martedì 31 maggio 2016

Una di voi

Qualche volta sei venuta qui.
Non ricordo che cosa cercavi ma ricordo i tuoi occhi, lo sguardo che faceva tenerezza.
La foto che gira ti rende giustizia perchè eri così anche dal vivo.
Che brutta locuzione ho scelto.
Tu non sei più viva.
Ti ha ammazzato.
So che non dovrebbe essere così ma il fatto di aver interagito con te, di averti conosciuta, anche solo fugacemente, mi rende la tua morte ancora più inaccettabile.
Me la sento addosso.
Sento la puzza di bruciato, sento l'odore della tua paura e vedo quegli occhi così dolci sbarrati dal terrore.
Non riesco a farmene una ragione.
Non ci riesco perchè non c'è una ragione.
Non c'è una cazzo di ragione nel tuo non essere più.
Mi dispiace non averti conosciuta meglio. Ci sono ragazzi e ragazze che passano qui anche solo per un saluto. Per una chiacchiera.
Mi ricordo di Giulia che si era lasciata col ragazzo e mi raccontava in lacrime il periodaccio che stava passando. Mi ricordo che dopo averci fatto pace mi portò il fidanzato in libreria per farmelo conoscere.
Mi ricordo di India, bellissima e triste. Lei si che era a rischio di femminicidio. Le dissi di evitare il suo ex perchè era davvero pericoloso e ricordo che ebbi paura per lei. Non l'ho più vista perchè probabilmente ha lasciato l'università. Spero che stia bene. Almeno non ho letto di lei sui giornali.
Mi dispiace che tu non sia diventata una frequentatrice. Voi di economia siete così. Passate come meteore e poi non vi si vede più fino al semestre successivo. Pochi/e di voi passano per un saluto e un po' di cazzeggio.
Avrei voluto darti qualche consiglio da zia; da persona grande ma non troppo. Non ti avrei fatto sentire stupida perchè eri innamorata di un coglione ma magari ti avrei raccontato un po' storie mie e di altre che ti avrebbero fatto sentire meno sola di fronte a certi comportamenti.
La verità è che tu la forza l'avevi tirata fuori visto che lo avevi lasciato.
Avevi voltato pagina, ti eri messa con un altro e vaffanculo a quel coglione.
Solo che il coglione non era d'accordo.
Lui non sapeva voltare pagina perchè quelli come lui sono niente senza qualcuno da controllare.
Quelli come lui non hanno niente dentro e vivono di riflesso; pensano che il mondo giri intorno a loro e non sanno bastarsi; perchè da soli, davanti allo specchio non vedono nulla.
Non riesco neanche ad immaginare come possa stare tua madre adesso.
L'avevi sentita poco prima.
Avrà passato una ventina di minuti tranquilla; il tempo che tu tornassi e parcheggiassi; poi la chiave nella toppa ed eccoti a casa. Invece no. Il tempo passava e tu non tornavi.
Alla fine ti ha trovata. Ti ha dovuto trovare così. Fumo, puzza di bruciato e tu non c'eri nella macchina. Forse eri ferita? Forse ti hanno portata all'ospedale? Forse...... eri poco più in là.
Poi più niente. Un baratro senza fine.
E noi adesso tutti a parlare della tua storia senza sapere niente di te.
Tutti a riempirci la bocca.
Tutti a parlarci addosso e sindacare come ai mondiali di calcio...quando diventiamo tutti allenatori.
E io, che ti ricordavo a malapena, adesso non riesco a dimenticarti.