Ieri i tg hanno parlato dell'ennesima uccisione di una donna da parte del suo stalker.
Dall'inizio dell'anno 2012 siamo arrivati a 62 femminicidi.
Questa è la parola che l'ONU ha coniato per indicare l'oppressione del genere femminile nel sistema mondiale.
Una volta si parlava solo di 'fallo-logo-centrismo' ossia la centralità del genere maschile in tutti i campi del sapere e della politica.
Riporto ciò che ho trovato in rete su questo argomento.
Rashida
Manjoo, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le
donne, ha appena parlato di femminicidio: «È la prima causa di morte in Italia
per le donne tra i 16 e i 44 anni». Femminicidio è un neologismo ed è una
brutta parola: significa la distruzione fisica, psicologica, economica,
istituzionale della donna in quanto tale. Wikipedia scrive che «avviene per
fattori esclusivamente culturali: il considerare la donna una res propria può
far sentire l’aguzzino legittimato a decidere sulla sua vita».
È un termine coniato ufficialmente per la prima volta nel 2009, quando il Messico è stato condannato dalla Corte interamericana dei diritti umani per le 500 donne violentate e uccise dal 1993 nella totale indifferenza delle autorità di Ciudad Juarez, nello Stato di Chihuahua. C’erano cadaveri straziati buttati nella monnezza o sciolti nell’acido: secondo alcune denunce si sarebbero macchiati di questi orrori anche uomini delle forze dell’ordine. Certo, in Italia non siamo arrivati a questi livelli. Però, si tratta di delitti trasversali a tutte le classi sociali.
È un termine coniato ufficialmente per la prima volta nel 2009, quando il Messico è stato condannato dalla Corte interamericana dei diritti umani per le 500 donne violentate e uccise dal 1993 nella totale indifferenza delle autorità di Ciudad Juarez, nello Stato di Chihuahua. C’erano cadaveri straziati buttati nella monnezza o sciolti nell’acido: secondo alcune denunce si sarebbero macchiati di questi orrori anche uomini delle forze dell’ordine. Certo, in Italia non siamo arrivati a questi livelli. Però, si tratta di delitti trasversali a tutte le classi sociali.
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Stefania
Noce, femminista del Movimento studentesco, è stata uccisa a Catania dal
compagno laureando in psicologia che lei diceva di amare «più della sua vita».
A marzo di un anno fa nella periferia romana è stato trovato il tronco del
cadavere di una donna mutilato: il caso è stato archiviato subito anche dai
giornali. Come se volessimo tutti chiudere gli occhi davanti a questo orrore.
Rashida Manjoo nella sua relazione ha detto che «la violenza domestica si
rivela la forma più pervasiva che continua a colpire le donne in tutto il
Paese, come confermano le statistiche: dal 70 all’87 per cento dei casi si
tratta di episodi all’interno della famiglia».
C’è chi sta peggio, l’abbiamo capito: dieci Paesi del Sudamerica, a cominciare dal Messico. Ma nel mondo cosiddetto civilizzato dell’Europa siamo messi davvero male. I numeri sembrano quelli di una strage. Nel 2010 le donne uccise in Italia sono state 127: il 6,7 per cento in più rispetto all’anno precedente. Dati in continua crescita dal 2005 a oggi, e solo dal 2006 al 2009 le vittime sono state 439.
C’è chi sta peggio, l’abbiamo capito: dieci Paesi del Sudamerica, a cominciare dal Messico. Ma nel mondo cosiddetto civilizzato dell’Europa siamo messi davvero male. I numeri sembrano quelli di una strage. Nel 2010 le donne uccise in Italia sono state 127: il 6,7 per cento in più rispetto all’anno precedente. Dati in continua crescita dal 2005 a oggi, e solo dal 2006 al 2009 le vittime sono state 439.
Per approfondire leggi qui:
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Le Nazioni
Unite sostengono che «in 125 Paesi del mondo le leggi penalizzano davvero la
violenza domestica e l’uguaglianza è garantita».
L’Italia,
purtroppo, sembrerebbe far parte degli altri 139 Paesi.
Non è solo
una questione di costume, ma anche di diritto, come spiega bene, in fondo, la
recente sentenza della Cassazione secondo la quale gli autori di uno stupro di
gruppo non meritano il carcere. E non è un caso, alla fine, che proprio in
Italia stia per nascere la figura di un avvocato specializzato solo nella
difesa delle donne.