venerdì 9 luglio 2010

In nome di Dio


Il 26 Agosto del 1978 Albino Luciani fu eletto Papa e successore di Paolo VI.


In Vaticano, parecchie persone non erano contente di questa elezione al soglio pontificio ma, forse, il più scontento di tutti era monsignor Marcinkus.

Marcinkus era il più alto in grado all’interno dello I.O.R., l’Istituto per le Opere Religiose, altrimenti detto Banca Vaticana. Egli intuì immediatamente i pericoli dell’elezione di questo pontefice che, sin dai suoi primi discorsi, aveva lasciato chiaramente intendere di voler far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del cristianesimo antico, rinunciando alle ricchezze superflue.

Su due punti Luciani sembrava irremovibile: l’iscrizione degli ecclesiastici alle logge deviate della massoneria, e l’uso del denaro della chiesa alla stregua di una banca qualunque. L’irritazione del Papa peggiorava al solo sentire nominare personaggi come Calvi e Sindona che, attraverso il Banco Ambrosiano facevano transitare ingenti somme di denaro provenienti dalla mafia, dalla banda della Magliana e da società fittizie destinate a riciclare denaro sporco proveniente dal traffico di droga.

In coincidenza con l’elezione di Luciani venne pubblicato un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla P2, la massoneria deviata di Licio Gelli, buona parte dei quali erano del Vaticano. La lista era stata diffusa da un piccolo periodico «O.P. Osservatore Politico» di quel Mino Pecorelli destinato a scomparire un anno dopo l’elezione di Albino Luciani.

Fabiola Moretti, ex compagna di Danilo Abbruciati (Nembo Kid della serie Romanzo criminale) ed ex compagna di Antonio Mancini ‘l’accattone’ (Ricotta della serie tv) testimonia di aver pulito una pistola. Dopo averla smontata e ripulita Abbruciati la guardò e le disse: ‘Lo sai che quello è l’abbacchio di Pecorelli?’ Voleva dire che era la pistola dell’omicidio.

Tornando alla lista ecclesiastico-massonica, questa comprendeva, fra gli altri, i nomi di: Jean Villot (Segretario di Stato, matr. 041/3, iniziato a Zurigo il 6/8/66, nome in codice Jeanni), Agostino Casaroli (capo del ministero degli Affari Esteri del Vaticano, matr. 41/076, 28/9/57, Casa), Paul Marcinkus (43/649, 21/8/67, Marpa), il vicedirettore de «L’osservatore Romano» don Virgilio Levi (241/3, 4/7/58, Vile), Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana, 42/58, 21/6/57, Turo).

La morte di Albino Luciani, dopo solo 33 giorni di pontificato, suscitò incredulità e stupore, sentimenti accresciuti dalle titubanze del Vaticano nello spiegare il come, il quando ed il perché dell’evento. In questo modo, l’incredulità diventò prima dubbio e poi sospetto. Era morto o l’avevano ucciso?


Fu detto all’inizio che Luciani era stato trovato morto con in mano il libro «l’imitazione di Cristo», successivamente il libro si trasformò in fogli di appunti, quindi in un discorso da tenere ai gesuiti ed infine, qualche versione ufficiosa volle che tra le sue mani ci fosse l’elenco delle nomine che il Papa intendeva rendere pubbliche il giorno dopo.

Dapprima, l’ora della morte fu fissata verso le 23 e, quindi, posticipata alle 4 del mattino. Secondo le prime informazioni, il corpo senza vita era stato trovato da uno dei segretari personali del Papa, dopo circolò la voce che a scoprirlo fosse stata una delle suore che lo assistevano.

Qualcuno insinuò che forse sarebbe stato il caso di eseguire un’autopsia e questa voce, dapprima sussurrata, arrivò ad essere gridata dalla stampa italiana e da una parte del clero.

Naturalmente l’autopsia non venne mai eseguita ed i dubbi permangono ancora oggi.



Un libro parla di questa oscura pagina della storia del trono di Pietro: David Yallop, In nome di Dio, Pironti 1985. Lo so è fuori commercio ma vale la pena sforzarsi per trovarlo in biblioteca o in rete.

Lo scrittore inglese individua 6 probabili sospetti dell’omicidio del Papa: il Segretario di Stato Jean Villot, il cardinale di Chicago John Cody, il presidente dello I.O.R. Marcinkus (in basso a destra nella foto sotto), il banchiere Michele Sindona(in basso a sinistra nella foto sotto), il banchiere Roberto Calvi (in alto a destra nella foto sotto)e Licio Gelli maestro venerabile della Loggia P2 (in alto a sinistra nella foto sotto), cui appartenevano tutti i sospetti.

Secondo Yallop, Gelli decise l’assassinio, Sindona e Calvi avevano buone ragioni per desiderare la morte del Papa ed avevano le capacità ed i mezzi per organizzarlo, Marcinkus sarebbe stato il catalizzatore dell’operazione mentre Cody era assenziente in quanto Luciani era intenzionato ad esonerarlo dalla sede di Chicago dove aveva attirato le attenzioni non solo della sua chiesa ma addirittura della giustizia cittadina e della corte federale per amnovre finanziarie poco chiare. Villot, infine, avrebbe facilitato materialmente l’operazione.

La morte di Giovanni Paolo I scongiurò i trasferimenti di questi cardinali dai posti chiave della Curia e infatti Marcinkus rimase al suo posto fino a fine carriera. Il successore di Luciani, Giovanni Paolo II, sfruttò al massimo le competenze del banchiere di Dio usando lo IOR come riciclatore di denaro fino a sottrarre almeno 300 miliardi di lire che furono inviati in Polonia per sostenere la causa di Solidarnosc contro il governo comunista di Jaruselski.

La sparizione di questa somma generò pericolosi malumori. Il denaro infatti non era stato investito ma speso. Il Banco Ambrosiano aveva operato da tramite per questa gigantesca speculazione e Calvi (Presidente della banca) non ne uscì vivo. Si dette alla latitanza e fu trovato impiccato a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri la mattina del 17 giugno 1982. In quel viaggio lo aveva accompagnato Flavio Carboni(a sinistra nella foto in basso), che, insieme a Pippo Calò (cassiere della mafia, a destra nella foto), Ernesto Diotallevi (banda della Magliana) e Silvano Vittor (contrabbandiere) furono processati per il delitto e in seguito assolti per insufficienza di prove.

La sparizione del denaro diede luogo ad altre rappresaglie.

Il 22 giugno 1983 scomparve nel nulla la cittadina vaticana Emanuela Orlandi.

Sabrina Minardi, ex amante di Enrico De Pedis, detto Renatino (il Dandy della serie tv) afferma che la ragazza fu rapita per dare un segnale a Giovanni Paolo II: restituire i miliardi che mafia ed esponenti della banda della Magliana (in particolare De Pedis) avevano prestato allo IOR attraverso il banco Ambrosiano.

A quanto pare Carboni non ha perso il vizio delle riunioni segrete dato che è di queste ore la notizia di un suo coinvolgimento in una sorta di gruppo segreto (loggia?) il cui scopo era favorire la promulgazione di leggi, il varo di delibere per appalti ecc.