Poche date significative.
1941 - Ha effettuato il montaggio di Quarto potere di Orson Welles
1951 – dirige Ultimatum alla Terra
1971 - dirige Andromeda basato sul romanzo di Michael Crichton
1979 – dirige Star trek – The Motion picture
1961 - Oscar per la regia di West side story
1966 - Oscar per la regia di Tutti insieme appassionatamente
1967 – riceve il Premio alle memoria Irving G. Thalberg. L’Irving G. Thalberg Memorial Award è una categoria dei Premi Oscar assegnata periodicamente (non necessariamente ogni anno) a "produttori creativi, i cui lavori riflettono delle continue produzioni cinematografiche di alto livello.
Ultimatum alla terra è stato scelto nel 1995 per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Tratto dal romanzo Addio al padrone (Farewell to the Master, 1940) di Harry Bates il film racconta dello sbarco sul pianeta dell’alieno Klaatu, il quale porta un messaggio e un monito: il genere umano sarà distrutto poiché ha un istinto di sopraffazione che porterà alla morte del pianeta Terra. L’alieno si ricrederà dopo aver conosciuto una donna che lo aiuterà a fuggire dai suoi inseguitori e bloccherà quindi il processo di annientamento della razza umana. Un film dichiaratamente pacifista che sorprende come possa essere stato prodotto in pieno maccartismo, per di più da un noto militarista come il produttore Darryl F. Zanuck. La frase che pronuncia Klaatu e che parla di Dio fu forzatamente introdotta nei dialoghi dalla censura maccartista.
La frase: “Klaatu barada nikto”, che blocca la furia distruttiva del robot Gort è passata alla storia quandi Raimi la mette in bocca ad Ash nel film L’armata delle tenebre.
Isomma un lungo preambolo per poter parlare del remake che ho visto proprio ieri insieme ad AleNet.
Un senso di nostalgia per il film del 1951 mi fa essere indulgente verso questo remake…ma solo per un attimo. Non riuscirò mai a capire perché nella cinematografia contemporanea si debba sacrificare la sceneggiatura in favore della computer grafica. Come se le cose non potessero convivere in pace. Effetti speciali molto belli mascherano o tentano di compensare una trama che non si dipana correttamente. Alla fine sembra quasi che l’alieno Klaatu decida di non annientare il genere umano perché vede madre e figlio litigare e poi fare pace. Se fossi stata io l’aliena al limite me li sarei portati via e avrei estinto comunque l’umanità che nel frattempo non si era affatto ravveduta. A dirla tutta l’umanità non ci ha capito niente, dato che Klaatu non è riuscito a parlare con nessun capo di stato o grande della Terra (almeno nell’originale ci riusciva).
Insomma come al solito ci si perde in un bicchiere d’acqua e si rovina l’opportunità di rendere omaggio ad una perla della storia del cinema e al suo regista.
Isomma un lungo preambolo per poter parlare del remake che ho visto proprio ieri insieme ad AleNet.
Un senso di nostalgia per il film del 1951 mi fa essere indulgente verso questo remake…ma solo per un attimo. Non riuscirò mai a capire perché nella cinematografia contemporanea si debba sacrificare la sceneggiatura in favore della computer grafica. Come se le cose non potessero convivere in pace. Effetti speciali molto belli mascherano o tentano di compensare una trama che non si dipana correttamente. Alla fine sembra quasi che l’alieno Klaatu decida di non annientare il genere umano perché vede madre e figlio litigare e poi fare pace. Se fossi stata io l’aliena al limite me li sarei portati via e avrei estinto comunque l’umanità che nel frattempo non si era affatto ravveduta. A dirla tutta l’umanità non ci ha capito niente, dato che Klaatu non è riuscito a parlare con nessun capo di stato o grande della Terra (almeno nell’originale ci riusciva).
Insomma come al solito ci si perde in un bicchiere d’acqua e si rovina l’opportunità di rendere omaggio ad una perla della storia del cinema e al suo regista.