Tratto da Rollins, la città sepolta, TEA:
“Di norma, i meteoriti carbonacei lasciano dietro di sè un'impronta di iridio", spiegò McKnight. "Ma a Tunguska non è mai stata rinvenuta."
"E non c'erano crateri", aggiunse l'ammiraglio.
McKnight annuì. "La forza dell'esplosione fu di quaranta megatoni. In precedenza, l'ultimo meteorite ad avvicinarsi ad una tale forza precipitò in Arizona cinquantamila anni fa. Fu di soli tre megatoni, una mera frazione rispetto a quello di Tunguska, ma creò un cratere di più di millecinquecento metri e profondo ottocento. E allora perchè nessun cratere, specie se adesso conosciamo con certezza l'epicentro dell'esplosione, per via dell'abbattimento radiale degli alberi verso l'esterno a partire dal punto zero?" [...]
Painter cercò di pensare ad una esplosione senza cratere, a insoliti effetti atmosferici e a radiazioni gamma residue. "Allora, qual è stata la causa di tutto?"
"Qualcosa di molto piccolo. Di circa tre chilogrammi", rispose l'ammiraglio Rector.
"E' impossibile!" sbottò lui.
"Se si trattasse di comune materia..."
Il mistero aleggiò nell'aria per un lungo istante.
Infine prese la parola il dottor McKnight. "Una ricerca del 1995 suggerisce che ciò che ha colpito Tunguska fosse in effetti un meteorite, ma un meteorite composto di antimateria."
Painter strabuzzò gli occhi. "Antimateria?"
Il passaggio non rovina nulla del racconto ma ci richiama alla memoria un evento verificatosi il 30 giugno del 1908 nella taiga siberiana a Tunguska. In realtà la causa dell’esplosione che ebbe ripercussioni su tutto il globo terrestre non è ancora nota. Una spedizione del CNR italiano è stata inviata per cercare tracce dell’impatto ma, ad oggi, non è dato sapere cosa abbia provocato la distruzione di tanti ettari di bosco poiché l’epicentro dell’esplosione non conserva traccia di alcune cratere. Una delle ipotesi ha chiamato in causa addirittura Nikola Tesla ed i suoi esperimenti sull’elettromagnetismo, un’altra ipotizza appunto il contatto dell’atmosfera con un corpo celste composto di antimateria.
Ma veniamo alla quarta di copertina:
L'esplosione che ha distrutto la Galleria Kensington del British Museum sembra non avere spiegazioni. Le ultime immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano una sfera di luce che, entrando in contatto con un antico manufatto, innesta una reazione devastante. Nessuno riesce a capire cosa abbia scatenato quel bizzarro fenomeno naturale, eppure Safia al-Maaz, la brillante curatrice della collezione araba, scopre tra le macerie un oggetto sorprendente, rimasto nascosto per millenni, un cuore di ferro con inciso un nome leggendario: Ubar, la città perduta della regina di Saba... Anche Painter Crowe, agente segreto della Sigma, partecipa alle indagini per individuare l'origine dell'esplosione. Ma quella che sembra un'affascinante sfida scientifica diventa improvvisamente una missione mortale quando una misteriosa organizzazione tenta d'impadronirsi del cuore di ferro: perché quell'oggetto è il primo indizio che conduce a un'immensa fonte d'energia, forse proprio la causa della scomparsa di Ubar, l'Atlantide del deserto, che secondo le leggende è stata sepolta da un'imponente tempesta di sabbia... Da Londra al golfo Persico, da Washington al deserto arabo, Painter e Safia dovranno affrontare non solo gli enigmi e i misteri del passato, ma anche un nemico implacabile, in una corsa contro il tempo per scongiurare una catastrofe senza precedenti.
Anche stavolta il nostro autore ci porterà da un capo all’altro del mondo:
Visiteremo il British Museum, così ricco di testimonianze dei fasti di civiltà estinte da milleni.
Entreremo nell’antichissima tomba di Nabi Imran, ricordato dalle tre religioni monoteiste come il padre di Maria madre di Gesù
Ci inerpicheremo sul monte Eitten per ammirare la tomba di Nayoub, altrimenti chiamato Giobbe, il quale, dopo le numerose prove cui fu sottoposto dal suo dio, bevve ad una fonte scaturita dai suoi piedi ringiovanendo
Conosceremo il rarissimo leopardo arabico e la tribù nomade degli Shahra che vivono sulle montagne del Dhofar e la cui lingua è il più antico dialetto arabo conosciuto
Come sempre avremo anche la nostra dose di scienza conoscendo la capacità dell’acqua di assumere la forma temporanea di fullerene sferico.