mercoledì 27 agosto 2008

Il torturatore misericordioso


Io, se fossi Dio è una canzone di Giorgio Gaber che amo molto perchè sputava in faccia alla classe politica italiana degli anni '70 tutte le sue miserie. Ho deciso di fare di questo titolo un'etichetta che individua le miserie della chiesa cattolica, le nefandezze insabbiate da una classe di potere che vorrebbe insegnare al mondo laico come vivere, tenendosi però al di sopra delle norme che vuole imporre.
Io, se fossi Dio, fulminerei parecchie persone.
Quella a cui sto pensando oggi si chiama Christian Federico Von Wernich (Concordia, 27 maggio1938).
È stato un sacerdote argentino della Chiesa cattolica, già cappellano della Polizia della Provincia di Buenos Aires durante la dittatura del Processo di Riorganizzazione Nazionale durata dal 1976 al 1983.
Detenuto dal 2003 per la sua partecipazione ai crimini contro l'umanità nei centri clandestini di detenzione Puesto Vasco, Coti Martínez e Pozo de Quilmes, il 9 ottobre 2007 il tribunale di La Plata lo ha giudicato colpevole del sequestro di 42 persone (di cui 32 torturate e 7 uccise), lo ha condannato all'ergastolo e all'inibizione perpetua da qualsiasi carica pubblica.
Non si tratta di un serial killer, ma di uno dei tenti religiosi che abbracciarono completamente l’ideologia fascista della dittatura militare argentina partecipando in prima persona alle esecuzioni dei prigionieri politici.Dallo scorso aprile, il cardinale Jorge Bergoglio va dichiarando che la chiesa cattolica argentina è perseguitata, calunniata e diffamata.Praticamente le stesse parole utilizzate dai gruppi di estrema destra che su Internet definiscono un martire l’ex cappellano militare. Una opinione opposta a quella della «Commissione per la memoria» della provincia di Buenos Aires che il 2 giugno ha presentato un documento - sottoscritto, tra gli altri, dal vescovo Miguel Hesayne, la sorella Martha Pelloni e il premio Nobel Pérez Esquivel - in cui si afferma che «la gerarchia della chiesa (…) deve ancora affrontare le proprie responsabilità, non solo per non aver evitato l’orrore ma di averlo giustificato in termini idologici e teologici».
In questo contesto, il governo ha fatto ritirare tutti i cappellani militari coinvolti nella dittatura: Alberto Zanchetta, che assisteva gli ufficiali durante i voli della morte, e Luis Mecchia, che predicava la dottrina controrivoluzionaria.
L’ex vescovo castrense Antonio Baseotto, in una lettera inviata al ministero della salute, contro la distribuzione di preservativi e la depenalizzazione dell’aborto, ricordò un passaggio della bibbia in cui Gesù afferma che chi fa del male ai bambini merita di essere gettato in mare; cosa che il governo ha interpretato come un’apologia dei voli della morte. Antonio Baseotto, fervente critico della politica sui diritti umani, è stato rimosso lo scorso aprile dal papa, dopo un duro confronto con il governo argentino.Christian Von Wernich scherzava sulle torture ai detenuti dicendo che dovevano pagare per le loro azioni contro dio e la patria. Per il giudice Félix Crous, che lo ha denunciato nel 1993, Von Wernich «sotto la mal simulata apparenza del sostegno spirituale agiva come un qualsiasi carnefice».Ma le responsabilità di questi orrori non sono certo solamente attribuibili alla cosiddetta manovalanza. Dietro a questi eccidi ci sta il caro estinto papa Wojtyla che sapeva benissimo ciò che stava accadendo nel paese sud americano e meglio di lui lo sapeva il nunzio apostolico mons. Pio Laghi. Ricordiamo il suo discorso tenuto a Buenos Aires il 27 giugno 1976, tre mesi dopo il golpe militare: «Il Paese ha un’ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi di fronte ai germi, e nasce così la violenza. I soldati adempiono il loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d’Aquino, il quale insegna che in casi del genere l’amore per la Patria si equipara all’amore per Dio».Papa Giovanni Paolo II lo nominò pro-prefetto della Congregazione dei Seminari e degli Istituti di Studi il 6 aprile del 1990 assunse il titolo di prefetto l’anno successivo, quando venne creato cardinale diacono del titolo di Santa Maria Ausiliatrice in Via Tuscolana nel concistoro del 28 giugno 1991.
È Cardinale Patrono del Sovrano Ordine di Malta dall’8 maggio 1993. Il 15 novembre 1999 ha lasciato la prefettura per sopraggiunti limiti di età e nel 2002 è stato promosso cardinale dell’ordine dei presbiteri del titolo San Pietro in Vincoli.
E questo bel soggetto lo abbiamo ritrovato lo scorso anno ad inaugurare il campionato di calcio tra religiosi.
Christian Federico Von Wernich, il sacerdote torturatore, ha ascoltato il verdetto, quindi ha accusato i sopravvissuti dei campi di concentramento che hanno testimoniato a suo carico, di essere “demoniaci”. Ha inoltre paragonato se stesso a Gesù Cristo (stesso paragone usato da Pacciani durante il processo per i delitti del mostro di Firenze) affermando che come Gesù Cristo è stato condannato non per giustizia, ma perché dato in pasto al popolo, che ha preteso fosse crocifisso, ma che come Gesù Cristo resusciterà.
Secondo la difesa Von Wernich ha visitato i quattro campi clandestini di reclusione nella zona di La Plata (conosciuti come Circuito Camps) negli anni della dittatura (1976-83), per una pura «funzione pastorale». Luis Velasco, uno dei torturati: «Mi toccò il petto e ridendo disse: ti hanno bruciato tutti i peletti con la picana (strumento di tortura che dava scariche elettriche, ndr)... Non ti restano più peletti». Velasco ha raccontato di aver sentito von Wernich dire a un prigioniero sotto tortura: «Figlio mio, la vita degli uomini la decidono Dio e la tua collaborazione». A un uomo che chiedeva quale colpa dovesse espiare la sua bimba nata nel centro di reclusione, il cappellano rispose: «I figli devono pagare la colpa dei genitori». Il sermone per i detenuti era: «Non dovete odiare quando vi torturano». Mai visto dare la comunione a qualcuno dei prigionieri che andava a trovare.
Il premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel testimoniò il 13 settembre 2007. Sopravvisse ai voli della morte: “mi incatenarono nel sedile di un piccolo aereo, sorvolammo il Río de La Plata, il Paraná de las Palmas, il Paraná Mini, la Isla Martín García, parte della costa uruguaya, ma poi per radio ricevettero un ordine e mi riportarono alla base aerea di Morón, El Palomar”. Quella del premio Nobel fu soprattutto un testimonianza-accusa nei confronti del silenzio e della complicità della Chiesa cattolica. Non solo il cappellano Von Wernich confessava e assolveva i militari impegnati in sequestri, torture e omicidi, ma confessava in prima persona i prigionieri per estorcere segreti. Ma Perez Esquivel raccontò anche della visita nel centro di detenzione da parte del nunzio apostolico Pio Laghi, grande amico del generale Massera (giocavano a tennis insieme). Laghi disse: “stanotte, in questa stanza, c´erano i tre comandanti della giunta militare. Li ho interrogati sui diritti umani e sui desaparecidos. Cosa devo fare di più?”. Pio Laghi è oggi un importante cardinale ed ha ereditato la struttura di madre Teresa di Calcutta.
Infine, Adolfo Pérez Esquivel raccontò dell’incontro con Giovanni Paolo II. Il Papa era imbarazzato, la Chiesa argentina non gli aveva consegnato l’elenco degli 84 bambini nati nelle prigioni e scomparsi che Perez Esquivel aveva preparato. Ma alla fine Woitila disse: “si occupi anche dei bambini dei paesi comunisti”. Del disinteresse manifestato Giovanni Paolo II parlarono nei giorni precedenti anche altre testimoni che si erano rivolte al santo padre per ottenere il suo intervento.

Non dimentichiamo questi personaggi e le loro azioni, perché dimenticare equivale ad assolvere. Perché dimenticare porta inevitabilmente a ripetere gli errori della storia.