Dal blog di Travaglio:
Per la seconda volta in cinque mesi Silvio Berlusconi se l’è presa con chi scrive di mafia, come Roberto Saviano, e contro chi la racconta in forma narrativa, come La Piovra. Ha aggiunto che la nostra mafia è sei volte più celebre di quanto in realtà conti nel mondo. E ha concluso che tutta questa celebrità (non la sua sostanza) nuoccia assai all’Italia.
Peccato che anche questa volta nessun giornalista si sia alzato per chiedergli se della questione mafia ne avesse mai parlato con il suo braccio destro Marcello Dell’Utri, che di mafia dovrebbe intendersene, visto che in primo grado, a Palermo, è stato condannato a nove anni per “concorso esterno”. E che al processo di Appello ancora in corso il pm abbia appena chiesto una condanna ancora maggiore, undici anni di carcere. Peccato che anche questa volta nessuno gli abbia chiesto come mai lui consideri un oltraggio all’Italia chi parla e chi scrive di mafia in nome delle vittime della mafia, cioè in nome nostro, e invece trovi del tutto innocuo chi è accusato di favorirla, la mafia, e sia meritevole di essere eletto in Parlamento per sedersi tra i rappresentanti delle vittime della mafia, cioè del popolo italiano.
Dove trovi il coraggio di fare simili dichiarazioni è presto detto. Per metà lo trova nella feroce inimicizia che ormai coltiva contro i magistrati e contro la legalità in genere. Spingendosi a dire cose che qualunque altro leader occidentale pagherebbe con le dimissioni immediate. Ma è l’impunità a nutrire l’altra metà del suo coraggio. Il nostro intero torto – che stiamo pagando fino al punto di non ritorno - è consentirglielo.
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Aggiungerei che anche Al Pacino e Marlon Brando però sono responsabili di tutto quesro parlare di mafia. Come si è permesso F.F. Coppola a girare film come il Padrino?!