venerdì 22 aprile 2011

Il rito


‘In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore’ direbbe Battiato.


Non posso concordare col maestro perché io adoro l’horror in tutte le sue vesti. Amo l’horror. Perché? Non lo so, ma adoro assistere alle manifestazioni del male in tutte le sue forme. Sarà una deviazione, me ne rendo conto.


Tra tutti i film del genere poi ho una predilezione per quelli di argomento religioso e, naturalemnte nessuno potrà mai eguagliare l’Esorcista. Ancora non ho conosciuto qualcuno che non si sia letteralmente cacato in mano vedendolo.


I film che parlano del Demonio con la D maiuscola rappresentano la lotta antichissima, ancestrale tra il Bene puro e il Male puro. Una lotta che risale a prima della creazione del mondo e dell’uomo la cui anima sembrerebbe essere la posta preferita dai due concorrenti in questa eterna partita a poker. L’ultima fatica filmica che affronta l’argomento è il Rito, interpretato da Anthony Hopkins.







C’è qualcosa che non funziona in questo film. Nonostante alcune scene particolarmente coinvolgenti e ansiogene e nonostante la bravura del nostro dottor Lectar, il sapore che resta alla fine della pellicola è quello di pasto sciapo. Le emozioni svaniscono subito lasciando la sensazione di un finale buttato là senza troppa convinzione.


Eppure lo scenario era perfetto.


Roma. La Città Eterna che ha visto il cristianesimo farsi strada a suon di esecuzioni nel nostro magnifico Colosseo.


Roma. Custode e baluardo della fede da due millenni, sede in Terra dell’incarnazione di Cristo nel suo vicario, il Papa. Roma con le sue antiche rovine e i suoi cortili pieni di gatti.




Qui giugne il protagonista, un seminarista americano molto poco convinto della sua fede il quale viene inviato a seguire un corso di esorcismo in Vaticano e viene poi indirizzato verso un esorcista per assistere all’esecuzione di un rito di esorcismo. Il prete esorcista è tipo brusco e sbrigativo, che non manca di simulare rituali di allontanamento del male laddove non ravvisi la vera presenza del maligno ma solo un po’ di creduloneria.







La cosa non piace al nostro giovane e scettico seminarista che vorrebbe vedere un po’ più di medici e un po’ meno preti intorno a certi ‘pazienti’. Ben presto dovrà confrontarsi invece col maligno che lo braccherà, lo provocherà e lo indurrà a mettere a nudo i suoi traumi e a confrontarsi con le sue incertezze sulla fede e sulla vita. Insomma il vero psicologo sembrerebbe essere proprio il Demonio. E il suo lavoro lo fa talmente bene da risolvere tutti i nodi emotivi e psicologici del nostro eroe.


Lo so; sto smontando l’atmosfera. In realtà l’unico punto forte del film è proprio l’atmosfera, l’ambientazione perfetta di antiche mura e vicoli soffocanti; le case vecchie e semibuie alle quali il nostro giovane americano fatica ad abituarsi.


Purtroppo è tutto il resto a stonare.





Più che una lotta tra Bene e Male sembra una variante del sogno americano: se ci credi puoi raggiungere la vetta. Sembra una produzione di Scientology: scopri il tuo vero io e avrai il mondo ai tuoi piedi. Così il nostro eroe, a un passo dall’abisso, riesce a vincere la lotta sul demone credendo non in Dio ma in sé stesso.


Una storia di possessione dovrebbe essere un po’ più europea, dovrebbe lasciare maggiore spazio allo smarrimento, lasciare da parte il raziocinio e trascinare lo spettatore nell’abisso caotico del Male che non dorme mai.


Si dice che la vittoria più grande del Demonio sia aver fatto credere al mondo di non esistere. Qui invece abbiamo un entità che fa di tutto per dimostrare la propria esistenza allo scettico. Come un life coach (sono quelli che ti portano ad avere fiducia in te stesso per realizzarti nel lavoro) alla fine riesce a tirar fuori dal seminarista l’esorcista che è in lui e inevitabilmente se la prende in quel posto perché viene scacciato dal corpo del posseduto.






La perfezione di un film come l’esorcista non è stato solo il trucco e il vomito verde. La figura di padre Karras è meravigliosa: un uomo, un prete di lunga esperienza che sta perdendo la fede nel mondo e forse anche in Dio. Razionale ma anche empatico verso il dolore del prossimo. Pronto ad ascoltare le parole del vecchio esorcista che lotterà insieme a lui. Pronto a dare la vita per salvare una bambina massacrata nel corpo e nell’anima da un Male antichissimo che si diverte a disputarsi con Dio le anime degli uomini da un tempo immemorabile.


C’è spessore, c’è sofferenza interiore e c’è sacrificio. Tutto ciò che chiunque abbia un retaggio culturale cattolico percepisce e comprende. Il Rito è invece una produzione anglosassone, protestante e forse anche un po’ new age. Scopri il professionista che è in te. Non c’entra nulla l’antica lotta tra il Creatore e l’Angelo Caduto.


Tirando le somme è un film da vedere perché Hopkins è Hopkins e secondo me va visto sempre. Magari non al cinema pagando 7 e passa euro. Piacerà molto ai manager e ai giovani del PDL.