venerdì 16 ottobre 2009

Saviano: 'È quando va via la luce che ti ammazzano'


Questo è un articolo scritto da Beatrice Borromeo sul Fatto Quotidiano apparso nell'edizione di ieri.


"Le parole di Vittorio Pisani, capo della squadra mobile di Napoli, contro Roberto Saviano, arrivano a freddo: “Dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull’assegnazione della scorta a Saviano - dice Pisani in un’in - tervista pubblicata oggi dal “Magazine” del “Corriere della Sera” – resto perplesso quando vedo scortare persone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, magistrati e giornalisti che combattono la camorra da anni”. Vittorio Pisani è definito dai colleghi come una persona perbene, responsabile di uno degli uffici investigativi più delicati d’Italia. “Ma queste dichiarazioni - dice Rosaria Capacchione, giornalista minacciata dalla Camorra e sotto scorta da un anno e mezzo – sono inspiegabili. Io ho ricevuto un attacco analogo dall’avvocato Claudio Botti, ma che ne sanno loro dei pericoli che corriamo? Questi atteggiamenti hanno delle ricadute sulle nostre vite”. Sulla necessità della scorta a Saviano ci sono due punti da chiarire. Il primo: l’autore di “Gomorra” è consapevole che il pericolo per lui non è tanto nell’immediato, quanto nel futuro prossimo. Nei mesi scorsi raccontava: “Per i camorristi non c’è nulla di più pericoloso che ’attenzione dei media e della società civile. La mafia, se può, evita di sparare. I Casalesi sparano, ma non fa notizia perché di solito si uccidono tra loro e i giornali non ne parlano. Ecco perché il boss Francesco ‘Sandokan’ Schiavone ha dichiarato che se mi succederà qualcosa, non sarà ora. Oggi tutti sono dalla mia parte, non vogliono farmi morire da eroe. Aspettano che la gente si disinteressi, che aumentino i miei nemici. È quando va via la luce che ti ammazzano”. Anche se agli inizi del successo del libro gli accertamenti della polizia di Napoli non avevano portato a nulla, Pisani sembra non considerare gli sviluppi successivi. Per esempio Nicola Schiavone, padre di ‘Sandokan’, che urla in piazza allo scrittore: “Sei un buffone, Saviano merda”. Oppure le rivelazioni di un pentito (poi ritrattate) che svelavano un piano per farlo esplodere con la sua scorta sull’autostrada Napoli-Roma. Poi ci sono i gruppi su Facebook “Per aiutare la Camorra ammazzare Saviano”. Su Facebook c’è di tutto, ma tra gli iscritti a questo gruppo ci sono nomi noti: “C’è Ivahnoe Schiavone - raccontava Saviano prima dell’estate – il figlio di Sandokan che ora è in carcere. Ha la faccia pulita, è carino, sembra uno degli Oasis. Se non lo uccidono prima, probabilmente sarà uno dei futuri capi.” I ragazzi della scorta sono sette, seguono Saviano in tutti i suoi spostamenti, troppi per essere giustificati solo da intenti pubblicitari e non da vere ragioni di sicurezza: “Mi sento di avere cento anni, non c’è più niente di spensierato in me. Sono completamente solo, oggi non mi fido di nessuno. Gli amici sono spariti, alcuni per l’invidia del successo, altri soltanto perché è scomodo starmi vicino. Stessa cosa con le ragazze. Ho rinunciato alla mia sicurezza per questa battaglia, rinuncio anche alla mia vita sentimentale”. Il gossip - dice Roberto - è una delle principali armi usate per screditare le persone scomode “ne sa qualcosa Salman Rushdie”. Per creare una famiglia - si sfoga lo scrittore - “dovrei fare cose diverse. Incontrare gente diversa. Essere più libero. Oggi voglio solo tenere viva la questione Camorra: è il mio contributo.” Pisani ha anche affermato che “Gomorra ha avuto un peso mediatico ecce s s i vo ”. Saviano, invece, racconta così l’impatto del best seller sulla sua città: “Per i ragazzi di Casal di Principe è come se avessi buttato una bomba sul mio paese. Loro vivono lì, in una realtà che non vogliono che si racconti. La Camorra è fisiologica. Immagina di avere da sempre una macchia sul petto, e qualcuno ti toglie la maglietta. Te la prendi con chi ti toglie la maglietta, non cerchi di cancellare la macchia.”"