martedì 30 agosto 2011

James Rollins, La chiave dell'Apocalisse




Ultimo ma non ultimo libro di Rollins che mi sono pappata è il seguente:




Rollins, la chiave dell’apocalisse, TEA.




La quarta ci aiuta nella trama:




Inghilterra, 1086. Il censimento ordinato da Guglielmo il Conquistatore è stato finalmente portato a termine. La summa di quel lavoro immane è un volume in cui sono elencate tutte le terre e le proprietà del regno. Ma ben presto strane voci cominciano a circolare, e nessuno sa perché due luoghi sono indicati con un'unica, enigmatica parola scritta in inchiostro cremisi: devastato. Circondata da un'aura di mistero, quell'opera monumentale passerà alla storia con un titolo inquietante: "Il libro del Giorno del Giudizio". Oggi. Tre omicidi nell'arco di poche ore. Prima il figlio di un senatore americano che svolgeva attività di volontariato in una fattoria nel Mali; poi un sacerdote, esperto di archeologia e studioso di san Malachia, ucciso da un'esplosione all'interno della basilica di San Pietro; infine un professore di biologia molecolare, trovato morto nel suo laboratorio a Princeton. Tre vittime connesse da un dettaglio raccapricciante: sui cadaveri è stata impressa a fuoco una croce celtica. E lo scenario che si presenta agli agenti della Sigma si complica ulteriormente quando le indagini del comandante Grayson Pierce rivelano il coinvolgimento di una multinazionale impegnata nella produzione di alimenti geneticamente modificati. Come mai una ricerca che potrebbe alleviare le sofferenze delle popolazioni africane sembra essere legata a un oscuro flagello che ha colpito l'Inghilterra nel XI secolo e alle visioni di un santo che ha profetizzato la fine del mondo?




Come sempre gli spunti inseriti nel racconto sono molti e, al di là della finzione, riportano molte note storiche reali e interessanti.




Ad esempio il Domesday book (ribattezzato Doomsday book = libro del giorno del giudizio) esiste davvero.









Il Domesday Book fu un censimento fatto realizzare da Guglielmo il Conquistatore nel 1086 - 1087 con lo scopo di descrivere le terre, i beni e le persone del suo regno. La lingua usata è una commistione di latino e termini anglosassoni; rappresenta una delle più grandi fonti per la storia economico-sociale occidentale durante il Medio Evo.
Si compone di due manoscritti: il Great Domesday, riguardante 31 contee, e il Little Domesday, con le descrizioni di
Essex, Norfolk e Suffolk.






La croce celtica, da noi tristemente nota per il suo significato politico, ha origini precristiane e, come spesso è accaduto nella storia della chiesa, è stata assimilata dal cristianesimo per ritrovare nelle popolazioni celtiche un pre-sentimento cristiano che giustificasse la conversione più o meno forzata di quel popolo. Questo simbolo è chiamato anche Ruota del Sole o Sigillo dei Druidi ed è importante precisare che la sua più antica rappresentazione risale all’VIII secolo a.C.




Nelle regioni celtiche d'Irlanda e Gran Bretagna si trovano molte croci celtiche isolate, erette a partire per lo meno dal VII secolo. Alcune di queste portano iscrizioni in alfabeto runico. Tali croci si rinvengono in Cornovaglia, Galles, sull'Isola di Iona e nelle Isole Ebridi, ma la maggior parte si trova in Irlanda.




Altre croci di pietra sono state rinvenute in Cumbria e nel sud-est della Scozia, anche se alcune di questo sono di fabbricazione anglosassone. Le croci celtiche più famose sono la Croce di Kells, County Meath, e le croci in Monasterboice, County Louth, e la Croce delle Scritture, Clonmacnoise, queste ultime in Irlanda.




Ci sono numerose rappresentazioni di croci con un cerchio anche prima del Cristianesimo. Spesso chiamate "croci solari", sono state rinvenute nel Nord Ovest dell'Europa (il simbolo fu associato al dio Norreno Odino) e anche nei Pirenei e nella Penisola Iberica. Non vi sono però prove di un collegamento o di un'origine comune con la croce Cristiana




Il significato più comunemente assegnato a questo simbolo è quello solare, unito ad un significato di tramite e collegamento tra mondo terreno e mondo celeste, dovuto al fatto che sovente l'asse orizzontale viene ricondotto alla rappresentazione della dimensione terrena mentre quello verticale alla dimensione celeste. Nell'analisi del simbolo della croce celtica è importante porre attenzione al centro della croce, il punto fisso che tutte le tradizioni sono concordi a designare simbolicamente come il Polo, perché è attorno ad esso che si effettua la rotazione del mondo.









Altro simbolo importante per la trama del libro e molto diffuso nei paesi che ospitarono i celti è il Triskele, una combinazione di tre spirali unite tra loro.




E’ uno dei simboli celtici più conosciuti e maggiormente gravidi di significati, composto da tre spirali che dipartono da uno stesso centro e si avvolgono su loro stesse. Se la direzione delle spirali procede da destra verso sinistra questo simbolo assume significati di esternazione delle energie, se invece le spirali hanno direzione opposta questo simbolo porta con se significati introspettivi e di discesa negli inferi ( dal latino in – fero, cioè “ciò che si porta dentro”).
I significati attribuiti a questo simbolo sono molteplici, ed è qui possibile elencarne soltanto alcuni, esso infatti rappresenta contemporaneamente: la triplice manifestazione del Dio Unico, cioè forza, saggezza e amore, e di conseguenza le tre classi della società celtica considerate incarnazione delle tre energie, cioè guerrieri, druidi e produttori; le tre fasi solari di alba, mezzogiorno e tramonto; la triplicità dell’uomo quale corpo, emozioni e spirito; il passato, il presente ed il futuro riuniti in realtà in un unico ed eterno ciclo chiamato Continuo Infinito Presente, in cui tutto esiste contemporaneamente.









Rimanendo in Inghilterra visiteremo l’incantata isola di Bardsey. Molte sono le leggende narrate su quest'isola del Galles. Luogo sacro per i celti e poi per i cristiani, si racconta che in essa dorma Merlino, in attesa del ritorno di Re Artù.
Bardsey Island (il nome gaelico è Ynis Enlli), al largo della Penisola di Lleyn (Gwynedd), è un luogo sacro di pellegrinaggio, sede una volta di un monastero celtico. Si dice che il suo suolo accolga le spoglie di ventimila tra monaci e pellegrini, tanto che uno dei suoi nomi è anche l'Isola dei Ventimila Santi.









C’è un albero di mele secolare in quest’isola che produce ancora frutti. Le sue talee sono vendute a chi voglia replicare questo antico albero.
Spostandoci a nord, verso la Scozia, ci addentreremo nel Lake District, la zona dei laghi, costellato di cerchi megalitici, laghi e caratterizzato dall’insolito fenomeno dei fuochi naturali di torba.










Altro argomento storico religioso molto interessante è quello dell’origine del culto della madonna nera, diffuso in tutta Europa ed esportato anche in Sud America.




L’origine di questo culto potrebbe derivare dall’antichissima adorazione della Grande Madre.

Proprio dalla Grande Madre derivano probabilmente le celebri Vergini Nere, le Madonne dal volto scuro venerate in tanti santuari.
Con un'operazione nota come sincretismo, la Grande Madre pagana avrebbe assunto il volto di Maria, colorato però in nero, come quello delle sue prime raffigurazioni.
Le immagini delle Vergini Nere contraddistinguerebbero dunque i luoghi particolarmente legati alla Grande Madre, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i loro edifici sacri.






Vergini nere sono disseminate nelle chiese di tutta Europa; in Italia se ne trovano a Cagliari, Crea del Monferrato, Crotone, Loreto, Lucca, Oropa, Pescasseroli, Rivoli, Roma, San Severo, Tindari, Venezia; in Francia addirittura novantasei. Le più famose sono quelle della cattedrale gotica di Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier.











Attraversando la Manica ci troveremo a visitare l’antica abbazia di Clairvaux




L'Abbazia di Clairvaux (Clara Vallis in latino) è un monastero cistercense. Fondata nel 1115 da Bernardo di Chiaravalle, l'abbazia è situata nell'odierna Ville-sous-la-Ferté a 15 chilometri da Bar-sur-Aube in Francia.




Bene nazionale dal 1792, monumento storico a partire del 1981, tuttora appartiene al ministero della cultura francese.




Quella che noi visiteremo nel romanzo di Rollins non è però la nuova abbazia, ma i suoi resti incastonati oggi in una prigione di massima sicurezza. Cosa a dir poco insolita.









Infine (i luoghi indicati non seguono la sequenza cronologica del libro) ci ritroveremo a tremare di freddo nelle isole norvegesi dell’arcipelago Svalbard.




Queste isole ospitano lo Svalbard Global Seed Vault (in italiano "Deposito sotterraneo globale dei semi") che ha la funzione di fornire una rete di sicurezza contro la perdita botanica accidentale del "patrimonio genetico tradizionale" delle sementi. Si tratta di una gigantesca banca genetica della flora commestibile mondiale.









È localizzato vicino alla cittadina di Longyearbyen, nell'isola norvegese di Spitsbergen, nel remoto arcipelago artico delle isole Svalbard a circa 1200 km dal Polo Nord. Il centro si compone di tre sale, di 27 metri di lunghezza, 10 di larghezza e 6 di altezza. Le chiusure hanno porte di acciaio di notevole spessore, e la struttura è costruita in calcestruzzo in modo da resistere ad una eventuale guerra nucleare o ad un incidente aereo.

Le Svalbard ospitano una comunità di orsi polari che potrebbero essere considerati un’ulteriore difesa naturale quantomeno nei confronti di malintenzionati a piedi!