L’altro ieri ho finito di leggere un simpatico libro. Il labirinto di Versailles di Christine Kerdellant e Eric Meyer, Editrice Nord.
Pubblico la quarta di copertina per invitarvi alla lettura
“È bastato un istante e il mondo si è fermato: ospedali, acquedotti, banche, aeroporti, ferrovie... Tutti i punti nevralgici dei Paesi occidentali sono stati presi in ostaggio da terroristi che hanno trovato un nuovo modo per colpire: un virus che blocca ogni forma di comunicazione. Soltanto Dan Barett, genio dell’informatica, sarebbe in grado di arrestare ciò che sta succedendo. Ma Dan è morto improvvisamente, lasciando alla sua ex fidanzata, Emma Shannon, un messaggio che suona come una sfida: «Io sono l’unica persona al mondo ad avere accesso a un’incredibile verità. E tu, Emma, diventerai la depositaria di un mistero gelosamente custodito per tre secoli dai re di Francia. Migliaia di uomini sono morti in suo nome, ma ora esso può salvarne altrettanti. Dipende solo da te». Seguendo le indicazioni del messaggio e con l’aiuto di Pierre Chavannes, un romanziere appassionato di Storia, Emma si lancia alla ricerca dell’«antidoto», della chiave indispensabile per fermare il caos. Ma dove si trova, questa chiave? Nei sotterranei di Versailles, la dimora del Re Sole che Dan tanto amava? Nelle mappe originali dei giardini del castello, disegnate da André Le Nòtre nel 1662 e mai ritrovate? Nella misteriosa formula matematica che dovrebbe essere tracciata proprio in quei giardini e che è la prova dell’esistenza di Dio? In una lotta contro il tempo e contro un nemico senza volto, Emma e Pierre dovranno scoprire la via d’uscita di un labirinto in cui ogni svolta può rivelarsi letale...”
Pubblico la quarta di copertina per invitarvi alla lettura
“È bastato un istante e il mondo si è fermato: ospedali, acquedotti, banche, aeroporti, ferrovie... Tutti i punti nevralgici dei Paesi occidentali sono stati presi in ostaggio da terroristi che hanno trovato un nuovo modo per colpire: un virus che blocca ogni forma di comunicazione. Soltanto Dan Barett, genio dell’informatica, sarebbe in grado di arrestare ciò che sta succedendo. Ma Dan è morto improvvisamente, lasciando alla sua ex fidanzata, Emma Shannon, un messaggio che suona come una sfida: «Io sono l’unica persona al mondo ad avere accesso a un’incredibile verità. E tu, Emma, diventerai la depositaria di un mistero gelosamente custodito per tre secoli dai re di Francia. Migliaia di uomini sono morti in suo nome, ma ora esso può salvarne altrettanti. Dipende solo da te». Seguendo le indicazioni del messaggio e con l’aiuto di Pierre Chavannes, un romanziere appassionato di Storia, Emma si lancia alla ricerca dell’«antidoto», della chiave indispensabile per fermare il caos. Ma dove si trova, questa chiave? Nei sotterranei di Versailles, la dimora del Re Sole che Dan tanto amava? Nelle mappe originali dei giardini del castello, disegnate da André Le Nòtre nel 1662 e mai ritrovate? Nella misteriosa formula matematica che dovrebbe essere tracciata proprio in quei giardini e che è la prova dell’esistenza di Dio? In una lotta contro il tempo e contro un nemico senza volto, Emma e Pierre dovranno scoprire la via d’uscita di un labirinto in cui ogni svolta può rivelarsi letale...”
Questa quarta è un po’ fuorviante perché lascia intuire che una formula matematica avrebbe potuto salvare il mondo anche all’epoca di Luigi XIV. In realtà non è così. La formula divina è in realtà una password per accedere ad una stringa di dati che salverebbe il mondo da una catastrofe di proporzioni mai viste. Immaginate che un gruppo cazzutissimo di hackers avesse scoperto la backdoor del sistema operativo più usato dai server di tutto il mondo e potesse accedere, con un sistema di phishing, a qualunque sistema: banche, centrali nucleari, case farmaceutiche, database dei servizi segreti ecc. L’unica salvezza sarebbe chiudere la Backdoor. La stringa di dati è inaccessibile perché, oltre ad essere fisicamente nascosta da qualche parte è anche protetta da una password di accesso. La password è la formula divina. I due protagonisti dovranno prima scoprire quale sia questa formula e per questo dovranno seguire le tracce lasciate da Le Notre, giardiniere di re Luigi XIV (re Sole) e progettista dei giardini di Versailles. Il complesso sistema dei giardini fu concepito rispettando la proporzione aurea (il numero phi 1.618 già citato qui )
L’equazione di Dio non è però legata a questo numero. Una volta tanto troviamo anche una spiegazione matematica dell’equazione che però non ha riscontri con la storia degli studi matematici. Consiglio la lettura anche solo per scoprire la bellezza dei giardini di Versailles.
Ho scoperto però che un matematico tentò di elaborare un’equazione che dimostrasse l’esistenza di dio. Il suo nome era Gödel. Il suo interesse per la prova dell’esistenza di Dio era solamente logico. Gödel fornisce una dimostrazione puramente logica, detta anche prova ontologica, prima nel 1941, poi rivista e conclusa nel 1970.
Per prova ontologica (dal greco òntos, genitivo di òn, participio presente di eimì, essere) si intende una dimostrazione logica dell’esistenza dell’essere, solo per mano della scolastica divenne la dimostrazione a priori dell’esistenza di Dio. A distanza di diciassette anni, nel 1987, la sua “Ontologisches Beweis” venne finalmente pubblicata negli Stati Uniti, all’interno di un volume che raccoglieva diversi suoi lavori.
L’equazione di Dio non è però legata a questo numero. Una volta tanto troviamo anche una spiegazione matematica dell’equazione che però non ha riscontri con la storia degli studi matematici. Consiglio la lettura anche solo per scoprire la bellezza dei giardini di Versailles.
Ho scoperto però che un matematico tentò di elaborare un’equazione che dimostrasse l’esistenza di dio. Il suo nome era Gödel. Il suo interesse per la prova dell’esistenza di Dio era solamente logico. Gödel fornisce una dimostrazione puramente logica, detta anche prova ontologica, prima nel 1941, poi rivista e conclusa nel 1970.
Per prova ontologica (dal greco òntos, genitivo di òn, participio presente di eimì, essere) si intende una dimostrazione logica dell’esistenza dell’essere, solo per mano della scolastica divenne la dimostrazione a priori dell’esistenza di Dio. A distanza di diciassette anni, nel 1987, la sua “Ontologisches Beweis” venne finalmente pubblicata negli Stati Uniti, all’interno di un volume che raccoglieva diversi suoi lavori.