mercoledì 16 ottobre 2019

Elvis, una vita al massimo




Era il 14 agosto del 2002 quando mi chiamarono Mara e Maria per dirmi che accanto ad un cassonetto sotto casa loro c'era una scatola con dei gattini. Quando andai a recuperarli vidi tre batuffoli di un paio di settimane ammucchiati uno sull'altro. 
Uno di loro, quello nero, sarebbe diventato Elvis, il re della casa.

Elvis era un bulletto, anche se i primi mesi si beccò un sacco di botte dalle due sorelline ancora più bulle di lui. I primi tempi non camminava sul pavimento, ci nuotava sopra. Piccolo, rachitico e anche un po' bruttarello. Chi avrebbe immaginato che sarebbe diventato una pantera?

Sistemate le sorelle e introdotto nella famiglia di altri gatti che avevamo, si è subito distinto per essere un grandissimo scassaminchia. Tormentava gli altri felini, ormai adulti, che dopo un po' scappavano via. Tutti tranne la Zozzetta, vecchia matrona di strada, che dopo una vita sul marciapiede aveva tirato i remi in barca a casa nostra. La Zozzetta lo accudiva, lo metteva in riga e lui la rispettava.

Elvis aveva l'argento vivo nelle vene. Prendeva la rincorsa dal salotto e in derapata curvava verso il corridoio camminando sul muro per poi correre verso le altre stanze alla conquista del mondo. Ancora oggi, con la luce giusta, si possono vedere le sue improntine.

Era un tipo arrogante, giocava tirando fuori le unghie e non disdegnava di dare qualche morso in amicizia. Era uno zingaro, non aveva un posto preferito e dormiva da solo, dove capitava. La sua terra era il mondo intero. Anche la sorda, gatta sociopatica per antonomasia, doveva abbozzare se lui decideva di dormire accanto a lei sulla brandina.

Ha sempre fatto il bello e il cattivo tempo dentro casa. 
Un giorno mia sorella portò la sua cagnetta Minnie in visita da noi. La Zozzetta, non gradendo l'iniziativa, decise di darle una lezione. Ai primi guaiti di una spaventatissima Minnie accorse Elvis che senza pensarci un attimo cominciò a picchiare la cagnetta come meglio poteva. La scena era ridicola e inquietante. Mia sorella che teneva Minnie sopra la sua testa tipo re Leone. La Zozzetta già si era defilata per evitare sgridate e rappresaglie mentre Elvis, non avendo più il cane tra le zampe, picchiava mia sorella sui piedi tanto per farle capire chi comandava.

Un giorno decisi di fargli una flebo sottocutanea di fisiologica. Aveva circa 12 anni e pensai che potesse giovargli visto che cominciava a zoppicare per l'artrosi e aveva il pelo un po' opaco. 
Con la siringa piena e l'ago a farfalla montato sorpresi Elvis nel sonno. Tenendolo per la collottola infilai l'ago senza che se ne accorgesse e guardai la siringa per un secondo per valutare quanto premere. Fu un attimo rigirarsi e vedere Elvis sull'altro capo del letto che mi guardava incuriosito mentre io facevo la flebo al nulla. Guardai la mano che avrebbe dovuto reggere la collottola. Vuota. Guardai la siringa che spisciolava fisiologica sul letto mentre Elvis si leccava una zampa per nulla preoccupato mentre mi osservava con quell'aria spocchiosa di cui solo un gatto è capace.

Lunedì 14 Elvis se n'è andato, dopo 17 anni spesi a comandare tutti noi, umani e felini.

Elvis. Chiamato così perchè due giorni dopo il suo ingresso a casa nostra sarebbe stato l'anniversario della morte del re del rock.

Elvis che ha vissuto la sua vita al massimo. Sempre

giovedì 4 luglio 2019

Sonetto 116, Shakespeare




"Non sia mai ch'io ponga impedimenti
all'unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento,
o tende a svanire quando l'altro s'allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio.
Se questo è errore e mi sarà provato,
Io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato''


Sonetto 116, Shakespeare