venerdì 31 dicembre 2010

Sempre più vicini al 2012!

Buona fine e buon inizio a chi farà baldoria...

e a chi non ha voglia di fare un cazzo!


venerdì 24 dicembre 2010

Magliana, quel che resta della banda


Qui troverete un elenco fornito di molti degli esponenti della banda della Magliana, le loro storie e il loro destino.

buon Natale criminale

giovedì 23 dicembre 2010

Natale critico


venerdì 10 dicembre 2010

Liberate Julian Assange


Qui troverete una petizione del Fatto Quotidiano per chiedere la liberazione di Assange.

giovedì 9 dicembre 2010

Antonio Mancini


Antonio Mancini è uno degli uomini della zona della Magliana che fa capo a Abbatino nonché uno dei promotori del nucleo originario nato in carcere attorno alla figura di Nicolino Selis. Nell'ambito dell'associazione ha il ruolo di "mediatore" tra il gruppo della Magliana e quello dei Testaccini. Originario di San Basilio, è colui che girava per le vie di Roma con una Ferrari metallizzata, colui che spara guardando in faccia la vittima e che passa le serate in compagnia di donne, cocaina e champagne dilapidando i miliardi "guadagnati". Nella banda della Magliana è l'unico a dirsi comunista, tanto che chiama i suoi cani Stalin e Cuba. Entra a far parte della banda nel 1979 una volta uscito dal carcere, e si trova nel mezzo di una organizzazione ormai ben strutturata, soprattutto nel traffico di stupefacenti. Nel 1994, in seguito al pentimento di Abbatino, diventa anche lui un collaboratore di giustizia. Oggi lavora come accompagnatore per disabili.
Nella serie Romanzo criminale è Ricotta

venerdì 26 novembre 2010

BANDA DELLA MAGLIANA - LA VERA STORIA su History Channel



Ieri sera è iniziata su History Channel una serie di documentari dedicati alla Banda della Magliana.
Viene mostrato l'unico filmato esistente di Franco Giuseppucci alias il Libanese mentre viene arrestato.
Ci sono interviste ai superstiti della banda come Antonio Mancini detto l'Accattone alias Ricotta della serie Romanzo criminale, Fabiola Moretti amica d'infanzia di Enrico alias Renatino DePedis alias il Dandy e compagna di Danilo Abbruciati (boss dei testaccini) e Renzo Danesi, proveniente dal Trullo.
Danesi è uno dei "fondatori" della banda. Nella serie Romanzo criminale non appare tra i personaggi. Dal 1992 è detenuto a Rebibbia, dove fa parte della compagnia teatrale del carcere. Fa parte dell'originario gruppo di malavitosi che girano intorno a Maurizio Abbatino, ed è tra coloro che prendono parte al rapimento del conte Grazioli (alias il conte Rosellini della serie) e al commando che ha ucciso Franchino Er Criminale (alias il Terribile della serie).
Attualmente si trova in stato di semilibertà

giovedì 25 novembre 2010

Puliteviil culo...ma con coscienza!



Greenpeace ha pubblicato una guida per l'acquisto di carta igienica, fazzoletti e rotoloni sostenibili, prodotti cioe' con fibra riciclata o proveniente da foreste certificate FSC, e non sbiancata con composti a base di cloro.
Nella classifica superano l'esame le catene di supermercati Coop, Esselunga e AS, del gruppo Schlecker.
Pessimi voti invece per Tenderly, Tutto, Despar e Sidis.

Qui si può scaricare la guida.

lunedì 22 novembre 2010

Caos e ordine


venerdì 19 novembre 2010

Antimateria



da CacaoOnLine:


Scienziati del Cern sono riusciti a creare 38 atomi di antimateria e intrappolarli nell'acceleratore di particelle per 172 millisecondi.
Poi Ginevra e' sparita.
Scherzi a parte, la scoperta e' notevole, siamo sempre piu' vicini a Star Trek.

(Fonte: LeScienze)

giovedì 18 novembre 2010

Palas por pistolas


Da CacaoOnLine:



Quelle che vedete nella foto sono pale per vangare la terra ottenute dalla fusione di armi leggere.
Un progetto dell'Orto Botanico di Culiacán, Messico, che in collaborazione con il governo e' riuscito a raccogliere finora 1.527 armi, trasformate in badili che hanno permesso di piantare altrettanti alberi.
http://palasporpistolas.org/

mercoledì 17 novembre 2010

Romanzo criminale 2


Qui troverete il trailer in anteprima della nuova serie di Romanzo criminale.

Cazzeggio degli attori.
Ecco la scaletta degli episodi:



Dal 18 novembre, ogni giovedì alle 21.00


su Sky Cinema 1 (canale 301)



Episodi 1-2 giovedì 18 novembre


Episodi 3-4 giovedì 25 novembre


Episodi 5-6 giovedì 2 dicembre


Episodi 7-8 giovedì 9 dicembre


Episodi 9-10 giovedì 16 dicembre

Il computer piu' veloce del mondo



Da CacaoOnLine:


Si chiama Tianhe-1A, e' cinese e compie 2,57 quadrilioni di operazioni al secondo.


Il precedente primato, 1,75 quadrilioni, era di un computer statunitense.
Tianhe costa 70 milioni di euro, ma vi semplifica la vita.

martedì 16 novembre 2010

La cultura dell'harem


Da Repubblica di oggi

ROMA - "Berlusconi's girl problem", Berlusconi e il problema-donne. Ecco il titolo che campeggia sulla copertina del numero del 22 novembre del settimanale americano Newsweek. Illustrato da un paio di gambe femminili con scarpe dal tacco a spillo. Quattro pagine dedicate alle vicende italiane. E un ritratto impietoso dell'Italia berlusconiana, di quella che viene definita "la cultura dell'harem che sta minando l'economia italiana e il suo stesso governo".

Le donne, gli scandali, la televisione, l'incuria nei confronti dei beni culturali del Paese. Una serie di vergogne, quelle passate in rassegna dal settimanale americano. "Per berlusconi, l'eguaglianza di genere è una barzelletta", titola l'articolo di Barbie Nadeau; "Silvio si fa buttare giù, ma l'ultimo scandalo sessuale è solo uno dei suoi problemi" è invece il pezzo firmato da Jacopo Barigazzi. In un articolo si ripercorrono le recenti vicende italiane, partendo dal crollo di Pompei. "Il ministro in carica (Bondi, ndr), quando gli hanno chiesto se si sarebbe dimesso, ha risposto che non era responsabile. E' così che funziona il governo in italia. Nessuna responsabilità. Nessuna vergogna. Nessuna attenzione a un paese che si sbriciola". E ancora: "Per quasi vent'anni l'Italia praticamente non è cresciuta e nessuno accetta la colpa".

Un altro articolo del Newsweek è invece dedicato al ruolo delle donne nel nostro Paese. Con una paginata fotografica di ragazze seminude in televisione e la descrizione - imbarazzante - di Striscia la notizia: "Due uomini di mezz'età in piedi sotto i riflettori, uno fa penzolare da una cintura una treccia d'aglio dalla forma vagamente fallica. Una ragazza striscia sul pavimento, indosso ha un costume di paillette, la scollatura a V profondissima e un perizoma. Prende la treccia d'aglio in mano e se la strofina sul viso mentre l'altro conduttore - si legge sul settimanale - le dice 'dai, girati, fammi dare un'occhiata', e le tocca il sedere. Questo è il prime time in Italia. Una parata di temi pruriginosi, un'espressione del marciume evidente proprio ai vertici del governo, un riflesso del problema più profondo della società rispetto al ruolo delle donne. Una storia senza fine di modelle minorenni, escort a pagamento, ballerine del ventre marocchine che se la spassano con un 74enne presidente del Consiglio".

E ancora, osserva l'articolo di Newsweek: "Proteste e lamentele sono rare, e se ci sono, pochi le ascoltano". Una situazione che Berlusconi "potrebbe aver creato" grazie al fatto che "il 95% del mercato televisivo è sotto il suo controllo" e per questo "è difficile fare una stima di quanto gioco abbia la sua influenza nel modo in cui le donne sono viste e vedono loro stesse. E mentre altri Paesi europei promuovono attivamente l'uguaglianza di genere come un pilastro della prosperità nazionale, Berlusconi ha guidato la carica nella direzione opposta, relegando le donne con la creazione di un modo di vederle solo come oggetti sessuali". E conclude: "E' chiaro che la caduta di Berlusconi, se avverrà, indebolirà la commistione negativa fra politica, media e discriminazione di genere. Ma perché ci siano reali progressi bisognerà riprogrammare il modo di pensare degli italiani, uomini e donne. E non basterà cambiare canale".

lunedì 15 novembre 2010

La banda della Magliana Dal 25 Novembre su History channel


Dal sito di History Channel.

"La Banda della Magliana è stata e resterà sempre un’esperienza criminale irripetibile”. Così Renzo Danesi, uno dei fondatori, ha definito la Banda della Magliana, il sodalizio criminale attivo a Roma tra la fine degli anni ’70 e i primi ’90. Giovani, spietati, incoscienti: i ragazzi della Banda sono questo. Amici goliardici un attimo prima e precisi killer subito dopo. La storia della Banda della Magliana passa per i leader che ne hanno segnato gli alti e i bassi, cercando di prendere il sopravvento sugli altri, ma finendo inevitabilmente con l’essere eliminati: dall’ispiratore Franco Giuseppucci fino al discusso “Renatino” De Pedis. Nata nel 1977 e inizialmente dedita alle rapine e ai sequestri di persona, la Banda della Magliana diventa presto una potente e ramificata organizzazione criminale, in un susseguirsi di omicidi locali e oscure vicende della storia d’Italia che vengono a galla ancora oggi. “Solo uno di noi poteva fregarci”, continua Danesi. La Banda della Magliana comincia a scricchiolare nel 1983, quando un affiliato decide di pentirsi e racconta tutto. La lunga agonia che ne segue porta gli amici di un tempo a sterminarsi l’uno con l’altro. Maurizio Abbatino, l’ultimo boss della Banda, subito dopo il suo arresto a Caracas nel 1992, si limitò ad un semplice e laconico sorriso per commentare la fine di quell’esperienza irripetibile

Scaletta:

Giovedi 25 Novembre

23:00 La nascita

01:00 La nascita

Venerdi 26 Novembre

22:00 La nascita

Sabato 27 Novembre

14:15 La nascita

Giovedi 2 Dicembre

23:00 La successione

01:00 La successione

Venerdi 3 Dicembre

22:00 La successione

02:50 La successione

Sabato 4 Dicembre

14:15 La successione

Giovedi 9 Dicembre

23:00 L'espansione

01:00 L'espansione

Venerdi 10 Dicembre

22:00 L'espansione

02:50 L'espansione

Sabato 11 Dicembre

14:15 L'espansione

Giovedi 16 Dicembre

23:00 La caduta

01:00 La caduta

Venerdi 17 Dicembre

22:00 La caduta

02:50 La caduta

Sabato 18 Dicembre

14:15 La caduta

giovedì 11 novembre 2010

Preston - Child, L'isola della follia

Oggi parliamo dell’ultima fatica dei miei due scrittori preferiti: Preston e Child, L’isola della follia, Rizzoli.

Chi li conosce sa che il loro personaggio prediletto, l’agente Aloysius Pendergast, è uno degli investigatori più affascinanti nel panorama giallistico del momento. Quando dico affascinante non intendo un belloccio muscoloso pieno di donne, ma piuttosto un uomo dalla mente raffinatissima, dalla cultura enciclopedica.

Si può dire che fisicamente sia tutt’altro che bello: biondo, quasi albino, pallidissimo, con un colore di occhi quasi argenteo.

Discendente di un’antica e ricchissima famiglia del sud degli Stati Uniti, è un agente dell’FBI. Il seme della follia ha viaggiato attraverso tutti i rami del suo clan e non ha risparmiato neanche il fratello Diogenes, al quale i nostri autori preferiti hanno dedicato una trilogia.

L’agente Pendergast ha diverse dimore: un appartamento gigantesco al Dakota building di New York, dove si ritira spesso prima di affrontare un caso e dove trova conforto e relax attraverso la meditazione. Lì conserva i suoi averi più cari, come ad esempio la fede di sua moglie, morta in un ‘incidente’ di caccia 12 anni prima.


Altra dimora affascinante e oscura è la tenuta di Riverside Drive verso Harlem. Una gigantesca casa piena di corridoi labirintici e stanze segrete, ereditata da un folle prozio malvagio e geniale scienziato. La casa è anche una miniera di antiquariato e pezzi archeologici unici.


Nel romanzo di cui parliamo oggi viene descritta una nuova dimora, la Penumbra Plantation. Questa è la casa in cui il nostro eroe è cresciuto ed è anche la casa in cui viveva quando era sposato. Una casa del sud, quindi una vera tenuta oramai disabitata, tranne che per il fedele cameriere.

Io la immagino su per giù così.



Ma veniamo alla quarta di copertina del nostro romanzo:

Il tempo della verità è arrivato, per l’agente Aloysius Pendergast. Sono passati dodici lunghi anni da quel tragico incidente in Africa, quando lui e Helen, giovani sposi, stavano dando la caccia al Dabu Gor, un gigantesco leone dalla criniera rosso sangue mangiatore di uomini. Di fronte all’animale, però, Helen aveva mancato il colpo, e in un attimo da predatrice si era trasformata in preda. Impotente e disperato, Aloysius l’aveva vista morire davanti ai suoi occhi. Ma il destino trova sempre il modo per sconvolgere qualunque certezza. E così quando a distanza di anni, nella dimora di famiglia in Louisiana, Pendergast imbraccia il fucile con cui Helen aveva sparato quel maledetto giorno, viene alla luce un dettaglio inquietante: l’unico proiettile rimasto è caricato a salve. Sua moglie non aveva sbagliato il colpo: non aveva mai sparato davvero. È chiaro che Helen è stata assassinata. Inizia così per il geniale agente dell’FBI, in coppia con il tenente del NYPD Vincent D’Agosta, l’indagine più difficile che abbia mai affrontato. Perché questa volta la posta in gioco è una sola: la vera identità di sua moglie. A guidare Pedergast in un vorticoso e inquietante viaggio nel suo passato, la misteriosa ossessione che Helen gli ha sempre tenuto nascosto: un virus sconosciuto e mortale che precipita le sue vittime nel cuore oscuro della follia. Con L’isola della follia ritorna l’agente Aloysius Pendergast, uno dei personaggi più amati usciti dalla penna di Douglas Preston e Lincoln Child, in un thriller teso e appassionante che si muove sull’ambiguo confine tra giustizia e vendetta.

In questo romanzo si parla delle illustrazioni di John James Audubon, ornitologo di origine francese che pubblicò The birds of America con le litografie dei suoi dipinti. In particolare si parla del Parrocchetto della Carolina, la cui illustrazione potete vedere qui di seguito.



Ovviamente questa è una lettura da non perdere per chi ha subìto il fascino di Aloysius Pendergast.

Si scopriranno nuovi lati del carattere del nostro eroe. La oscura determinazione di una mente che cerca vendetta ad ogni costo ma anche la tenerezza ed il romanticismo di un marito innamorato. Insomma un Pendergast sempre più poliedrico e sfaccettato che non deluderà i suoi fan.


Mozart contro la criminalita'


Da CacaoOnLine:


Dal 2009, nel quartiere commerciale City Mall di Christchurch, in Nuova Zelanda, e' in fase di sperimentazione una nuova tecnica per ridurre la microcriminalita': giorno e notte gli altoparlanti diffondono musica di Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart, per gli amici Wolfgang Amadeus Mozart.
I risultati sarebbero incredibili: nell'ottobre 2008 gli agenti municipali della zona rilevavano 77 crimini a settimana, oggi sono diventati soltanto 2; scomparsi gli incidenti legati al consumo di droghe e alcol: ne erano stati rilevati 16 nel 2008, non ve n'e' stato neanche uno quest'anno; i casi di clienti rissosi sono passati da 35 a zero.
Secondo il compositore italiano Marco Tutino, “e' ormai noto che la musica influisce sulla psiche e quella di Mozart e' una tale miracolo di perfezione, di simmetrie ed equilibrio che predispone alla tranquillita'”.

venerdì 5 novembre 2010

Cara! E' per te!



Una giovane coppia è spalmata sul divano a guardare la tv.


Suona il campanello e lui (l’uomo di casa!) si alza e va ad aprire. Una volta aperta la porta dice: “Cara! E’ per te!”


Lei allora si alza e va a vedere chi è. Si trova così davanti una mega balla di polvere che vorrebbe entrare in casa.


Ma lei è una donna moderna e attiva. Sa quello che vuole, così afferra il suo piumino del cazzo e scaccia la perfida balla da casa sua. Un’altra tacca da incidere sul suo letale piumino Swiffer!


Che donna!



Ecco come l’avrei girato io questo spot di merda.


Una giovane coppia è spalmata sul divano a guardare la tv.


Suona il campanello e lui (l’uomo di casa!) si alza e va ad aprire. Una volta aperta la porta dice: “Cara! E’ per te!”


Lei allora si alza e va a vedere chi è. Si trova così davanti una mega balla di polvere che vorrebbe entrare in casa.


Ma lei è una donna moderna e attiva. Sa quello che vuole, così afferra il suo piumino del cazzo, va in salotto dal suo uomo moderno e gli ficca il piumino nella gola fino a rompergli il pomo di Adamo.


La scena finale è la seguente: la donna moderna è spalmata sul divano a guardare la tv accanto al cadavere dell’uomo di casa che ha ancora il piumino nella gola, mentre la balla di polvere si rotola per terra felice.


Qui troverete una petizione per togliere dagli schermi questo spot maschilista, che forse solo il presidente del consiglio potrà apprezzare.

giovedì 4 novembre 2010

mercoledì 3 novembre 2010

Il manoscritto di Dio di Michael Cordy

"Benvenuto, saggio compagno, i tuoi sforzi non sono stati vani. Sebbene il tuo nome e il mio siano insignificanti, questa storia non lo è. Tieni bene a mente: le scoperte potranno anche infiammarci il sangue, ma sono i misteri che sostengono il nostro spirito. Quando ci sentiamo troppo forti e arroganti, i misteri ci rammentano quanto poco conosciamo del mondo che Dio ha creato. E, quando ci sentiamo deboli e disperati, ci confortano ricordandoci che tutto è possibile".

Questo sarebbe l’incipit del manoscritto Voynich secondo lo scrittore Michael Cordy.

Cos’è il Voynich? E’ il testo più oscuro della storia umana ed è anche il perno attorno al quale ruota la trama del romanzo di cui voglio parlare: Michael Cordy, Il manoscritto di Dio, Editrice Nord.

Ecco la quarta:

"Il libro più misterioso del mondo": questa è la definizione del Manoscritto Voynich, che deve il suo nome a Wilfrid Voynich, un mercante di libri rari che lo acquistò nel 1912 dai gesuiti di Villa Mondragone, nei pressi di Frascati: soltanto 204 pagine tracciate in una lingua impenetrabile e ornate da disegni di piante sconosciute, da complessi simboli astronomici e da enigmatiche figurine femminili. Nel tempo, le sue interpretazioni sono state innumerevoli: alcuni hanno sostenuto che fosse opera di un alchimista della corte di Elisabetta I, altri che si tratti della leggendaria Clavicola di Salomone, il testo magico per eccellenza, altri ancora che non abbia nessun significato e sia soltanto una straordinaria beffa concepita da qualche erudito... Ma Lauren Kelly, docente nella prestigiosa università di Yale, è convinta di aver finalmente trovato la chiave per decifrare il Manoscritto Voynich e sta appunto per mettersi al lavoro quando un ladro irrompe in casa sua, le ruba il computer e la riduce in fin di vita. Benché sconvolto, Ross, il marito di Lauren, capisce subito che non si tratta di una normale rapina: viene infatti contattato con sospetta rapidità da un emissario del Vaticano, che insiste perché gli vengano consegnati gli appunti della donna, e poi da una suora, la quale sostiene che quel manoscritto è in realtà la mappa per ritrovare il Giardino dell'Eden, un luogo cosi meraviglioso e terribile da sfidare ogni logica.

Una lettura sorprendentemente piacevole, un’avventura fantastica che farà volare in luoghi assolutamente unici come la foresta Amazzonica, o assolutamente magici come il giardino dell'Eden.

Il fascino di questo libro deve moltissimo alla capacità dell’autore di rendere realistica l’interpretazione del manoscritto Voynich. Talmente realistica da dare corpo ai disegni contenuti nel manoscritto.

Piante sconosciute


Figure femminili immerse in vasche collegate tra loro




Nel libro vengono catalogate aree del cielo con costellazioni sconosciute, mai registrate da alcuna cultura dell’antichità, con annotazioni scritte in un linguaggio sconosciuto.

Nella sezione di astronomia si possono apprezzare diagrammi circolari, alcuni delle quali contenenti soli, lune e stelle che potrebbero anche essere simboli astrologici. Nel manoscritto esistono 12 diagrammi con simboli conosciuti come le costellazioni dello zodiaco, in cui ciascuno è circondato da figure di 30 donne in miniatura e quasi tutte nude. Due dei simboli che rappresentano l’Acquario e il Capricorno, sono stati stravolti. I simboli di Ariete e Toro, a loro volta, sono circondati solo da 15 figure femminili.




Anche la spiegazione del sistema usato da Lauren Kelly per tradurre l’oscura scrittura rende plausibile ogni cosa.

Di seguito riporto i vari tentativi di traduzione e decrittazione del Voynich

1921 – William Newbold. Professore di filosofia medievale alla Università di Pennsylvania. Propone un elaborato ed arbitrario procedimento con cui tradurre il testo, che sarebbe stato scritto in un latino “camuffato” addirittura da Ruggero Bacone. La conclusione a cui Newbold arriva è che già nel tardo medioevo sarebbero state conosciute nozioni di astrofisica e biologia molecolare. Newbold analizzando il manoscritto però si accorge che le minuscole annotazioni segnalate da Voynich come greco antico, che gli avevano fatto collocare il testo nel XIII secolo, sono in realtà delle crepe nella carta invecchiata.

1940-50 – Joseph Martin Feely e Leonell C. Strong. Crittografi. Applicano al documento dei sistemi di decifratura sostitutiva, cercando di ottenenere un testo con caratteri latini in chiaro. Il tentativo produce un risultato privo di significato. Il manoscritto resiste perfino alle analisi degli esperti di crittografia della marina statunitense.

1945 – William F. Friedman. Professore. Costituisce a Washington il First Voynich Manuscript Study Group (FSG). Ma la sua ricerca si risolve in un nulla di fatto. A niente serve la trasposizione dei caratteri in segni convenzionali, che doveva fungere da punto di partenza per qualsiasi analisi successiva.

1976 – William Ralph Bennett. Professore alla Yale University. Mette in luce la ripetitività delle lettere e delle parole e la semplicità lessicale e la bassissima entropia del testo. Basilarità linguistica riscontrabile, tra le lingue moderne, solo nell’hawaiano.

1978 – John Stojko. Filologo dilettante. Crede di aver riconosciuto nella lingua del libro l’ucraino con le vocali rimosse. La traduzione però pur avendo in alcuni passi un apparente senso non corrispondeva ai disegni.

1987 – Leo Levitov- Fisico. Attribuisce il testo a degli eretici Catari, pensando di aver individuato un misto di diverse lingue medievali centroeuropee. Il testo tuttavia non corrisponde con la cultura catara, e la traduzione ha poco senso.

2004 – Gordon Rugg. Scienziato. Individua nella griglia di Cardano, creata da Girolamo Cardano nel 1550, il possibile metodo seguito per produrre il testo. Il metodo consiste nel sovrapporre ad una tabella di caratteri o ad un testo una seconda griglia, con solo alcune caselle ritagliate. La sovrapposizione oscura le parti superflue del testo, lasciando visibile il messaggio. In questo modo l’anonimo scrittore avrebbe realizzato il testo molto rapidamente partendo da una singola griglia piazzata in diverse posizioni. Un testo di tali proporzioni sarebbe stato molto difficile da realizzare senza un metodo di questo tipo. Rugg ne conclude che il manoscritto è falso e che non contenga alcun messaggio segreto codificato nel testo

11 novembre 2009 – Richard Rogers. Esperto informatico, 58 anni, di cui 37 dedicati al governo americano sostiene di aver tradotto le prime pagine del manoscritto. Assolutamente per caso. Stava lavorando ad un nuovo algoritmo per il Dipartimento di Stato americano e aveva utilizzato una parte casuale del testo del manoscritto per fare un test. Secondo lui ci sono dei numeri dietro al Voynich ma il suo lavoro deve ancora essere pubblicato.

Ad oggi l’incapacità degli attuali studiosi di astronomia di capire le origini delle strane costellazioni descritte dal Voynich, ha indotto la NASA a chiedere aiuto al mondo intero, per decifrare la scrittura misteriosa. Il libro rimane nella collezione di libri rari a Yale con il numero di catalogo “MS 408.

Qui l’università di Yale mette a disposizione tutte le pagine del Voynich scansionate

sabato 16 ottobre 2010

Luoghi e popoli dimenticati

Il Marchio di Caino parla di luoghi e etnie sconosciute ai più.
Uno di questi luoghi dimenticati e davvero singolare è il monastero di Santa Maria De la Tourette vicino Lione
Progettato dall’architetto Le Corbusier, l’edificio è una delle costruzioni più brutte e opprimenti che abbia mai visto. Una piramide di cemento si erge al centro dell’edificio. Visti dall’esterno alcuni corridoi sembrano inclinarsi in maniera innaturale. L’intera struttura è sostenuto unicamente da una scarpata erbosa da un lato e da alcune sottili e irregolari gambe di legno dall’altro. Sembra che in passato molti monaci domenicani che vi soggiornarono svilupparono psicosi e crolli nervosi. Ora è abitato da una ventina di monaci contro i novanta originari degli anni ’50.
Luoghi dimenticati ed etnie sconosciute…come il misterioso popolo dei Cagot.



La storia dei Cagot è oscura, e alcuni si spingono fino ad affermare che sia stata cancellata deliberatamente. La verità sui Cagot è oscura. Il popolo viene nominato per la prima volta in alcuni documenti risalenti al XIII secolo. Già allora venivano considerati una casta inferiore, gli ‘intoccabili’ della Francia occidentale e del nord della Spagna.
Durante il medioevo i Cagot – che erano conosciuti anche come Agotes, Gahets, Capets, Caqueux ecc. – erano obbligati a vivere separati dalla gente comune. I loro quartieri – tristi ghetti conosciuti come Cagoteries – erano spesso situati al di là dei fiumi, in zone malsane e infestate dalla malaria.
Per centinaia di anni sono stati trattati come esseri inferiori. Nelle chiese erano costretti a usare porte riservate a loro (ne restano almeno 60 sparse per tutti i Pirenei); dovevano attingere l’acqua dalle loro fonti e la comunione gli veniva somministrata esclusivamente tramite cucchiai di legno dal lungo manico.Quando i Cagot entravano in città dovevano annunciare la loro presenza scuotendo un sonaglio. Esattamente come i lebbrosi, facevano suonare la loro campanella.
Anche la vita quotidiana dei Cagot era segnata dalla segregazione. Era loro proibito esercitare la maggior parte delle attività commerciali e delle professioni. Erano di fatto obbligati a lavorare come portatori d’acqua e taglialegna. Così iniziarono a realizzare botti per il vino e bare per i morti. Alcuni diventarono esperti carpentieri: costruirono molte di quelle stesse chiese dei Pirenei da cui erano parzialmente esclusi.
Dovevano attingere l’acqua santa da fonti riservate solo a loro.

Alcune delle proibizioni messe in atto nei confronti dei Cagot erano quantomeno bizzarre. Ad esempio, non potevano camminare a piedi scalzi, fatto che contribuì a diffondere la diceria secondo cui le dita dei piedi erano fuse l’una con l’altra. Inoltre non potevano usare gli stessi bagni usati dagli altri cittadini, non erano autorizzati a toccare i parapetti dei ponti e quando andavano in giro erano tenuti a pinzare una zampa d’oca sui propri vestiti in modo che fosse ben visibile.
Ai Cagot non era consentito nemmeno mangiare di fianco ai non Cagot, né utilizzare le loro stesse stoviglie. Alcuni sostenevano che i Cagot fossero psicotici, altri che praticassero il cannibalismo. Anche il matrimonio tra Cagot e non Cagot era praticamente impossibile.
I Cagot potevano essere sepolti esclusivamente nei loro miseri cimiteri; se ne può visitare ancora uno a Bentayou-Seree, un piccolo villaggio a nord di Pau.
La loro provenienza è tutt’ora ignota. Questo dipende in parte dal fatto che gli stessi Cagot hanno cercato di far perdere le proprie tracce. Durante la Rivoluzione Francese le leggi contro i Cagot furono formalmente abolite e molti di loro saccheggiarono gli archivi locali per distruggere ogni prova riguardante le proprie origini. Dopo il 1789 i Cagot lentamente iniziarono a confondersi col resto della popolazione, e molti di loro scelsero di emigrare.
Nonostante ciò esistono prove storiche che permettono di formulare un’ipotesi affascinante. Le fonti a loro contemporanee li ritraggono come bassi, scuri di pelle e tarchiati. Un’ipotesi suggerisce che i Cagot fossero schiavi di quei Goti che invasero la Francia durante l’Alto Medioevo. Da qui gli etimologi hanno dedotto che “ca-got” derivasse da “Cani Gothi”, cani dei goti. Ma questa ipotesi non spiega le molte varianti esistenti del nome dei Cagot, né si accorda con la loro distribuzione geografica. In realtà è verosimile che il nome dei Cagot derivi da “Cack” o “Caca”, termini in sé dispregiativi.
Un’altra teoria vuole che i Cagot fossero discendenti dei soldati moreschi rimasti indietro dopo l’invasione musulmana in Spagna e Francia dell’VIII secolo. Ecco perché alcuni li chiamavano Saraceni. Questo spiegherebbe l’ostilità della Chiesa nei loro confronti.

Tom Konx, Il marchio di Caino

Il post di oggi è dedicato ad un libro denso di spunti interessanti: Tom Knox, Il marchio di Caino, Longanesi

La quarta di copertina ci illustra la storia:

Una colonia tedesca ha visto le “prove generali” dell’Olocausto: in Namibia, negli anni dieci del Novecento, la popolazione degli Herero è stata deportata nel deserto e lì lasciata morire. Registi dell’orrenda operazione un certo Goering e il dottor Fischer, un genetista tedesco ossessionato dalle presunte differenze racciali, molto vicino a Hitler nell’ideazione della “soluzione finale”… Un paese del sud della Francia, dove ancora vivono alcuni discendenti dei Cagots, una società di paria considerati inferiori in quanto progenie della stirpe maledetta nata dall’unione di Eva col diavolo… Un patto segreto tra Pio XII e Hitler, in base al quale il papa avrebbe taciuto sull’Olocausto in cambio del silenzio dei nazisti sulla scoperta dell’esistenza effettiva di una razza superiore… Un giovane avvocato londinese che ha ereditato una mappa misteriosa e un giornalista di cronaca nera devono capire qual è il filo rosso che lega questi elementi, mentre intorno a loro si moltiplicano barbari omicidi realizzati con metodi che ricordano quelli dell’Inquisizione…

Come spesso amo ricordare, la lettura di un libro non è solo una fuga verso luoghi inesplorati e sensazioni ancora non sperimentate. Leggere è soprattutto scoprire e imparare.

Tom Knox è un viaggiatore prima che uno scrittore e un giornalista e i suoi viaggi ci aiutano a scoprire luoghi e storie noti a pochi.

I paesi Baschi ad esempio sono conosciuti per i movimenti indipendentisti e per l’ETA ma pochi sanno che furono il teatro di una delle persecuzioni più sanguinarie della storia europea: la caccia alle streghe.

Knox racconta:

La terribile storia della caccia alle streghe basca ha inizio nel 1610, quando una giovane donna chiamata Maria de Ximeldigui fece ritorno al suo villaggio natale, Zugarramurdi.

Maria era poco più di una ragazzina, e aveva lavorato come servitrice dall’altra parte del confine. Durante gli anni trascorsi in Francia, i Paesi Baschi francesi erano stati già teatro dei primi atti di una caccia alle streghe, a cui aveva dato il via uno zelante giudice, Pierre de Lance, un uomo convinto che tutti i baschi fossero fondamentalmente infidi, fondamentalmente Altri, fondamentalmente streghe.

De Lance aveva già dato il via alla sua persecuzione quando Maria tornò a Zugarramurdi. È probabile che Maria fosse stata contagiata da questa atmosfera avvelenata; quel che è certo è che, una volta tornata a casa, la sua testa era infestata dalle storie più terribili.

Iniziò a raccontare ai suoi famigliari, agli amici e ai vicini, che a Ciboure aveva rinnegato la fede ed era diventata una strega. Apparentemente, per tre anni aveva preso parte ai sabba assieme ad altri nemici del cattolicesimo. Poi, aggiunse, aveva avuto un’illuminazione, che l’aveva persuasa a tornare sui suoi passi. Questo gesto le aveva attirato addosso l’ira delle sue vecchie compagne, che l’avevano maledetta e le avevano scagliato addosso un sortilegio mortale. Una volta guarita e ricevuta l’assoluzione da un prete anziano, Maria era tornata a Zugarramurdi.

La storia di Maria era sensazionale e aveva acceso la fantasia dei suoi creduli compaesani. Può darsi che Maria abbia iniziato a prendere gusto per l’attenzione che suscitavano i suoi resoconti dei sabba, resoconti che si facevano di volta in volta sempre più dettagliati. Alla fine decise di spingersi oltre, iniziando ad affermare che le streghe non esistevano solo a Ciboure, ma anche a Zugarramurdi, e che lei era in grado di fornirne i nomi

Il luogo dei sabba fu indentificato nella grande caverna vicino al villaggio che, dal quel giorno fu chiamata Caverna delle Streghe (akelarre, che in basco significa “il luogo del caprone”).

Da Zugarramurdi la caccia alle streghe si diffuse giù per la valle di Baztan, a Elizondo, Lesaka e Etxalar, e da lì ancora oltre, in tutta la Nazione Basca. Ovunque i preti si recassero trovavano persone desiderose di puntare il dito, di accusare qualche vecchia megera decrepita, di sbarazzarsi di un agricoltore rivale.

Il risultato finale fu un olocausto in miniatura. La persecuzione che era iniziata nel 1610 durò per quattro anni interi. Cinque streghe furono bruciate pubblicamente a Logrono, e molte di più morirono in prigione. Maria de Jureteguia scampò per un pelo all’esecuzione (e più tardi fu liberata). Circa duemila donne confessarono, spesso sotto tortura. In settemila furono accusate. Molte di queste “streghe” furono linciate in segreto dai paesani inferociti, a volte letteralmente inchiodate agli alberi.

Dall’altra parte del confine, in Francia, Pierre de Lance era stato ancora più efficiente. Centinaia di baschi francesi erano stati giustiziati brutalmente, nell’intento di cacciare i peccatori.

La persecuzione finì nel 1614, quando un paladino della razionalità, un uomo chiamato Salazar Frias, che – ironicamente – era un agente dell’inquisizione spagnola, disse basta alla follia. Mise in discussione la credulità dei cacciatori di streghe, screditò i capi delle corti, rifiutò l’uso di accuse non supportate da prove. I Tempi dei Roghi erano finiti.

venerdì 15 ottobre 2010

AnnoZero deve continuare


A questo link troverete il testo della mail da inviare per sostenere Santoro e AnnoZero e protestare contro l'ingiusta sospensione subita dal conduttore.

venerdì 8 ottobre 2010

L'inquilino di Sant'Apollinare

Da Repubblica di oggi:

ROMA - "Sono anni ormai che le autorità ecclesiali romane hanno dichiarato di essere pronte ad aprire la tomba di De Pedis per farla ispezionare ed, eventualmente, per sistemare i resti dello stesso De Pedis in un altro luogo. Basta solo che le autorità competenti lo chiedano in conformità alle norme vigenti". A rispondere alla lettera di Walter Veltroni pubblicata ieri da Repubblica è il cardinale vicario Agostino Vallini, tramite il suo portavoce Angelo Zema. L'alto prelato fa sapere di essere rimasto "molto sorpreso ieri mattina dalla lettura della missiva".

La disponibilità a collaborare con le autorità italiane, spiega Zema, "è stata espressa ufficialmente sia il luglio scorso, con un comunicato di risposta a una inchiesta televisiva (di Chi l'ha visto, ndr) sul caso della sepoltura di De Pedis, che nel 2005 dall'allora cardinale vicario Camillo Ruini che, in una nota, spiegò testualmente che il Vicariato su questa vicenda non si oppone a qualsiasi richiesta di collaborazione che possa arrivare dalle autorità competenti". Ancora più ampia la risposta data dal successore di Ruini, il cardinal Vallini, che "in una nota del 2 luglio scorso - puntualizza ancora il portavoce Zema - disse che nulla osta da parte delle autorità ecclesiastiche a permettere alle autorità competenti di ispezionare la tomba; come pure nulla osta che su richiesta delle stesse autorità, ma anche col consenso della famiglia, la salma di Enrico De Pedis possa essere tumulata altrove.

Malgrado la nostra disponibilità finora nessuna autorità si è fatta avanti ufficialmente". "L'ampia volontà del cardinal Vallini, in sintonia col predecessore Ruini, a risolvere il caso - commentano in Vicariato - fu ampiamente riportata dalla stampa sia nel 2005 che nel luglio scorso con la pubblicazione dei comunicati diffusi dalla diocesi, riportati anche da Repubblica. it e dall'edizione quotidiana di Repubblica". Da qui "la sorpresa" provata dal cardinale Vallini nel leggere gli appunti mossi da Veltroni alle gerarchie ecclesiali romane sulla discussa tumulazione.

Non c'è invece sorpresa, ma voglia di puntualizzare da parte dell'attuale rettore della basilica di Sant'Apollinare, don Pedro Huidobro: "Non ho mai conosciuto De Pedis. Non ho motivi di dire né che fosse un benefettore della Chiesa né un delinquente. So che è morto ammazzato in strada, da uomo libero, e che è improprio dire che sia sepolto dentro la basilica. È in una cripta esterna, che poi è uno sgabuzzino piccolo, chiuso, umido in un'area non consacrata". Ad accoglierne i resti qui furono l'allora presidente della Cei monsignor Ugo Poletti e l'allora rettore monsignor Piero Vergari: "Si possono commettere errori - dice Huidobro, 54 anni, dal 2005 alla guida della basilica - ma bisogna salvare la buona fede. Non posso credere che Poletti e Vergari abbiano agito in cattiva fede, ma possono aver fatto una cosa imprudente".


Quello che mi chiedo è: perché il clero aspetta una richiesta ufficiale di un organo competente per spostare la salma di De Pedis alias Renatino alias il Dandy?

Non è sufficiente sapere chi è stato? Forse il misterioso favore che Renatino fece al cardinal Poletti ha ancora il suo peso.