Trovo che le equazioni siano il perfetto connubio tra l’arte pittorica e la filosofia. L’esatta espressione grafica di un concetto complesso, non sempre osservabile a occhio nudo.
Nei post precedenti si parlava di ipotesi matematiche non ancora dimostrate. di Godel e la sua teoria sui limiti della matematica. La nostra specie però non si è mai accontentata di ciò che percepisce con i sensi. Dalla religione, alla filosofia, dalla matematica alla fisica teorica, l’uomo ha sempre tentato di dare un volto, una definizione o una misura a ciò che non riusciva a vedere.
Non intendo proporre soluzioni alle domande del millennio ma solo suggerire la lettura di qualche libro che ha stimolato il mio ‘immaginario matematico’ se così lo si può definire.
Tre libri, tre avventure alla ricerca dell’equazione definitiva.
Da Il labirinto di Versailles, recensito qui, un’equazione semplice e affascinante.
Ecco un estratto:
“Non riuscivo a crederci. La dimostrazione matematica dell’esistenza di Dio si trovava sotto i miei occhi (…).
Zero alla Zero uguale Uno. Ossia il numero elevato a zero dà uno.
Dallo zero, ossia dal nulla, si crea l’uno, ossia qualcosa.
La forza superiore in gradi di creare il mondo ex nihilo, di far sorgere l’esistenza dal niente non è esattamente la definizione che diamo di Dio?
Matematicamente parlando, l’essere può scaturire dal niente. Quindi Dio esiste.
(…) In matematica si sa che A elevato alla N e diviso per A elevato alla M è uguale ad A elevato alla N-M. il che si scrive così:
e se
ELEMENTARE AMMETTILO…Così quando si eleva 0 alla potenza 0 non si ottiene 0, come il nostro limitato raziocinio c’induce a credere, ma 1. tutti i numeri elevati a 0 danno 1, e 0 non fa eccezione.
Dal niente emerge il tutto. O se preferisci, dall’assenza nasce la presenza. Dal nulla nasce l’universo.
All’inizio era il niente. Lo spirito. E lo spirito ha generato il mondo.
Dio stesso è dimostrabile.
Anche Dio è binario”.
Questa è la formula matematica graficamente rappresentata dal geniale architetto giardiniere Le Notre nel giardino di Versailles utilizzando le statue di Latona e Apollo.”
Un libro che invece ho letto ma non ho recensito su queste pagine è Eresia di Douglas Preston.
La quarta recita:
“Red Mesa, Arizona. Un’arida distesa di pietre e polvere, riserva naturale dei Navajo. Nelle viscere di questa terra lontana da tutto è nascosta Isabella, la macchina più costosa mai costruita dall’uomo: un acceleratore di particelle in grado di ricreare le condizioni energetiche del Big Bang e di svelare, forse, il mistero clic avvolge le origini dell’universo. L’ha concepita Gregory North Hazelius, ambiguo genio della fisica, con l’aiuto di una formidabile squadra di scienziati. Ma qualcosa va storto e, inaspettatamente. Isabella si ribella ai suoi creatori: durante un esperimento la macchina smette di rispondere ai comandi e gli scienziati si trovano faccia a faccia con una misteriosa entità che si serve di Isabella per inviare oscuri e minacciosi messaggi. L’opinione pubblica si divide e le ipotesi si moltiplicano; c’è chi pensa al manifestarsi di intelligenze extraterrestri e chi teme l’avvento di un nuovo culto (fondato sulla scienza contro le religioni tradizionali. Mentre cinici predicatori da talk-show chiamano a raccolta i fedeli nella crociata contro l’ennesimo Anticristo e l’FBI indaga sul controverso progetto Isabella, il supcrcomputer di Hazelius prepara l’ultima, e più inquietante, sorpresa…”
Davvero affascinante e con un finale del tutto inaspettato, anche se avrei preferito una soluzione diversa. Anche qui troviamo un’equazione dal risultato quasi incalcolabile e un’intelligenza (artificiale? Umana? Divina? Aliena?) che sembra aver compreso il fine ultimo dell’esistenza nella sua accezione più vasta…quella astronomica.
“Salve
Salve a te
Sono contento di parlarti. Chi sei?
In mancanza di un termine migliore, sono Dio
Se sei davvero Dio dimostralo
Non abbiamo tempo per le dimostrazioni
Sto pensando a un numero tra uno e dieci. Qual è?
Stai pensando al numero trascendente e.
Adesso sto pensando a un numero tra zero e uno
È il numero di Chaitin: Omega
Se sei Diio allora…qual è lo scopo dell’esistenza?
Non conosco il fine ultimo
Interessante, un dio che non conosce lo scopo dell’esistenza
Se lo conoscessi, l’esistenza sarebbe priva di senso
Perché?
Se la fine dell’universo fosse presente nel suo inizio, se ci trovassimo semplicemente al centro di un divenire deterministico di una serie di condizioni iniziali, allora l’universo sarebbe un’opera priva di senso
Spiegati
Se sei a destinazione, perché intraprendere il viaggio? Se conosci la risposta, perché fare la domanda? Per questo il futuro è, e dev’essere, profondamente oscuro, persino a Dio. Altrimenti l’esistenza non avrebbe significato
È un’argomentazio metafisica, non fisica
L’argomentazione fisica è che nessuna parte dell’universo può calcolare le cose più rapidamente dell’universo stesso. L’universo “predice il futuro” il più rapidamente possibile
Che cos’è l’universo? Chi siamo noi? Cosa facciamo qui?
L’universo è un calcolo immenso, irriducibile, in continuo sviluppo, cha sta evolvendo verso uno stato che non conosco e non posso conoscere. Lo scopo dell’esistenza è raggiungere questo stato finale, che tuttavia è un mistero per me. Così dev’essere, altrimenti se conoscessi la risposta, quale sarebbe lo scopo di tutto?
Che cosa intendi per calcolo? Ci troviamo tutti all’interno di un computer?
Per calcolo intendo pensiero. L’intera esistenza, tutto ciò che accade, una foglia che cade, un’onda sulla spiaggia, il collassare di una stella, sono solo io che penso
(…)
Perché esiste l’universo?
L’universo esiste perché è più semplice del nulla. Per la stessa ragione io esisto. L’universo non può essere più semplice di quello che è. Questa è la legge fisica da cuo tutte le altre derivano.
Che cosa può essere più semplice del nulla?
Il “nulla” non può esistere. È un paradosso immediato. L’universo è lo stato più vicino al nulla
(…)
Quale sarà lo stato finale dell’universo?
Non lo so ma avverrà quando l’universo raggiungerà la pienezza del tempo.
Hai parlato di pienezza del tempo. In quanto si traduce con esattezza?
Sarà un numero di anni pari al fattoriale di dieci elevato alla potenza del fattoriale di dieci. Quel numero dovrà essere elevato alla potenza del fattoriale di dieci, quel numero elevato alla potenza del fattoriale di dieci, questa relazione di potenze va ripetuta 10 ^83 volte e il numero risultante elevato alla potenza del suo fattoriale 10^47 volte, come sopra. Usando la vostra notazione matematica questo numero, il primo numero di Dio, è:
Questa è la lunghezza del tempo espressa in anni che l’universo impiegherà per concepirsi nello stato finale, per arrivare alla risposta definitiva.
È un numero assurdamente elevato!
È così, ma è solo una goccia nell’oceano dell’infinito”
Ed ora passiamo all’ultimo libro della lista. L’ultima equazione di Mark Alpert. Questo è davvero un bel libro. Ritmi incalzanti e una trama che non perde mai un colpo, neanche quando entra nel merito della leggendaria Einheitliche feldtheorie, la teoria unitaria dei campi che Einstein tentò di formulare durante tutta la sua carriera ma che non riuscì mai ad elaborare.
….e se invece ci fosse riuscito?
La quarta di copertina è questa:
David Swift, docente di storia della scienza alla Columbia University, viene chiamato d'urgenza al St. Luke's Hospital di New York: Hans Kleinman, il suo vecchio professore di fìsica, è stato aggredito e torturato da uno sconosciuto e adesso è in bilico tra la vita e la morte. L'uomo che David trova è ovviamente ben diverso da quello che, cinquant'anni prima, era considerato uno dei più brillanti assistenti di Albert Einstein e che poi era diventato uno scienziato ammirato da tutti. Kleinman è in stato confusionale e ripete in maniera ossessiva due termini tedeschi - Einheitliche Feldtheorìe - e una serie di cifre. David intuisce quale significato dare a quelle parole: il professore si sta riferendo alla "teoria unitaria dei campi", quella che spiegherebbe tutte le forze della natura, dalla gravita all'elettricità alla potenza nucleare. E sa pure che Einstein ha dedicato gran parte della vita a formularla, ma senza riuscirci... O forse no? C'è comunque ben poco di teorico in quello che accade a David subito dopo la morte del suo mentore: nel giro di poche ore, viene fermato dall'FBI con l'accusa di omicidio e diventa l'obiettivo di un uomo determinato a tutto pur di scoprire quelle equazioni rivoluzionarie. Perché David è la chiave, l'unica persona che, interpretando e seguendo gli indizi criptici sussurrategli da Kleinman, può trovare la soluzione a un'ipotesi scientifica così audace e devastante che potrebbe piegare le leggi dell'universo alla volontà umana...
Ecco un estratto che non rovinerà comunque la lettura per chi non l’ha ancora comprato.
“Nella teoria delle stringhe si chiamano ‘brane’. Nei diagrammi appaiono bidimensionali ma in realtà ciascuno rappresenta un universo tridimensionale. Assomigliano alla carta moschicida più che alla stagnola, perché quasi tutte le particelle subatomiche vi rimangono appiccicate. L’altra brana è un universo del tutto distinto e si muovono entrambe in uno spazio più vasto, detto ‘volume multidimensionale’, che ha in tutto 10 dimensioni.”
“Perché si scontrano?”
“Una delle poche forze che può lasciare la brana e viaggiare nel volume multidimensionale è la gravità. Una brana può esercitare un’attrazione gravitazionale sull’altra e, quando collidono, si deformano e generano un sacco di energia (..) Einstein ha elaborato le equazioni corrette per la nostra brana e la relativa evoluzione. La sua teoria unitaria spiega come è iniziato tutto”
“Il Big Bang?”
“Si. Due brane vuote si urtano e l’energia prodotta dall’impatto riempie il nostro universo, trasformandosi poi in atomi, stelle e galassie, tutti impegnati a sfrecciare verso l’esterno in un’onda gigantesca.”
(…)
“C’è un’altra forza che può uscire dalla brana ed entrare nelle extradimensioni del volume multidimensionale. Ricordi cos’è un neutrino?”
“certo. E’ come il fratello minore dell’elettrone. Una particella senza carica e con pochissima massa”
“Alcuni fisici hanno ipotizzato l’esistenza di una particella detta ‘neutrino sterile’. La definiscono sterile perché non interagisce con nessuna particella del nostro universo. I neutrini sterili vanno nelle extradimensioni e filtrano attraverso la nostra brana come l’acqua attravrso un colino”
“Secondo la formula, la deformazione dello spazio-tempo della nostra brana può generare esplosioni di particelle. Se la brana si deforma a sufficienza, i neutrini sterili possono schizzare fuori da una parte dell’universo e raggiungerne un’altra prendendo una scorciatoia nel volume multidimebnsionale.”
“E’ un wormhole. Un ponte che collega regioni lontane dello spazio-tempo”
La particolarità di quest’ultimo libro è nel suo autore. Dovete sapere infatti che il profilo del protagonista è fortemente autobiografico. Nel romanzo si parla di un saggio su un universo bidimensionale chiamato Flatland che in realtà fu realmente scritto da Alpert quando studiava fisica, anche se poi la sua vita deviò dalla scienza alle lettere.