Premessa: questo post contiene SPOILER sul finale di Lost.
Se fosse stata una serie televisiva del tipo Grey’s anatomy o Sex and the city… ci sarei stata.
Se fosse stata La casa nella prateria o Il giudice Amy … ci sarei stata.
A cosa?, chiederete voi. Al finale di Lost.
Un finale di stagione e di serie pieno di sentimenti, di emozioni forti e di lacrime col sorriso.
Ma a me che cosa mi frega di piangere! Io volevo delle risposte!!
Un aereo cade su isola sperduta.
I sopravvissuti raccolgono i cocci e si accorgono che l’isola è strana: piena di rumori e fischi, con animali improbabili (tipo orsi polari), abitata da falsi barboni (gli Altri) che si scoprirà essere scienziati. Qualcuno di essi si infiltra tra i sopravvissuti al disastro aereo e si scopre essere molto cattivo.
Ci sono resti di antiche costruzioni e di una grande statua il cui piede ha 4 dita.
Durante le varie esplorazioni vengono scoperti dei bunker costruiti da un oscuro consorzio: il progetto Dharma. In uno dei bunker troviamo un povero cristo (che risponde al nome di Desmond) che da almeno 3 anni, ogni 108 minuti, deve premere un pulsante per evitare che l’isola sprofondi in un cataclisma elettromagnetico. Non prima di aver inserito una lunga e misteriosa sequenza numerica che ci perseguiterà per un paio di stagioni.
Uno degli scampati al disastro ha un figlio che sembra avere doti speciali (si intuisce una sorta di potere paranormale, forse evoca lui l’orso polare).
Le donne non concepiscono figli sull’isola e se restano incinte muoiono al terzo mese. San è incinta e gli Altri la vogliono studiare visto che muore. E anche Claire è incinta e sott’occhio da parte degli altri.
Ben, il capo degli Altri, è cattivissimo e fa quello che gli dice un essere invisibile di nome Jacob.
C’è un mostro che assume la forma di fumo nero e uccide chiunque.
Tutto ciò condito da retrospettive sui singoli protagonisti e le loro dolorose storie.
L’isola ha anche il potere di guarire: Locke era paralizzato e ora cammina.
Potrei continuare per un’altra oretta con questi racconti ma grosso modo gli interrogativi che ho accumulato fin qui sono già abbastanza.
Ora veniamo al finale. Tutte le domande troveranno risposta!
Neanche per sogno!
La verità è che erano tutti morti e l’isola, come una sorta di limbo, li cullava fino al momento della transizione verso un Oltre cui ognuno appiccicherà sopra le insegne della propria religione.
E i 108 minuti, il codice numerico, l’elettromagnetismo, i poteri paranormali, le donne incinte, la statua, Jacob, gli Altri e compagnia cantante?
La risposta è nella sonora pernacchia che risuona, come un’eco lontana, nella chiesetta dove si ritrovano i protagonisti/fantasmi prima di andarsene allegramente affanculo verso nuove avventure ultradimensionali; lasciandoci ovviamente come dei cretini davanti allo schermo mentre ci chiediamo perché abbiamo sofferto 6 anni ponendoci domande filosofiche mentre gli sceneggiatori di Lost non sapevano che pesci prendere.
Hanno avuto l’occasione per girare la serie più bella del millennio e l’hanno mandata in vacca con un finale da operetta.
Per la versione più incazzata di questo post potete andare a leggere il commento di AleNet sul suo blog