mercoledì 30 giugno 2010

Il Proto Umano



Oggi avrei voluto parlare della sentenza Dell'Utri. Di come i giudici secondo me si siano astenuti dal giudicare gli ultimi 20 anni di politica e, non potendo ignorare le stesse ammissioni dell'imputato, si sono limitati a togliergli 2 anni di condanna dal groppone con conseguente festicciola del PDL per la vittoria conseguita (?!).


Poi però qualcosa è cambiato in questa calda mattinata di fine Giugno. E' entrato il ProtoUmano.


Il protoumano è un ragazzo apparentemente normale ma dentro di sé nasconde gli interrogativi più oscuri, più spaventosi che si possano concepire. Solo la sua specie è in grado di formulare queste domande, quindi se non ne fate parte è inutile che vi esercitiate.



Entra il proto umano. Un ragazzo dalle sembianze assolutamente normali.


Io: Prego!


Lui:….


Io: (a questo punto dell’anno odio tutti, di conseguenza comincio ad irritarmi) PREGO! DIMMI!


Lui: Avete penne?


Io: (capisco … era una domanda difficile e anche un pelo imbarazzante. Per questo non sapeva come formularla) Si! Ma abbiamo solo le penne Bic.


Dicesi penna Bic la più comune, economica e diffusa penna biro in Italia, in Europa e forse nel mondo. Ve la ricordate? Tutti l’abbiamo usata. Quando finiva i più scaltri conservavano l’involucro in plastica per usarlo come cerbottana.


A questo punto io vi sfido ad inventare un’obiezione o una considerazione o una domanda che il proto-umano che ho di fronte mi può aver fatto.


…..


Tanto non ci arrivereste mai


Mi osserva con lo sguardo disorientato, si guarda intorno in cerca dell’aiuto del pubblico e mi chiede:


“Che differenza c’è?”



?????????!!!!!!!!!????????!!!!!!!!!! NNNOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!! Non è possibile!


Differenza da cosa?! Porca di quella zozza, ma che te ne ho fatte vedere due?


T’ho detto che ne ho solo un tipo!


Ti segnalo alla Bic s.p.a. e ti faccio fare causa da loro!


Pensa se ti chiedevo se la volevi blu o nera!



La verità è che sono rimasta senza parole. Non mi è venuta nessuna battutina sarcastica e acida per umiliare l’idiota che avevo di fronte. Non ho potuto fare nulla se non andare a prendere due Bic (una nera e una blu) e posarle sul bancone dicendo: “Scegli!”


Si dice che il mondo è bello perché è vario ma perché allora qui dentro non entra mai un genio? O anche uno brillante.


A questo punto mi va bene anche uno normale.

venerdì 25 giugno 2010

W la tortura


Lorenzo Guadagnucci su MicroMega:

L'Italia ha respinto l'invito dell'Onu ad introdurre nell'ordinamento penale il reato di tortura, in applicazione di un impegno preso a livello internazionale oltre vent'anni fa. Questo rifiuto è forse la dimostrazione più esplicita dell'involuzione autoritaria del nostro paese, ormai stabilmente collocato in quella zona grigia fra i sistemi democratici veri e propri (tutti peraltro alle prese con problemi non piccoli) e i regimi autoritari veri e propri, insomma fra la Francia o la Germania da un lato, e la Russia dall'altro. E probabilmente siamo più simili alla Russia di Putin che a Francia e Germania.

Questo no sulla tortura arriva pochi mesi dopo le sentenze di condanna per alcune decine di agenti, funzionari e dirigenti delle nostre forze di polizia relative ai fatti di Genova del 2001, che hanno fatto emergere il "caso Italia" nel mondo. Nel processo per i maltrattamenti sui detenuti nella caserma di polizia di Bolzaneto, si è fatto esplicito riferimento alla tortura; le condanne sono arrivate, necessariamente, per figure di reato alternative, per lo più coperte dalla prescrizione, mentre tutte le leggi sulla tortura dei paesi democratici escludono la prescrizione, data la odiosità del reato e la sua pericolosità per la tenuta di qualsiasi regime democratico. Tutti i condannati sono rimasti al loro posto, come gli altissimi dirigenti di polizia condannati in appello poche settimane fa al processo per le violenze e i falsi alla scuola Diaz..

Sotto scacco



Sabato 26 giugno, Roma, ore 21. Serata No bavaglio in occasione della presentazione del documentario "Sotto Scacco", di Udo Gumpel e Marco Lillo. Partecipano Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Peter Gomez, Marco Lillo, Udo Gümpel, Roberto Scarpinato, Claudio Gioè. c/o Caffé Letterario, via Ostiense 95

giovedì 24 giugno 2010

La Trota copia




DAl Fatto di oggi, articolo di Gianni Barbacetto:

La Trota copia parole razziste. La Trota, lo sapete, è Renzo Bossi, ovvero il Bossi figlio, destinato dal padre (anche in Padania il politico tiene famiglia) alla successione dinastica. Delfino, dunque? “Ma no, non delfino, trota”, rispose suo padre a chi gli poneva la domanda. La Trota aveva già copiato la tesina della maturità, sul federalista (vero) Carlo Cattaneo, su cui si erano impegnati alcuni parlamentari leghisti, come dimostrato dai prestiti della biblioteca della Camera. Non era servito: il Bossi jr era stato bocciato, con conseguente reazione di papà (anche al Nord i figli so piezz ’e core) che aveva dichiarato: “È una vergogna vedere come vengono fatti gli esami di Stato, con insegnanti ignoranti della cultura veneta o lombarda che non sono del Nord e che fregano i nostri ragazzi”. Alla fine però, dai e dai, anche “il nostro ragazzo” ce l’aveva fatta a portare a casa un diploma. Per impedirgli di fare il disoccupato, papà lo ha fatto subito eleggere in consiglio regionale. Per ovviare alla mancanza d’esperienza, serviva un tutor, ovvero una maestra di politica e di vita, che aiutasse il ragazzo a fare la campagna elettorale. Trovata in un lampo: Monica Rizzi. Militante leghista entusiasta e fedele, ha accompagnato lei il ragazzo su e giù per la Valamonica, dove ha messo insieme quasi 12 mila preferenze. Brava, Monica Rizzi, sedicente psicologa e psicoterapeuta, ma senza laurea (chi si somiglia si piglia). Per non sbagliare, la Monica gira con una maga al seguito: Adriana Sossi, autrice del libro “La mia vita con gli spiriti”, medium precoce (“Già a otto anni, con l’aiuto di mia nonna, ho spostato un comodino”) e ricca di buoni contatti (“Ho da tempo un rapporto con un extraterrestre della galassia di Oron”). Brava e generosa: per far eleggere il figlio di Bossi, ha rinunciato al suo seggio in consiglio regionale. Ma niente paura: la Lega l’ha premiata imponendo al quattro volte presidente Roberto Formigoni di dargli un assessorato, quello allo sport. In questo bell’ambiente di maghe consulenti regionali e psicologhe senza laurea, la Trota ha occupato a ventun’anni un ben pagato seggio nel Consiglio della Lombardia. E finalmente ha compiuto il suo primo atto politico: nella seduta del 22 giugno ha presentato la sua prima mozione. È il primo firmatario di una proposta contro i venditori ambulanti. Ai quali vuole imporre il Durc, che non è un tipo di burka, ma il “Documento unico di regolarità contributiva ”, cioè una carta che dimostra di essere in regola e di avere pagato le tasse. I venditori ambulanti, propone la Trota, non potranno più vendere niente per strade, fiere e mercati se non hanno il Durc, “valido strumento per combattere l’evasione contributiva nel settore del commercio ambulante, accresciutasi anche a seguito dell’ampliamento della platea ad operatori extracomunitari ”.

Lo trovate un filino razzista? Forse. Certamente un po’ semplicistico, visto che mette sullo stesso piano immigrazione, illegalità e lavoro in nero. Ma è soprattutto copiato: stesse parole, prese con il taglia-e-incolla, di quelle che si trovano nella proposta di legge depositata il 10 giugno alla Camera dal deputato leghista Marco Reguzzoni. La Trota copia, non c’è niente da fare. È più forte di lui

mercoledì 23 giugno 2010

Emanuela Orlandi è scomparsa


Sono passati 27 anni dal giorno in cui Emanuela Orlandi scomparve misteriosamente.

Ricordo i manifesti che tappezzavano tutta Roma, anche il mio quartiere. Avevo 12 anni e ricordo che la vicenda di quella ragazza poco più grande mi me mi spaventò un po'. Mi comunicava la possibilità che nessuno è al sicuro, neanche una ragazza qualsiasi; una persona normale, anonima se vogliamo.

Ieri è stato l'anniversario della scomparsa e io la voglio ricordare con una lettura.

Rita Di Giovacchino, Storie di alti prelati e gangster romani, Fazi editore



"Ventidue giugno 1983. Emanuela Orlandi, una cittadina vaticana di quindici anni, sparisce vicino alla chiesa di Sant'Apollinare. La capitale viene tappezzata da migliaia di manifesti con il suo ritratto e la scritta "Scomparsa". Ma non si scompare nel nulla al centro di Roma. Qualcuno ha visto, qualcuno sa. Sono passati venticinque anni da quel giorno e in tutto questo tempo la ragazzina non è mai stata ritrovata, né morta né viva. Eppure l'opinione pubblica non l'ha dimenticata perché il suo non è solo un caso di cronaca, ma un enigma insoluto. Anno dopo anno si è arricchito di tanti, forse troppi, scenari e attori: Marcinkus e lo IOR, Ali Agca e i Lupi Grigi, il KGB. Nel giugno del 2008, però, si apre una pista inaspettata: Sabrina Minardi - ex moglie di un famoso calciatore ma soprattutto amante storica di Enrico De Pedis, capo della Banda della Magliana - dichiara che Emanuela è stata rapita dal boss su ordine del vescovo Marcinkus e, in una seconda fase, uccisa e gettata in una betoniera. Strana coincidenza: De Pedis, ammazzato nel '90, è stato sepolto (in mezzo a cardinali, principi e artisti) proprio in quella chiesa di Sant'Apollinare da cui tutto sembra essere cominciato... Nessuno finora era riuscito a riannodare i fili che legano la scomparsa della Orlandi a quegli oscuri poteri che all'inizio degli anni Ottanta sembravano convergere in un'unica struttura politico-criminale, tanto potente da aver allungato i suoi tentacoli fin dentro il Vaticano"

martedì 22 giugno 2010

Gli UFO sbarcano agli esami


Vi presento la traccia n°4 degli scritti per la maturità 2010.


Interessante notare che prima di oggi probabilmente l'argomento del rapporto con specie aliene non è mai stato toccato da programmi scolastici né tantomeno è mai stato materia di discussione ad un esame che non sia di esobiologia.


Complimenti!



Però dovete imparare a scrivere Star Trek!! Idioti!



4. AMBITO TECNICO - SCIENTIFICO


ARGOMENTO: Siamo soli?


DOCUMENTI


«Alla fine del Novecento la ricerca dell’origine della vita sulla Terra era pronta a riprendere il cammino, ora pienamente integrata fra gli obiettivi dell’esobiologia [= Studio della comparsa e dell’evoluzione della vita fuori del nostro pianeta], con un piccolo gruppo di biologi che continuavano a perseguire entusiasticamente la ricerca dell’universalità e uno status di pari dignità con le scienze fisiche che una biologia universale avrebbe portato con sé.


In questa ricerca, però, essi si sarebbero dovuti scontrare con i biologi evoluzionisti, molto pessimisti sulla morfologia, se non sulla stessa esistenza degli extraterrestri, che smorzavano, quindi, le aspirazioni di chi cercava di estendere i principi della biologia terrestre, con tanta fatica conquistati, all’universo nel suo complesso o di incorporare tali principi in una biologia più generale.»


Steven J. Dick, Vita nel cosmo. Esistono gli eztraterrestri?, Milano 2002 (ed. originale 1998)





«Gli UFO: visitatori non invitati? In conseguenza delle pressioni dell’opinione pubblica, negli anni passati, furono condotte diverse indagini sugli UFO soprattutto da parte dell’aeronautica americana, per appurare la natura del fenomeno. [...] La percentuale, tra i presunti avvistamenti dei casi per i quali non è stato possibile addivenire a una spiegazione, allo stato attuale delle nostre conoscenze, è molto bassa, esattamente intorno al 1,5 - 2%. Questa piccola percentuale potrebbe essere attribuita in gran parte a suggestioni o visioni, che certamente esistono. [...] Sono numerose le ipotesi che possono spiegare la natura degli UFO. Si potrebbe, per esempio, pensare che all’origine di un certo numero di avvistamenti vi siano, in realtà, fenomeni geofisici ancora poco conosciuti, oppure velivoli sperimentali segreti, senza tuttavia escludere del tutto la natura extraterrestre. La verità è che noi non possiamo spiegare tutto con la razionalità e le conoscenze. [...] A quanto sembra, logica e metodo scientifico non sembrano efficaci nello studio degli UFO per i quali qualsiasi spiegazione è insoddisfacente e/o troppo azzardata.»


Pippo BATTAGLIA - Walter FERRERI, Cè vita nell’Universo? La scienza e la ricerca di altre civiltà, Torino 2008



«Se fosse possibile assodare la questione mediante una qualche esperienza, io sarei pronto a scommettere tutti i miei averi, che almeno in uno dei pianeti che noi vediamo vi siano degli abitanti. Secondo me, perciò, il fatto che anche in altri mondi vi siano abitanti non è semplicemente oggetto di opinione, bensì di una salda fede (sull’esattezza di tale credenza, io arrischierei infatti molti vantaggi della vita).»

Immanuel KANT, Critica della ragione pura, Riga 1787 (1a ed. 1781)



«Come si spiega dunque la mancanza di visitatori extraterrestri? È possibile che là, tra le stelle, vi sia una specie progredita che sa che esistiamo, ma ci lascia cuocere nel nostro brodo primitivo. Però è difficile che abbia tanti riguardi verso una forma di vita inferiore: forse che noi ci preoccupiamo di quanti insetti o lombrichi schiacciamo sotto i piedi? Una spiegazione più plausibile è che vi siano scarsissime probabilità che la vita si sviluppi su altri pianeti o che, sviluppatasi, diventi intelligente. Poiché ci definiamo intelligenti, anche se forse con motivi poco fondati, noi tentiamo di considerare l’intelligenza una conseguenza inevitabile dell’evoluzione, invece è discutibile che sia così. I batteri se la cavano benissimo senza e ci sopravviveranno se la nostra cosiddetta intelligenza ci indurrà ad autodistruggerci in una guerra nucleare. [...] Lo scenario futuro non somiglierà a quello consolante definito da STAR TRECK (AAAAAAHHHH!!! ERRORE!!! Bocciato chi ha scritto la traccia!! SI SCRIVE STAR TREK SENZA LA C DI COGLIONE!), di un universo popolato da molte specie di umanoidi, con una scienza ed una tecnologia avanzate ma fondamentalmente statiche. Credo che invece saremo soli e che incrementeremo molto, e molto in fretta, la complessità biologica ed elettronica.»


Stephen HAWKING, L’universo in un guscio di noce, Milano 2010 (ed. originale 2001)


«La coscienza, lungi dall’essere un incidente insignificante, è un tratto fondamentale dell’universo, un prodotto naturale del funzionamento delle leggi della natura, alle quali è collegata in modo profondo e ancora misterioso. Ci tengo a ripeterlo: non sto dicendo che l’Homo sapiens in quanto specie sia inscritto nelle leggi della natura; il mondo non è stato creato per noi, non siamo al centro del creato, né ne siamo la cosa più significativa. Ma questo non vuol dire neanche che siamo completamente privi di significato! Una delle cose più deprimenti degli ultimi tre secoli di scienza è il modo in cui si è cercato di emarginare, rendere insignificanti, gli esseri umani, e quindi alienarli dall’universo in cui vivono. Io sono convinto che abbiamo un posto nell’universo, non un posto centrale, ma comunque una posizione significativa. […] Se questo modo di vedere le cose è giusto, se la coscienza è un fenomeno basilare che fa parte del funzionamento delle leggi dell’universo, possiamo supporre che sia emersa anche altrove. La ricerca di esseri alieni può dunque essere vista come un modo per mettere alla prova l’ipotesi che viviamo in un universo che non solo è in evoluzione, come dimostra l’emergere della vita e della coscienza dal caos primordiale, ma in cui la mente svolge un ruolo fondamentale. A mio avviso la conseguenza più importante della scoperta di forme di vita extraterrestri sarebbe quella di restituire agli esseri umani un po’ di quella dignità di cui la scienza li ha derubati.»

Paul C.W. DAVIES, Siamo soli? Implicazioni filosofiche della scoperta della vita extraterrestre, Roma-Bari 1998 (1a ed. 1994)

venerdì 18 giugno 2010

mercoledì 16 giugno 2010

Ah Paolo! Ridacce i soldi!



Almeno 220 milioni di euro: è questa la cifra, interessi esclusi, che Mediaset dovrà restituire per gli “aiuti di Stato che le sono stati concessi illegittimamente” dal governo. Lo stabilisce una sentenza di primo grado della Corte di Giustizia europea, che conferma una decisione già presa dalla Commissione Ue nel 2007, contro cui Mediaset aveva fatto ricorso. Un ricorso che ieri, da Lussemburgo, è stato respinto “in toto”. Ecco i fatti: durante il passaggio al digitale terrestre, iniziato in Italia nel 2001 e che si completerà nel 2012, il secondo governo Berlusconi ha stanziato nella Finanziaria 2004 un contributo (a carico dello Stato) di 150 euro per ogni utente che avesse acquistato un apparecchio per la ricezione di segnali televisivi digitali terrestri. Lo stesso aiuto viene confermato nella Finanziaria 2005, con un importo però ridotto a 70 euro. Contributi con un limite di spesa, per ogni anno, di 110 milioni di euro. Tradotto significa che il governo ha incentivato l’acquisto di decoder digitali terrestri, avvantaggiando quindi l’azienda del presidente del Consiglio, utilizzando oltre 220 milioni di euro di soldi pubblici. Il problema, sottolinea la Corte, è che alle emittenti che puntavano sul digitale è stato attribuito un vantaggio indiretto (e Mediaset proprio in quei mesi lanciava il pacchetto Premium). A danno delle emittenti satellitari, ovviamente escluse dagli incentivi.


Da Strasburgo Patrizia Toia, del Pd, vicepresidente della Commissione industria al Parlamento europeo. E aggiunge: “I giudici europei dichiarano espressamente che la decisione del governo Berlusconi di stanziare soldi pubblici a fondo perduto per incentivare l’acquisto di decoder digitali terrestri, il cui principale produttore italiano, va ricordato, è Paolo Berlusconi, non era una misura neutra ma ha avantaggiato Mediaset, la tv di proprietà di Silvio Berlusconi"

Bocciati dall'OSCE


La figura di merda planetaria che sta facendo l'Italia col decreto sulle intercettazioni non passa inosservata. Il resto del mondo si sta chiedendo ancora una volta che cosa vogliamo fare da grandi. Vogliamo essere una democrazia del 21° secolo o un paesucolo del terzo mondo dove la dittatura protegge i potenti e punisce i deboli e i ribelli?

Dal Fatto:

Il Pdl la chiama “un'incredbile invasione di campo”: la bocciatura del disegno di legge sulle intercettazioni che è arrivata ieri sera dall’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) viene accolta come un trauma dal governo. L'organizzazione, specializzata nel controllo delle procedure democratiche in Paesi a rischio autoritario, invita l'Italia a rinunciare al ddl intercettazioni o, almeno, a modifica

E' la seconda bocciatura internazionale in poche settimane per il governo, dopo quella del Dipartimento di giustizia americano che, con il portavoce Lanny Bauer aveva ricordato come intercettare sia “essenzia - le” per le indagini. E adesso, Dunja Mijatovic, responsabile dell’Osce per la libertà dei media, è ancora più esplicita: "Sono preoccupata che il Senato abbia approvato una legge che potrebbe seriamente ostacolare il giornalismo investigativo in Italia. I giornalisti devono essere liberi di riferire su tutti i casi di pubblico interesse e devono poter scegliere come condurre una indagine responsabile”rlo sulla base degli standard europei sulla libertà di espressione"

E bravo Mantovano!


Dal Fatto di oggi:



Il sottosegretario Alfredo Mantovano è il presidente della commissione che decide sull’ammissione al programma di protezione dei collaboratori di giustizia. La decisione di sbarrare la porta dei benefici a Gaspare Spatuzza, l’uomo che ha puntato il dito contro Berlusconi e Dell’Utri, pesa sulle sue spalle.


“Gaspare Spatuzza? Sembra un remake di un brutto film”, aveva detto nel dicembre scorso il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, anticipando, di fatto, la clamorosa decisione di ieri: al pentito che accusa il senatore Berlusconi e Dell’Utri di “relazioni pericolose” con Cosa Nostra nel periodo delle stragi, la commissione del Viminale ha negato lo status di ‘’collaboratore’’ e la conseguente ‘protezione ’’. Il motivo? Ha parlato “a rate’’ ,ben oltre i 180 giorni previsti dalla legge del 2001. Di una decisione “politica” sono convinti i magistrati che hanno ascoltato in questi due anni Spatuzza, convincendosi della sua attendibilità: “Decine di pentiti si sono comportati allo stesso modo di Spatuzza – dicono oggi a Caltanissetta – ma non risultano analoghe decisioni”.

Questa decisione non modifica in alcun modo l'andamento dei processi in corso, dato che Spatuzza è ritenuto attendibile dalle tre procure che si sono avvalse della sua testimonianza.

Cambia solo il fatto che la sua famiglia (lui è in galera) non verrà protetta, non riceverà l’assegno di mantenimento e non avrà una dimora protetta in cui vivere.

Resta il fatto che questo precedente non potrà che scoraggiare future defezioni dalla criminalità organizzata.

venerdì 11 giugno 2010

Dormono sulla collina - DeAndrè



Dove se n'è andato Elmer
che di febbre si lasciò morire
Dov'è Herman bruciato in miniera.

Dove sono Bert e Tom
il primo ucciso in una rissa
e l'altro che uscì già morto di galera.

E cosa ne sarà di Charley
che cadde mentre lavorava
dal ponte volò e volò sulla strada.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dove sono Ella e Kate
morte entrambe per errore
una di aborto, l'altra d'amore.

E Maggie uccisa in un bordello
dalle carezze di un animale
e Edith consumata da uno strano male.

E Lizzie che inseguì la vita
lontano, e dall'Inghilterra
fu riportata in questo palmo di terra.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dove sono i generali
che si fregiarono nelle battaglie
con cimiteri di croci sul petto

dove i figli della guerra
partiti per un ideale
per una truffa, per un amore finito male

hanno rimandato a casa
le loro spoglie nelle barriere
legate strette perché sembrassero intere.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dov'è Jones il suonatore
che fu sorpreso dai suoi novant'anni
e con la vita avrebbe ancora giocato.

Lui che offrì la faccia al vento
la gola al vino e mai un pensiero
non al denaro, non all'amore né al cielo.

Lui sì sembra di sentirlo
cianciare ancora delle porcate
mangiate in strada nelle ore sbagliate

sembra di sentirlo ancora
dire al mercante di liquore
"Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?"

Diritti e doveri di un blogger



Dal Fatto:


Non era sufficiente l’impatto della legge bavaglio sulla libertà d’informazione in Italia. Tra i vari articoli della legge ce n’è uno che mette a rischio anche la rete Internet. Come già raccontato nei mesi scorsi dal Fatto Quotidiano, la norma in questione si occupa di “rettifica ” e recitava nel testo originale: “Per i siti informatici le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. Per qualsiasi sito (blog, forum, pagine web, portali) che non dovessero pubblicare la rettifica, si rischia una multa che può arrivare anche a 12 mila euro. Alcuni esponenti dell’opposizione avevano denunciato questa norma e proposto un emendamento per sostituire alla dicitura “siti informatici” con quella di “giornali informatici”. Ma alla fine in Parlamento le cose sono peggiorate ulteriormente.



Il senatore Vita aggiunge: “Si corre il rischio caos: seguendo questa strada blog amatoriali dovranno darsi la stessa organizzazione (direttore responsabile, testata registrata) che hanno portali di news con milioni di lettori.”



Se il mio blog corre gli stessi rischi di una testata giornalistica allora voglio anche i benefici: voglio il tesserino da pubblicista!

Muore la stampa. Lunga vita alla stampa online!



Dal Fatto di oggi:

Ebbene, ieri in Italia un esecutivo retto da un premier sedicente liberale ha fatto votare una legge di stampo birmano. Una norma che non impedirà solo la pubblicazione, anche per riassunto, delle intercettazioni non più coperte da segreto. Ma che pure vieterà agli elettori di rivolgersi ai media per diffondere video e file audio da loro registrati. A legge approvata, se un cittadino vedrà un sindaco o un parlamentare a cena con un boss mafioso e lo immortalerà col telefonino, rischierà la galera. Per questo tipo di riprese, effettuate da non iscritti all’Ordine dei giornalisti, sono previste pene fino ai 4 anni di carcere. Dobbiamo preoccuparci? Sì, perché la maggioranza dei nominati in Parlamento, terrorizzata dalle indagini sulla corruzione, dimostra di voler togliere agli italiani non solo la libertà di sapere, ma anche quella di dire. Dobbiamo aver paura? No, perché a ulteriore prova di come la Casta viva ormai in una sorta di realtà parallela, il cosiddetto legislatore non ha fatto i conti con la tecnologia. Gli uomini di Berlusconi – unico leader al mondo incapace persino di accendere un computer – non hanno ben capito quale tipo di mostro sia stato da loro partorito. Già a cominciare dalle prossime ore migliaia di file verranno inviati dall’Italia a siti esteri disposti a pubblicarli. Quando e se scatterà l’ora del Bavaglio (la legge è adesso alla Camera) il Web diventerà così la nuova frontiera degli uomini liberi. Ma per orientarsi, spesso sarà necessaria una guida.


Anche per questo il nuovo sito de Il Fatto Quotidiano verrà alla luce nelle prossime settimane. Fin da ora ci impegniamo non solo a violare la legge con atti di disobbedienza civile, ma anche a segnalare i link dove trovare quelle che noi consideriamo vere notizie.

martedì 8 giugno 2010

Storie di libri

Questo post parla di libri.

Libri interessanti, libri incompiuti e libri misteriosamente scomparsi da librerie e biblioteche perché nessuno li potesse mai leggere.

Cominciamo dal libro interessante.

Si tratta di Profondo nero di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza - Chiarelettere editore

Dal blog di ChiareLettere: “Eccolo il mistero italiano. Il giornalista De Mauro


e lo scrittore Pasolini



avevano in mano le informazioni giuste per raccontare la verità sul volto oscuro del potere in Italia, con nomi e cognomi.
Erano gli anni Settanta.
Il primo stava preparando la sceneggiatura del film di Francesco Rosi sulla morte di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni che osò sfidare le compagnie petrolifere internazionali



Il secondo stava scrivendo il romanzo Petrolio, una denuncia contro la destra economica e la strategia della tensione, di cui il poeta parlò anche in un famoso articolo sul “Corriere della Sera” (“Cos’è questo golpe”). De Mauro e Pasolini furono entrambi ammazzati. Entrambi avrebbero denunciato una verità che nessuno voleva venisse a galla: e cioè che con l’uccisione di Mattei prende il via un'altra storia d'Italia, un intreccio perverso e di fatto eversivo che si trascina fino ai nostri giorni. Sullo sfondo si staglia il ruolo di Eugenio Cefis, ex partigiano legato a Fanfani, ritenuto dai servizi segreti il vero fondatore della P2.

Le carte dell’inchiesta del pm Vincenzo Calia, conclusasi nel 2004, gli atti del processo De Mauro in corso a Palermo, nuove testimonianze (tra cui l’intervista inedita a Pino Pelosi, che per la prima volta fa i nomi dei suoi complici) e un’approfondita ricerca documentale hanno permesso agli autori di mettere insieme i tasselli di questo puzzle occulto che attraversa la storia italiana fino alla Seconda Repubblica.”




Passiamo ora al libro misteriosamente scomparso e al libro incompiuto. Legati indissolubilmente da una scia di sangue che va dal 1962 (morte di Mattei) al 1975 (morte di Pasolini) passando per la scomparsa di De Mauro nel 1970.

Dal blog Sconfinamenti:

E’ il 1972 quando arriva in libreria “Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente di Giorgio Steimetz, una quasi biografia – non autorizzata – del presidente dell’Eni, pubblicata dall’Agenzia Milano Informazioni di Guglielmo Ragozzino, di cui Steimetz è l’alter ego. L’agenzia è finanziata da Graziano Verzotto, uomo di Enrico Mattei ed ex presidente dell’Ente minerario siciliano, nonché informatore di Mauro De Mauro, il giornalista dell’“Ora” di Palermo che fu rapito e ucciso dalla mafia nel 1970. Così come era accaduto a Mattei sette anni prima; così come accadrà a Pier Paolo Pasolini cinque anni dopo.


Questo è Cefis vive solo pochi mesi, poi sparisce. Dalle due sedi della Biblioteca Centrale spariscono anche le copie d’obbligo: se ne trova ancora traccia nel registro di quella fiorentina, ma il libro non c’è.
E si capisce: Steimetz racconta la spregiudicata avventura di uno dei timonieri del pubblico-privato, la mescolanza di poteri tra Stato e potenze occulte. Pier Paolo Pasolini sta lavorando sugli stessi temi e, forse (è il caso di Verzotto), sta utilizzando le stesse fonti; quell’anno comincia a scrivere Petrolio, il grande romanzo incompiuto sul Potere (Einaudi lo pubblicherà postumo nel 1992, 17 anni dopo la sua morte). Un romanzo del quale la critica ha enfatizzato l’aspetto omosessuale – la doppia vita di un ingegnere petrolchimico – mentre la vera sostanza di Petrolio è il «rapporto terribile tra economia e politica, le bombe fasciste e di Stato, la struttura segreta delle società “brulicanti”, come i loro nomi, in beffardi acronimi» (Gianni D’Elia, Il Petrolio delle stragi, p. 22), a partire da Eugenio Cefis, che nel libro è “Troya”.

(…)

Nel corso dell’inchiesta sull’omicidio di Mattei, il sostituto Procuratore Vincenzo Calia coglie per primo le analogie e le simmetrie tra Questo è Cefis e Petrolio e ha il merito d’aver collegato tra loro i fili di questa intricata matassa.

Il giudice Calia legge Petrolio immerso nell’indagine sulla morte del presidente dell’Eni. Fatica però a reperire Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente di Giorgio Steimetz (pseudonimo di Corrado Ragozzino): un libro pubblicato nel 1972 e subito sparito. Sparito anche dalla Biblioteca nazionale di Firenze e di Roma. Il magistrato pavese non sa che una fotocopia di Questo è Cefis si può trovare al Gabinetto Viesseux di Firenze, tra le carte di Pasolini.

Ma la fortuna incontra Calia e così Calia incontra il libro, una domenica pomeriggio, su una bancarella in piazza della Vittoria a Pavia. Il magistrato può finalmente cogliere – ed è il primo a farlo – analogie e simmetrie tra il testo di Steimetz / Ragozzino e il romanzo incompiuto di Pasolini.

Dopo la morte di Pasolini la notte tra il 1° e il 2 novembre 1975, si scopre che parte di un capitolo di Petrolio (Lampi sull’Eni) è sparito. Il romanzo – preannunciato di 2000 pagine e destinato a rimanere incompiuto – parla dell’Eni e della morte di Enrico Mattei. (…)

Indagando sulla morte del presidente dell’Eni il giudice pavese Vincenzo Calia ha constatato la lucidità di Pasolini nel ricostruire in quel libro il degrado e la mostruosità italiana, identificando il burattinaio principale in Eugenio Cefis, affarista e “liberista” tanto quanto Enrico Mattei era utopista e “statalista”. Pasolini non è stato ucciso da un ragazzo di vita, poiché omosessuale, bensì da sicari prezzolati dai poteri, occulti o meno, in quanto oppositore a conoscenza di verità scottanti.

Il 27 marzo 2009 l’avvocato Stefano Maccioni e la criminologa Simona Ruffini hanno depositato alla Procura di Roma un’istanza di riapertura delle indagini sulla morte di Pasolini. Quarant’anni dopo. Quarant’anni di verità negate.

Qui potrete trovare il testo del libro Questo è Cefis.


martedì 1 giugno 2010

Lost finale di serie - SPOILER



Premessa: questo post contiene SPOILER sul finale di Lost.



Se fosse stata una serie televisiva del tipo Grey’s anatomy o Sex and the city… ci sarei stata.


Se fosse stata La casa nella prateria o Il giudice Amy … ci sarei stata.


A cosa?, chiederete voi. Al finale di Lost.


Un finale di stagione e di serie pieno di sentimenti, di emozioni forti e di lacrime col sorriso.


Ma a me che cosa mi frega di piangere! Io volevo delle risposte!!


Un aereo cade su isola sperduta.


I sopravvissuti raccolgono i cocci e si accorgono che l’isola è strana: piena di rumori e fischi, con animali improbabili (tipo orsi polari), abitata da falsi barboni (gli Altri) che si scoprirà essere scienziati. Qualcuno di essi si infiltra tra i sopravvissuti al disastro aereo e si scopre essere molto cattivo.


Ci sono resti di antiche costruzioni e di una grande statua il cui piede ha 4 dita.


Durante le varie esplorazioni vengono scoperti dei bunker costruiti da un oscuro consorzio: il progetto Dharma. In uno dei bunker troviamo un povero cristo (che risponde al nome di Desmond) che da almeno 3 anni, ogni 108 minuti, deve premere un pulsante per evitare che l’isola sprofondi in un cataclisma elettromagnetico. Non prima di aver inserito una lunga e misteriosa sequenza numerica che ci perseguiterà per un paio di stagioni.


Uno degli scampati al disastro ha un figlio che sembra avere doti speciali (si intuisce una sorta di potere paranormale, forse evoca lui l’orso polare).


Le donne non concepiscono figli sull’isola e se restano incinte muoiono al terzo mese. San è incinta e gli Altri la vogliono studiare visto che muore. E anche Claire è incinta e sott’occhio da parte degli altri.


Ben, il capo degli Altri, è cattivissimo e fa quello che gli dice un essere invisibile di nome Jacob.


C’è un mostro che assume la forma di fumo nero e uccide chiunque.


Tutto ciò condito da retrospettive sui singoli protagonisti e le loro dolorose storie.


L’isola ha anche il potere di guarire: Locke era paralizzato e ora cammina.


Potrei continuare per un’altra oretta con questi racconti ma grosso modo gli interrogativi che ho accumulato fin qui sono già abbastanza.


Ora veniamo al finale. Tutte le domande troveranno risposta!


Neanche per sogno!


La verità è che erano tutti morti e l’isola, come una sorta di limbo, li cullava fino al momento della transizione verso un Oltre cui ognuno appiccicherà sopra le insegne della propria religione.


E i 108 minuti, il codice numerico, l’elettromagnetismo, i poteri paranormali, le donne incinte, la statua, Jacob, gli Altri e compagnia cantante?


La risposta è nella sonora pernacchia che risuona, come un’eco lontana, nella chiesetta dove si ritrovano i protagonisti/fantasmi prima di andarsene allegramente affanculo verso nuove avventure ultradimensionali; lasciandoci ovviamente come dei cretini davanti allo schermo mentre ci chiediamo perché abbiamo sofferto 6 anni ponendoci domande filosofiche mentre gli sceneggiatori di Lost non sapevano che pesci prendere.


Hanno avuto l’occasione per girare la serie più bella del millennio e l’hanno mandata in vacca con un finale da operetta.

Per la versione più incazzata di questo post potete andare a leggere il commento di AleNet sul suo blog