giovedì 28 agosto 2008

Quando l'arte dà un volto alla letteratura




Dante Gabriel Rossetti (Londra 1828 - Birchington - on - Sea 1882) fu poeta e pittore inglese.
Con i pittori John Everett Millais e William Holman Hunt fondò la Confraternita dei pre raffaelliti, gruppo di pittori e critici che si prefiggevano di dare nuovo impulso all'arte inglese ispirandosi al gusto medioevale, perché il Gotico ama le storie oscure, tenebrose che sono sentite con una sensibilità nuova.
L’opera che propongo è Proserpina (1874 Tate Gallery - Londra. Il colore predominante nel quadro è il nero proprio a simboleggiare le tenebre dell'oltretomba. Il volto della Proserpina (alla quale Rossetti diede le fattezze di sua moglie Lizze, morta precedentemente ) è triste e gli occhi guardano in basso come se contemplassero gli inferi, mentre stringe un melograno, simbolo della vita.

Ho riportato questa breve descrizione del dipinto e dell’autore, non perché io sia un’esperta d’arte pre raffaelita, ma perché, leggendo La ruota del buio di Preston e Child ho trovato la citazione di quest’opera in un singolare contesto: ad una elegante cena sul gigantesco transatlantico Britannia uno degli avventori paragona il viso di Constance Greene a quello della Proserpina di Rossetti. Capisco che chi non abbia letto nulla di Preston e Child non capisca di cosa sto parlando, ma chi ama i loro libri e in particolare quelli con protagonista l’agente FBI Aloysius Pendergast, non potrà non apprezzare questo piccolo omaggio ad un personaggio letterario (Constance) tra i più singolari e colti che mi sia capitato di incontrare nelle mie avventure librarie.



Lontana è la luce che in su questo muro
Rifrange appena, scorta per un breve istante
Del rio palazzo alla soprana porta.
Lontani quei fiori d'Enna,
O lido oscuro,
Dal tuo fatale frutto che ormai m'è duro.
Lontano quel cielo dal tartareo manto
Che qui mi copre: e lontani ahi lontani ahi quanto
Le notti che saranno dai giorni che furono!
Lontano da me mi sento; e sempre sognando
Cerco e ricerco, e resto ascoltatrice:
E qualche cuore a qualche anima dice,
(Di cui mi giunge il suono di quando in quando
Continuamente insieme sospirando, )
"Oimè per te, Proserpina infelice!"

Trascrizione del brano apposto da Rossetti in alto a destra del dipinto

mercoledì 27 agosto 2008

Il torturatore misericordioso


Io, se fossi Dio è una canzone di Giorgio Gaber che amo molto perchè sputava in faccia alla classe politica italiana degli anni '70 tutte le sue miserie. Ho deciso di fare di questo titolo un'etichetta che individua le miserie della chiesa cattolica, le nefandezze insabbiate da una classe di potere che vorrebbe insegnare al mondo laico come vivere, tenendosi però al di sopra delle norme che vuole imporre.
Io, se fossi Dio, fulminerei parecchie persone.
Quella a cui sto pensando oggi si chiama Christian Federico Von Wernich (Concordia, 27 maggio1938).
È stato un sacerdote argentino della Chiesa cattolica, già cappellano della Polizia della Provincia di Buenos Aires durante la dittatura del Processo di Riorganizzazione Nazionale durata dal 1976 al 1983.
Detenuto dal 2003 per la sua partecipazione ai crimini contro l'umanità nei centri clandestini di detenzione Puesto Vasco, Coti Martínez e Pozo de Quilmes, il 9 ottobre 2007 il tribunale di La Plata lo ha giudicato colpevole del sequestro di 42 persone (di cui 32 torturate e 7 uccise), lo ha condannato all'ergastolo e all'inibizione perpetua da qualsiasi carica pubblica.
Non si tratta di un serial killer, ma di uno dei tenti religiosi che abbracciarono completamente l’ideologia fascista della dittatura militare argentina partecipando in prima persona alle esecuzioni dei prigionieri politici.Dallo scorso aprile, il cardinale Jorge Bergoglio va dichiarando che la chiesa cattolica argentina è perseguitata, calunniata e diffamata.Praticamente le stesse parole utilizzate dai gruppi di estrema destra che su Internet definiscono un martire l’ex cappellano militare. Una opinione opposta a quella della «Commissione per la memoria» della provincia di Buenos Aires che il 2 giugno ha presentato un documento - sottoscritto, tra gli altri, dal vescovo Miguel Hesayne, la sorella Martha Pelloni e il premio Nobel Pérez Esquivel - in cui si afferma che «la gerarchia della chiesa (…) deve ancora affrontare le proprie responsabilità, non solo per non aver evitato l’orrore ma di averlo giustificato in termini idologici e teologici».
In questo contesto, il governo ha fatto ritirare tutti i cappellani militari coinvolti nella dittatura: Alberto Zanchetta, che assisteva gli ufficiali durante i voli della morte, e Luis Mecchia, che predicava la dottrina controrivoluzionaria.
L’ex vescovo castrense Antonio Baseotto, in una lettera inviata al ministero della salute, contro la distribuzione di preservativi e la depenalizzazione dell’aborto, ricordò un passaggio della bibbia in cui Gesù afferma che chi fa del male ai bambini merita di essere gettato in mare; cosa che il governo ha interpretato come un’apologia dei voli della morte. Antonio Baseotto, fervente critico della politica sui diritti umani, è stato rimosso lo scorso aprile dal papa, dopo un duro confronto con il governo argentino.Christian Von Wernich scherzava sulle torture ai detenuti dicendo che dovevano pagare per le loro azioni contro dio e la patria. Per il giudice Félix Crous, che lo ha denunciato nel 1993, Von Wernich «sotto la mal simulata apparenza del sostegno spirituale agiva come un qualsiasi carnefice».Ma le responsabilità di questi orrori non sono certo solamente attribuibili alla cosiddetta manovalanza. Dietro a questi eccidi ci sta il caro estinto papa Wojtyla che sapeva benissimo ciò che stava accadendo nel paese sud americano e meglio di lui lo sapeva il nunzio apostolico mons. Pio Laghi. Ricordiamo il suo discorso tenuto a Buenos Aires il 27 giugno 1976, tre mesi dopo il golpe militare: «Il Paese ha un’ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi di fronte ai germi, e nasce così la violenza. I soldati adempiono il loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d’Aquino, il quale insegna che in casi del genere l’amore per la Patria si equipara all’amore per Dio».Papa Giovanni Paolo II lo nominò pro-prefetto della Congregazione dei Seminari e degli Istituti di Studi il 6 aprile del 1990 assunse il titolo di prefetto l’anno successivo, quando venne creato cardinale diacono del titolo di Santa Maria Ausiliatrice in Via Tuscolana nel concistoro del 28 giugno 1991.
È Cardinale Patrono del Sovrano Ordine di Malta dall’8 maggio 1993. Il 15 novembre 1999 ha lasciato la prefettura per sopraggiunti limiti di età e nel 2002 è stato promosso cardinale dell’ordine dei presbiteri del titolo San Pietro in Vincoli.
E questo bel soggetto lo abbiamo ritrovato lo scorso anno ad inaugurare il campionato di calcio tra religiosi.
Christian Federico Von Wernich, il sacerdote torturatore, ha ascoltato il verdetto, quindi ha accusato i sopravvissuti dei campi di concentramento che hanno testimoniato a suo carico, di essere “demoniaci”. Ha inoltre paragonato se stesso a Gesù Cristo (stesso paragone usato da Pacciani durante il processo per i delitti del mostro di Firenze) affermando che come Gesù Cristo è stato condannato non per giustizia, ma perché dato in pasto al popolo, che ha preteso fosse crocifisso, ma che come Gesù Cristo resusciterà.
Secondo la difesa Von Wernich ha visitato i quattro campi clandestini di reclusione nella zona di La Plata (conosciuti come Circuito Camps) negli anni della dittatura (1976-83), per una pura «funzione pastorale». Luis Velasco, uno dei torturati: «Mi toccò il petto e ridendo disse: ti hanno bruciato tutti i peletti con la picana (strumento di tortura che dava scariche elettriche, ndr)... Non ti restano più peletti». Velasco ha raccontato di aver sentito von Wernich dire a un prigioniero sotto tortura: «Figlio mio, la vita degli uomini la decidono Dio e la tua collaborazione». A un uomo che chiedeva quale colpa dovesse espiare la sua bimba nata nel centro di reclusione, il cappellano rispose: «I figli devono pagare la colpa dei genitori». Il sermone per i detenuti era: «Non dovete odiare quando vi torturano». Mai visto dare la comunione a qualcuno dei prigionieri che andava a trovare.
Il premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel testimoniò il 13 settembre 2007. Sopravvisse ai voli della morte: “mi incatenarono nel sedile di un piccolo aereo, sorvolammo il Río de La Plata, il Paraná de las Palmas, il Paraná Mini, la Isla Martín García, parte della costa uruguaya, ma poi per radio ricevettero un ordine e mi riportarono alla base aerea di Morón, El Palomar”. Quella del premio Nobel fu soprattutto un testimonianza-accusa nei confronti del silenzio e della complicità della Chiesa cattolica. Non solo il cappellano Von Wernich confessava e assolveva i militari impegnati in sequestri, torture e omicidi, ma confessava in prima persona i prigionieri per estorcere segreti. Ma Perez Esquivel raccontò anche della visita nel centro di detenzione da parte del nunzio apostolico Pio Laghi, grande amico del generale Massera (giocavano a tennis insieme). Laghi disse: “stanotte, in questa stanza, c´erano i tre comandanti della giunta militare. Li ho interrogati sui diritti umani e sui desaparecidos. Cosa devo fare di più?”. Pio Laghi è oggi un importante cardinale ed ha ereditato la struttura di madre Teresa di Calcutta.
Infine, Adolfo Pérez Esquivel raccontò dell’incontro con Giovanni Paolo II. Il Papa era imbarazzato, la Chiesa argentina non gli aveva consegnato l’elenco degli 84 bambini nati nelle prigioni e scomparsi che Perez Esquivel aveva preparato. Ma alla fine Woitila disse: “si occupi anche dei bambini dei paesi comunisti”. Del disinteresse manifestato Giovanni Paolo II parlarono nei giorni precedenti anche altre testimoni che si erano rivolte al santo padre per ottenere il suo intervento.

Non dimentichiamo questi personaggi e le loro azioni, perché dimenticare equivale ad assolvere. Perché dimenticare porta inevitabilmente a ripetere gli errori della storia.

venerdì 22 agosto 2008

Sul mare - John Keats


Di sussurri immortali avvolge i lidi desolati
E con ansito possente riempie mille caverne,
Finchè l’incanto di Ecate non l’avvete
Di ritirarsi, e lasciarle all’ombra sempiterna
Colme di grida. Spesso è così felice
Che la sua calma per giorni e giorni non smuove
La conchiglia caduta, quando i venti del cielo
Liberi infuriano in tempesta cupa.
Oh, tu che hai le pupille stanche e afflitte,
Nutrite dell’immensità del mare;
Tu che le orecchie hai stordite di volgare rumore
O troppo sazie di troppo ricche melodie,
Ascolta, fino a trasalire, ciò che dicono le vecchie caverne;
Il coro, sembra, delle antiche ninfe del mare.

giovedì 14 agosto 2008

The rime of the ancient mariner - Samuel Coleridge 1798


La ballata del vecchio marinaio (o antico marinaio) fu scritta nel 1798 da Samuel Coleridge, autore insieme a Wordsworth del manifesto del Romanticismo inglese. E’ un poemetto abbastanza lungo che narra la disavventura di un vecchio marinaio che uccide un albatro, subendo così la vendetta del mare per il suo gesto sacrilego.
Il marinaio, invitato ad un matrimonio racconta la sua storia: la nave del marinaio che, spintosi oltre l'equatore fino ai ghiacci antartici, vi rimane intrappolata a causa di una tempesta. L'avvistamento di un albatros sembra indicare una via di fuga all'equipaggio in seguito alla benevola accoglienza ricevuta da questi, che lo rifocillano. L'albatro, sembra infatti portatore di una brezza che consente alla nave di liberarsi dalla stretta di ghiaccio. Inaspettatamente, però, il marinaio uccide l'uccello suscitando le ire dell’equipaggio che conosce la pericolosità di quell’atto.
Arriva infatti una bonaccia che blocca la nave per sette giorni. Il marinaio rimane da solo con i demoni di Morte e di Vita nella Morte che in una partita a dadi si sono disputate le vite di tutti i marinai.
Scrivo questo post per rendere omaggio non solo a Coleridge ma anche a chi ne ha subito il fascino traducendo in musica questa perla della poesia inglese.
La ballata ha infatti ispirato una delle canzoni più belle degli Iron Maiden (The rime of the ancient mariner dall'album Powerslave 1984) che per celebrarla ne hanno inserito citazioni letterali, una delle quali recitata da Orson Welles in un intermezzo acustico.
Un messaggio e un monito all'uomo: solo il rispetto per la natura può salvare la specie dalla distruzione.

Qui sotto c’è la traduzione della versione degli Iron maiden. Il testo lo trovate qui
"Ascolta la ballata del vecchio marinaio guarda il suo occhio ne ferma uno su tre mesmerizza uno degli invitati al matrimonio fermati e ascolta l'incubo del mare e la musica continua mentre la sposa arriva affascinati dal suo racconto e il Marinaio racconta la sua storia spinto a sud verso la terra di ghiaccio e neve un posto inesplorato attraverso la tempesta di neve vola l'albatro benvenuto nel nome di Dio sperando che sia di buon auspicio e la nave riparte verso il nord attraverso la nebbia e il ghiaccio e l'albatro li segue il Marinaio uccide l'uccello di buon auspicio i suoi compagni urlano che cosa hai fatto ma quando la nebbia svaniscce lo giustificano e si accollano l'onta del peccato navigando su su verso il nord attraverso il mare navigando su su verso il nord poi arriva la calma l'albatro con sè porta una vendetta una maledizione una terribile sete li colpisce i suoi compagni lo incolpano per la sfortuna e gli appendono al collo l'uccello morto e la maledizione continua sul mare e la maledizione continua per loro e per me "Giorno dopo giorno, giorno dopo giorno. immobili senza un soffio di vento o un movimento immobili come una nave dipinta su un oceano dipinto acqua acqua ovunque e tutte le assi si ritirarono acqua a perdita d'occhio ma non una goccia da bere" laggiù, urla il Marinaio laggiù una nave all'orizzonte ma come può muoversi senza che il vento le riempa vele e senza la marea guarda... viene verso di noi si avvicina come se uscisse dal sole guarda... non c'è equipaggio non c'è vita a bordo ma, aspetta ci sono due la Morte e la Morte in Vita si giocano la ciurma a dadi Lei vince e il Marinaio ora le appartiene poi... uno a uno i marinai cadono morti 200 uomini Lei.. Lei la Morte in Vita lo lascia vivere lui il prescelto "Uno per uno alla luce della luna troppo veloci per un sospiro o un gemito uno a uno si voltarono con un dolore insopportabile e con gli occhi maledirono quattro volte cinquanta uomini (e non li sentii nè sospirare nè gemere) con un tonfo sordo, informi, senza vita caddero, uno a uno" la maledizione dei loro occhi continua il Marinaio avrebbe preferito essere morto assieme ai serpenti marini ma è sopravvisuto come loro e alla luce della luna prega che trovino bellezza non dannazione li ha benedetti col cuore anche loro figli di Dio poi l'incantesimo inizia a scemare l'albatro gli cade dal collo affondo come piombo nel mare poi a turno cade la pioggia senti i gemiti dei marinaio morti guarda si muovono e incominciano a risvegliarsi corpi sollevati da spiriti benigni nessuno di loro parla e hanno gli occhi spenti ma la vendetta non è finita la sofferenza ricomincia cade in una trance e l'incubo continua finalmente la maledizione cessa e il Marinaio vede la sua terra lo spirito abbandona i corpi da lungo morti hanno una luce loro e il Marinaio rimane solo poi una barca gli viene incontro una gioia incontenibile la barca del timoniere, suo figlio e l'eremita la sofferenza dell'esistenza ricadrà su di lui e la nave come piombo affonda nel mare e l'eremita assolve il Marinaio dai peccati il Marinaio è costretto a raccontare la sua storia a raccontarla ovunque vada per diffondere con il suo esempio la Parola dobbiamo amare tutto ciò che Dio ha creato e l'ospite è triste ma più saggio e il racconto continua..."

Ecco le citazioni letterali


"Day after day, day after day,

we stuck nor breath nor motion

as idle as a painted ship upon a painted ocean

Water, water everywhere and all the boards did shrink

Water, water everywhere nor any drop to drink."


E questo è il recitato da Orson Welles


"One after one by the star dogged moon,

too quick for groan or sigh each turned his facce

with a ghastly pang

and cursed me with his eye four times

fifty living men (and I heard nor sigh nor groan)

with heavy thump,

a lifeless lump,

they dropped down

one by one."

Video:
Parte 1
Parte 2

mercoledì 13 agosto 2008

Le repubbliche dei pirati


Oggi parlerò di un libro singolare: Le repubbliche dei pirati di Peter Lamborn Wilson alias Hakim Bey edito da Shake. Parla di una particolare comunità che tra il 1500 e il 1600 con le gesta dei suoi membri, famose, famigerate e infami, raggiunse l’immortalità entrando per sempre nell’immaginario di noi occidentali (e non solo). Parlo naturalmente dei corsari.
Molti credono che la pirateria sia stata un fenomeno prettamente atlantico e caraibico. Niente di più sbagliato. Corsari e rinnegati solcavano le rotte del Mediterraneo a caccia di galeoni anche in tempi precedenti il boom di Barbanera. La maggior parte di essi si convertì alla religione islamica; moltissimi erano schiavi liberati e alcuni erano nobiluomini che fuggivano dai loro paesi o che trovarono nella vita corsara la loro realizzazione.
Morat Reis era un albanese che si fece un nome catturando un duca siciliano e saccheggiando una galea papale. La sua avventura più audace fu di portare una squadra di quattro galee attraverso lo stretto di Gibilterra fino a Salè (porto franco pirata) dove si unirono altri tre capitani pirati e da lì partirono per le Canarie. Saccheggiarono Lanzarote, rapirono moglie e figlia del governatore insieme a centinaia di ostaggi. Dopo una crociera per le isole e diversi sbarchi per catturare bottini e ostaggi, issarono una bandiera per parlamentare e ottennero il riscatto dei prigionieri più importanti. Gli altri ostaggi furono venduti come schiavi. Gli ostaggi cessavano di essere tali nel momento in cui decidevano di unirsi ai corsari, acquisendo così diritti sui bottini e libertà di azione. Molti furono i convertiti all’islam e alla pirateria. Gli spagnoli, preavvisati del ritorno dei corsari sullo stretto di Gibilterra, cercarono di intercettarli, ma Morat Reis riuscì a sfuggire all’armata durante una tempesta e riportò la sua flotta ad Algeri. Fu una delle spedizioni più audaci anche perché la galea di Reis non era una nave adatta all’Atlantico.Morat Reis inaugurò la Salè connection, una sorta di statuto che univa Salè ad Algeri. Se Algeri firmava un trattato di pace con qualche nazione europea, il trattato garantiva che le navi di quella nazione non venissero attaccate dai corsari di Salè. Come in ogni cultura che si rispetti la comunità corsara sviluppò una propria lingua per districarsi dal miscuglio di etnie differenti dei suoi accoliti. Svilupparono il Franco, ossia una lignua franca, o Sabir (dallo spagnolo conoscere). Arabo, spagnolo, turco, italiano, provenzale, portoghese, francese e inglese furono i bacini da cui attingere i termini comuni. Il Sabir morì col fenomeno corsaro ma sapere che è esistito ci fa cambiare un po’ l’opinione che la pirateria fosse solo una casuale unione di rinnegati e fuggiaschi. Quando si sviluppa una lingua vuol dire che alle spalle vi è una cultura definita. Quando una comunità sceglie un termine per identificare una situazione, un verbo per indicare un’azione precisa stabilisce anche un marchio di identità del proprio gruppo.
Un libro interessante che contribuirà ad allargare un pochino l’orizzonte della nostra conoscenza sulla storia occidentale che non fu fatta solo di guerre su terra decise da sovrani imbalsamati sui loro troni. A questo proposito non posso non ricordare Elisabetta I d’Inghilterra che si avvalse furbescamente dell’aiuto del pirata Morgan nella guerra contro la Spagna.
Buona lettura e all’arrembaggio!

martedì 12 agosto 2008

Bookcrossing... o la condivisione dell'immaginario


Il 13 febbraio 2003 ero alla fermata Laurentina della metro B di Roma. Su una panchina c’era un libro. Pensai che qualcuno l’avesse dimenticato lì e lo presi per vedere di cosa parlava. Era un libro di Nino Filastò dal titolo la proposta. Uno strano libro di fantascienza (più o meno)La copertina era avvolta da una fascetta di cartone arancione e sopra vi era stampato un messaggio che suonava più p meno così:
Questo libro è GRATIS LEGGI PERCHE' ALL'INTERNO
prendilo, leggilo e "liberalo" di nuovo !
All’interno c’era un biglietto attaccato con la colla con il messaggio che vedete qui sopra.
Tornata a casa mi sono registrata al sito e ho scoperto un mondo incredibile, abitato da persone che amano i libri al punto di volerli sempre vivi attraverso la lettura.
Ho tenuto il libro con me senza leggerlo per un mesetto. Poi l’ho letto e l’ho passato ad AleNet che lo passò al fratello che a sua volta lo liberò. Da quel giorno ho registrato e liberato decine di libri. Anche libri che non avevo letto ma che mi venivano dati apposta da altre persone per essere liberati. La pratica di ‘liberare’ libri affinché altri li leggano è detta Bookcrossing. La particolarità è che attraverso la registrazione del libro sul sito www.Bookcrossing.com si potrà seguire il viaggio che il libro ha intrapreso poiché chi lo troverà, registrandosi a sua volta potrà inserire un commento e il luogo dove lo ha liberato.L‘idea del bookcrossing esiste dal marzo del 2001 mentre il sito è stato pubblicato il 1 aprile del 2001. Nei primi 11 mesi si sono iscritte circa 100 persone al mese. Nel marzo del 2002 venne pubblicato un articolo sul bookcrossing su Book-Magazine che attirò l‘attenzione dei media. Da allora ogni giorno si iscrive una media di 300 persone e il numero è in continuo aumento.Fino ad ora (alla data del 11.04.2006) ci sono 456,939 iscritti, che hanno registrato 2,921,975 libri. Gli iscritti provengono da più di 130 paesi. La maggior parte degli iscritti si trova negli USA. La comunità europea cresce di giorno in giorno. I libri non conoscono frontiere e spesso vengono rilasciati durante viaggi... I libri vengono registrati in questo modo: durante la registrazione il sistema assegna ad ogni libro un numero univoco (il BCID), questo deve essere riportato sul libro (tramite un etichetta o a mano). Basandosi su questo numero chi ritrova il libro lasciato in libertà può registrarne il ritrovamento e seguire il percorso del libro. Può aggiungere un commento in modo che chi lo ha rilasciato sappia che fine ha fatto il libro. Dopo averlo letto (ma non è obbligatorio!) può rilasciarlo nuovamente in libertà su una panchina, su un treno, in un bar ecc.Il BookCrossing è un miscuglio di spirito d’avventura, letteratura e anche generosità che molte persone trovano irresistibile. Alcuni lo vedono come una versione moderna dei messaggi nella bottiglia o dei bigliettini attaccati ai palloncini. Altri lo concepiscono come il tentativo di creare un enorme biblioteca aperta e in viaggio.Io lo considero come un modo poetico di lasciare una testimonianza: possiamo diffondere gratuitamente un testo che abbiamo amato e che magari abbiamo in doppia copia. La giustificazione più prosaica è che a volte ci troviamo a doverci disfare di libri perché la nostra libreria straripa. Allora facciamo una cernita dei sacrificabili e li liberiamo.qualsivoglia sarà la nostra motivazione vi assicuro che l’esperienza di vedere uno sconosciuto che si registra perché ha trovato un nostro libro lasciato in giro per il mondo è davvero entusiasmante.

Oggi ho registrato una ventina di libri che rilascerò In the wild nei prossimi giorni.

Buona caccia!

venerdì 1 agosto 2008

Televators Mars Volta

Just as he hit
The ground
They lowered a tow that
Stuck in his neck to the gills
Fragments of sobiquets
riddle me this
three half eaten corneas
who hit the area
Stalk the ground
Stalk the ground
You should have seen
The curse that flew right by you
Page of concrete
Stained walks crutch in hobbled sway
Autodafe A capulary hint of red
Only this manupod
Crescent in shape has escaped
The house half the way
Fell empty with teeth
That split both his lips
Mark these words
One day this chalk outline will circle this city
Was he robbed of the asphalt that cushioned his face
A room colored charlatan
Hid in a safe
Stalk the ground
Stalk the ground
You should have seen
The curse that flew right by you
Page of concrete
Stain walks crutch in hobbled sway
Autodafe A capulary hint of red
Only this manupod
Crescent in shape
Has escaped
Pull the pins
Save your grace
Mark these words
On his grave
You should have seen
The curse that flew right by you
Page of concrete
Stain walks crutch in hobbled sway
Autodafe A capulary hint of red
Everyone knows the last toes are
Always the coldest to go

traduzione (non mia)

Appena cadde a terra
Abbassarono un rimorchio
che gli si conficcò
completamente nel collo
Frammenti di soprannomi
Indovinatemi questo:
Tre cornee mezze mangiate
Che arrivarono nella zona
Si aggirano
camminando pesantemente
Avresti dovuto vedere
La maledizione
che ti passò a fianco volando
Una pagina di cemento
Una macchia in stampelle,
ondeggia faticosamente
Auto-da-fè
Un accenno di capillari rossi
Solo questo a forma di mezzaluna
E’ sfuggito
La casa a mezza strada
Cadde vuota di denti che
Gli ferirono entrambe le labbra
Segna queste parole
Un giorno questo contorno di gesso
circonderà questa città
E’ stato derubato dell’asfalto
che faceva da cuscino al suo viso?
Un ciarlatano color stanza
nascosto in una cassaforte
Si aggira camminando pesantemente
Avresti dovuto vedere
La maledizione che ti passò a fianco volando
Una pagina di cemento
Una macchia in stampelle,
ondeggia faticosamente
Auto-da-fè
Un accenno di capillari rossi
Solo questo a forma di mezzaluna
E’ sfuggito
Togli le spille
Salva la tua grazia
Segna queste parole
Sulla sua tomba
Togli le spille
Salva la tua grazia
Segna queste parole
Sulla sua tomba
Togli le spille
Salva la tua grazia
Segna queste parole
Sulla sua tomba
Avresti dovuto vedere
La maledizione
che ti passò a fianco volando
Una pagina di cemento
Una macchia in stampelle,
ondeggia faticosamente
Auto-da-fè
Un accenno di capillari rossi
Tutti sanno che le ultime estremità
Sono sempre le più fredde ad andarsene

Acqua su Marte


Da Repubblica di oggi:


WASHINGTON - La Nasa ha ufficialmente confermato oggi che c'è acqua su Marte. Le prove dell'esistenza di acqua su Marte sono state fornite dalla sonda Phoenix. "Abbiamo le prove", ha detto il ricercatore della University of Arizona William Boynton in una dichiarazione della Nasa. "In precedenza avevamo osservato la presenza di acqua ghiacciata - ha aggiunto riferendosi alle osservazioni fatte con la sonda Mars Odyssey - ma questa è la prima volta che acqua su Marte è stata toccata ed esaminata". Infatti un campione del suolo marziano è stato prelevato ed esaminato dalla strumentazione della sonda Phoenix Mars Lander, ed è stato riscontrato che effettivamente si tratta di acqua. Tanto che, con il riscaldamento, si legge nel comunicato della Nasa, si è trasformata in vapore. La Phoenix è dotata di una raffinatissima strumentazione, compreso uno spettrometro di massa, uno strumento capace di trovare tracce infinitesime di materiale organico e di verificare il rapporto tra i diversi isotopi di ossigeno e azoto, il cui valore può essere influenzato dai processi biologici. E' stato attraverso questi strumenti che Phoenix ha 'assaggiato' per la prima volta nella storia della ricerca spaziale l'acqua marziana. I risultati di quel test sono stati inviati a Terra grazie ai satelliti Mars Odissey e Mars Orbiter. La Nasa, alla luce della scoperta, ha deciso di estendere di cinque settimane, fino al 30 settembre, la missione: "La Phoenix è a posto, e quindi vogliamo usufruire del vantaggio di avere questa risorsa in uno dei siti più interessanti di Marte", spiega Michael Meyer, lo scienziato a capo del Mars Exploration Program al quartier generale della Nasa. La sonda Phoenix è atterrata sul Polo Nord di Marte il 25 maggio scorso.
Nelle prossime settimane, verranno esaminati pertanto altri campioni. Obiettivo, capire se "in questa parte di Marte era possibile la vita". Mentre sarà compito delle prossime missioni capire se "in questo ambiente c'è anche la vita".