kennewick, nello stato di Washington (U.S.A.), il 28 giugno 1996. La scoperta dell'uomo di Kennewick fu accidentale: fu trovato durante una gara di idroplano da una coppia di spettatori .


Il ritrovamento dei resti scatenò discussioni riguardanti la relazione con i diritti religiosi dei nativi americani e l'archeologia. Basandosi sulla normativa "Atto di Protezione e Rimpatrio delle Tombe dei Nativi Americani", cinque gruppi di nativi americani (Nez Perce, Umatilla, Yakama, Wannapum e Colville) reclamarono i resti ritrovati come loro proprietà per essere seppelliti secondo la tradizione. Solamente gli Umatilla proseguirono con la petizione presso la corte.


Nel febbraio del 2004 la corte decise che se non si fosse trovata una relazione culturale tra le tribù ed i resti, avrebbe permesso di approfondire gli studi scientifici.


Nel luglio 2005 scienziati provenienti da tutti gli Stati Uniti si riunirono a Seattle per dieci giorni a studiare i resti, facendo misurazioni dettagliate e determinando la causa della morte. Dalle ricerche emerse che il cranio era di un Caucasoide e dalla datazione con il metodo del carbonio-14 risultava avere 9000 anni.


Questi risultati esclusero che si trattasse di un nativo americano, e ipotizzavano che un individuo di provenienza europea avesse raggiunto l'America attraversando lo Stretto di Bering nel periodo di glaciazione di quell'area.


Partendo da uno stampo del cranio, gli anatomisti James C.Chatters e Thomas Mc Clelland hanno ricostruito il viso dell'uomo di Kennewick.


Il suo corpo fu sepolto intenzionalmente sulla riva del fiume, la sua non fu una morte accidentale come si era sospettato. Aveva meno di 40 anni e nel fianco aveva conficcata una punta di lancia, ma l'incidente era accaduto quando l'uomo aveva 15 o 20 anni. Non fu quindi la causa della sua morte. Mancano informazioni precise su dove l'uomo era vissuto, quale fu la sua alimentazione, da dove veniva. Le analisi chimiche delle ossa e dello smalto dei denti ci daranno queste risposte nel prossimo futuro. Resta da chiarire anche come mai la forma del cranio è stretta e allungata, "cauicasoide", non affine a quella degli indiani d'America ma piuttosto agli Ainu.


Abbiamo anche altri ritrovamenti disseminati nel territorio USA.


La mummia della Caverna dello Spirito è un reperto antropologico scoperto nel 1940 all'interno della Caverna dello Spirito, una grotta naturale situata in Nevada nella regione del Bacino dei Grandi Laghi.


Il corpo, di sesso maschile e denominato Spirit Cave Man ("uomo della Caverna dello Spirito") è in parte mummificato, coperto con stuoie finemente tessute e mocassini realizzati con pelli di tre animali diversi e lavorati in modo ricercato. All'epoca del ritrovamento fu attribuita un'età di 2000 anni fa, ma nel 1996 una successiva rivalutazione con l'analisi del carbonio 14 portò a una stima di 9400 anni. Ulteriori analisi condotte da Douglas W. Owsley per conto della Smithsonian Institution, hano portato infine a una stima di 10630 anni.


Lo studio del cranio eseguito dalla Smithsonian Institution e dall'Università del Tennessee rivela un'origine europoide di tipo caucasico. A fianco dell'uomo furono rinvenuti i resti di un altro essere umano di sesso femminile morto a un'età stimata di 14 anni.


Negli anni successivi furono rinvenuti ulteriori resti di tipo europoide-caucasico, come l'Uomo di Kennewick (9600 anni) nello Stato di Washington e la Donna di Peñon (13000 anni) in Messico, le mummie dei Paracas e quelle dei Chachapoyas in Sud America.


Questi ritrovamenti hanno dato origine ad alcune nuove teorie su una migrazione di origine europea risalente a 15000-20000 anni fa poi soppiantata, anche con metodi violenti (vedi ad esempio resti del massacro dei Si-Te-Cah ritrovati nella Cava di Lovelock vicino a Lovelock in Nevada) dalle invasioni mongoloidi giunte dalla Siberia; similmente a ciò che accadde agli Ainu (a cui si attribuisce un'altra teoria colonizzatrice non mongoloide dell'America) in Giappone.

Similarità tra Ebraico e Uto Azteco



Nel Teschio sacro di James Rollins si parla di una teoria archeologica singolare riguardante le origini di alcune popolazioni di nativi americani. la teoria deriva dalla credenza Mormone che i nativi altro non siano che una tribù israelitica esiliata ai tempi dell’esodo, che attraversò il pianeta per giungere nel continente americano. Al di là delle suggestioni religiose troviamo degli studi genetici e linguistici. Gli studi genetici ci dicono che i nativi hanno origini asiatiche anche se alcuni dati rilevano delle affinità con ceppi semitici.


Sono invece sorprendenti le conclusioni degli studi linguistici.


Qui troverete l’articolo di Sorenson Was there hebrew languagew in ancient america, che rileva sostanziali somiglianze tra la lingua semitica e l’uto azteco (ceppo linguistico che riunisce gran parte delle popolazioni native del ovest (da nord a sud)




Ecco un assaggio della comparazione linguistica fatta da Sorenson


HEBREW/SEMITIC


UA


baraq 'lightning'


berok (derived from *pïrok) 'lightning'


sekem/sikm- 'shoulder'


*sikum/sïka 'shoulder'


kilyah/kolyah 'kidney'


*kali 'kidney'


mayim/meem 'water'


meme-t 'ocean'


EGYPTIAN


UA


i'w 'old'


*yo'o 'old'


sd 'tail'


*sari 'tail, dog'


qdi/qty 'go round'


*koti/koli 'turn around, return'


(Coptic kote 'go round, turn self')


thw 'drunkard'


*tïku '(be) drunk'


dbh 'ask'


*t—pina/*tïpiwa 'ask'


qni 'sheaf, bundle'


*kuni/kuna 'bag'


bit 'bee'


*pita 'wasp, bee'


km '(be) black'


*koma 'dark color, black, brown, gray'


(Coptic kmom v., kame adj. '[be] black')


dqrw 'fruit'


*taka/tuku 'fruit'


sbk 'crocodile god'


sipak-tli 'crocodile' (Nahuatl)

ecco un elenco (da Wikipedia) delle popolazioni con ceppo linguistic uto azteco

Lingue Uto-azteche settentrionali



Si tratta in tutto di 16 lingue (di cui 3 estinte) suddivise in quattro gruppi:


Lingue Uto-azteche meridionali



Si tratta di circa 60 lingue, di cui ne sopravvivono 48, suddivise in due gruppi principali:

martedì 29 novembre 2011

James Rollins, Il teschio sacro


Eccomi di nuovo a parlare di libri.
Non potevo perdermi l'ultimo di James Rollins!
Ecco la quarta:

Utah, 18 maggio. Centinaia di cadaveri mummificati raccolti intorno a un teschio rivestito d'oro: a prima vista, sembra il macabro epilogo di un antico rituale suicida; ma, per l'antropologa Margaret Grantham, c'è qualcosa che non quadra. Anzitutto, sebbene risalgano al XII secolo, i resti trovati in quella caverna nel cuore delle Montagne Rocciose non sono riconducibili a nessuna popolazione indigena; inoltre l'arma usata è un pugnale forgiato in una particolarissima lega d'acciaio, impossibile da realizzare anche con le tecniche più all'avanguardia. Washington, 30 maggio. Painter Crowe, direttore della Sigma Force, è sconcertato: sua nipote Kai, un'attivista per i diritti dei nativi americani, è stata accusata di aver fatto esplodere la bomba che ha distrutto una grotta nello Utah, causando la morte della professoressa Grantham. Convinto che la ragazza sia innocente, Painter si lancia nelle indagini e, insieme con l'amico e collega Grayson Pierce, scopre che quella misteriosa necropoli e quell'enigmatico teschio sacro sono soltanto il primo tassello di un complotto che risale all'epoca coloniale e che rischia di minare le fondamenta stesse degli Stati Uniti. Perché la Dichiarazione d'Indipendenza e la storia della nascita della nazione americana forse sono soltanto una menzogna, una menzogna ideata per occultare una sconvolgente verità...

Grandioso ritorno del nostro amato Rollins e della squadra Sigma al completo.



Percorreremo il globo in lungo e in largo in pieno stile Sigma, cominciando dai superbi paesaggi delle Montagne Rocciose del NordAmerica.



Ci imbatteremo in un antico metallo, l’acciaio Damasco. Il segreto della sua forgiatura è andato perduto nei secoli e ad oggi ancora non è stato riprodotto.

Uno studio sull’acciaio Damasco è stato condotto da un gruppo di ricercatori coordinati da Peter Paufler della Technical University di Dresda e i cui risultati sono stati pubblicati su Nature. L’analisi al microscopio elettronico di una lama saracena del XVII secolo, ha rilevato la presenza di nanotubi di carbonio e, in alcuni casi, di nanocavi in carbonio.





Seguiremo le tracce della civiltà scomparsa degli Anasazi


E scopriremo che l’11 giugno 1776, mentre la questione dell’indipendenza americana veniva discussa, i capi irochesi in visita vennero formalmente invitati nella sala d’incontro del Congresso Continentale. Sia Ben Franklin sia Thomas Jefferson adottarono parti della costituzione irochese per sviluppare la costituzione degli USA.

La risoluzione 331 ottobre 1988 riconosce l’influenza della costituzione irochese sui documenti che costituiscono i fondamenti dello stato americano, prima dei quali la dichiarazione d’indipendenza


Sembra che lo stemma americano nasconda un antico tributo ai nativi: le frecce.





Faremo un salto in Islanda, dove la dorsale atlantica produce continuamente nuove terre grazie alle eruzioni vulcaniche degli hot spots.



visiteremo il Super Kamiokande, l’osservatorio di neutrini giapponese dotato di una cisterna di acqua ultra pura che viene attraversata dai neutrini individuati da fotomoltiplicatori.




Cercheremo le tracce della spedizione di Meriwether Lewis e William Clark, condotta tra il 1806 e il 1808 su ordine di Thomas Jefferson. Ffu la prima spedizione statunitense a raggiungere la costa pacifica via terra. Sembra che Jefferson volesse ottenere il maggior numero di informazioni possibile sui nativi di quei territori inesplorati e sembra che questa sia stata la motivazione principale della spedizione.


Incredibilmente Lewis e Clark non videro Yellowstone anche se vi passarono accanto (circa di 60 Km). I nativi infatti furono talmente evasivi su quell’area che indirizzarono gli esploratori un po’ più a nord, come se avessero voluto tenerli lontani da quella terra di geyser.

venerdì 18 novembre 2011

La svolta



giovedì 17 novembre 2011

venerdì 16 settembre 2011

Buon compleanno Greenpeace



L'associazione non governativa ambientalista compie 40 anni di blitz e manifestazioni di protesta. Era il 15 settembre 1971 quando, in piena guerra fredda, un gruppo di attivisti decise di opporsi ai test nucleari programmati dagli Stati Uniti in Alaska recandosi a bordo di una piccola imbarcazione sull'isola di Amchitka. Il peschereccio venne fermato lungo la rotta ma l'azione sensibilizzò così fortemente l'opinione pubblica che i test nucleari furono sospesi. Da quella vittoria nacque l'idea di Greenpeace, che oggi conta 3,5 milioni di sostenitori in 41 Paesi del mondo.

martedì 30 agosto 2011

James Rollins, La chiave dell'Apocalisse




Ultimo ma non ultimo libro di Rollins che mi sono pappata è il seguente:




Rollins, la chiave dell’apocalisse, TEA.




La quarta ci aiuta nella trama:




Inghilterra, 1086. Il censimento ordinato da Guglielmo il Conquistatore è stato finalmente portato a termine. La summa di quel lavoro immane è un volume in cui sono elencate tutte le terre e le proprietà del regno. Ma ben presto strane voci cominciano a circolare, e nessuno sa perché due luoghi sono indicati con un'unica, enigmatica parola scritta in inchiostro cremisi: devastato. Circondata da un'aura di mistero, quell'opera monumentale passerà alla storia con un titolo inquietante: "Il libro del Giorno del Giudizio". Oggi. Tre omicidi nell'arco di poche ore. Prima il figlio di un senatore americano che svolgeva attività di volontariato in una fattoria nel Mali; poi un sacerdote, esperto di archeologia e studioso di san Malachia, ucciso da un'esplosione all'interno della basilica di San Pietro; infine un professore di biologia molecolare, trovato morto nel suo laboratorio a Princeton. Tre vittime connesse da un dettaglio raccapricciante: sui cadaveri è stata impressa a fuoco una croce celtica. E lo scenario che si presenta agli agenti della Sigma si complica ulteriormente quando le indagini del comandante Grayson Pierce rivelano il coinvolgimento di una multinazionale impegnata nella produzione di alimenti geneticamente modificati. Come mai una ricerca che potrebbe alleviare le sofferenze delle popolazioni africane sembra essere legata a un oscuro flagello che ha colpito l'Inghilterra nel XI secolo e alle visioni di un santo che ha profetizzato la fine del mondo?




Come sempre gli spunti inseriti nel racconto sono molti e, al di là della finzione, riportano molte note storiche reali e interessanti.




Ad esempio il Domesday book (ribattezzato Doomsday book = libro del giorno del giudizio) esiste davvero.









Il Domesday Book fu un censimento fatto realizzare da Guglielmo il Conquistatore nel 1086 - 1087 con lo scopo di descrivere le terre, i beni e le persone del suo regno. La lingua usata è una commistione di latino e termini anglosassoni; rappresenta una delle più grandi fonti per la storia economico-sociale occidentale durante il Medio Evo.
Si compone di due manoscritti: il Great Domesday, riguardante 31 contee, e il Little Domesday, con le descrizioni di
Essex, Norfolk e Suffolk.






La croce celtica, da noi tristemente nota per il suo significato politico, ha origini precristiane e, come spesso è accaduto nella storia della chiesa, è stata assimilata dal cristianesimo per ritrovare nelle popolazioni celtiche un pre-sentimento cristiano che giustificasse la conversione più o meno forzata di quel popolo. Questo simbolo è chiamato anche Ruota del Sole o Sigillo dei Druidi ed è importante precisare che la sua più antica rappresentazione risale all’VIII secolo a.C.




Nelle regioni celtiche d'Irlanda e Gran Bretagna si trovano molte croci celtiche isolate, erette a partire per lo meno dal VII secolo. Alcune di queste portano iscrizioni in alfabeto runico. Tali croci si rinvengono in Cornovaglia, Galles, sull'Isola di Iona e nelle Isole Ebridi, ma la maggior parte si trova in Irlanda.




Altre croci di pietra sono state rinvenute in Cumbria e nel sud-est della Scozia, anche se alcune di questo sono di fabbricazione anglosassone. Le croci celtiche più famose sono la Croce di Kells, County Meath, e le croci in Monasterboice, County Louth, e la Croce delle Scritture, Clonmacnoise, queste ultime in Irlanda.




Ci sono numerose rappresentazioni di croci con un cerchio anche prima del Cristianesimo. Spesso chiamate "croci solari", sono state rinvenute nel Nord Ovest dell'Europa (il simbolo fu associato al dio Norreno Odino) e anche nei Pirenei e nella Penisola Iberica. Non vi sono però prove di un collegamento o di un'origine comune con la croce Cristiana




Il significato più comunemente assegnato a questo simbolo è quello solare, unito ad un significato di tramite e collegamento tra mondo terreno e mondo celeste, dovuto al fatto che sovente l'asse orizzontale viene ricondotto alla rappresentazione della dimensione terrena mentre quello verticale alla dimensione celeste. Nell'analisi del simbolo della croce celtica è importante porre attenzione al centro della croce, il punto fisso che tutte le tradizioni sono concordi a designare simbolicamente come il Polo, perché è attorno ad esso che si effettua la rotazione del mondo.









Altro simbolo importante per la trama del libro e molto diffuso nei paesi che ospitarono i celti è il Triskele, una combinazione di tre spirali unite tra loro.




E’ uno dei simboli celtici più conosciuti e maggiormente gravidi di significati, composto da tre spirali che dipartono da uno stesso centro e si avvolgono su loro stesse. Se la direzione delle spirali procede da destra verso sinistra questo simbolo assume significati di esternazione delle energie, se invece le spirali hanno direzione opposta questo simbolo porta con se significati introspettivi e di discesa negli inferi ( dal latino in – fero, cioè “ciò che si porta dentro”).
I significati attribuiti a questo simbolo sono molteplici, ed è qui possibile elencarne soltanto alcuni, esso infatti rappresenta contemporaneamente: la triplice manifestazione del Dio Unico, cioè forza, saggezza e amore, e di conseguenza le tre classi della società celtica considerate incarnazione delle tre energie, cioè guerrieri, druidi e produttori; le tre fasi solari di alba, mezzogiorno e tramonto; la triplicità dell’uomo quale corpo, emozioni e spirito; il passato, il presente ed il futuro riuniti in realtà in un unico ed eterno ciclo chiamato Continuo Infinito Presente, in cui tutto esiste contemporaneamente.









Rimanendo in Inghilterra visiteremo l’incantata isola di Bardsey. Molte sono le leggende narrate su quest'isola del Galles. Luogo sacro per i celti e poi per i cristiani, si racconta che in essa dorma Merlino, in attesa del ritorno di Re Artù.
Bardsey Island (il nome gaelico è Ynis Enlli), al largo della Penisola di Lleyn (Gwynedd), è un luogo sacro di pellegrinaggio, sede una volta di un monastero celtico. Si dice che il suo suolo accolga le spoglie di ventimila tra monaci e pellegrini, tanto che uno dei suoi nomi è anche l'Isola dei Ventimila Santi.









C’è un albero di mele secolare in quest’isola che produce ancora frutti. Le sue talee sono vendute a chi voglia replicare questo antico albero.
Spostandoci a nord, verso la Scozia, ci addentreremo nel Lake District, la zona dei laghi, costellato di cerchi megalitici, laghi e caratterizzato dall’insolito fenomeno dei fuochi naturali di torba.










Altro argomento storico religioso molto interessante è quello dell’origine del culto della madonna nera, diffuso in tutta Europa ed esportato anche in Sud America.




L’origine di questo culto potrebbe derivare dall’antichissima adorazione della Grande Madre.

Proprio dalla Grande Madre derivano probabilmente le celebri Vergini Nere, le Madonne dal volto scuro venerate in tanti santuari.
Con un'operazione nota come sincretismo, la Grande Madre pagana avrebbe assunto il volto di Maria, colorato però in nero, come quello delle sue prime raffigurazioni.
Le immagini delle Vergini Nere contraddistinguerebbero dunque i luoghi particolarmente legati alla Grande Madre, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i loro edifici sacri.






Vergini nere sono disseminate nelle chiese di tutta Europa; in Italia se ne trovano a Cagliari, Crea del Monferrato, Crotone, Loreto, Lucca, Oropa, Pescasseroli, Rivoli, Roma, San Severo, Tindari, Venezia; in Francia addirittura novantasei. Le più famose sono quelle della cattedrale gotica di Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier.











Attraversando la Manica ci troveremo a visitare l’antica abbazia di Clairvaux




L'Abbazia di Clairvaux (Clara Vallis in latino) è un monastero cistercense. Fondata nel 1115 da Bernardo di Chiaravalle, l'abbazia è situata nell'odierna Ville-sous-la-Ferté a 15 chilometri da Bar-sur-Aube in Francia.




Bene nazionale dal 1792, monumento storico a partire del 1981, tuttora appartiene al ministero della cultura francese.




Quella che noi visiteremo nel romanzo di Rollins non è però la nuova abbazia, ma i suoi resti incastonati oggi in una prigione di massima sicurezza. Cosa a dir poco insolita.









Infine (i luoghi indicati non seguono la sequenza cronologica del libro) ci ritroveremo a tremare di freddo nelle isole norvegesi dell’arcipelago Svalbard.




Queste isole ospitano lo Svalbard Global Seed Vault (in italiano "Deposito sotterraneo globale dei semi") che ha la funzione di fornire una rete di sicurezza contro la perdita botanica accidentale del "patrimonio genetico tradizionale" delle sementi. Si tratta di una gigantesca banca genetica della flora commestibile mondiale.









È localizzato vicino alla cittadina di Longyearbyen, nell'isola norvegese di Spitsbergen, nel remoto arcipelago artico delle isole Svalbard a circa 1200 km dal Polo Nord. Il centro si compone di tre sale, di 27 metri di lunghezza, 10 di larghezza e 6 di altezza. Le chiusure hanno porte di acciaio di notevole spessore, e la struttura è costruita in calcestruzzo in modo da resistere ad una eventuale guerra nucleare o ad un incidente aereo.

Le Svalbard ospitano una comunità di orsi polari che potrebbero essere considerati un’ulteriore difesa naturale quantomeno nei confronti di malintenzionati a piedi!