venerdì 31 ottobre 2008

Nikola Tesla e l'esperimento di Colorado Springs

Nikola Tesla è stato uno degli scienziati più importanti e meno conosciuti del XX secolo. Alla sua morte tutti i suoi progetti furono secretati e requisiti dal FBI e forse questo ha fatto si che il suo nome venisse presto dimenticato.
Nacque a Smiljan Lika (Croazia) nel 1856. Dopo i primi studi condotti a Lika e a Carlstadt sotto l’influenza della madre Georgina Mandic, anch’essa inventrice, come d’altra parte il padre, Tesla si trasferì all’Università di Graz dove studiò matematica e fisica, laureandosi nel 1877. Studiò poi filosofia a Praga. Nel 1881 propose a Budapest la sua prima invenzione: il telefono ripetitore. Nel 1884 emigrò negli Stati Uniti. Dopo un periodo in cui collaborò con T.A. Edison nel suo laboratorio di Menlo Park, lo lasciò in seguito ad un litigio e ad una forte campagna denigratoria che Edison operò contro Tesla. Lavorò poi per G. Westinghouse che aveva fondato da poco la Westinghouse Electrical Company.
I suoi lavori riguardano principalmente l’elettricità e la possibilità di incanalarla e veicolarla senza l’utilizzo di cavi o apparati.
“Secondo la sua teoria, la terra stessa costituiva un conduttore naturale e poteva essere sfruttata per far viaggiare le onde elettriche inviate da un trasmettitore centrale. Tali onde sarebbero state raccolte da ricevitori posti ovunque nel pianeta.
Dato che nessuno gli volle credere, nel 1899 Tesla costruì un trasmettitore che poteva anche fungere da ricevitore. Con questa struttura, piazzata sopra il suo laboratorio, sperava di inviare un’onda elettrica vagante per poi riprenderla. Intuendo che una singola onda avrebbe perso potenza nel trasferimento, pensò di fornire impulsi elettrici successivi, creando così un pacchetto energetico continuo di potenza crescente.”
Il genio di Tesla è stato indubbiamente fuori del comune. Una sorta di Leonardo Da Vinci dei XX secolo. L’aneddoto che segue è affascinante perché, al di là di ciò che si possa pensare di quest’uomo, ci da una prova tangibile dell’enorme potenziale che offrivano le sue idee.
“A Colorado Springs tutti gli abitanti potevano osservare l’enorme e strana antenna, alta 60 metri che terminava con un globo di ferro. Molti sono stati i testimoni che videro accendersi 200 lampadine senza collegamento di fili elettrici a 40 Km di distanza. Un esperimento particolare con quell’antenna resterà nella storia di questa civiltà: un fulmine uscì dal globo di ferro in cima all’antenna, crebbe di dimensioni fino a diventare un globo elettrico che mandava verso il cielo lampi scoppiettanti di lunghezza almeno di 50 metri. La zona fu pervasa da rombi di tuono e l’erba assunse il colore di un verde brillante come se ci fosse fosforescenza. Il fatto più traumatico sicuramente fu quello sopportato dagli abitanti, i quali, camminando nelle strade, vedevano sprizzare scintille elettriche che dai loro piedi finivano sul selciato. Dopo tanto spettacolo anche il finanziere J.P. Morgan, convinto del genio inventivo di Tesla, investì ben 150.000 dollari nel progetto della trasmissione d’energia. Perciò Nikola Tesla si trasferì a New York e cominciò la costruzione della prima torre per le comunicazioni a Long Island: la Wardenclyffe. Questo avveniva nel 1900.
Tre anni dopo, quando la Wardenclyffe fu completata, Tesla annunciò un’altra delle sue scoperte: sarebbe bastato dare una potente energia ai suoi trasmettitori per trasformare la litosfera terrestre in un gigantesco portalampade. Bastava in pratica infilare un bastone metallico nel terreno, collegarlo ad un trasformatore, per avere elettricità a volontà. Tesla era dell’opinione che per generare l’energia iniziale fosse sufficiente usare impianti idroelettrici. Il punto debole di tanta invenzione stava nel fatto che se il trasmettitore avesse inviato, anziché su tutto il globo in maniera uniforme, una forte quantità d’energia in un solo punto, allora si sarebbe verificata una distruzione totale. Secondo i calcoli, con questo sistema si poteva inviare tranquillamente un’energia pari ad una bomba nucleare da 10 megatoni. La storia ci ricorda che Tesla non ebbe mai la possibilità di sperimentare la sua rivoluzionaria invenzione. Nel 1903 il sostenitore Morgan ritirò il finanziamento. Sicuramente questo magnate americano avrà pensato che un raggio della morte da 10 megatoni poteva anche andar bene, ma fornire energia elettrica in forma illimitata e gratuita a tutto il mondo era assolutamente impensabile. A quel punto Tesla fu abbandonato da tutti. Sommerso dai debiti, dovette svendere il laboratorio di Colorado Springs per pochi dollari, tanto che nel 1906 non ebbe più soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti della Wardenclyffe, che rimase vuota.”
Come molti geni prima di lui, anche Tesla morì solo e senza un centesimo in tasca. Probabilmente stiamo utilizzando per vie traverse molta della tecnologia che lui ha ipotizzato. Purtroppo essendo tutto coperto da segreto non possiamo neanche sapere quante volte al giorno
lo dovremmo ringraziare.

martedì 28 ottobre 2008

Testo e traduzione di Dancing With The Moonlight Knight dei Genesis


Nella prima uscita del vinile dei Genesis Selling England by the pound erano presenti le traduzioni delle canzoni. L’autore delle traduzioni si chiama Armando Gallo e le curò insieme a Peter Gabriel in persona. Gallo inserì addirittura delle note laddove l’interpretazione del testo risultava un po’ oscura; del resto i giochi di parole sono disseminati ovunque nelle liriche dei Genesis, specie all’epoca di Peter Gabriel. Ho scovato la traduzione con le note e ve la giro con piacere.

Dancing With The Moonlight Knight

"Can you tell me where my country lies?"
said the unifaun to his true love's eyes.
"It lies with me!" cried the Queen of Maybe
- for her merchandise, he traded in his prize.
"Paper late!" cried a voice in the crowd.
"Old man dies!" The note he left was signed 'Old Father Thames'
- it seems he's drowned;
selling england by the pound.
Citizens of Hope & Glory, Time goes by
- it's 'the time of your life'
Easy now, sit you down.
Chewing through your
Wimpey dreams, they eat without a sound;
digesting england by the pound.
Young man says 'you are what you eat' - eat well.
Old man says 'you are what you wear'
- wear well. You know what you are, you don't give a damn;
bursting your belt that is your homemade sham.
The Captain leads his dance right on through the night
- join the dance... Follow on!
Till the Grail sun sets in the mould.
Follow on! Till the gold is cold.
Dancing out with the moonlit knight,
Knights of the Green Shield stamp and shout.
There's a fat old lady outside the saloon;
laying out the credit cards she plays Fortune.
The deck is uneven right from the start;
all of their hands are playing apart.
The Captain leads his dance right on through the night
- join the dance... Follow on!
A Round Table-talking down we go.
You're the show! Off we go with.
- You play the hobbyhorse,
I'll play the fool.
We'll tease the bull ringing round & loud, loud & round.
Follow on! With a twist of the world we go.
Follow on! Till the gold is cold.
Dancing out with the moonlit knight,
Knights of the Green Shield stamp and shout.

Danzando con il cavaliere illuminato dalla luna

“Mi puoi dire dov’è il mio paese?”
disse l’unifaun (1) alla persona amata.
“E’ con me!” gridò la Queen of Maybe (2)
- per le sue mercanzie, egli barattò il suo amore.

“Ultima edizione!” strillò una voce tra la folla.
“un vecchio muore!” La nota che ha lasciato era firmata “Vecchio Padre Tamigi”
- Sembra che sia annegato;
- vendendo l’Inghilterra alla libbra.
Cittadini di Speranza e Gloria (3),
Il tempo passa – è “ Il momento migliore della vostra vita”.
Piano ora, sedetevi.
Masticando attraverso i vostri sogni di Wimpey (4)
Mangiano senza il minimo rumore;
digerendo l’Inghilterra alla libbra.

Il giovane dice “ti distingui da quello che mangi” – mangia bene.
Il vecchio dice “ti distingui per quello che indossi” – vestiti bene.
Tu sai cosa sei, non ti interessa;
facendoti scoppiare la cintura che è la tua falsità fatta in casa.

Il Capitano conduce la danza per l’intera notte
- unitevi alla danza…
Venite! Finché il Grail (5) tramonterà nella muffa.
Seguite! Finché l’oro sarà freddo.
Danzando con il cavaliere illuminato dalla luna,
Cavalieri degli Scudi Verdi (6) battono il passo e gridano

C’è una vecchia grassona fuori da saloon;
giocando con carte di credito indovina la Fortuna (7).
Il banco è sbagliato fin dall’inizio;
tutte le mani vanno per conto proprio.

Il Capitano conduce la danza per l’intera notte
- unitevi alla danza…
- Seguite! Andiamo per una discussione da Tavola Rotonda.
- Voi siete lo spettacolo!
- Iniziamo con: Tu fai il cavallo a dondolo,
- io faccio il pazzo.
- Prenderemo in giro il toro
- scampanellando dappertutto, ovunque (8).

Venite! Con un colpo di giro del mondo andiamo.
Seguite! Finché l’oro sarà freddo.
Danzando con il cavaliere illuminato dalla luna,
Cavalieri degli Scudi Verdi battono il passo e gridano.

NOTE:
1 - Unifaun: gioco di parole che sta a rappresentare la vecchia Inghilterra storica. Da Uniform = uniforme militare, unicorn = unicorno, faun = cerbiatto o anche fauna in generale.
2 - Queen of maybe: da Queen of May = Regina di maggio che nell’antica inghilterra rappresentava l’inizio della buona stagione e l’augurio di un buon raccolto. Qui è la regina di Maybe = forse. Oggi la regina di maggio in Inghilterra è usata solo per reclamizzare prodotti, e questa “Regina del Forse” rappresenta l’Inghilterra moderna.
3 - Cittadini di speranza e gloria è il popolo inglese. Dall’inno Land of hope and glory.
4 - Wimpey: doppio significato tra wimpey = famosa società edilizia inglese e wimpy = famosi ristoranti d’hamburger. La pronuncia è la stessa.
5 - Grail: è il calice di Gesù Cristo nell’ultima cena che secondo la leggenda venne portato in Inghilterra alla corte di Re Artù. Rappresenta lo splendore del periodo.
6 - Anche in questa frase viene usato un doppio significato. Oggi in Inghilterra i Green Shield stamps sono bollini-punti premio equivalenti ai nostri punti Star o Mira Lanza.
7 - L’indovina d’oggi non usa più carte da gioco, ma carte di credito per saper dire la fortuna.
8 - Il cavallo a dondolo e il pazzo sono i personaggi della Morris dance, tradizionali danze inglesi.

lunedì 27 ottobre 2008

Love reign over me - The Who testo e traduzione


Only love
Can make it rain
The way the beach is kissed by the sea.
Only love
Can make it rainLike the sweat of lovers'
Laying in the fields.
Love,
Reign over me.
Love,
Reign over me, rain on me.
Only love
Can bring the rain
That makes you yearn to the sky.
Only love
Can bring the rain
That falls like tears from on high.
Love,
Reign over me.
Love,
Reign over me, rain on me.
On the dry and dusty road
The nights we spend apart alone
I need to get back home to cool cool rain.
The nights are hot and black as ink
I can't sleep and I lay and I think
Oh God, I need a drink of cool cool rain.
Love,
Reign over me.
Love, Reign over me, rain on me.

Traduzione
Solo l'Amore
può far piovere
così come la spiaggia è baciata dal mare.
Solo l'Amore
può far piovere
come il sudore degli amanti
che giacciono nei campi.
Amore,
Regna su di me
Amore,
Regna su di me, piovi su di me.
Solo l'Amore
può portarti la pioggia
che ti fa desiderare ardentemente il cielo.
Solo l'Amore
può portarti la pioggia
che cade come lacrime da lassù in alto.
Amore,
Regna su di me
Amore,
Regna su di me, piovi su di me.
Sulla strada asciutta e polverosa
La notte che passiamo lontani da soli
Ho bisogno di tornare a casa dalla fresca, fresca pioggia
Le notti sono calde e nere come l'inchiostro
Non riesco a dormire, mi distendo e penso
Oh Dio, ho bisogno di una bevuta di fresca, fresca pioggia.
Amore,
Regna su di me
Amore,
Regna su di me, piovi su di me.

venerdì 24 ottobre 2008

La Sezione Aurea e la creazione dell'Immaginario


Nel 1738 a Lipsia venne fondata una Società semisegreta da Lorenz Mizler, allievo di Bach, per le Scienze Musicali, con l'intento di mostrare i legami della matematica con la musica. Mizler affermava che "la musica è il suono della matematica". Diversi prestigiosi musicisti vennero invitati a diventare suoi membri e lo scopo era quello di riportare la musica alla sua origine matematico-pitagorica. Il blasone di questa società era costituito da due forme geometriche: un cerchio, simbolo di perfezione e un triangolo, simbolo di Trinità. Queste due forme erano circondate da api, simbolo del lavoro. Per l'ammissione bisognava produrre una composizione musicale di natura matematica, e presentare un ritratto. Nel 1747 Johann Sebastian Bach, entrato nell’Associazione in qualità di 14° membro, consegnò, insieme al ritratto ad olio richiesto realizzato da Elias Gottlob Haussmann, le Variazioni canoniche sul tema "Vom Himmel Hoch da komm ich er", dette Goldberg (eccole). Nel 1749 avrebbe voluto presentare l'Arte della fuga, che non riuscì a terminare per le sue condizioni di salute. Insieme alle Variazioni Goldberg, queste opere costituiscono il suo testamento spirituale: una musica smaterializzata, costruita in base ad astratti princìpi di simmetria aritmetica e geometrica. Molti musicisti dopo di lui studiarono i concetti matematici cercando di applicarli alla musica. La figura teorico matematica musicale per eccellenza è la proporzione aurea (numero phi 1.618). La sezione aurea fu studiata dai Pitagorici i quali scoprirono che il lato del decagono regolare inscritto in una circonferenza di raggio r è la sezione aurea del raggio e costruirono anche il pentagono regolare intrecciato o stellato, o stella a 5 punte che i Pitagorici chiamarono pentagramma e considerarono simbolo dell’armonia ed assunsero come loro segno di ricoscimento , ottenuto dal decagono regolare congiungendo un vertice si e uno no . A questa figura è stata attribuita per millenni à un’importanza misteriosa probabilmente per la sua proprietà di generare la sezione aurea , da cui è nata . Infatti i suoi lati si intersecano sempre secondo la sezione aurea. La Sezione Aurea, in quanto legge strutturale del corpo umano, ha trovato in Leonardo da Vinci (1452/1519) un geniale assertore e illustratore, avendo collaborato con i suoi schizzi alla stesura del trattato "De Divina proportione" (Venezia,1509) di Luca Pacioli.

A partire dal Rinascimento la Sezione Aurea viene elaborata dall’arte. Secondo Luca Pacioli ed Albrecht Dürer, la Sectio Aurea o numero d'Oro, era elemento proporzionale analogico tra la figura umana e la natura oggettiva.
In campo filosofico, inoltre, l'Harmonia della Natura diviene causa e principio del mondo secondo le teorie di Giordano Bruno.
Andando molto più indietro nel tempo troviamo la proporzione aurea nelle architetture di popoli antichissimi.
La piramide di Cheope ha una base di 230 metri ed una altezza di 145: il rapporto base/altezza corrisponde al numero phi.
Nei megaliti di Stonehenge, le superfici teoriche dei due cerchi di pietre azzurre e di Sarsen, stanno tra loro nel rapporto di 1,6.
La pianta del Partenone di Atene è un rettangolo con lati di dimensioni tali che la lunghezza sia pari alla radice di 5 volte la larghezza, mentre nell'architrave in facciata il rettangolo aureo è ripetuto più volte.
Anche nella progettazione della Cattedrale di Notre Dame a Parigi e del Palazzo dell'ONU a New York sono state utilizzate le proporzioni del rettangolo aureo.
In molte opere di Leonardo da Vinci, Piero della Francesca, Bernardino Luini, Sandro Botticelli, si ricorreva spesso alla Divina Proporzione, considerata quasi la chiave mistica dell'armonia nelle arti e nelle scienze.



Gli andamenti del mercato azionario, l'accrescimento biologico di alcune specie, la spaziatura tra le foglie lungo uno stelo e la disposizione dei petali e dei semi in alcuni tipi di fiori quali il girasole, spesso presentano schemi riconducibili a quello dei numeri di Fibonacci. Il Nautilus, un mollusco di grandi dimensioni che ha la sezione del guscio come una perfetta spirale logaritmica ci dimostra come la sezione aurea sia l'espressione matematica della bellezza e della eleganza della natura
In natura il rapporto aureo è riscontrabile in molte dimensioni del corpo umano. Se moltiplichiamo per 1,618 la distanza che in una persona adulta e proporzionata, va dai piedi all'ombelico, otteniamo la sua statura. Così la distanza dal gomito alla mano (con le dita tese), moltiplicata per 1,618, dà la lunghezza totale del braccio. La distanza che va dal ginocchio all'anca, moltiplicata per il numero d'oro, dà la lunghezza della gamba, dall'anca al malleolo. Anche nella mano i rapporti tra le falangi delle dita medio e anulare sono aurei, così il volto umano è tutto scomponibile in una griglia i cui rettangoli hanno i lati in rapporto aureo.
La sequenza di Fibonacci è abbondantemente rappresentata anche in musica, ad esempio, oltre che nelle fughe di Bach, nelle sonate di Mozart, nella Quinta Sinfonia di Beethoven, il quale, nelle "33 variazioni sopra un valzer di Dabelli" suddivise la sua composizione in parti corrispondenti ai numeri di Fibonacci; l’esempio più elevato di applicazione su vasta scala degli stilemi improntati alla proporzione aurea è dato dalla Sagra della Primavera di Strawinski.

Anche la musica contemporanea ha subito l’ispirazione matematica della Sezione Aurea. Cito un trattatelo sulla Proporzione Aurea applicata alla musica che ho salvato qualche tempo fa.



“Sulla copertina dell'album più amato e commercialmente fortunato dei Genesis, Selling England By The Pound (1973), appare un disegno nei cui tratti magico-onirici si può notare un personaggio chiaramente rappresentato nell'atto di «invitare al silenzio». (Il concetto di ‘silenzio’ in filosofia è legato al sapere iniziatico e misterico – nota mia) e guarda caso le elaborate strutture matematiche riscontrabili in alcuni brani presenti nel suddetto album fanno capo ad architetture auree studiate nei minimi particolari.
Ma non solo. Il contenuto «esoterico-matematico» nella musica dei Genesis è sottolineato da una vasta serie di simbologie (giochi di parole presenti nelle liriche e nei titoli dei brani e degli album, riferimenti numerologici, dipinti e disegni vari sulle copertine dei dischi di chiara ispirazione simbolico-ermetica e surrealista) che ci rimandano costantemente all'uso della Sezione Aurea.
Quindi, continuando su questa strada, “potremmo citare quelle del misterioso titolo del brano, che in origine probabilmente doveva essere «Firth of Forth»: logica e semplice deduzione poiché il testo del brano narra del Forth, ossia il fiume scozzese che forma il grande estuario, «firth» in inglese, sul quale si affaccia la città di Edimburgo; e che, invece, tramite uno stratagemma (una sorta di «cabala fonetica» di tradizione alchemica: cioè dato che Forth, il fiume, si pronuncia come «fourth» che invece significa “quarto”...) si trasforma in Firth Of Fifth, ovvero il titolo del nostro brano. O per “tacere” dell'ancor più misteriosa e “occulta” «serie degli evangelisti», il cui dodicesimo (!) fattore (555) corrisponde a quello della durata in minuti secondi della struttura «aureo temporale» del brano (“coda” esclusa! come sottolineerà poi un successivo album del gruppo intitolato per l'appunto A Trick Of The Tail); venendo così a determinare un percorso fra i più esoterici e cabalisticamente intricati, come forse solo un Dufay, col suo Nuper Rosarum Flores, è stato in grado di partorire. Un magico e “mistico” percorso che dal Vangelo di Matteo (nella fattispecie dalla parabola dei «pani e dei pesci») ci conduce, attraverso i Genesis ed il loro brano I Know What I Like (brano il cui testo cantato fa esplicito riferimento al «giardiniere» rannicchiato su una panchina sulla copertina di SEBTP), a riallacciarci alla straordinaria prosa logico-matematica e ai giochi di parole di quel Lewis Carroll, che tanto ispirò la fantasia dei Genesis (vedi ad es. la copertina dell'album Nursery Crime). Guarda caso Carroll insegnava matematica a Oxford ed era uno studioso di Euclide, oltre che di “paradossi matematici (…) ”

giovedì 23 ottobre 2008

Io se fossi Dio - Giorgio Gaber 1980


Su un numero della rivista L’Internazionale di qualche settimana fa c’era un bell’articolo, piuttosto lungo, che spiegava di come l’utilizzo, diffusissimo ormai, di internet abbia generato un fenomeno di calo dell’attenzione durante la lettura. Gli utenti sono da una parte affamati di notizie e aggiornamenti ma i contenuti devono essere brevi ed incisivi poiché dopo qualche frase subentra il calo d’attenzione e la lettura viene interrotta. Questo fenomeno fa si che anche la lettura di un libro divenga un problema. Ci si informa di più ma si legge di meno.
Io, contro tutte le leggi della rete pubblico post forse troppo lunghi, ma penso che una storia debba essere raccontata con il giusto numero di parole, perciò se vi stancate a leggere un post troppo lungo, sono fatti vostri. Ma poi che fretta avrete mai? Se state navigando su questo blog vuol dire che non state lavorando e non state studiando; se è la vostra pausa godetevela e lasciate che vi svaghi, sennò peggio per voi. Oggi voglio inserire un testo lunghissimo. Si tratta della canzone di Giorgio Gaber Io se fossi Dio. Gaber è il classico personaggio che si è fatto amare e odiare un po’ da tutti, sia a destra che a sinistra. In questa canzone ce n’è per tutti i partiti, per i giornalisti, per tutti i tipi umani e anche per dio stesso. Mancano i preti…ma a quelli ci penso io a bastonarli ogni tanto.
È un testo lunghissimo ed è sicuramente più bello da ascoltare che da leggere. Qui sotto c’è il link alla canzone divisa in due parti.
Buona lettura e buon ascolto.

Io se fossi Dio di Giorgio Gaber - 1980




Io se fossi Dio(e io potrei anche esserlo, sennò non vedo chi!)I

o se fossi Dio, non mi farei fregare dai modi furbetti della gente:

non sarei mica un dilettante!

Sarei sempre presente.

Sarei davvero in ogni luogo a spiare o, meglio ancora,

a criticare, appunto... cosa fa la gente.

Per esempio il piccolo borghese, com'è noioso!

Non commette mai peccati grossi!

Non è mai intensamente peccaminoso!

Del resto, poverino, è troppo misero e meschino

e pur sapendo che Dio è più esatto di una sfera

lui pensa che l'errore piccolino non lo conti o non lo veda.

Per questo io se fossi Dio, preferirei il secolo passato,

se fossi Dio rimpiangerei il furore antico,

dove si odiava, e poi si amava, e si ammazzava il nemico!

Ma io non sono ancora nel regno dei cieli, sono troppo invischiato nei vostri sfaceli.

Io se fossi Dio, non sarei così coglione a credere solo ai palpiti del cuore

o solo agli alambicchi della ragione.

Io se fossi Dio, sarei sicuramente molto intero e molto distaccato come dovreste essere voi!

Io se fossi Dio, non sarei mica stato a risparmiare:

avrei fatto un uomo migliore.

Sì vabbè, lo ammetto non mi è venuto tanto bene,

ed è per questo, per predicare il giusto, che io ogni tanto mando giù qualcuno,

ma poi alla gente piace interpretare e fa ancora più casino!

Io se fossi Dio, non avrei fatto gli errori di mio figlio

e sull'amore e sulla carità mi sarei spiegato un po' meglio!

Infatti non è mica normale che un comune mortale

per le cazzate tipo compassione e fame in India,

c'ha tanto amore di riserva che neanche se lo sogna!

Che viene da dire: Ma dopo come fa a essere così carogna?

Io se fossi Dio non sarei ridotto come voi

e se lo fossi io certo morirei per qualcosa di importante!

Purtroppo l'occasione di morire simpaticamente non capita sempre

e anche l'avventuriero più spinto

muore dove gli può capitare e neanche tanto convinto.

Io se fossi Dio

farei quello che voglio, non sarei certo permissivo,

bastonerei mio figlio, sarei severo e giusto,

stramaledirei gli inglesi come mi fu chiesto,

e se potessi anche gli africanisti e l'Asia e poi gli Americani e i Russi;

bastonerei la militanza come la misticanza

e prenderei a schiaffi i voltaireiani, i ladri, gli stupidi e i bigotti:

perché Dio è violento!

E gli schiaffi di Dio appiccicano al muro tutti!

Ma io non sono ancora nel regno dei cieli,

sono troppo invischiato nei vostri sfaceli...

Finora abbiamo scherzato,

ma va a finire che uno prima o poi ci piglia gusto

e con la scusa di Dio tira fuori tutto quello che gli sembra giusto.

E a te ragazza che mi dici che non è vero

che il piccolo borghese è solo un po' coglione,

che quell'uomo è proprio un delinquente,

un mascalzone, un porco in tutti i sensi,

una canaglia e che ha tentato pure di violentare sua figlia...

Io come Dio inventato, come Dio fittizio,

prendo coraggio e sparo il mio giudizio e dico:

Speriamo che a tuo padre gli sparino nel culo cara figlia!

così per i giornali diventa un bravo padre di famiglia.

Io se fossi Dio, maledirei davvero i giornalisti e specialmente... tutti.

Che certamente non sono brave persone e dove cogli, cogli sempre bene.

Compagni giornalisti, avete troppa sete e non sapete approfittare delle libertà che avete:

avete ancora la libertà di pensare,

ma quello non lo fate

e in cambio pretendete la libertà di scrivere, e di fotografare.

Immagini geniali e interessanti, di presidenti solidali e di mamme piangenti.

E in questa Italia piena di sgomento come siete coraggiosi,

voi che vi buttate senza tremare un momento!

Cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti,

e si direbbe proprio compiaciuti!

Voi vi buttate sul disastro umano col gusto della lacrima in primo piano!

Sì vabbè, lo ammetto:

la scomparsa dei fogli e della stampa sarebbe forse una follia...ma io se fossi Dio

di fronte a tanta deficienza non avrei certo la superstizione della democrazia!

Ma io non sono ancora del regno dei cieli, sono troppo invischiato nei vostri sfaceli...

Io se fossi Dio

naturalmente io chiuderei la bocca a tanta gente:

nel regno dei cieli non vorrei ministri e gente di partito tra le palle,

perché la politica è schifosa e fa male alla pelle!

E tutti quelli che fanno questo gioco,

che poi è un gioco di forze, ributtante e contagioso come la lebbra e il tifo...

E tutti quelli che fanno questo gioco

c'hanno certe facce che a vederle fanno schifo,

che siano untuosi democristiani o grigi compagni del PC.

Sono nati proprio brutti o, per lo meno, tutti finiscono così.

Io se fossi Dio,

dall'alto del mio trono vedrei che la politica è un mestiere come un altro

e vorrei dire, mi pare a Platone,

che il politico è sempre meno filosofo e sempre più coglione;

è un uomo tutto tondo che senza mai guardarci dentro scivola sul mondo,

che scivola sulle parole anche quando non sembra... o non lo vuole.

Compagno radicale, la parola "compagno" non so chi te l'ha data,

ma in fondo ti sta bene, tanto ormai è squalificata.

Compagno radicale, cavalcatore di ogni tigre,

uomo furbino ti muovi proprio bene in questo gran casino

e mentre da una parte si spara un po' a casaccio

e dall'altra si riempiono le galere di gente che non c'entra un cazzo...

Compagno radicale, tu occupati pure di diritti civili e di idiozia che fa democrazia

e preparaci pure un altro referendum questa volta per sapere dov'è che i cani devono pisciare!

Compagni socialisti,

ma sì anche voi insinuanti, astuti e tondi!

Compagni socialisti, con le vostre spensierate alleanze di destra, di sinistra, di centro,

coi vostri uomini aggiornati, nuovi di fuori e vecchi di dentro!...

Compagni socialisti fatevi avanti

che questo è l'anno del garofano rosso e dei soli nascenti!

Fatevi avanti col mito del progresso e con la vostra schifosa ambiguità!

Ringraziate la dilagante imbecillità!

Ma io non sono ancora nel regno dei cieli, sono troppo invischiato nei vostri sfaceli...

Io se fossi Dio, non avrei proprio più pazienza,

inventerei di nuovo una morale e farei suonare le trombe per il Giudizio universale!

Voi mi direte perché è così parziale il mio personalissimo Giudizio universale:

perché non suonano le mie trombe per gli attentati, i rapimenti, i giovani drogati e per le bombe.

Perché non è comparsa ancora l'altra faccia della medaglia.

Io come Dio, non è che non ne ho voglia.

Io come Dio, non dico certo che siano ingiudicabili o addirittura, come dice chi ha paura, gli innominabili! (i brigatisti)

Ma come uomo, come sono e fui, ho parlato di noi, comuni mortali:

quegli altri non li capisco, mi spavento, non mi sembrano uguali.

Di loro posso dire solamente

che dalle masse sono riusciti ad ottenere lo stupido pietismo per il carabiniere.

Di loro posso dire solamente che mi hanno tolto il gusto di essere incazzato personalmente.

Io come uomo posso dire solo ciò che sento,

cioè solo l'immagine del grande smarrimento.

Però se fossi Dio sarei anche invulnerabile e perfetto,

allora non avrei paura affatto,

così potrei gridare, e griderei senza ritegno che è una porcheria,

che i brigatisti militanti siano arrivati dritti alla pazzia!

Ecco la differenza che c'è tra noi e "gli innominabili":

di noi posso parlare perché so chi siamo

e forse facciamo più schifo che spavento.

Ma di fronte al terrorismo o a chi si uccide c'è solo lo sgomento.

Ma io se fossi Dio, non mi farei fregare da questo sgomento

e nei confronti dei politici sarei severo come all'inizio,

perché a Dio i martiri non gli hanno fatto mai cambiar giudizio.

E se al mio Dio che ancora si accalora,

gli fa rabbia chi spara, gli fa anche rabbia il fatto che un politicante qualunque

se gli ha sparato un brigatista, diventa l'unico statista!

Io se fossi Dio, quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio,

c'avrei ancora il coraggio di continuare a dire che Aldo Moro

insieme a tutta la Democrazia Cristiana

è il responsabile maggiore

di trent'anni di cancrena italiana.

Io se fossi Dio, un Dio incosciente enormemente saggio,

avrei anche il coraggio di andare dritto in galera,

ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora quella faccia che era!

Ma in fondo tutto questo è stupido perché, logicamente...

io se fossi Dio, la terra la vedrei piuttosto da lontano

e forse non ce la farei ad accalorarmi in questo scontro quotidiano.

Io se fossi Dio, non mi interesserei di odio o di vendetta

e neanche di perdono

perché la lontananza è l'unica vendetta è l'unico perdono!

E allora va a finire che se fossi Dio,

io mi ritirerei in campagna

come ho fatto io...

martedì 21 ottobre 2008

Giornata dello sbattezzo

Io se fossi dio...mi farei sbattezzare!
“Suoi (della Chiesa) sudditi, perché battezzati”. Con queste parole, il 25 ottobre 1958, la Corte d’appello di Firenze assolveva il vescovo di Prato, che aveva denigrato pubblicamente due giovani, da poco sposati civilmente. Nel 1958 il vescovo di Prato definì «pubblici peccatori e concubini» una coppia di battezzati sposatasi civilmente. La coppia subì gravi danni economici, intentò una causa al vescovo e la perse: essendo ancora formalmente cattolici, continuavano infatti a essere sottoposti all’autorità ecclesiastica. Ogni prelato può dunque tranquillamente permettersi esternazioni denigratorie nei confronti dei battezzati.
Il 25 ottobre 2008, a cinquant’anni di distanza, l’UAAR organizza una Giornata dello sbattezzo. ‘Sbattezzo’ significa cancellazione degli effetti civili del battesimo, ossia l’elementare diritto, stabilito da un provvedimento del Garante per la privacy, di non essere più considerati dallo Stato come “sudditi” della Chiesa, “obbedienti” e “sottomessi” alle gerarchie ecclesiastiche.
Stando al Catechismo della Chiesa cattolica (n. 1213), il battesimo è il mezzo «mediante il quale ci si libera dal peccato e, rigenerati come figli di Dio, si diventa membra di Cristo, ci si incorpora alla Chiesa e resi partecipi della sua missione». Come un bambino di pochi giorni possa essere reso partecipe della missione della Chiesa resta, ovviamente, un mistero della fede.
La Chiesa cattolica, nel corso della sua storia, ha spesso abusato del battesimo per ottenere “conversioni forzate”, soprattutto nei confronti degli ebrei. Ancora oggi il Codice di diritto canonico, al canone 868, stabilisce questa assurda norma: «il bambino di genitori cattolici e persino di non cattolici, in pericolo di morte è battezzato lecitamente anche contro la volontà dei genitori»! Qualora si verificasse, i genitori dello sfortunato bambino potrebbero denunciare il battezzante per violazione dell’art. 30 della Costituzione
Per la Chiesa cattolica, chi si proclama ateo e agnostico è da considerarsi un apostata, e pertanto soggetto alla scomunica latae sententiae (can. 1364), un tipo di provvedimento canonico che si applica automaticamente, anche se la Chiesa non è al corrente del “delitto” commesso (lo stesso provvedimento comminato dal codice, per esempio, alla fattispecie di aborto volontario).
La giornata dello sbattezzo verrà presentata alla stampa e all’opinione pubblica venerdì 24 ottobre, ore 18, presso la Libreria Bibli (via dei Fienaroli 28, Trastevere, Roma).

venerdì 17 ottobre 2008

In ricordo di Frances Farmer

Oggi voglio parlare di una donna eccezionale, intelligente, bellissima con un destino tra i più tragici. Parlo di Frances Farmer (1913 – 1970).
Nel 1931 scrisse un saggio per la scuola dove spiegava perché non credeva in dio (il saggio vinse un concorso letterario). Un ‘affermazione che sarebbe forte ancora oggi, se dichiarata in un saggio scolastico (figuriamoci allora!). la sua aspirazione era diventare un’attrice di film impegnati e di teatro. Fece un viaggio in URSS, patria di Stanislavskij, autore del metodo omonimo che indica agli attori la via da seguire per interpretare al meglio un personaggio (approfondimento psicologico del personaggio e ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell'attore). Ovviamente la Rivoluzione russa era storia recentissima e l’America non era certo tra i paesi più entusiasti di quel cambiamento.
Frances attirò su di sé la diffidenza di molti nell’ambiente borghese di Seattle, sua città natale.
La sua più fervente oppositrice fu sua madre Lillian che fu la principale responsabile delle torture che Frances subì nella sua breve e triste vita.
Divenne attrice di teatro e cinema (18 film, 3 commedie a Broadway più programmi radiofonici e tournee in compagnie teatrali stabili). La sua bellezza era sconvolgente per l’epoca, ma nonostante tutto ebbe esperienze sentimentali disastrose che, insieme alla pressione lavorativa la condussero a fare abuso di alcool e droga, in particolare amfetamine. Il suo ribelle anticonformismo, unito ad un convinto attivismo politico di sinistra, provocano nel perbenismo della borghesia di Seattle una reazione forte e violenta. Coinvolta in una rissa, fu arrestata; le foto dell’arresto fecero il giro del mondo e il tribunale la costrinse a sottoporsi a sedute psichiatriche con il dott. Thomas H. Leonard, con cui Frances non collaborò mai. Lo psichiatra la fece ricoverare nel manicomio di la Crescenta, dove Frances rimase per ben 7 anni. Nel sanatorio fu sottoposta allo shock insulinico, che provoca insensibilità e danni celebrali (questa pratica le fu propinata per circa 90 volte). Frances non si piegava e non si arrendeva, ma più dimostrava la propria integrità di individuo più veniva sottoposta ad abusi. Nel ’44 fuggì ma sua madre la denunciò e la fece arrestare di nuovo, con un conseguente internamento. Fu legata al letto, violentata dagli inservienti e poi venduta da loro ai militari della base vicina. “Uno dei ricordi più vividi di alcuni veterani della clinica era la vista di Frances Farmer immobilizzata dagli inservienti e violentata da bande di militari ubriachi.” Infine veniva usata come cavia per la sperimentazione di farmaci quali torazina, stelazina, mellaril e prolixin. Fu morsa dai topi e picchiata. Fu sottoposta a bagni in acqua gelata e infine lobotomizzata. Il dottor Walter Freeman, ideatore della lobotomia transorbitale (bastava sollevare una palpebra del paziente, introdurre un rompighiaccio e rovistare nel cervello) visitò Frances da sola, in una stanza isolata, e anche se i dettagli esatti non sono noti, la maggior parte di coloro che lavoravano nell’ospedale a quell’epoca ritengono che Freeman abbia effettuato una lobotomia sulla donna.
Nei suoi ultimi anni, l’attrice disse a proposito delle sue esperienza: “Non lasciarti mai consolare dalla convinzione che l’orrore sia finito, perché esso incombe ancora oggi enorme e minaccioso come ai nefasti tempi del manicomio. Ma devo riferire gli orrori come li ricordo, nella speranza che qualche movimento che agisce per il bene dell’umanità possa essere spronato a liberare definitivamente le sfortunate creature che sono ancora imprigionate nelle corsie posteriori di putride istituzioni”. Frances morì a 57 anni, indigente e spiritualmente prostrata.
Un film dal titolo Frances, interpretato magistralmente da Jessica Lange, racconta la vita di questa donna intelligente e bellissima.
I Nirvana di Kurt Cobain la ricordano nella canzone:

mercoledì 15 ottobre 2008

16 ottobre 1998 Pinochet arrestato a Londra

Domani ricorre un anniversario particolare. Un tiranno, mandante di tante sparizioni, uccisioni e torture è stato chiamato a rendere conto dei suoi misfatti.

Dal comunicato di Amnesty International:

Il 16 ottobre 1998 l’ex presidente cileno Augusto Pinochet, a Londra per accertamenti medici, venne arrestato e posto agli arresti domiciliari, in attesa dell’esame della richiesta d’estradizione avanzata dal giudice spagnolo Baltazar Garzón, che aveva aperto un’inchiesta per le pratiche sistematiche della tortura commesse sotto il governo militare da lui presieduto (1973-1990). La Camera dei Lord stabili’, in due distinte sentenze nel novembre 1998 e nel marzo 1999, che Pinochet non era coperto da immunita’ in quanto ex capo di Stato per atti di tortura commessi dopo l’entrata in vigore della Convenzione contro la tortura. L’iniziativa giudiziaria spagnola e le sentenze della Camera dei Lord affermano il principio della giurisdizione universale e per questo rappresentano un ulteriore fondamentale passo avanti dopo l’adozione, nel 1948, della Dichiarazione universale dei diritti umani. E’ a sua volta rimarchevole la sentenza emessa nell’ottobre 1999 dal Magistrato Ronald Bartle, della Magistrates’ Court di Bow Street, competente a pronunciarsi sull’estradizione di Pinochet in Spagna. Secondo il Magistrato Bartle, l’effetto delle ‘sparizioni’ commesse sotto il governo militare poteva essere considerato tortura mentale per i familiari degli scomparsi e avrebbe dovuto essere il giudice spagnolo a decidere in merito.Nel gennaio 2000, tuttavia, l’allora segretario agli Interni del Regno Unito Jack Straw autorizzo’ Pinochet a rientrare in Cile per motivi di salute, ponendo dunque fine alla procedura di estradizione.Il governo del presidente Eduardo Frei Riuz-Tagle segui’ tutte le strade percorribili per favorire il rilascio di Pinochet, impedirne il processo in Spagna e ottenerne il ritorno in Cile, in nome della sovranita’ nazionale, del diritto dei cileni a fare i conti col proprio passato e della riconciliazione nazionale. Anche se a seguito del suo rientro in patria Pinochet e’ stato sottoposto a numerosi procedimenti legali davanti ai tribunali cileni, fino alla sua morte avvenuta mentre era agli arresti domiciliari nel 2006, la Legge d’amnistia emanata nel 1978 ha limitato la possibilita’ di chiamare i responsabili di sistematiche e massicce violazioni dei diritti umani, Pinochet incluso, a rispondere del proprio operato. Giudicata incompatibile con gli obblighi di diritto internazionale del Cile da parte della Commissione interamericana dei diritti umani e del Comitato Onu sui diritti umani, ma dichiarata costituzionale dalla Corte suprema del Cile, la Legge d’amnistia puo’ essere abrogata solo dal Congresso ed e’ stata recentemente applicata dalla Corte suprema nel dicembre 2007

lunedì 13 ottobre 2008

The Thing that should not be - Metallica


Messenger of fear in sight
Dark deception kills the light
Hybrid children watch the sea
Pray for father, roaming free
Fearless wretch
Insanity
He watches
Lurking beneath the sea
Great old one
Forbidden site
He searches
Hunter of the shadows is rising
Immortal
In madness you dwell
Crawling chaos, underground
Cult has summoned, twisted sound
Out from ruins once possessed
Fallen city, living death
Fearless wretch
Insanity
He watches
Lurking beneath the sea
Timeless sleep
Has been upset
He awakens
Hunter of the shadows is rising
Immortal
In madness you dwell
Not dead which eternal lie
Stranger eons death may die
Drain you of your sanity
Face the thing that should not be
Fearless wretch
Insanity
He watches
Lurking beneath the sea
Great old one
Forbidden site
He searches
Hunter of the shadows is rising
Immortal
In madness you dwell.

Traduzione

Messaggero della paura
L’inganno delle tenebre uccide la luce
Bambini Ibridi scrutando il mare
Pregate per il Signore, che erra liberamente
Senza paura Poveretto
Follia
Osserva
Celato sotto le onde del mare
Il grande Vecchio
Luogo Proibito
Cerca
Il cacciatore delle Ombre si sta alzando
Immortale
La follia è il tuo rifugio
Sottoterra il Caos sta strisciando
Il culto è stato convocato, è un suono distorto
Fuori dalle rovine dove una volta avevamo rifugio
Ora c’è una città distrutta, la sola morte ci vive
Senza paura Poveretto
Follia
Osserva
Celato sotto le onde del mare
Il grande Vecchio
Luogo Proibito
Cerca
Il cacciatore delle Ombre si sta alzando
Immortale
La follia è il tuo rifugio
Non sei morto perché neanche le bugie moriranno mai
Che la morte possa morire ed essere dimenticata per miliardi di anni
Ti corrode il senno, la mente
Combatti la cosa che non dovrebbe esistere
Senza paura Poveretto
Follia
Osserva
Celato sotto le onde del mare
Il grande Vecchio
Luogo Proibito
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Il cacciatore delle Ombre si sta alzando
Immortale
La follia è il tuo rifugio

giovedì 9 ottobre 2008

Bernard Law il protettore dei mostri

Io se fossi dio avrei perso la pazienza da molto tempo.
Oggi parlerò del cardinale Bernard Law, un uomo che dovrebbe sotterrarsi vivo invece di ricoprire la prestigiosa carica di arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore (zona S. Giovanni a Roma). Papa Giovanni Paolo II infatti nel 2004 lo promosse togliendolo da Boston, forse perché gli era piaciuto particolarmente il modo con cui aveva affrontato la situazione delle denunce di abusi su tanti bambini da parte di predatori vestiti da preti.
Cominciamo dall’inizio. Nel 1962 John Geoghan fu ordinato sacerdote a Boston ed inviato alla parrocchia del Sacramento Benedetto. Le voci di comportamenti poco ortodossi coi chierichetti cominciarono subito e così il nostro prete fu spostato alla parrocchia di San Bernardo dove si fece subito riconoscere molestando un bambino e facendosi cogliere sul fatto dal padre del bimbo che lo denunciò. Un breve soggiorno al Seton Institute di Baltimora, centro specializzato nel trattamento di preti con problemi psicologici e poi il trasferimento a Hingham, parrocchia di San Paolo dove violentò i quattro figli di Joanne Mueller, di età compresa tra i 5 e i 12 anni. Trasferimento a Sant’Andrea dove toccò ai 4 figli di Maryetta Dussourd e 4 di sua nipote. All’ennesima denuncia di abusi padre Thomas affrontò Geoghan che ammise candidamente: “Si, è tutto vero. Mi piace toccarli.” Dopo l’intervento di padre Thomas il nostro pedofilo rimase un anno fuori gioco, in permesso malattia, sottoposto a cure psichiatriche con due medici che attestarono alla fine della terapia l’idoneità di Geoghan a tornare alla vita pastorale. Nel frattempo i genitori dei bambini abusati furono invitati a mantenere il silenzio e a lasciare che la giustizia ecclesiastica facesse il suo corso. Mentre il nuovo compito di Geoghan era preparare i bambini alla comunione. Nuove denunce e nuovo allontanamento con colloqui terapeutici. Le segnalazioni erano arrivate sul tavolo del cardinale Law (eccolo il nostro arciprete), che ritenne opportuno inviare Geoghan alla parrocchia di Santa Giulia, ironia della sorte, a sostituire un altro prete pedofilo che aveva mietuto vittime nel quartiere.qui Geoghan si distinse nel violentare altri 30 bambini.
Quando lo scandalo dei preti pedofili scoppiò, grazie ad una serie di articoli del Boston Globe che diedero voce ai familiari di quei bambini che nessun membro del clero si preoccupò mai di proteggere, fu istruito un processo penale contro Geoghan. Durante il procedimento il pubblico ministero chiese alla corte di sequestrare il passaporto del cardinale Law perché il Vaticano stava per promuoverlo e mandarlo a Roma, dove sarebbe stato impossibile raggiungerlo per farlo deporre. La corte decise di convocare il cardinale immediatamente anticipando i piani di Giovanni Paolo II. Convocato al processo Law si giustificò in questo modo: “Sapevo dei problemi di pedofilia di Geoghan ma avevo l’abitudine di servirmi della consulenza di professionisti della materia, cioè medici e psichiatri che attestavano poi la guarigione di Geoghan.” Questa fu la risposta del pubblico ministero: “Sono rimasto sorpreso quando ho scoperto chi sono i professionisti: dr. Mullens, medico di famiglia di Geoghan, senza specializzazione in psichiatria; e dr. Brennan, psichiatra senza specializzazione in devianze sessuali, se non vogliamo considerare una specializzazione il fatto di aver abusato di una paziente”.
Ormai lo scandalo era su tutti i telegiornali e Law fu costretto ad ammettere i nomi di altri ottanta sacerdoti accusati di pedofilia e trasferiti da una parrocchia all’altra, senza che mai una vittima fosse aiutata, consolata o risarcita.
Il processo si concluse con la condanna a dieci anni di reclusione per Geoghan , colpevole di aver violentato 130 bambini (sono solo i casi attestati dal tribunale e non certo quelli reali se teniamo conto della vergogna di molte vittime). Questo è solo uno dei processi. Ce ne furono molti altri e tantissime diocesi dichiarano bancarotta o ci arrivarono vicino. La diocesi di Boston dovette vendere la residenza del cardinale Law per racimolare i trenta milioni di dollari da rifondere come risarcimento alle sole vittime di Geoghan.
Furono pagati:
50 milioni dalla diocesi di Santa Fe
31 da quella di Dallas
18 dalla chiesa di Lafayette
100 da Orange County
660 da Los Angeles
Nel 2002 Law fu costretto alle dimissioni ma il premio di consolazione era bello e pronto sulla scrivania di Giovanni Paolo II che lo nominò, come ho già detto, arciprete a S.Maria Maggiore a Roma.
I giornalisti del Boston Globe vinsero il premio Pulitzer per le loro indagini sui preti pedofili.
Mitchell Garabedian, fino ad allora anonimo avvocato armeno, fu nominato Avvocato dell’anno per aver raccolto prove, testimonianze e per aver ottenuto i risarcimenti record dalla chiesa (chissà quanto 8 per mille è servito a risarcire l’infanzia rubata a tanti bambini).
Quanto a padre Geoghan, quello che non fatto la giustizia dei tribunali, che lo ha condannato a soli 10 anni, lo ha fatto la giustizia carceraria. Il 23 agosto 2003 fu ucciso in carcere da un detenuto che aveva subito molestie durante l’infanzia.
Quello che vorrei è che quando chiunque di voi si troverà a passare a Roma davanti alla Chiesa di Santa Maria Maggiore spenda un secondo a pensare ai tanti bambini, piccole vittime innocenti, che non hanno avuto voce, che non sono stati creduti, che hanno avuto paura e angoscia al pensiero di dover andare in chiesa, che hanno pregato dio per farsi salvare dal mostro che avevano vicino. Vorrei anche che voi che passerete davanti a questa chiesa sputaste sul portone di Santa Maria Maggiore, perché dietro le sue mura vive un uomo che ha protetto dei mostri e che non ha pagato per questo. Che abbia almeno il nostro disprezzo.

venerdì 3 ottobre 2008

Miracolo a S. Anna


Riprendo un vecchio articolo apparso su Repubblica per parlare del nuovo film di Spike Lee Miracolo a Sant’Anna in uscita al cinema in questi giorni. La sceneggiatura, tratta dal romanzo omonimo di James McBride, rievoca la strage di Stazzena in Versilia, dove il 12 agosto 1944 quattro colonne di SS della sedicesima divisione Panzergrenadier sterminarono 560 fra vecchi, donne e bambini. L’associazione partigiana ANPI ha accusato Spike Lee e McBride di revisionismo perché nel film la strage sembra essere provocata dal tradimento di un partigiano.
L’associazione partigiana sembra aver dimenticato un dato fondamentale e cioè il fatto che il film è tratto da un romanzo, non dai verbali dell’indagine e del successivo processo. Non ho ancora visto il film e immagino che una rievocazione romanzata di un fatto così terribile non sia il massimo del buon gusto per chi è sopravvissuto all’eccidio e magari è ancora in vita. Io so che andrò a vedere un’interpretazione hollywoodiana della nostra storia recente. Gli americani i film di guerra li sanno fare ma non sanno raccontare la verità. Non glielo possiamo chiedere. A loro piace così e se noi andiamo a cercare la verità in un film americano è meglio che rinunciamo. Spike Lee è un narratore e un poeta ma io non troverò la verità su David Berkovitz nel suo film Summer of Sam, né troverò nomi e cognomi in Fa la cosa giusta (che tratta comunque un episodio di cronaca). Insomma la polemica mi sembra sterile, anzi mi ricorda le grida starnazzate della chiesa e dell’Opus dei sul codice Da Vinci. Chi si sente minacciato da un film o da un libro per come la vedo io dà l’impressione di non sentirsi del tutto dalla parte della ragione.

Ecco l’articolo:

SANT'ANNA DI STAZZENA - Quel forestiero gli era sembrato tedesco: alto, capelli grigi, espressione chiusa. Avrà avuto, a giudizio di Ennio Mancini, almeno 75 anni. Gli era venuto subito il sospetto che potesse essere "uno di quelli". Oggi pensionato, Mancini è il responsabile di un piccolo museo. Ma il forestiero non sembrava molto interessato. Per quasi mezz'ora si era aggirato tra la piazzetta e il sagrato, una carta topografica in mano; con piglio da conoscitore aveva ispezionato i fori dei proiettili sul monumento ai caduti. Volgeva spesso gli occhi in direzione delle casette di pietra arroccate sul pendio. Frattanto, la donna che era con lui esaminava i cimeli del museo. In una vetrina foderata di rosso, un portafogli sdrucito con qualche vecchia banconota da un lira, foto bruciacchiate, un cappello, varie fedi, braccialetti e rosari, un paio di bretelle strappate il quadrante arrugginito di un orologio fermo alle 6 e 52. I ricordi di un villaggio spento. Il 12 agosto 1944 più di quattrocento persone furono trucidate qui, a Sant'Anna di Stazzena, tra Lucca e Carrara. Molti morirono sotto quei platani o sul sagrato. Più di due terzi delle vittime erano donne e bambini. Ennio Mancini, uno dei pochi sopravvissuti, aveva allora 7 anni. L'eccidio perpetrato su quei monti della Toscana non è noto come altre analoghe sanguinose vicende. Per questo Mancini trovava singolare che i coniugi tedeschi avessero avuto l'idea di recarsi in quel villaggio sperduto sulle Alpi Apuane. Incuriosito, chiese alla signora se per caso "suo marito fosse già stato da queste parti". Gli vengono i brividi quando mi ripete la risposta, pronunciata in un italiano stentato: "Sa, mio marito era nelle Waffen-SS. Anche qui in Italia... Ma non ne parla mai".I due forestieri non scrissero nulla sul libro dei visitatori del piccolo museo. Se lo avessero fatto, avrebbero forse dato una mano al procuratore Giovanni Ballo del Tribunale militare di La Spezia, che ha recentemente aperto un'altra inchiesta su quella strage. I superstiti sono stati ascoltati dai carabinieri, nel tentativo di raccogliere indizi sui militari tedeschi coinvolti in quell' episodio. Il procuratore Ballo non parla ma conferma di aver ottenuto anche l'aiuto della giustizia tedesca. Nella cittadina di Pietrasanta, incontriamo sulla piazza del mercato Agostino Bibolotti, 84 anni: statura bassa, ispide sopracciglia nere. All'alba del 12 agosto i tedeschi lo avevano prelevato a forza per fargli trasportare una pesantissima ricetrasmittente. Quel giorno sentì gli spari e le urla, vide le case in fiamme e i cadaveri carbonizzati. Lo deportarono in un campo di lavoro in Germania. Quando, un anno dopo, tornò a Sant'Anna, la sua famiglia non c'era più. Erano stati uccisi tutti, tranne un nipote che oggi ha 61 anni. Si trovava allora in una stalla, paralizzato dal terrore. Sua madre aveva lanciato uno zoccolo in testa a un soldato, ed era stata immediatamente falciata da una scarica di mitra.Negli Anni '60 e '70, in seguito a una nota verbale italiana, fu aperta in Germania un'inchiesta su alcuni episodi, ma i magistrati incaricati si affrettarono quasi subito ad archiviare il tutto. Come uno dei procuratori aveva annotato sugli atti, i testimoni erano "meridionali, e come tali inclini all'esagerazione". Per i massacri di Sant'Anna esistono però anche le testimonianze di alcuni tedeschi mai interrogati. Uno dei soldati coinvolti in quel massacro vive in una cittadina della Germania del sud. "A Sant'Anna è stato terribile" dice. Sembra provare un vero sollievo per la nostra visita. "Finalmente qualcuno chiede notizie di quella faccenda". Dato che vuole rimanere anonimo, lo chiameremo Heinz Otte. Non è più stato in Italia da allora. "Proverei troppi rimorsi", dice. "Non dimenticherò mai gli occhi terrorizzati di due donne, che in mezzo a quel mattatoio erano rimaste sedute sul bordo della strada. I camerati urlavano: "Le dobbiamo fucilare". Io allora mi misi a sedere accanto a loro e dissi: "Ma no, non vi fucilano"". Otte era capoplotone nella 16a divisione dei granatieri corazzati delle SS, denominata "Reichsführer SS", che dal maggio '44 conduceva una disperata battaglia difensiva retrocedendo verso nord lungo la Riviera ligure. "Il nostro era il commando dei forsennati di Himmler". Alle spalle del fronte, le unità della 16a divisione organizzavano frequenti spedizioni punitive contro i partigiani veri o presunti. A 17 anni Otte, classe 1925, era passato dal Reichswaffendienst (Servizio del lavoro) alle Waffen- SS: "Non andavamo tanto per il sottile", ammette, anche se sostiene di non aver ucciso nessuno in quella mattinata d'agosto. L'ordine di scatenare l'azione punitiva era arrivato la sera precedente. La pattuglia di Otte era non lontano da Pietrasanta. "La zona era piena di partigiani, ci diedero l'ordine di sparare a vista". Il villaggio aveva allora circa 300 abitanti, per lo più contadini poverissimi o minatori occupati nelle miniere di ferro e di zolfo. Ma nell' estate del '44, in quelle casette grigie, sparse sul pendio o raccolte nelle piccole frazioni di Vaccareccia, Bambini o Le Case, erano alloggiati anche circa 700 sfollati, per lo più donne e bambini provenienti da Pisa, da Pietrasanta o da Lucca.La mattina del 12 agosto 1944 il cielo era di un azzurro splendente. Alcune donne accendevano i forni per cuocere il pane. Si era alzato presto anche Enrico Pieri, che allora era un bambino di 10 anni. La sera prima suo padre aveva abbattuto una mucca; aspettava il macellaio che avrebbe dovuto squartarla. I tedeschi attaccarono il villaggio contemporaneamente da varie direzioni. Pieri ricorda che alla frazione Franchi incominciarono a battere contro le porte urlando: "Rrrausss!" (fuori!)- Cacciarono la gente dalle case. Una donna che era rimasta sulla porta venne fucilata sul posto. Poco dopo ricacciarono in cucina la famiglia Pieri e quella dei vicini, e incominciarono a sparare. A un tratto il piccolo Enrico sentì qualcuno sussurrargli all'orecchio. Era Grazia, la figlia dei vicini, di quattro anni più grande. Riuscì a nascondersi sotto la scala e ad attirare il piccolo accanto a sé. Alla fine uno dei carnefici ispezionò ancora una volta la cucina. "Una delle mie zie si muoveva ancora", ricorda Pieri. "Quello la finì con un colpo di fucile". Poi gettarono paglia sui cadaveri e appiccarono il fuoco. I bambini riuscirono a fuggire prima che tutto crollasse. Passarono la giornata nascosti nell'orto. Quando il piccolo Enrico ritornò tra le macerie di casa aveva perso la madre (che era al quarto mese di gravidanza), il padre e le due sorelline. Oggi 65enne ripete: "Erano venuti con l'intenzione di uccidere". Del resto, anche Otte conferma: "C'era l'ordine di sterminare i partigiani". E aggiunge: "In quelle zone di montagna, si riteneva che lo fossero praticamente tutti. Ovviamente gli uomini, ma anche le donne. Quelle potevano essere pericolosissime". In varie occasioni, la Wehrmacht aveva dato l'ordine di uccidere anche i civili. Ma in nessuno di questi ordini si era mai parlato dei bambini. Sembra però che a Sant'Anna, in qualche caso, fosse stata proprio la vista dei bambini a scatenare una sorta di raptus sanguinario. "Quando li sentivano piangere, s' innervosivano, diventavano furiosi", hanno detto alcune sopravvissuti. Quel 12 agosto '44 vennero trucidati più di 110 bambini. Il più piccolo aveva 20 giorni. All'inizio, Heinz Otte si era tenuto in disparte. Ma dopo la prima sparatoria, fu anche lui coinvolto. "Ho spalancato la porta di uno di quei cascinali", ricorda. "Era stipato fino all'impossibile! Ho contato più di venti civili rintanati". Allora aveva chiamato i camerati. "Disinfestate quella tana", aveva ordinato il capo. E qualcuno aveva puntato il mitra. "Drrrrr". Otte imita il mitra e dice, guardando la moglie: "Eh sì, Gerda, era questa la musica".Verso mezzogiorno a Sant'Anna di vivo non c'era praticamente più nessuno. Otte ricorda che quando si allontanò con i suoi uomini, sotto i platani c'era una montagna di cadaveri. "Erano accatastati davanti a un grande crocefisso". Si era già allontanato quando alcuni soldati finirono di scaricare i mitra in chiesa, su un bell'organo antico dietro l' altare. Con una granata spezzarono anche la fonte battesimale in marmo. Poi gettarono sui morti i banchi della chiesa, cosparsero il mucchio di benzina e appiccarono il fuoco. Il giorno successivo il parroco accorso da un villaggio vicino contò, solo sulla piazza, 132 cadaveri carbonizzati. Nel villaggio vennero poi trovate e identificate circa 400 vittime. I superstiti ricordano che le SS scesero a valle cantando. Poco dopo la fine della guerra, nel giugno '47, gli inglesi accusarono di questa strage e di altri crimini di guerra il tenente generale delle SS Max Simon, ex comandante della 16a divisione corazzata dei granatieri. Al processo, a Padova, Simon asserì di non sapere nulla e non fu possibile provare il contrario.Nel settembre del '44 i militari Usa trovarono a Sant'Anna i resti di ossa e numerosi denti di bambini, e oltre alle testimonianze dei superstiti raccolsero anche la deposizione di un disertore delle SS. Le copie di quei documenti furono poi inviate in Italia, ma a Roma finirono nel fondo di un magazzino e solo per puro caso quelle carte ingiallite sono state riportate alla luce.Un funzionario dell'amministrazione giudiziaria romana le scoprì in un armadio mentre cercava i documenti relativi al caso di Erich Priebke, condannato nel 1998 per la strage delle Fosse Ardeatine. Le carte ritrovate contenevano i dati particolareggiati di circa 700 casi. Come ha potuto accertare una commissione d'inchiesta, la scomparsa di quei documenti non era casuale, ma rispondeva ad una precisa scelta che risale agli Anni Cinquanta. Quando, in piena Guerra fredda, la Germania entrò a far parte della Nato ed ebbe inizio il riarmo, nell'Italia governata dalla Dc si temeva che il tentativo di far luce su questioni così delicate avrebbe potuto irritare l'alleato di Bonn. Il 10 ottobre 1956 l'allora ministro degli Esteri Gaetano Martino aveva dichiarato che indagini del genere sarebbero servite solo "a incoraggiare le critiche nei confronti del comportamento dei militari tedeschi" e a rafforzare nella Repubblica federale "la resistenza interna contro l'ingresso del paese della Nato". Così, quei documenti rimasero in un angolo per decenni. Ma da qualche tempo la procura militare di Roma ha incominciato a trasmettere questa documentazione ai magistrati. Una delle prove più rilevanti è un lasciapassare rilasciato in data 12 agosto 1944 da un ufficiale delle SS a uno degli uomini costretti a trasportare munizioni a Sant'Anna. Accanto alla firma dell'ufficiale si può leggere sul biglietto il numero di codice FP01011B, che corrisponde senz' ombra di dubbio alla 5a compagnia, II battaglione, 35 reggimento della divisione delle SS. Al comando di quel battaglione c'era l' austriaco Anton Galler, di professione fornaio, che nel 1933 era entrato a far parte di un reggimento di polizia delle SS, e aveva poi partecipato alla repressione di "bande criminali" nonché all'"evacuazione di ebrei e di polacchi": tutte attività delle quali si vanta nel suo curriculum. Dopo la guerra, Galler, classe 1915, ha condotto una vita ritirata a Salisburgo, e nessun procuratore lo ha mai importunato sull' eccidio di Sant' Anna. Negli Anni '80 si è trasferito in Spagna, dove è morto nel 1993. Ufficiale di collegamento era Ekkehard Albert, allora trentenne. Dopo la guerra, dichiarò più volte che riteneva "quasi incredibile" l'esecuzione di donne e bambini. E quando i camerati volevano raccontare i fatti dell'epoca in un libro, sottolineò che era sbagliato "dare agli italiani informazioni su tempi e luoghi".Chi altri deve pagare? Ennio Mancini se lo chiede da una vita. Ha lavorato tenacemente per creare quel museo. Ora segue le indagini. Avrebbe voluto parlarne anche a quello strano visitatore che si aggirava sulla piazzetta. Prima di andarsene, la donna che lo accompagnava tirò fuori dalla borsetta un foglio da 10.000 lire: "Per comprare dei fiori da mettere accanto alla lapide, davanti alla chiesa". Proprio lì si ergeva quella montagna di cadaveri. Lui aveva respinto l'offerta: "Se volete posare qui un mazzo di fiori, fate pure. Ma dovete farlo da voi".
Qui c'è la puntata di Blu notte, intitolata L'archivio della vergogna, dove Carlo Lucarelli illustra la storia dell'inchiesta.