venerdì 17 ottobre 2008

In ricordo di Frances Farmer

Oggi voglio parlare di una donna eccezionale, intelligente, bellissima con un destino tra i più tragici. Parlo di Frances Farmer (1913 – 1970).
Nel 1931 scrisse un saggio per la scuola dove spiegava perché non credeva in dio (il saggio vinse un concorso letterario). Un ‘affermazione che sarebbe forte ancora oggi, se dichiarata in un saggio scolastico (figuriamoci allora!). la sua aspirazione era diventare un’attrice di film impegnati e di teatro. Fece un viaggio in URSS, patria di Stanislavskij, autore del metodo omonimo che indica agli attori la via da seguire per interpretare al meglio un personaggio (approfondimento psicologico del personaggio e ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell'attore). Ovviamente la Rivoluzione russa era storia recentissima e l’America non era certo tra i paesi più entusiasti di quel cambiamento.
Frances attirò su di sé la diffidenza di molti nell’ambiente borghese di Seattle, sua città natale.
La sua più fervente oppositrice fu sua madre Lillian che fu la principale responsabile delle torture che Frances subì nella sua breve e triste vita.
Divenne attrice di teatro e cinema (18 film, 3 commedie a Broadway più programmi radiofonici e tournee in compagnie teatrali stabili). La sua bellezza era sconvolgente per l’epoca, ma nonostante tutto ebbe esperienze sentimentali disastrose che, insieme alla pressione lavorativa la condussero a fare abuso di alcool e droga, in particolare amfetamine. Il suo ribelle anticonformismo, unito ad un convinto attivismo politico di sinistra, provocano nel perbenismo della borghesia di Seattle una reazione forte e violenta. Coinvolta in una rissa, fu arrestata; le foto dell’arresto fecero il giro del mondo e il tribunale la costrinse a sottoporsi a sedute psichiatriche con il dott. Thomas H. Leonard, con cui Frances non collaborò mai. Lo psichiatra la fece ricoverare nel manicomio di la Crescenta, dove Frances rimase per ben 7 anni. Nel sanatorio fu sottoposta allo shock insulinico, che provoca insensibilità e danni celebrali (questa pratica le fu propinata per circa 90 volte). Frances non si piegava e non si arrendeva, ma più dimostrava la propria integrità di individuo più veniva sottoposta ad abusi. Nel ’44 fuggì ma sua madre la denunciò e la fece arrestare di nuovo, con un conseguente internamento. Fu legata al letto, violentata dagli inservienti e poi venduta da loro ai militari della base vicina. “Uno dei ricordi più vividi di alcuni veterani della clinica era la vista di Frances Farmer immobilizzata dagli inservienti e violentata da bande di militari ubriachi.” Infine veniva usata come cavia per la sperimentazione di farmaci quali torazina, stelazina, mellaril e prolixin. Fu morsa dai topi e picchiata. Fu sottoposta a bagni in acqua gelata e infine lobotomizzata. Il dottor Walter Freeman, ideatore della lobotomia transorbitale (bastava sollevare una palpebra del paziente, introdurre un rompighiaccio e rovistare nel cervello) visitò Frances da sola, in una stanza isolata, e anche se i dettagli esatti non sono noti, la maggior parte di coloro che lavoravano nell’ospedale a quell’epoca ritengono che Freeman abbia effettuato una lobotomia sulla donna.
Nei suoi ultimi anni, l’attrice disse a proposito delle sue esperienza: “Non lasciarti mai consolare dalla convinzione che l’orrore sia finito, perché esso incombe ancora oggi enorme e minaccioso come ai nefasti tempi del manicomio. Ma devo riferire gli orrori come li ricordo, nella speranza che qualche movimento che agisce per il bene dell’umanità possa essere spronato a liberare definitivamente le sfortunate creature che sono ancora imprigionate nelle corsie posteriori di putride istituzioni”. Frances morì a 57 anni, indigente e spiritualmente prostrata.
Un film dal titolo Frances, interpretato magistralmente da Jessica Lange, racconta la vita di questa donna intelligente e bellissima.
I Nirvana di Kurt Cobain la ricordano nella canzone: