giovedì 24 febbraio 2011

Stephen King, Torno a prenderti


Un altro piccolo consiglio di lettura ve lo do non fosse altro perchè costa poco: Stephen King, Torno a prenderti, Sperling.
La quarta ci racconta:

Emily si è rifugiata in un disabitato luogo di villeggiatura. Un giorno mentre fa jogging lancia uno sguardo incauto al bagagliaio dell'auto del vicino... e si risveglia saldamente legata nella cucina di lui, in procinto di essere torturata e fatta a pezzi come la vittima che aveva casualmente adocchiato. Immobilizzata e indifesa, senza nessuno che possa sentirla nel raggio di chilometri, Emily tenta disperatamente di escogitare un piano prima che il mostro torni a prenderla. Il racconto, comparso nel 2007 in appendice al romanzo "Blaze", è pubblicato per la prima volta in volume.

Niente di speciale. Si legge in un'oretta ed ha un ritmo velocissimo.
L'ho già scritto parlando di The dome e devo confermarlo anche in questa occasione: non trovo più il vecchio Re di una volta; quello che in Insomnia riusciva a far immedesimare il lettore nel personaggio di un pensionato; quello che in Rose Madder e nel Gioco di Gerald descriveva l'animo femminile tanto da far pensare che non fosse un uomo a scrivere; quello che nell'Ombra dello scorpione evocava uno scenario apocalittico così ben costruito che non si riusciva a smettere di leggere; quello che in Tommyknockers ci ha fatto venire voglia di andare a scavare per dissotterrare una ciclopica astronave.
Per non parlare di racconti come Il poliziotto della biblioteca, i Langolieri e tantissimi altri che ora non mi sovvengono.
Immagino che dopo più di 50 pubblicazioni la vena si stia esaurendo, ma non smetterò di leggere il mio idolo nella speranza di essere nuovamente teletrasportata in uno dei suoi bellissimi e crudeli incubi.

mercoledì 23 febbraio 2011

I mangiatori di morte di Michael Crichton

Ieri ho finito un simpatico libretto che certamente non è passato alla storia come il miglior libro di crichton. Parlo de I mangiatori di morte edito da Garzanti.

La storia mi aveva incuriosito dopo aver visto il film a cui è ispirato questo libro, ossia, Il tredicesimo guerriero con Antonio Banderas. Un film molto bello che ho scoperto non aver avuto molta fortuna: sembra che sia costato 80 milioni di dollari ma ne abbia incassati una sessantina.

Ma torniamo al tomo (si fa per dire visto che sono poco meno di 200 pagine).

Questa è la quarta:

Il colto dignitario arabo Ibn Fadlan viene inviato in missione diplomatica dal suo califfo nella terra dei vichinghi. Siamo nel 922 dopo Cristo, ed egli annota nel suo diario di viaggio ciò di cui è testimone. Incontra gruppi di "barbari" che curano molto meno l'igiene di quanto non facciano con il cibo, l'alcol e il sesso. Assiste ai loro riti, alla violenza delle loro cerimonie, alle orge. Quello di Fadlan con l'Europa dell'epoca è un incontro scioccante, per lui che viene dal mondo sofisticato ed evoluto di Baghdad, la "Città della pace". Ma nonostante la sua diversità, viene accolto nel clan vichingo, gode della protezione del suo capo e seguirà il gruppo fino in Scandinavia, fino alla lotta finale contro le misteriose creature della nebbia.


Il romanzo si presenta come la traduzione letterale di un’antica cronaca di viaggio giunta incompleta. In realtà è un falso molto ben presentato. una densa premessa affronta la storia del manoscritto e delle varie traduzioni giunte fino a noi e in appendice viene addirittura riportata la bibliografia di riferimento.

Lo stile di scrittura è quindi notevolmente scarno, senza descrizioni o approfondimenti emotivi dei personaggi. Traspare il giudizio negativo di un arabo colto ed erudito del X secolo nei riguardi di un popolo bellicoso e puzzolente, con modi da Klingon di trekkiana memoria, usanze violente e costumi sessuali aggressivi e disinibiti.


Man mano che la trama si dipana assistiamo ad un cambiamento di giudizio da parte di Ibn che comincia ad abituarsi alla mancanza di igiene altrui e soprattutto inizia ad apprezzare la cultura in cui suo malgrado è immerso. Lo vediamo allora ammirare la bellezza dei loro manufatti e monili, e lo vediamo apprezzare con rispetto il loro senso dell'onore e la loro preoccupazione di fare avere una morte onorevole in battaglia.


La popolazione nemica dei Wendol viene descritta in maniera abbastanza minuziosa tanto da farci intuire la loro origine: sono una sacca sopravvissuta di uomini di Neanderthal (estintisi nella realtà circa 30.000 anni fa, ma ancora presenti in Scandinavia nel 900 d.C.) che praticano il cannibalismo e venerano la grande madre. Una società apparentemente matriarcale, o meglio, governata da una singola figura femminile definita come la madre di tutti i Wendol.


Nonostante il fascino che suscita questa storia, non si riesce ad amare il romanzo proprio perché romanzo non è. Rimane il resoconto di una missione raccontato per sommi capi e come tale va letto.

…niente a che vedere con Timeline, tanto per capirci!

lunedì 14 febbraio 2011

The dome di Stephen King


Immagina un formicaio e una lente di ingrandimento. Immagina un raggio di sole attraverso la lente. E immagina di essere la formica, mentre un bambino crudele maneggia la lente…

Questo è scritto sul retro della copertina di The Dome di Stephen King, ideata dallo stesso King


Girando in giro trovo qualche informazione che riassume la nota al lettore scritta dal Re a fine libro.

La storia, del tutto originale, ha il suo nucleo ispiratore in un romanzo incompiuto, The Cannibals, che l'autore cercò di realizzare per ben due volte, tra gli anni Settanta e Ottanta, e che poi abbandonò nel cassetto. Il racconto nasceva da un'idea semplice ma di grande effetto: cosa accade quando una comunità viene improvvisamente isolata e tagliata fuori dal mondo a cui appartiene? King ha iniziato a lavorare a questo libro nel 1976. Il primo manoscritto, di circa 70 pagine andò perduto. Qualche anno dopo, si rimise al lavoro sul progetto, ma il risultato lo scontentò al punto da scagliare le pagine contro un muro. Fu la moglie Tabitha (come aveva fatto con Carrie) a recuperare tutto e metterlo in un cassetto

Ecco la quarta di copertina:

È una tiepida mattina d'autunno a Chester's Mill, nel Maine, una mattina come tante altre. All'improvviso, una specie di cilindro trasparente cala sulla cittadina, tranciando in due tutto quello che si trova lungo il suo perimetro: cose, animali, persone. Come se dal cielo fosse scesa la lama di una ghigliottina invisibile. Gli aerei si schiantano contro la misteriosa, impenetrabile lastra di vetro ed esplodono in mille pezzi, l'intera area - con i suoi duemila abitanti - resta intrappolata all'interno, isolata dal resto del mondo. L'ex marine Dale Barbara, soprannominato Barbie, fa parte dell'intrepido gruppo di cittadini che vuole trovare una via di scampo prima che quella cosa che hanno chiamato la Cupola faccia fare a tutti loro una morte orribile. Al suo fianco, la proprietaria del giornale locale, un paramedico, una consigliera comunale e tre ragazzi coraggiosi. Nessuno all'esterno può aiutarli, la barriera è inaccessibile. Ma un'altra separazione, altrettanto invisibile e letale, si insinua come un gas velenoso nel microcosmo che la Cupola ha isolato: quella fra gli onesti e i malvagi. Tutti loro, buoni e cattivi, dovranno fare i conti con la Cupola stessa, un incubo da cui sembra impossibile salvarsi. Ormai il tempo rimasto è poco, anzi sta proprio finendo, come l'aria...

Leggendolo è impossibile non fare il confronto con L’ombra dello scorpione…ed è anche impossibile che da questo confronto The dome ne esca vittorioso.

Sarà che L’ombra dello scorpione è il primo libro del Re che io abbia letto ma non penso si tratti solo della sindrome del primo amore. Mi ha ricordato anche un po’ Tommyknockers dato che anche lì gli abitanti del paesino generano volutamente uno scudo invalicabile che li mantenga isolati per poter lavorare al dissotterramento dell’astronave che domina le loro menti.

Nonostante la lunghezza eccessiva del romanzo e la tendenza del nostro scrittore preferito a divagare un po’ troppo, non riuscivo a smettere di leggere…anche solo per scoprire come se la sarebbero cavata i vari personaggi costretti in una prigione invisibile, eretta da qualcosa o qualcuno che non sembra minimamente preoccuparsi delle conseguenze della propria azione.

Incredibilmente attuale il personaggio di Big Jim Rennie, politico locale corrotto e onnipotente che non vuole fare un passo indietro, come gli viene chiesto da più persone dentro a fuori la cupola invisibile.

Non sarà il miglior romanzo del nostro Re preferito ma si fa leggere con discreto piacere.