Oggi riprenderò a parlare della banda della Magliana con un piccolo spin-off.
La figura che analizzerò è quella del criminologo Aldo Semerari, che aiutò molti componenti della banda fornendo loro false perizie di infermità mentale. Il professore fu anche un collegamento tra la banda e l’estremismo di destra.
I dati che riporto sono stati presi dalla rete.
Aldo Semerari è stato professore ordinario di Medicina Criminologia all’Università degli Studi di Roma “ La Sapienza ”, Direttore dell’Istituto di Psicopatologia Forense, perito tra i più autorevoli, noti e stimati nei Tribunali Italiani.
Seguì, fornendo consulenze e perizie psichiatriche i casi giudiziari più noti, eclatanti ed importanti in Italia negli anni settanta, come la perizia su Pelosi nel caso Pasolini, oppure il Boia di Alberga, membri del Clan dei Marsigliesi, mafiosi, Camorristi della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo nonché uomini di Cosa Nostra e della Banda della Magliana.
E’ considerato uno dei padri della Criminologia Italiana, autore di numerose pubblicazioni scientifiche, nonché primo traduttore in Italia del filosofo esistenzialista Karl Jaspers.
Semerari aveva confusi trascorsi politici. Negli anni 50 era militante del Partito Comunista Italiano, sino ad essere della corrente stalinista. Nel 1955 però lasciò il PCI, per dichiararsi, già nei primi anni 60, fascista. Aveva anche una svastica tatuata sul corpo.
Il Giudice Lupacchini, che ha scritto un libro sulla Banda della Magliana, così descrive Semerari : psichiatra forense, massone ed iscritto alla Loggia P2, diplomatico del Sovrano Militare Ordine di Malta e da sempre agente dei servizi d’informazione militare. A conoscenza dei retroscena più scabrosi del regime, e tra questi il delitto Moro. Propugnatore di teorie antisemite e visceralmente anticomunista, coltiva stretti rapporti con i più accesi ambienti neofascisti e si propone di cementare il neofascismo di Costruiamo l’Azione, del M.P.R. e di Ordine Nuovo, con le organizzazioni criminali non soltanto romane, in un unico aggregato antistatuale, finalisticamente orientato alla realizzazione di attentati dinamitardi, sequestri di persona, traffici di armi.
Il Giudice Lupacchini sostiene che, Aldo Semerari fungeva da garanzia per malavitosi, fascisti di borgata, banda della Magliana, camorristi e mafiosi, che spesso gli apparati di sicurezza usano come braccio armato. ( Otello Lupacchini, Banda della Magliana, Koinè, 2004).
La vita del Professore, era intessuta di singolarissime ed ambigue frequentazioni, relazioni pericolose, molto pericolose con il mondo criminale, che tra le varie cose lo avvicinarono fortemente alla strage di Bologna, ed è per questo motivo che, nel 1980 il Criminologo nero fu arrestato nell’ambito della detta inchiesta, venendo poi liberato dopo 8 mesi di detenzione, anche per l’intervento dei servizi segreti di mezzo mondo, ivi compreso l’intervento della CIA.
Il Criminologo Nero era noto poi anche per le sue singolari credenze religiose. Era dichiaratamente pagano, adoratore del Sole, nonché gran consumatore di fegato crudo in occasione dei riti del Solstizio. ( Destra Estrema e Criminale, Mario Caprara e Gianluca Semproni, Newton Compton Editori, Roma, 2007).
Secondo il Boss della Magliana, Abbatino (il Freddo della serie tv), il Prof. Semerari, nella sua Villa nelle campagne di Rieti, dormiva su un letto in metallo nero, sormontato da una bandiera con la svastica, ed ai suoi dobermann dava ordini in tedesco.
Il 23 giugno 2000, sono stati scagionati gli unici imputati di una ventennale storia processuale che si intreccia con le trame dell’eversione nera, con i morti ammazzati della Banda della Magliana, con i segreti inconfessabili del sequestro Cirillo e con i tradimenti dei servizi segreti deviati. È stato lo stesso pubblico ministero, Salvatore Sbrizzi, a chiedere l’assoluzione per i cinque camorristi finiti sott’inchiesta, dopo il pentimento di Umberto Ammaturo: Antonio Baratto, Ciro e Pasquale Garofalo, Giovanni Monaco e Umberto Adinolfi. Erano ritenuti gli esecutori materiali del delitto, commesso su ordine proprio di Ammaturo, si disse, per punire la decisione della vittima di assumere nuovamente la difesa del padrino Raffaele Cutolo, suo acerrimo nemico. L’unica certezza è la data della scomparsa di Semerari, il 25 marzo 1982, e il luogo, Napoli, dove il docente si trova per una perizia psichiatrica su un detenuto del carcere psichiatrico di Sant’Eframo.
Il 1° aprile, un passante nota uno strano liquido uscire dalla portiera di una Fiat 128 rossa, parcheggiata in viale Elena, a Ottaviano, di fronte all’abitazione di Vincenzo Casillo, «braccio destro» del boss Raffaele Cutolo. Avvisa un vigile urbano, che a sua volta contatta i carabinieri.
Sul sedile anteriore, lato guida, si trova una busta di plastica insanguinata. Contiene la testa di Semerari, mozzata con una sega. Il corpo viene ritrovato nel bagagliaio. Che si tratti del cadavere del professore è quasi certo, anche se l’identificazione diventa ufficiale soltanto alle 13.30, quando il medico legale estrae dalla tasca della giacca una tessera ferroviaria intestata ad Aldo Semerari.
Il 1° aprile 1982 in quelle stesse ore a Roma, una collega di Semerari si spara un colpo di pistola in petto e muore in un lago di sangue. Si chiama Maria Fiorella Carrara e lavora come psichiatra nello studio del criminologo e anch’essa redige perizie per la criminalità organizzata. I vigili del fuoco la trovano distesa sul letto, con a fianco la «357 Magnum» con cui si è tolta la vita. Il suicidio della giovane donna sarà attribuito al dolore per la scomparsa dei genitori, morti entrambi di tumore… otto anni prima.
Il coinvolgimento di Semerari con i servizi deviati e con le indagini su molti casi fa pensare ad un omicidio maturato in ambienti più alti della semplice criminalità organizzata.
”Chiunque combatta contro i mostri dovrebbe badare a non diventare un mostro egli stesso. Perché quando scruti l’abisso, l’abisso scruterà dentro di te.” Nietszsche