"Benvenuto, saggio compagno, i tuoi sforzi non sono stati vani. Sebbene il tuo nome e il mio siano insignificanti, questa storia non lo è. Tieni bene a mente: le scoperte potranno anche infiammarci il sangue, ma sono i misteri che sostengono il nostro spirito. Quando ci sentiamo troppo forti e arroganti, i misteri ci rammentano quanto poco conosciamo del mondo che Dio ha creato. E, quando ci sentiamo deboli e disperati, ci confortano ricordandoci che tutto è possibile".
Questo sarebbe l’incipit del manoscritto Voynich secondo lo scrittore Michael Cordy.
Cos’è il Voynich? E’ il testo più oscuro della storia umana ed è anche il perno attorno al quale ruota la trama del romanzo di cui voglio parlare: Michael Cordy, Il manoscritto di Dio, Editrice Nord.
Ecco la quarta:
"Il libro più misterioso del mondo": questa è la definizione del Manoscritto Voynich, che deve il suo nome a Wilfrid Voynich, un mercante di libri rari che lo acquistò nel 1912 dai gesuiti di Villa Mondragone, nei pressi di Frascati: soltanto 204 pagine tracciate in una lingua impenetrabile e ornate da disegni di piante sconosciute, da complessi simboli astronomici e da enigmatiche figurine femminili. Nel tempo, le sue interpretazioni sono state innumerevoli: alcuni hanno sostenuto che fosse opera di un alchimista della corte di Elisabetta I, altri che si tratti della leggendaria Clavicola di Salomone, il testo magico per eccellenza, altri ancora che non abbia nessun significato e sia soltanto una straordinaria beffa concepita da qualche erudito... Ma Lauren Kelly, docente nella prestigiosa università di Yale, è convinta di aver finalmente trovato la chiave per decifrare il Manoscritto Voynich e sta appunto per mettersi al lavoro quando un ladro irrompe in casa sua, le ruba il computer e la riduce in fin di vita. Benché sconvolto, Ross, il marito di Lauren, capisce subito che non si tratta di una normale rapina: viene infatti contattato con sospetta rapidità da un emissario del Vaticano, che insiste perché gli vengano consegnati gli appunti della donna, e poi da una suora, la quale sostiene che quel manoscritto è in realtà la mappa per ritrovare il Giardino dell'Eden, un luogo cosi meraviglioso e terribile da sfidare ogni logica.
Una lettura sorprendentemente piacevole, un’avventura fantastica che farà volare in luoghi assolutamente unici come la foresta Amazzonica, o assolutamente magici come il giardino dell'Eden.
Il fascino di questo libro deve moltissimo alla capacità dell’autore di rendere realistica l’interpretazione del manoscritto Voynich. Talmente realistica da dare corpo ai disegni contenuti nel manoscritto.
Piante sconosciute
Figure femminili immerse in vasche collegate tra loro
Nel libro vengono catalogate aree del cielo con costellazioni sconosciute, mai registrate da alcuna cultura dell’antichità, con annotazioni scritte in un linguaggio sconosciuto.
Nella sezione di astronomia si possono apprezzare diagrammi circolari, alcuni delle quali contenenti soli, lune e stelle che potrebbero anche essere simboli astrologici. Nel manoscritto esistono 12 diagrammi con simboli conosciuti come le costellazioni dello zodiaco, in cui ciascuno è circondato da figure di 30 donne in miniatura e quasi tutte nude. Due dei simboli che rappresentano l’Acquario e il Capricorno, sono stati stravolti. I simboli di Ariete e Toro, a loro volta, sono circondati solo da 15 figure femminili.
Anche la spiegazione del sistema usato da Lauren Kelly per tradurre l’oscura scrittura rende plausibile ogni cosa.
Di seguito riporto i vari tentativi di traduzione e decrittazione del Voynich
1921 – William Newbold. Professore di filosofia medievale alla Università di Pennsylvania. Propone un elaborato ed arbitrario procedimento con cui tradurre il testo, che sarebbe stato scritto in un latino “camuffato” addirittura da Ruggero Bacone. La conclusione a cui Newbold arriva è che già nel tardo medioevo sarebbero state conosciute nozioni di astrofisica e biologia molecolare. Newbold analizzando il manoscritto però si accorge che le minuscole annotazioni segnalate da Voynich come greco antico, che gli avevano fatto collocare il testo nel XIII secolo, sono in realtà delle crepe nella carta invecchiata.
1940-50 – Joseph Martin Feely e Leonell C. Strong. Crittografi. Applicano al documento dei sistemi di decifratura sostitutiva, cercando di ottenenere un testo con caratteri latini in chiaro. Il tentativo produce un risultato privo di significato. Il manoscritto resiste perfino alle analisi degli esperti di crittografia della marina statunitense.
1945 – William F. Friedman. Professore. Costituisce a Washington il First Voynich Manuscript Study Group (FSG). Ma la sua ricerca si risolve in un nulla di fatto. A niente serve la trasposizione dei caratteri in segni convenzionali, che doveva fungere da punto di partenza per qualsiasi analisi successiva.
1976 – William Ralph Bennett. Professore alla Yale University. Mette in luce la ripetitività delle lettere e delle parole e la semplicità lessicale e la bassissima entropia del testo. Basilarità linguistica riscontrabile, tra le lingue moderne, solo nell’hawaiano.
1978 – John Stojko. Filologo dilettante. Crede di aver riconosciuto nella lingua del libro l’ucraino con le vocali rimosse. La traduzione però pur avendo in alcuni passi un apparente senso non corrispondeva ai disegni.
1987 – Leo Levitov- Fisico. Attribuisce il testo a degli eretici Catari, pensando di aver individuato un misto di diverse lingue medievali centroeuropee. Il testo tuttavia non corrisponde con la cultura catara, e la traduzione ha poco senso.
2004 – Gordon Rugg. Scienziato. Individua nella griglia di Cardano, creata da Girolamo Cardano nel 1550, il possibile metodo seguito per produrre il testo. Il metodo consiste nel sovrapporre ad una tabella di caratteri o ad un testo una seconda griglia, con solo alcune caselle ritagliate. La sovrapposizione oscura le parti superflue del testo, lasciando visibile il messaggio. In questo modo l’anonimo scrittore avrebbe realizzato il testo molto rapidamente partendo da una singola griglia piazzata in diverse posizioni. Un testo di tali proporzioni sarebbe stato molto difficile da realizzare senza un metodo di questo tipo. Rugg ne conclude che il manoscritto è falso e che non contenga alcun messaggio segreto codificato nel testo
11 novembre 2009 – Richard Rogers. Esperto informatico, 58 anni, di cui 37 dedicati al governo americano sostiene di aver tradotto le prime pagine del manoscritto. Assolutamente per caso. Stava lavorando ad un nuovo algoritmo per il Dipartimento di Stato americano e aveva utilizzato una parte casuale del testo del manoscritto per fare un test. Secondo lui ci sono dei numeri dietro al Voynich ma il suo lavoro deve ancora essere pubblicato.
Ad oggi l’incapacità degli attuali studiosi di astronomia di capire le origini delle strane costellazioni descritte dal Voynich, ha indotto la NASA a chiedere aiuto al mondo intero, per decifrare la scrittura misteriosa. Il libro rimane nella collezione di libri rari a Yale con il numero di catalogo “MS 408″.