Università chiusa da cancelli, lance puntate verso i malintenzionati e fossato con alligatori.
Io di vedetta in libreria con un fucile sniper puntato verso il male che non dorme. Fuori un vento polare spazza i marciapiedi.
Entra lui. Il futuro (ma futuro futuro) ingegnere.
Ciao, siete aperti?
(No, sono il ladro che sta svuotando il negozio e tu ora sei un testimone scomodo. Dovrò ucciderti) Certo. Cosa cercavi?
Aspetta che lo guardo sul telefono.
(cerca, scorre, scorre e cerca col ditino focomelico)
Ecco. Leggi.
XX di YY si portava qualche anno fa a Lettere ma ora non si porta più. Mi dispiace non ce l'ho.
Ah...e quest'altro?
È sempre XX di YY.
Ma come?
Mi stai facendo vedere il programma d'esame diviso per punti. Il punto 1
e il punto 2 vanno studiati sullo stesso libro. (genio!)
Ah... Ma perchè si portava a Lettere?
(ma un pacco de cazzi tuoi per esempio?) Non lo so in quale esame veniva richiesto ma so che non è un testo difficile
Ma io faccio ingegneria!
(e sticazzi!) allora ti conviene andare alla libreria di ingegneria. Magari là lo trovi (cojone)
E dov'è?
Spiego la strada per andà affanculo all'altra libreria
Ma è lontano?
(c'hai si e no 24 anni. A merda! Muovi sto culo flaccido fuori da qui che me stai a rubà l'aria!) No
Sicura?
(Mò te pugnalo con la penna Bic nera) Si
Finalmente esce. Andrà incontro al proprio destino e alle intemperie.
Se non gli sparerò io col mio sniper probabilmente lo farà il commesso
della libreria di ingegneria
Sic transit 2017
venerdì 29 dicembre 2017
venerdì 1 dicembre 2017
Andata e ritorno. Un racconto Hobbit
Buongiorno cercavo delle agende
Mi dispiace ma non le abbiamo. Le può trovare alla cartoleria qui all'angolo (indico la via: esci e vai a destra)
Ah. E' molto lontano?
No è all'angolo (indico la via: esci e vai a destra)
[il nostro povero Frodo guarda la mia mano che indica la via e, un po' risentito, mi guarda e dice:]
beh sa...io sono nuovo qui...comunque grazie lo stesso
Avrei voluto dirgli: scusa hai ragione!
Dalle tue parti (nella Contea) i palazzi possono essere larghi chilometri quindi dirti che una cartoleria del cazzo sta all'angolo non è sufficiente.
Guarda facciamo una cosa: chiamo subito Legolas, Gimli, Aragorn e Gandalf ad accompagnarti così non ti perderai lungo il tragitto di 7 metri che divide l'ingresso della libreria dall'angolo del palazzo.
[il nostro povero Frodo guarda la mia mano che indica la via e, un po' risentito, mi guarda e dice:]
beh sa...io sono nuovo qui...comunque grazie lo stesso
Avrei voluto dirgli: scusa hai ragione!
Dalle tue parti (nella Contea) i palazzi possono essere larghi chilometri quindi dirti che una cartoleria del cazzo sta all'angolo non è sufficiente.
Guarda facciamo una cosa: chiamo subito Legolas, Gimli, Aragorn e Gandalf ad accompagnarti così non ti perderai lungo il tragitto di 7 metri che divide l'ingresso della libreria dall'angolo del palazzo.
Debunking
Entra il Professionista.
Buongiorno volevo l'ultima edizione del Torrente, Diritto privato, edizione Giuffrè
(penso fra me e me: tipo preciso e conciso! Co questo nun se suda)
Io: ecco a lei
Buongiorno volevo l'ultima edizione del Torrente, Diritto privato, edizione Giuffrè
(penso fra me e me: tipo preciso e conciso! Co questo nun se suda)
Io: ecco a lei
Professionista: mi può fare fattura
Io: certamente
apro la schermata del programma per inserire i dati cliente e dico: la fattura a chi la intestiamo?
Il Professionista mi guarda come si osserva una merda acciaccata e un po' scandalizzato dice: beh...a me ovviamente
(E grazie al cazzo!) lo continuo a guardare certa che a breve mi dirà nome e cognome partita iva ecc. Per un attimo avevo dimenticato che è lunedì e il buono della sora Lella (te la pijinderculo) è dietro l'angolo.
Il silenzio si fa imbarazzante e rilancio con una battuta: Beh certo non me la intesto io
Lui mi guarda, sgrana gli occhi e dice: vuole scherzare? Io i testi me li scarico! La fattura dev'essere intestata a me
Ahò alla fine je l'ho dovuto chiedere io il nome e cognome
Io: certamente
apro la schermata del programma per inserire i dati cliente e dico: la fattura a chi la intestiamo?
Il Professionista mi guarda come si osserva una merda acciaccata e un po' scandalizzato dice: beh...a me ovviamente
(E grazie al cazzo!) lo continuo a guardare certa che a breve mi dirà nome e cognome partita iva ecc. Per un attimo avevo dimenticato che è lunedì e il buono della sora Lella (te la pijinderculo) è dietro l'angolo.
Il silenzio si fa imbarazzante e rilancio con una battuta: Beh certo non me la intesto io
Lui mi guarda, sgrana gli occhi e dice: vuole scherzare? Io i testi me li scarico! La fattura dev'essere intestata a me
Ahò alla fine je l'ho dovuto chiedere io il nome e cognome
Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario
Forse era un anarchico dello studio che non voleva essere imbrigliato dalla regola del numero di pagina
Forse era un adepto di una nuova filosofia che stigmatizza l'esistenza stessa di certi oggetti di uso comune
Forse la sua è stata una scelta politica precisa tesa a combattere il patriarcato della plastificazione
Cos’è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no (A. Camus)
Forse era un adepto di una nuova filosofia che stigmatizza l'esistenza stessa di certi oggetti di uso comune
Forse la sua è stata una scelta politica precisa tesa a combattere il patriarcato della plastificazione
Forse era un giovane jedi che ancora non riesce a percepire nella sua interezza il tremito nella Forza
Non lo saprò mai perchè non ho avuto il coraggio di chiedergli perchè
Posso solo ripetere le sue parole così come le ho sentite io nel momento in cui gli ho fatto la mia offerta.
Anzi, le griderò:
NO GRAZIE, SONO CONTRARIO AI SEGNALIBRI
Non lo saprò mai perchè non ho avuto il coraggio di chiedergli perchè
Posso solo ripetere le sue parole così come le ho sentite io nel momento in cui gli ho fatto la mia offerta.
Anzi, le griderò:
NO GRAZIE, SONO CONTRARIO AI SEGNALIBRI
Cos’è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no (A. Camus)
Distanze siderali
La Fascia o Cintura di Kuiper è una regione a forma di disco situata
oltre l'orbita di Nettuno, ospita molti corpi ghiacciati ed è
considerata la fonte delle comete a breve periodo.
Non riesco neanche ad immaginare la distanza che ci separa da questa fascia. Chissà se riusciremo mai a vederla coi nostri occhi.
Magari tra due o tre generazioni.
Nel frattempo, in una libreria universitaria...
Non riesco neanche ad immaginare la distanza che ci separa da questa fascia. Chissà se riusciremo mai a vederla coi nostri occhi.
Magari tra due o tre generazioni.
Nel frattempo, in una libreria universitaria...
Entra uno studente. Avrà si e no 20 anni
Ciao! Fate fotocopie?
No mi dispiace. Le puoi fare alla copisteria all'angolo ma se fosse chiusa puoi andare all'edicola.
Ah dov'è?
Esci e vai a sinistra (dito proteso ad indicare la sinistra). Sta proprio di fronte al cinema. Devi solo attraversare la strada
...mh... ma è molto lontano?
(mortaccitua c'hai 20 anni e te pesa pure attraversà la strada)
No, è vicino
...mh...magari aspetto che apra la copisteria
me sa che a vedè la fascia di Kuiper ci vorrà qualche generazione in più và
Ciao! Fate fotocopie?
No mi dispiace. Le puoi fare alla copisteria all'angolo ma se fosse chiusa puoi andare all'edicola.
Ah dov'è?
Esci e vai a sinistra (dito proteso ad indicare la sinistra). Sta proprio di fronte al cinema. Devi solo attraversare la strada
...mh... ma è molto lontano?
(mortaccitua c'hai 20 anni e te pesa pure attraversà la strada)
No, è vicino
...mh...magari aspetto che apra la copisteria
me sa che a vedè la fascia di Kuiper ci vorrà qualche generazione in più và
Il Settimo sigillo
Quando
una laureata in Lettere spiegherà a un laureando in Economia (laurea
specialistica) la ragione per cui lui ha bisogno di una fattura e non di
uno scontrino allora il Settimo Sigillo si romperà e ... beh sappiamo
tutti come andrà a finire.
In verità vi dico: è successo ora
In verità vi dico: è successo ora
Dura lex sed lex
Entra un signore distinto e chiede un codice civile da udienza. (i
codici da udienza sono quei mattoni annotati con la giurisprudenza
abbastanza costosi)
Tiro fuori il più economico (60 euro pe capisse).
Lui: non ha qualcosa di più piccolo?
Tiro fuori il più economico (60 euro pe capisse).
Lui: non ha qualcosa di più piccolo?
Io: mi dispiace. Questo è il più piccolo ed economico.
Lui: e questo? (prende un codice tascabile spiegato. In pratica se vai all'esame di diritto privato con quello il prof ti guarda male perchè è l'equivalente di un bignami)
Io: Questo non va bene. E' spiegato articolo per articolo. Non ha la giurisprudenza.
Se lo compra e se ne va lasciandomi da sola ad immaginare il figurone che farà col giudice all'udienza e poi penso al cliente che gli chiederà: avvocà! avemo vinto? eh?
Lui: e questo? (prende un codice tascabile spiegato. In pratica se vai all'esame di diritto privato con quello il prof ti guarda male perchè è l'equivalente di un bignami)
Io: Questo non va bene. E' spiegato articolo per articolo. Non ha la giurisprudenza.
Se lo compra e se ne va lasciandomi da sola ad immaginare il figurone che farà col giudice all'udienza e poi penso al cliente che gli chiederà: avvocà! avemo vinto? eh?
E' sicuro?
Buongiorno, prego!
Avete dell'Alphatest 3600 quiz per Professioni sanitarie?
Certo! Eccolo qui
Lo guarda e dice: E' questo?
(no! Questo è er cazzo che te se frega) Se volevi 3600 quiz per Professioni sanitarie la risposta è SI
Ah...
(guarda la copertina, lo prende e fa scorrere tutte le pagine come quando cerchi un foglio che hai infilato nel libro ma non sai bene dove, guarda di nuovo la copertina)
E quanto costa?
Giro il libro, indico il prezzo e ad alta voce dico 36,90
Lui guarda il prezzo, guarda me e dice: 36,90?
(no. Per te sò 150+IVA) Si
E' il prezzo che leggo qui?
(no. Il prezzo sta scritto su un altro libro che tengo nascosto in un posto segreto. Quello che leggi qui è il prezzo di un kg di zucchine dal bangla dietro l'angolo) Si!
Allora ripasso
Va bene! A presto! (ti prego fai qualche passo e puoi muori come succede in Kill Bill)
(si gira e dice) Hai detto 36,90?
(ancora stai qua li mortacci tua!) Esatto
Grazie
(ar cazzo di cui sopra) Prego!
Lo guarda e dice: E' questo?
(no! Questo è er cazzo che te se frega) Se volevi 3600 quiz per Professioni sanitarie la risposta è SI
Ah...
(guarda la copertina, lo prende e fa scorrere tutte le pagine come quando cerchi un foglio che hai infilato nel libro ma non sai bene dove, guarda di nuovo la copertina)
E quanto costa?
Giro il libro, indico il prezzo e ad alta voce dico 36,90
Lui guarda il prezzo, guarda me e dice: 36,90?
(no. Per te sò 150+IVA) Si
E' il prezzo che leggo qui?
(no. Il prezzo sta scritto su un altro libro che tengo nascosto in un posto segreto. Quello che leggi qui è il prezzo di un kg di zucchine dal bangla dietro l'angolo) Si!
Allora ripasso
Va bene! A presto! (ti prego fai qualche passo e puoi muori come succede in Kill Bill)
(si gira e dice) Hai detto 36,90?
(ancora stai qua li mortacci tua!) Esatto
Grazie
(ar cazzo di cui sopra) Prego!
giovedì 23 novembre 2017
Ostia!
Limen. Mi è sempre piaciuta questa parola. Vuol dire confine,soglia.
Il confine è una zona pericolosa perché non si sa quali siano le regole del gioco dall’altra parte.
Entro il confine siamo sicuri di ciò che siamo e di ciò che abbiamo. Oltre c’è l’ignoto e l’ignoto è pauroso perché ci costringerebbe a metterci in gioco completamente.
La soglia, il confine sono luoghi strani perché già ospitano un po’ di altrove. Ecco perché li consideriamo pericolosi. Sono Noi e non lo sono. Per questo ogni periferia è una soglia.
A nessuno di noi verrebbe in mente di avventurarsi in un quartiere periferico se non lo conosce già. Ci sentiremmo indifesi, nudi e deboli; questo perché non conosciamo le regole di quel luogo che, nonostante sia città, resta comunque una soglia, un posto sconosciuto.
Ostia tra tutte le periferie è la più lontana eppure ogni romano la considera casa propria.
Ostia è diversa da ogni altro quartiere. È unica. Ci abbraccia e ci accoglie ogni estate e noi pensiamo che questo basti a considerarla nostra ma ci sbagliamo e sotto sotto lo sappiamo. D’inverno infatti torna ad essere Limen pure per noi. Perdiamo ogni riferimento conosciuto e la gettiamo via; la nascondiamo ai nostri occhi come polvere sotto al tappeto. Ma Ostia vive di suo e Roma le deve molto anche se non lo sa.
C’è un libro che la racconta in maniera inconsueta e ci ricorda quanto di ciò che amiamo è nato e cresciuto a Ostia.
Il collettivo Territorio Narrante ha curato la pubblicazione di ‘Ostia! Romanzo di una periferia’, Redstar Press
Ogni capitolo è un pezzetto di cuore di qualcuno o di molti.
In queste pagine troveremo tanto di noi anche se non abbiamo vissuto personalmente nessuna di quelle storie. Vivremo una sorta di ‘familiarità’ piuttosto che di ‘esperienza vissuta’.
Ci avvicineremo a Ostia attraverso il racconto di chi l’ha vissuta e così la faremo un po’ più nostra.
Aneddoti che ci faranno venire in mente storie analoghe del nostro quartiere: dal coatto del baretto sotto casa a chi ha lottato per i diritti abitativi; dalla musica underground nata nei centri sociali agli interminabili viaggi sul trenino Roma-Lido ai quali si può sopravvivere con un bel pezzo ascoltato in cuffia.
Poi le storie uniche e indimenticabili dei film di Claudio Caligari e il triste destino della stele commemorativa della morte di Pasolini dimenticata, nascosta come un parente scomodo.
È un libro per tutti.
Per chi ama Ostia, per chi la odia e per chi non la conosce.
Per chi vive il proprio quartiere e lo ama nonostante tutti i suoi difetti. Perché il quartiere nostro è sempre er mejo de tutti.
Per chi prende i mezzi e per chi non li prende mai.
Per chi ama Caligari e per chi non sa neanche chi sia stato. (Vi perdono se correte ai ripari)
Per chi ama Pasolini… e basta.
Chi non lo ama nun se merita manco de legge sto libro
Il confine è una zona pericolosa perché non si sa quali siano le regole del gioco dall’altra parte.
Entro il confine siamo sicuri di ciò che siamo e di ciò che abbiamo. Oltre c’è l’ignoto e l’ignoto è pauroso perché ci costringerebbe a metterci in gioco completamente.
La soglia, il confine sono luoghi strani perché già ospitano un po’ di altrove. Ecco perché li consideriamo pericolosi. Sono Noi e non lo sono. Per questo ogni periferia è una soglia.
A nessuno di noi verrebbe in mente di avventurarsi in un quartiere periferico se non lo conosce già. Ci sentiremmo indifesi, nudi e deboli; questo perché non conosciamo le regole di quel luogo che, nonostante sia città, resta comunque una soglia, un posto sconosciuto.
Ostia tra tutte le periferie è la più lontana eppure ogni romano la considera casa propria.
Ostia è diversa da ogni altro quartiere. È unica. Ci abbraccia e ci accoglie ogni estate e noi pensiamo che questo basti a considerarla nostra ma ci sbagliamo e sotto sotto lo sappiamo. D’inverno infatti torna ad essere Limen pure per noi. Perdiamo ogni riferimento conosciuto e la gettiamo via; la nascondiamo ai nostri occhi come polvere sotto al tappeto. Ma Ostia vive di suo e Roma le deve molto anche se non lo sa.
C’è un libro che la racconta in maniera inconsueta e ci ricorda quanto di ciò che amiamo è nato e cresciuto a Ostia.
Il collettivo Territorio Narrante ha curato la pubblicazione di ‘Ostia! Romanzo di una periferia’, Redstar Press
Ogni capitolo è un pezzetto di cuore di qualcuno o di molti.
In queste pagine troveremo tanto di noi anche se non abbiamo vissuto personalmente nessuna di quelle storie. Vivremo una sorta di ‘familiarità’ piuttosto che di ‘esperienza vissuta’.
Ci avvicineremo a Ostia attraverso il racconto di chi l’ha vissuta e così la faremo un po’ più nostra.
Aneddoti che ci faranno venire in mente storie analoghe del nostro quartiere: dal coatto del baretto sotto casa a chi ha lottato per i diritti abitativi; dalla musica underground nata nei centri sociali agli interminabili viaggi sul trenino Roma-Lido ai quali si può sopravvivere con un bel pezzo ascoltato in cuffia.
Poi le storie uniche e indimenticabili dei film di Claudio Caligari e il triste destino della stele commemorativa della morte di Pasolini dimenticata, nascosta come un parente scomodo.
È un libro per tutti.
Per chi ama Ostia, per chi la odia e per chi non la conosce.
Per chi vive il proprio quartiere e lo ama nonostante tutti i suoi difetti. Perché il quartiere nostro è sempre er mejo de tutti.
Per chi prende i mezzi e per chi non li prende mai.
Per chi ama Caligari e per chi non sa neanche chi sia stato. (Vi perdono se correte ai ripari)
Per chi ama Pasolini… e basta.
Chi non lo ama nun se merita manco de legge sto libro
Calendario cinese
A te studente diligente che vieni tutti i giorni a farmi la stessa domanda (è arrivato xxxx di yyyy?)
A te che sembri ascoltare tutte le mie spiegazioni (lo stanno stampando, deve uscire la nuova edizione, ci hanno detto a fine ottobre ma non sappiamo la data esatta bla bla bla)
A te che cerchi rassicurazioni e per farlo vieni da me ad imparare tutti i retroscena della pubblicazione di un testo, dalla bozza alla fabbrica e dall'editore al distributore finchè la mia lingua non diventa felpata a forza di parlare.
A te dirò un segreto che ogni libraio vorrebbe confidare al cliente ma non può perchè ha fatto un giuramento di segretezza alla Loggia Segreta dei Librai Scazzati.
Hai presente il calendario cinese?
Ecco.
Il tuo libro uscirà nell'Anno der Cazzo
A te che sembri ascoltare tutte le mie spiegazioni (lo stanno stampando, deve uscire la nuova edizione, ci hanno detto a fine ottobre ma non sappiamo la data esatta bla bla bla)
A te che cerchi rassicurazioni e per farlo vieni da me ad imparare tutti i retroscena della pubblicazione di un testo, dalla bozza alla fabbrica e dall'editore al distributore finchè la mia lingua non diventa felpata a forza di parlare.
A te dirò un segreto che ogni libraio vorrebbe confidare al cliente ma non può perchè ha fatto un giuramento di segretezza alla Loggia Segreta dei Librai Scazzati.
Hai presente il calendario cinese?
Ecco.
Il tuo libro uscirà nell'Anno der Cazzo
lunedì 29 maggio 2017
Tumy, gatto intellettuale
Il 3 maggio, nel giardino di mia sorella, una delle gatte della colonia si infilò nella casetta che avevamo allestito. Dopo qualche minuto partorì cinque batuffoli bianchi e neri. Era il 1999 ed è così che Tumy entrò nelle nostre vite. Cresciuto a casa nostra da quando aveva 2 giorni non ha mai conosciuto la vita randagia.
Il suo nome è stato uno scherzo romanesco. Quando dormiva si spaparanzava a pancia in sopra e a zampe larghe mostrando così la sua piena e incondizionata fiducia verso la sua famiglia umana. Nel gergo romano-giovanile di quei tempi un soggetto che perdeva i sensi in quel modo veniva definito 'tumefatto'. Ecco il nome perfetto per lui. Tumefatto detto Tumy ha vissuto con noi e se n'è andato il 27 maggio di diciotto anni dopo la sua nascita.
Tumy era un intellettuale raffinato. Nonostante quel nome svaccato era un principino dalle movenze delicate e dallo sguardo nobile.
Era l'appendice di mio padre. Dormiva con lui e tradiva il suo smisurato affetto ciucciandogli il pollice della mano sinistra.
La somministrazione di questa strana poppata aveva regole severe. Mio padre sdraiato sul letto per la pennichella pomeridiana aspettava che Tumy si acciambellasse intorno alla sua testa non prima di aver subito una serie indefinita di capocciatine e strusciamenti sul mento.
A questo punto doveva incrociare il braccio sul petto per offrire il pollice della mano sinistra al gatto poggiato sulla sua spalla destra. La poppata poteva durare qualche minuto così da lasciare poi l'umano libero di leggere e poi dormire ma spesso umano e felino si addormentavano più o meno all'unisono in questa posizione.
Se il babbo si attardava ad andare a letto scattavano le rappresaglie.
Tumy non è mai stato un ritardatario e non ammetteva che gli altri lo fossero.
La rappresaglia era spietata.
Prima c'erano le minacce verbali: miagolate rauche all'indirizzo del babbo per fargli capire che era l'ora della poppata. Se il monito verbale non veniva preso in considerazione scattavano le incursioni in cucina dove c'era sempre qualche oggetto che poteva essere preso di mira e fatto cadere per terra (di solito era la bottiglia di acqua minerale-per fortuna in plastica). La terza rappresaglia era la più severa: il comodino del babbo, composto da libri messi a torre, orologio-sveglia e occhiali, veniva investito dal'ira funesta del pelide Tumy che infiniti lutti addusse agli occhiali e alle sveglie. Si perchè i libri, o perchè pesanti o perchè non si rompevano, non furono mai oggetto di devastazione.
A parte questo suo lato oscuro Tumy è sempre stato un gatto composto.
Lo avremmo potuto vedere in qualche quadro di Velasquez o nel ritratto di qualche nobile blasonato.
Una volta feci un sogno in cui parlavo con un interlocutore sconosciuto e riferivo che Tumy aveva scritto un saggio di antropologia.
Ovviamente non l'ha scritto...ma avrebbe potuto.
Ciao Tumy
lunedì 3 aprile 2017
Il Necronomicon e l'incantesimo per la prepagata
Oggi
analizzaremo una tipologia umana piuttosto particolare: l'Homo
Prepagans.
Questa
tipologia di ominide si aggira per i negozi armato di carta
prepagata, preferibilmente delle Poste.
Spesso questa carta è vuota
o quasi e, al momento di pagare, il nostro Prepagans si cimenta nel
rituale dei conti creativi.
E' un antichissimo rituale scritto sul Necronomicon ex mortis (libro scritto col sangue e rilegato in pelle umana).
Il nostro prepagans vorrebbe servire Cthulhu ma non sa che la strada che si snoda dalla luce verso le tenebre è lunga e impervia (citare Milton al contrario farà uscire Satana dallo specchio che ho sul bancone?)
E' un antichissimo rituale scritto sul Necronomicon ex mortis (libro scritto col sangue e rilegato in pelle umana).
Il nostro prepagans vorrebbe servire Cthulhu ma non sa che la strada che si snoda dalla luce verso le tenebre è lunga e impervia (citare Milton al contrario farà uscire Satana dallo specchio che ho sul bancone?)
Esempio:
non so quanto c'è prova a vedere.
Mi
dispiace ma la transazione è negata
Guarda
se ci sono almento 20 euro e il resto te li do contanti
La
storia continua finchè non appuriamo che dentro quel cencio di carta
ci sono si e no 9 euro di cui 1 falso.
Vabbè
allora torno domani.
La
caratteristica principale del Prepagans è la postura da pagamento.
Solitamente
quando noi comuni Sapiens dobbiamo usare una carta per pagare allunghiamo la mano con la carta verso l'esercente che si trova al di
là del bancone.
E' un gesto normale e cortese.
Il
Prepagans ha coppie di base diverse dalle nostre.
Altri geni, altro
DNA.
Forse non è neanche un organismo a base carbonio ma base
silicio, come il chip della sua prepagata.
Non c'è grossa letteratura in merito.
Gli studi sono ancora in
corso.
La
postura del Prepagans è la seguente:
tira
fuori la carta e rimane col braccio incollato al tronco.
In
prossimità dell'anca si vede spuntare timidamente una mano che
stringe la carta.
La mano riesce a malapena a poggiarsi sul bancone.
Tale
postura costringe inevitabilmente l'esercente a sporgersi lungo il
bancone per prendere (o meglio strappare) la carta dalla mano
contorta del Prepagans.
Penso istantaneamente a Frankenstein jr.
Il notaio cerca di prendere il testamento del dr Frankenstein dalle mani del suo cadavere ma la salma resiste.
Non vuole mollare la maledetta scatola.
Penso istantaneamente a Frankenstein jr.
Il notaio cerca di prendere il testamento del dr Frankenstein dalle mani del suo cadavere ma la salma resiste.
Non vuole mollare la maledetta scatola.
In
questi casi penso sempre a Harry Potter e agli incantesimi più
adatti allo scopo.
Per
esempio in questo caso mi piacerebbe qualcosa di violento tipo:
EXPELLIARMUS!!!
Il
problema è che così la prepagata volerebbe via dalle mani del
Prepagans ma chissà dove potrebbe finire.
Poichè,
come per tutte le altre specie, il mio scopo ultimo è la
sopravvivenza io devo arrivare a concludere una transazione.
Trovato!!!
La
prossima volta che avrò un Prepagans davanti scandirò ad alta voce
il mio incantesimo: ACCIO PREPAGATA!
E fanculo alla manina focomelica
mercoledì 22 febbraio 2017
La Luisona
Oggi ho venduto una Luisona!
Voi vi chiederete cosa sia una Luisona.
Nel gergo librario inventato da me medesima dicesi Luisona di un libro così vecchio da non poter più essere reso all'editore.
Di seguito potete leggere il breve capitolo tratto da Bar sport di Stefano Benni, il vero inventore della Luisona.
Buon divertimento.
"Al bar Sport non si mangia quasi mai. C’è una bachecacon delle paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi d’artigianato.
Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali, ormai, le conoscono una per una.
Entrando dicono: «Lameringa è un po’ sciupata, oggi. Sarà il caldo».
Oppure: «È ora di dar la polvere al krapfen».
Solo, qualche volta, il cliente occasionaleosa avvicinarsi al sacrario.
Una volta, ad esempio, entrò un rappresentante di Milano.
Aprì la bacheca e si mise in bocca una pastonabianca e nera, con sopra una spruzzata di quella bellissima granellain duralluminio che sola contraddistingue la pasta veramente cattiva.
Subito nel bar si sparse la voce: «Hanno mangiato la Luisona!»
La Luisona era la decana delle paste, e si trovava nella bacheca dal1959. Guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo.
La sua scomparsa fu un colpo durissimo per tutti.
Il rappresentante fu invitato a uscire nel generale disprezzo. Nessuno lo toccò, perché il suo gesto malvagio conteneva già in sé la più tremenda delle punizioni.
Infatti fu trovato appena un’oradopo, nella toilette di un autogrill di Modena, in preda ad atrocidolori. La Luisona si era vendicata.
La particolarità di queste paste è infatti la non facile digeribilità.
Quando la pasta viene ingerita, per prima cosa la granella buca l’esofago. Poi, quando la pasta arriva al fegato, questo la analizza erinuncia, spostandosi di un colpo a sinistra e lasciandola passare. La pasta, ancora intera, percorre l’intestino e cade a terra intatta dopo pochi secondi.
Se il barista non ha visto niente, potete anche rimetterla nella bacheca e andarvene."
Benni, Bar sport, Feltrinelli
venerdì 10 febbraio 2017
Il lungo viaggio verso le fonti del diritto
Pronto vorrei farmi mettere da parte il
libro di Sorrentino, Le fonti del diritto. Passo domattina
Va bene ma non so se domani siamo
aperti perchè chi dovrebbe lavorare sabato mattina ha la febbre. Ti
lascio il libro all'altro punto vendita che è dietro l'angolo
rispetto a noi
Ah. Dove?
E' facile è in via **** al civico
numero 1 non ti puoi sbagliare
Ah. Aspetti.... dove?
Via **** 1..... Scusa ma tu sai dove
siamo noi? Voglio dire: sai dove si trova la nostra libreria?
Si lo so.
Benissimo. Guardando l'ingresso della
libreria devi dirigerti a sinistra e girare l'angolo. Fai la discesa
e arrivi al civico 1. Fa angolo
Quindi poi giro a destra
Cosa?
Prima a sinistra e poi a destra
(mmmhhhhhfffff sospirone) Si (deficiente). Tu vai a
sinistra e arrivi all'angolo del palazzo (brutta merda).
Non lasci mai il marciapiede (che sennò
le macchine ti acciaccano e ti perdi nella terra di Mordor).
Segui il perimetro del palazzo (forse
ho osato troppo usando la parola perimetro?) quindi si, all'angolo
giri a destra (stronzone).
Poi sempre dritto (dritto come la
traiettoria di un siluro di merda lanciato nel water dopo ore di
attesa in cerca di un bagno).
Passerai davanti a una farmacia, a una
frutteria (dove prego che il fruttarolo bangla ti lanci una raffica
di arance marce nel miglior stile del carnevale di Ivrea), quando il
palazzo finisce (poco prima di incontrare il Balrog che si trova appena oltre l'angolo)
...all'angolo proprio troverai la libreria al civico n1.
...all'angolo proprio troverai la libreria al civico n1.
......mh....va bene. Allora il libro lo
trovo lì?
(no ci trovi un orco arrapato che
somministrerà una cura medievale al tuo povero culo) Si lo trovi lì.
Dammi il cognome così te lo assegno
Il mio cognome?
(no voglio il soprannome zozzo che ti
dà chi fa sesso con te) Si. Così scrivo che tu devi ritrare la
copia che mando di là.
Mi chiamo ******
Bene ***** è tutto chiaro? (se mi dici
di no ti lancio una maledizione zingara come nell'Occhio del male di
Stephen King)
Si. Se ho problemi casomai chiamo.
(quale parte della frase: "domani
siamo chiusi qui e aperti solo di là" ti è sfuggita?) VA BENE!
(...addio merdaccia)
mercoledì 8 febbraio 2017
L'insulto dei sogni e il furto del futuro
Michele, 30 anni si è ucciso. La sua lettera parla del tradimento che la sua generazione ha dovuto subire; del furto del futuro, dell'insulto dei sogni.
Qualcuno dirà che era solo un depresso; qualcuno dirà che doveva rimboccarsi le maniche e provare lavori diversi dal grafico; qualcuno dirà che è stato vigliacco; qualcuno dirà che questi giovani non sanno cos'è il sacrificio perchè ai tempi miei si che si faticava! ecc ecc.
Io penso che in fondo ognuno di questi obiettori potrebbe avere un po' di ragione (ma poca....anzi talmente poca che tutto sommato hanno solo torto. Tiè) ma credo anche che Michele abbia espresso pienamente il suo dissenso.
La sua lettera non è piagnucolante.
Si potrebbe definire un vero e proprio manifesto.
Non una dichiarazione di resa ma piuttosto una dichiarazione di guerra al mondo così com'è.
Ha scelto di chiamarsi fuori volontariamente e di scendere da una giostra che non gli ha mai dimostrato che valesse la pena di pagare il biglietto per un altro giro.
Ognuno di noi ha affrontato un percorso più o meno tortuoso per arrivare fino a qui.
Contenti, scontenti, delusi o fieri; feriti gravemente o appena scalfiti, chi siamo noi per giudicare?
Michele non sarà ricordato come Mishima per il suo atto ma qui, in questo nascostissimo angolo di web, dove la gente capita per caso mentre cercava una canzone, qui io gli lascio spazio per chiarire il suo pensiero
“Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi. Ho cercato di essere una brava persona, ho commesso molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.
Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.
Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia. Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.
A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo. Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione. Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.
Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno. Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie.
Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri. Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza sì, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.
Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene. Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.
P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto”.
Michele
Qualcuno dirà che era solo un depresso; qualcuno dirà che doveva rimboccarsi le maniche e provare lavori diversi dal grafico; qualcuno dirà che è stato vigliacco; qualcuno dirà che questi giovani non sanno cos'è il sacrificio perchè ai tempi miei si che si faticava! ecc ecc.
Io penso che in fondo ognuno di questi obiettori potrebbe avere un po' di ragione (ma poca....anzi talmente poca che tutto sommato hanno solo torto. Tiè) ma credo anche che Michele abbia espresso pienamente il suo dissenso.
La sua lettera non è piagnucolante.
Si potrebbe definire un vero e proprio manifesto.
Non una dichiarazione di resa ma piuttosto una dichiarazione di guerra al mondo così com'è.
Ha scelto di chiamarsi fuori volontariamente e di scendere da una giostra che non gli ha mai dimostrato che valesse la pena di pagare il biglietto per un altro giro.
Ognuno di noi ha affrontato un percorso più o meno tortuoso per arrivare fino a qui.
Contenti, scontenti, delusi o fieri; feriti gravemente o appena scalfiti, chi siamo noi per giudicare?
Michele non sarà ricordato come Mishima per il suo atto ma qui, in questo nascostissimo angolo di web, dove la gente capita per caso mentre cercava una canzone, qui io gli lascio spazio per chiarire il suo pensiero
“Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi. Ho cercato di essere una brava persona, ho commesso molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.
Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.
Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia. Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.
A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo. Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione. Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.
Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno. Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie.
Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri. Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza sì, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.
Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene. Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.
P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto”.
Michele
martedì 24 gennaio 2017
Non sei una pari
Tu Non Sei Una Pari. Mi dispiace.
C'e' un post che sta facendo il giro dei social media, in risposta alla Marcia delle Donne di Sabato 21 Gennaio, 2017. Inizia con "Io non sono una "disgrazia per le donne" perche' non sostengo la marcia delle donne. Non mi sento una "cittadina di seconda classe" perche' sono donna..."
Questa e' la mia risposta a quel post.
Ringrazia
Ringrazia. Ringrazia le donne che ti hanno dato una voce. Ringrazia le donne che sono state arrestate e imprigionate e picchiate e gassate per farti avere una voce. Ringrazia le donne che si sono rifiutate di arrendersi, le donne che hanno combattuto senza sosta per darti una voce. Ringrazia le donne che hanno interrotto le proprie vite, che -buon per te- non avevano "cose migliori da fare" che marciare e protestare e manifestare per la tua voce. Per non farti sentire come una "cittadina di seconda classe." Per farti sentire una "pari."
Ringrazia Susan B. Anthony e Alice Paul per il tuo diritto al voto.
Ringrazia Elizabeth Stanton per il tuo diritto al lavoro.
Ringrazia Maud Wood Park per la tua cura prenatale e la tua identita' al di fuori di tuo marito.
Ringrazia Rose Schneiderman per le tue condizioni di lavoro umane.
Ringrazia Eleanor Roosevelt e Molly Dewson per la tua possibilita' di lavorare in politica e modificare le norme.
Ringrazia Margaret Sanger per i tuoi anticoncezionali legali.
Ringrazia Carol Downer per i tuoi pari diritti riproduttivi.
Ringrazia Sarah Muller per la tua pari educazione.
Ringrazia Ruth Bader Ginsburg, Shannon Turner, Gloria Steinem, Zelda Kingoff Nordlinger, Rosa Parks, Angela Davis, Malika Saada Saar, Wagatwe Wanjuki, Ida B. Wells, Malala Yousafzai. Ringrazia tua madre, tua nonna, la sua bisnonna che non aveva la meta' dei diritti che hai tu adesso.
Tu puoi fare le tue scelte, parlare ed essere ascoltata, votare, lavorare, controllare il tuo corpo, difendere te stessa, difendere la tua famiglia, grazie alle donne che hanno marciato. Tu non hai fatto niente per guadagnarti quei diritti. Sei nata con quei diritti. Non hai fatto niente, ma cogli i benefici di donne, donne forti, donne che hanno combattuto la misoginia e resistito alla patriarchia e combattuto per te. E te ne stai sul to piedistallo, un piedistallo che sei fortunata ad avere, a digitare. Una guerriera da tastiera. Una combattente della noncuranza. Una che accetta cio' che le e' stato dato. Una che nega i fatti. Avvolta nella tua illusione di uguaglianza.
Tu non sei una pari. Anche se ti senti d'esserlo. Guadagni ancora meno di un uomo nel suo stesso lavoro. Guadagni meno come amministratrice, come atleta, come attrice, come dottoressa. Guadagni meno nel governo, nell'industria, nella sanita'.
Non hai ancora pieni diritti sul tuo stesso corpo. Gli uomini ancora dibattono sul tuo utero. Sulla tua cura prenatale. Sulle tue scelte.
Devi ancora pagare le tasse per necessita' sanitarie di base.
Devi ancora portare lo spray al pepe quando cammini da sola di notte. Devi ancora dimostrare in tribunale perche' eri ubriaca la notte che sei stata stuprata. Devi ancora giustificare il tuo comportamento quando un uomo si impone su di te.
Non hai ancora permesso di maternita' retribuito (o non retribuito). Devi ancora andare al lavoro anche quando il tuo corpo e' a pezzi. Quando soffri in silenzio da depressione post-parto.
Devi ancora combattere per allattare in pubblico. Devi ancora dimostrare ad altre donne che e' tuo diritto farlo. I tuoi seni ancora offendono.
Sei ancora oggettificata. Sei ancora fischiata. Sei ancora sessualizzata. Ti viene ancora detto che sei troppo magra o troppo grassa. Ti viene ancora detto che sei troppo vecchia o troppo giovane. Vieni elogiata quando "invecchi con grazia." Ti viene ancora detto che gli uomini invecchiano "meglio." Ti viene ancora detto di vestirti come una signora. Vieni ancora giudicata per i tuoi vestiti anziche' per cosa c'e' nella tua testa. La marca di borsa che porti conta ancora piu' della tua laurea universitaria.
Vieni ancora maltrattata da tuo marito, dal tuo ragazzo. Vieni ancora uccisa dai tuoi partner. Vieni ancora molestata, denigrata, disumanizzata.
Alle tue figlie viene ancora detto come sono belle prima che gl venga detto come sono intelligenti. Alle tue figlie viene ancora detto di comportarsi bene anche se "i maschi sono maschi." Alle tue figlie viene ancora detto che i maschi che gli tirano i capelli e le pizzicano lo fanno perche' gli piacciono.
Tu non sei una pari. Le tue figlie non sono pari. Siete ancora sistematicamente oppresse.
L'Estonia concede ai genitori fino a tre anni di permesso, pienamente retribuito per i primi 435 giorni. Gli USA non hanno norme che regolamentino il permesso di maternita'.
Le donne del Singapore si sentono al sicuro a camminare per la strada di notte. Le donne americane no.
Le donne della Nuova Zelanda hanno il divario salariale di genere piu' piccolo al mondo, al 5.6%. Il divario salariale degli USA e' del 20%.
L'Islanda ha il maggior numero di donne in amministrazione, al 44%. Gli USA al 4%.
Gli USA sono al 45° posto quando si tratta di uguaglianza delle donne. Dopo il Rwanda, Cuba, le Filippine, la Giamaica.
Ma lo capisco. Non vuoi ammetterlo. Non vuoi essere una vittima. Credi che il femminismo sia una parolaccia. Credi che non sia elegante combattere per l'uguaglianza. Odi la parola figa. A meno che ovviamente non sia per insultare un uomo che non rispecchia i tuoi standard di virilita'. Hai presente, il tipo di uomo che "permette" alla "sua" donna di fare tutto quello che le pare. Credi che le femministe siano emotive, irrazionali, irragionevoli. Perche' le donne non sono soddisfatte dalle proprie vite, dico bene? Accetta quello che hai e non ti arrabbiare, no?
Lo capisco. Vuoi sentirti in controllo. Non vuoi credere di essere oppressa. Perche' questo vorrebbe dire che sei davvero una "cittadina di seconda classe." Non vuoi sentirti come tale. Lo capisco. Ma non preoccuparti. Io camminero' per te. Io camminero' per tua figlia. E per la figlia di tua figlia. E forse tu vorrai ancora credere che il mondo non e' cambiato. Vorrai credere di aver sempre avuto i diritti che hai oggi. E va bene cosi'. Perche' alle donne che si prendono davvero cura delle altre donne e le sostengono non frega niente di quello che pensi di loro. A loro importa del proprio futuro e di quello delle donne che verranno dopo di loro.
Apri gli occhi. Aprili bene. Perche' io sono qui a dirti, insieme a milioni di altre donne, che tu non sei una pari. La nostra uguaglianza e' un'illusione. Un gioco di prestigio piacevole. Un trucco della mente. Mi dispiace dirtelo, ma tu non sei una pari. E non lo sono neanche le tue figlie.
Ma non preoccuparti. Noi cammineremo per te. Noi combatteremo per te. Noi ci alzeremo per te. E un giorno sarai davvero una pari, anziche' credere di esserlo e basta.
~ Dina Leygerman, 2017
C'e' un post che sta facendo il giro dei social media, in risposta alla Marcia delle Donne di Sabato 21 Gennaio, 2017. Inizia con "Io non sono una "disgrazia per le donne" perche' non sostengo la marcia delle donne. Non mi sento una "cittadina di seconda classe" perche' sono donna..."
Questa e' la mia risposta a quel post.
Ringrazia
Ringrazia. Ringrazia le donne che ti hanno dato una voce. Ringrazia le donne che sono state arrestate e imprigionate e picchiate e gassate per farti avere una voce. Ringrazia le donne che si sono rifiutate di arrendersi, le donne che hanno combattuto senza sosta per darti una voce. Ringrazia le donne che hanno interrotto le proprie vite, che -buon per te- non avevano "cose migliori da fare" che marciare e protestare e manifestare per la tua voce. Per non farti sentire come una "cittadina di seconda classe." Per farti sentire una "pari."
Ringrazia Susan B. Anthony e Alice Paul per il tuo diritto al voto.
Ringrazia Elizabeth Stanton per il tuo diritto al lavoro.
Ringrazia Maud Wood Park per la tua cura prenatale e la tua identita' al di fuori di tuo marito.
Ringrazia Rose Schneiderman per le tue condizioni di lavoro umane.
Ringrazia Eleanor Roosevelt e Molly Dewson per la tua possibilita' di lavorare in politica e modificare le norme.
Ringrazia Margaret Sanger per i tuoi anticoncezionali legali.
Ringrazia Carol Downer per i tuoi pari diritti riproduttivi.
Ringrazia Sarah Muller per la tua pari educazione.
Ringrazia Ruth Bader Ginsburg, Shannon Turner, Gloria Steinem, Zelda Kingoff Nordlinger, Rosa Parks, Angela Davis, Malika Saada Saar, Wagatwe Wanjuki, Ida B. Wells, Malala Yousafzai. Ringrazia tua madre, tua nonna, la sua bisnonna che non aveva la meta' dei diritti che hai tu adesso.
Tu puoi fare le tue scelte, parlare ed essere ascoltata, votare, lavorare, controllare il tuo corpo, difendere te stessa, difendere la tua famiglia, grazie alle donne che hanno marciato. Tu non hai fatto niente per guadagnarti quei diritti. Sei nata con quei diritti. Non hai fatto niente, ma cogli i benefici di donne, donne forti, donne che hanno combattuto la misoginia e resistito alla patriarchia e combattuto per te. E te ne stai sul to piedistallo, un piedistallo che sei fortunata ad avere, a digitare. Una guerriera da tastiera. Una combattente della noncuranza. Una che accetta cio' che le e' stato dato. Una che nega i fatti. Avvolta nella tua illusione di uguaglianza.
Tu non sei una pari. Anche se ti senti d'esserlo. Guadagni ancora meno di un uomo nel suo stesso lavoro. Guadagni meno come amministratrice, come atleta, come attrice, come dottoressa. Guadagni meno nel governo, nell'industria, nella sanita'.
Non hai ancora pieni diritti sul tuo stesso corpo. Gli uomini ancora dibattono sul tuo utero. Sulla tua cura prenatale. Sulle tue scelte.
Devi ancora pagare le tasse per necessita' sanitarie di base.
Devi ancora portare lo spray al pepe quando cammini da sola di notte. Devi ancora dimostrare in tribunale perche' eri ubriaca la notte che sei stata stuprata. Devi ancora giustificare il tuo comportamento quando un uomo si impone su di te.
Non hai ancora permesso di maternita' retribuito (o non retribuito). Devi ancora andare al lavoro anche quando il tuo corpo e' a pezzi. Quando soffri in silenzio da depressione post-parto.
Devi ancora combattere per allattare in pubblico. Devi ancora dimostrare ad altre donne che e' tuo diritto farlo. I tuoi seni ancora offendono.
Sei ancora oggettificata. Sei ancora fischiata. Sei ancora sessualizzata. Ti viene ancora detto che sei troppo magra o troppo grassa. Ti viene ancora detto che sei troppo vecchia o troppo giovane. Vieni elogiata quando "invecchi con grazia." Ti viene ancora detto che gli uomini invecchiano "meglio." Ti viene ancora detto di vestirti come una signora. Vieni ancora giudicata per i tuoi vestiti anziche' per cosa c'e' nella tua testa. La marca di borsa che porti conta ancora piu' della tua laurea universitaria.
Vieni ancora maltrattata da tuo marito, dal tuo ragazzo. Vieni ancora uccisa dai tuoi partner. Vieni ancora molestata, denigrata, disumanizzata.
Alle tue figlie viene ancora detto come sono belle prima che gl venga detto come sono intelligenti. Alle tue figlie viene ancora detto di comportarsi bene anche se "i maschi sono maschi." Alle tue figlie viene ancora detto che i maschi che gli tirano i capelli e le pizzicano lo fanno perche' gli piacciono.
Tu non sei una pari. Le tue figlie non sono pari. Siete ancora sistematicamente oppresse.
L'Estonia concede ai genitori fino a tre anni di permesso, pienamente retribuito per i primi 435 giorni. Gli USA non hanno norme che regolamentino il permesso di maternita'.
Le donne del Singapore si sentono al sicuro a camminare per la strada di notte. Le donne americane no.
Le donne della Nuova Zelanda hanno il divario salariale di genere piu' piccolo al mondo, al 5.6%. Il divario salariale degli USA e' del 20%.
L'Islanda ha il maggior numero di donne in amministrazione, al 44%. Gli USA al 4%.
Gli USA sono al 45° posto quando si tratta di uguaglianza delle donne. Dopo il Rwanda, Cuba, le Filippine, la Giamaica.
Ma lo capisco. Non vuoi ammetterlo. Non vuoi essere una vittima. Credi che il femminismo sia una parolaccia. Credi che non sia elegante combattere per l'uguaglianza. Odi la parola figa. A meno che ovviamente non sia per insultare un uomo che non rispecchia i tuoi standard di virilita'. Hai presente, il tipo di uomo che "permette" alla "sua" donna di fare tutto quello che le pare. Credi che le femministe siano emotive, irrazionali, irragionevoli. Perche' le donne non sono soddisfatte dalle proprie vite, dico bene? Accetta quello che hai e non ti arrabbiare, no?
Lo capisco. Vuoi sentirti in controllo. Non vuoi credere di essere oppressa. Perche' questo vorrebbe dire che sei davvero una "cittadina di seconda classe." Non vuoi sentirti come tale. Lo capisco. Ma non preoccuparti. Io camminero' per te. Io camminero' per tua figlia. E per la figlia di tua figlia. E forse tu vorrai ancora credere che il mondo non e' cambiato. Vorrai credere di aver sempre avuto i diritti che hai oggi. E va bene cosi'. Perche' alle donne che si prendono davvero cura delle altre donne e le sostengono non frega niente di quello che pensi di loro. A loro importa del proprio futuro e di quello delle donne che verranno dopo di loro.
Apri gli occhi. Aprili bene. Perche' io sono qui a dirti, insieme a milioni di altre donne, che tu non sei una pari. La nostra uguaglianza e' un'illusione. Un gioco di prestigio piacevole. Un trucco della mente. Mi dispiace dirtelo, ma tu non sei una pari. E non lo sono neanche le tue figlie.
Ma non preoccuparti. Noi cammineremo per te. Noi combatteremo per te. Noi ci alzeremo per te. E un giorno sarai davvero una pari, anziche' credere di esserlo e basta.
~ Dina Leygerman, 2017
venerdì 20 gennaio 2017
Giustizia e Confini
Si lo so che non hanno fatto tutti il
classico e quindi non possono conoscere il greco antico.
Lo so che non tutti possono sapere che
in greco DIKE vuol dire GIUSTIZIA.
So anche che non tutti hanno studiato
il latino e non possono sapere che in latino LIMES vuol dire CONFINI.
Però mi sale lo stesso il Torquemada
(crudele inquisitore del '600 spagnolo che mandò al rogo tanti
innocenti) quando mi chiedono se ho l'ultimo numero di LAIMS o se ho
i libri dell'editore DAIKE o DAIKI.
Mi sale il Torquemada perchè chi mi fa
queste richieste va all'università o si è appena laureato e io non
posso credere che non siano mai incappati in un termine latino o
greco.
Soprattutto non posso credere che uno
che vuole leggere Limes, che è una rivista di geopolitica, non si
sia mai chiesto cosa c'entri il frutto del lime con le tematiche che
andrà a leggere su Limes.
Per quanto riguarda l'editore Dike mi
viene da piangere al pensiero che una persona si voglia cimentare
nella lettura di un testo giuridico (perchè Dike stampa codici e
testi per concorsi in ambito giuridico) senza sapere chi fosse Dike
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