giovedì 8 gennaio 2009

Fantascienza metafora del reale

La moderna fantascienza nasce intorno alla metà dell'Ottocento, come reazione letteraria all'impatto della civiltà industriale sulla società e sull'individuo. Due i nomi più illustri dell'epoca, Jules Verne e Herbert George Wells; e due i modelli iniziali d'anticipazione scientifica: da un lato l'ottimismo scientista di Verne; dall'altro le visioni di Wells (critiche nei confronti del mondo a esse contemporaneo e della sua ipotetica evoluzione futura); componenti che ritroveremo, rivisitate e rimescolate in vario modo, nella fantascienza del XX secolo. La sf è spesso stata utilizzata strumento di indagine della realtà. Così temi di attualità vengono proposti straniandoli dal consueto contesto quotidiano, facendoli quindi risaltare come non potrebbe la narrativa tradizionale. Questo genere letterario consente un'osservazione delle dinamiche dell'uomo da una visuale nuova e permette una riflessione sul mondo reale attraverso la narrazione di mondi probabili. Essa può metterci in un diverso rapporto con le cose superando le apparenze, le abitudini, i condizionamenti del quotidiano. Leggere di uomini su altri pianeti, o di città del trentesimo secolo, può significare soprattutto leggere del nostro presente in modo critico. Freud notò che la letteratura è un particolare esito d'una "insoddisfazione" dello scrittore nei confronti del reale. Se ciò è vero, il genere fantascientifico offre all'estro narrativo il mezzo per riplasmare l'intero universo. Inevitabile che traspaiano connotazioni politiche, consapevole o meno che ne sia chi le scrive. Dai suoi inizi la fantascienza letteraria ha sviluppato esempi di critica anche profonda nei confronti del reale. Non era certo difficile incontrare in alcuni racconti una presa di coscienza dei problemi ambientali, o del razzismo, o la ricerca di un mondo a venire più evoluto e più a misura d'uomo. Basta pensare alla Macchina del tempo (1896) del socialista Wells, con il suo futuro di "privilegiati" e di "sfruttati".
Gli anni 50 vedono emergere la fantascienza anche in ambito cinematografico e non più solo letterario. Il messaggio politico pervade più che mai le pellicole. Nell’era maccartista della caccia alle streghe comuniste, il genere della fantascienza risente più di ogni altro del clima politico. I film parlano di invasioni aliene e malvagi colonizzatori da altri mondi. Emblematico è l’esempio di Don Siegel con L’invasione degli ultracorpi che ormai è un film di culto. Anche se in maniera un po’ rozza e rudimentale, Siegel mette l’accento sul problema dell’infiltrazione degli esterni (ossia del comunismo che si insinua nella società). I duplicati umani che si generano dai baccelli negli scantinati delle case sono l’essenza del comunismo: un regime che annulla la volontà e i sentimenti individuali, trasformando gli uomini in automi. Altri esempi sono dati da film come La cosa dall’altro mondo, dove l’alieno assume sembianze umane e si sostituisce all’originale, contaminando la specie umana e la società occidentale. Per evitare le conseguenze del Maccartismo e i tabù della Guerra Fredda, produttori e registi utilizzarono il genere fantastico per realizzare film di critica politica. La versione originale di Ultimatum alla terra di Robert Wise, alludeva al clima di sospetto e caccia alle streghe dell’America di quegli anni, senza contare il messaggio pacifista insito nel film che poco si adattava alla guerra fredda e alla gara agli armamenti che URSS e USA avevano ingaggiato.

Un discorso a parte merita Spielberg che, con Incontri ravvicinati del terzo tipo, apre un filone ‘realistico’ della fantascienza. Il film non è una metafora politica e sociale ma una fotografia di una particolare realtà, quella degli avvistamenti UFO. Sembra infatti che la realizzazione di questo film sia stata incoraggiata dal Pentagono, anche se di questa notizia non esistono prove certe. Lo scopo era quello di cambiare la mentalità del popolo americano riguardo i contatti con civiltà extraterrestri. Dopo anni di tentativi di invasione da parte di alieni cattivi ora si vuole diffondere un messaggio diverso. Gli alieni possono essere amici e i fenomeni di abduction (rapimenti) non sono per forza un fatto negativo. Spielberg si avvalse della consulenza dell’astronomo Hyneck che condusse la prima seria indagine sul fenomeno UFO proprio per il pentagono.
Altra epoca di forte propaganda politica furono gli anni 80 che videro svilupparsi una cinematografia filo-reaganiana e orientata ad una visione vincente dell’America e del suo stile di vita (penso ai sequel di Rambo, a quelli di Rocky, alle commedie di Michael J. Fox e di Tom Hanks ecc). Del 1986 è Aliens – lo scontro finale, dove i marines combattono le malvage creature partorite dal genio di H. Giger. Del 1988 una voce fuori dal coro è stata indubbiamente quella di John Carpenter che, con il film Essi Vivono, criticò fortemente il sistema consumistico occidentale.

Negli stessi anni la letteratura sf vive un cambiamento sostanziale dei contenuti con la nascita del cyberpunk. Nel 1984 William Gibson pubblica Neuromante. Pervasività e amplificazione dei nuovi media, mutazioni genetiche incontrollate, proliferazione di delinquenza, violenza, precarietà, estremo degrado ambientale, perdita di potere delle istituzioni e comunque sparizione di uno Stato dalle connotazioni sociali anche minime. In questo contesto, i personaggi si muovono ai limiti della legalità e interessati esclusivamente alla propria sopravvivenza. Trova spazio l’insofferenza verso i poteri forti. Inoltre la convinzione che le nuove tecnologie possano e debbano essere di tutti, e che solo una loro adeguata padronanza da parte delle fasce basse possa contrastare i nuovi scenari di potere. Lo spirito no global si fa avanti. La filosofia cyber accetta la tecnologia, se ne impadronisce e la usa come arma di ritorsione. Rappresentativi del nuovo genere sono film come Johnny Mnemonic e Strange days, dove gli uomini spendono i loro soldi per innesti cyborg e le classi basse utilizzano tecnologia di scarto (low tech) o illegale per sovvertire l’ordine politico ed economico. Un altro filone filmico ripesca la produzione di P. Dick che, negli anni ’50, affrontava il lato oscuro della tecnologia e delle macchine. Queste evolvono, si riproducono e acquistano autonomia fino a sostituirsi all’uomo, talvolta senza averne coscienza. Blade runner e Screamers ne sono un esempio e, tra i due, Terminator ne eredita la filosofia.La fantascienza cinematografica attuale non perde la sua occasione di specchiare la realtà per offrire il suo messaggio. Ora che la politica mondiale non vede più blocchi contrapposti ma opposte culture, acquista spazio la tematica della diversità e della tolleranza. Ecco che Men in black dà spazio all’accoglienza dei migranti da altri mondi, mentre X Men affronta l’altro che è vicino a noi o dentro di noi.

Resta immune dalla critica e dalla propaganda politica la saga di Star Wars che prende in prestito la struttura del romanzo fantasy, anche se il messaggio anti- assolutistico è presente anche qui. Diversa è l’evoluzione della saga di Star trek che, sin dalla serie originale mostra un orientamento decisamente riformista: troviamo un equipaggio multi-etnico in un epoca in cui non solo la guerra fredda imperava, ma i contatti interrazziali erano ancora stigmatizzati. La puntata in cui Kirk bacia Uhura è entrata nella storia, mentre il russo Checov è ospite fisso della plancia così come il giapponese Sulu (erano passati pochissimi anni da quando in America migliaia di nippo-americani furono internati in campi di concentramento).