giovedì 4 febbraio 2010

Storia di una holding criminale oggi

Danilo Coppola: imprenditore italiano, componente del gruppo dei cosiddetti furbetti del quartierino. Negli ultimi anni, diverse sono le partecipazioni azionarie che ha acquistato; iniziando col 3% della Banca Nazionale del Lavoro (BNL) nel settembre 2003.

L'1 marzo 2007 viene arrestato e portato nel carcere di Regina Coeli con l'accusa di bancarotta, riciclaggio, associazione a delinquere e appropriazione indebita; dove il 23 marzo 2007 tenta il suicidio.

Il 19 novembre 2007, in seguito ad un arresto cardiaco, viene ricoverato al Policlinico Umberto I di Roma dove entra in coma.

Il 6 dicembre 2007, scompare dall'ospedale dove era ricoverato, come denunciato dagli stessi genitori. Nel primo pomeriggio, contatta la redazione di Sky Tg24, dichiarando di essere vittima di una persecuzione. Qualche ora dopo si consegna alla polizia. Il 9 febbraio 2009 viene condannato dal Tribunale di Roma a sei anni di reclusione per bancarotta fraudolenta della società Micop.



Enrico Nicoletti: Costruttore, amico di Giuseppe Ciarrapico e politicamente vicino a Giulio Andreotti, Nicoletti svolge un’intensa attività di prestiti e depositi che serve a riciclare denaro sporco. Nel mandato di cattura a suo carico, il giudice Lupacchini scrive: ''Nicoletti funziona come una banca, nel senso che svolge un’attività di depositi e prestiti e attraverso una serie di operazioni di oculato reinvestimento moltiplica i capitali investiti dell’organizzazione''.

Nel 2006 viene arrestato insieme ai due figli. L'accusa è di aver riciclato, attraverso prestanome titolari di alcuni supermercati, ingenti somme di denaro provenienti dal clan camorristico dei Casalesi.

I due figli, Antonio e Massimo Nicoletti, rispettivamente di 43 e 42 anni sono amici di Danilo Copppola. L'accusa, per i Nicoletti, è di aver riciclato denaro "sporco" per conto dei Casalesi attraverso alcuni prestanome titolari di supermercati che in realtà erano controllati dal malavitoso romano. I tre sono tornati in libertà. Per Enrico erano scaduti i termini di carcerazione preventiva, mentre per i figli ha fatto buon gioco un cavillo burocratico.


Antonio Mancini, "Nino l'Accattone" alias Ricotta del film e dellla serie tv Romanzo Criminale.


Da Repubblica:

"È stato un bandito e un assassino ("Ho ucciso quattro volte", elenca sulle dita di una mano). Nel direttorio criminale padrone di Roma tra la metà degli anni '70 e i primi anni '90 e consegnato alla Storia come "Banda della Magliana", sedeva alla destra di Franco Giuseppucci "er Negro" e Maurizio Abbatino, "Crispino".

"La Banda della Magliana esiste ancora. Ha usato e continua ad usare i soldi di chi è morto e di chi è finito in galera. E non ha più bisogno di sparare. O almeno, di sparare troppo spesso". "Vedi - insiste - Io non sono uno che farfuglia. Non do opinioni. Dico che quella storia non è finita perché lo so. Basta andare a cercare chi ne è uscito alla grande quindici anni fa. O magari chiedersi come mai i miei soldi di bandito, un miliardo e trecento milioni di lire, sono finiti, come ho saputo, nelle tasche di Danilo Coppola. Il "furbetto del quartierino", quello delle scalate alle banche. Prima di andare dentro, avevo affidato quei soldi a Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda. E non li ho mai rivisti."

Qui trovate un'intervista a Mancini molto interessante.

Il servizio, apparso su Repubblica di oggi è già sparito dalla prima pagina come anche uno schema in Flash molto ben fatto che elenca tutti i componenti della banda.

Qualcuno si dev'essere arrabbiato!