lunedì 16 luglio 2012

Il mistero dietro l'Angolo

Questa la devo proprio scrivere!
Entra un ragazzo; il solito studente sperduto che non sa di essere iscritto alla facoltà di Scienze politiche (probabilmente qualcuno- un suo nemico giurato- l'ha iscritto a sua insaputa!), ma che oggi ha scoperto questa ignobile verità e ha preso di petto la sua vita decidendo di fare un esame.
Vi risparmio la solita scena in cui lui chiede a me cosa deve studiare per questo esame; vi risparmio la descrizione del mio incontenibile desiderio di mollargli il libro più costoso che ho in negozio solo per punirlo per la sua totale incapacità anche solo di andarsi a leggere in bacheca il programma d'esame (e non parliamo del sito internet dove il programma è scritto in un italiano comprensibilissimo).
Passiamo invece alle dispense. la dispensa altro non è che una fotocopia, messa a disposizione dal prof di turno, da studiare oltre ai libri.

Lui: ce l'hai la dispensa?

Io: No, noi non abbiamo dispense ma le trovi alla copisteria all'angolo (e indico la direzione da prendere usciti dal negozio).

Lui: .............................

Io: ...............................

Lui: l'angolo?

Io: Si

Lui: non ho capito

Io: Allora c'è una cosa che si chiama angolo; è fatta così (unisco le punte delle mani per formare un angolo retto), sulla punta dell'angolo c'è una porta, entri e chiedi le fotocopie

Lui improvvisamente si illumina e torna indietro dall'esperienza di pre-morte che ha appena avuto. Sapete quando uno muore per qualche minuto, volteggia in aria, vede il proprio corpo dall'alto, poi imbocca una sorta di tunnel che porta verso una luce intensa dove di solito incontra un parente morto che lo attende il quale però gli dice che non è ancora il suo momento. A questo punto la sua anima viene risucchiata indietro e incarnata nuovamente nel suo infelice corpo.
Tornato dall'esperienza di pre-morte sembra aver anche acquisito il senso dell'umorismo, oltre ad una mente più acuta; infatti ride scusandosi della sua momentanea incapacità cognitiva. Ringrazia, saluta ed esce.


martedì 26 giugno 2012

Michael Ridpath, Anello dei ghiacci, Garzanti

 Come sempre la parola va alla quarta:
Islanda. Dintorni di Reykjavík. Il cielo non è mai stato così scuro e minaccioso. Le nuvole basse quasi toccano le nere acque del lago. Il detective Magnus Jonson vede a malapena il corpo, immerso nella foschia. È il cadavere di Agnar Haraldsson, uno dei più importanti studiosi dell'opera di Tolkien. La sua è una morte apparentemente assurda. Ma forse una spiegazione c'è, o quantomeno un indizio. Perché il professore, poco prima di morire, era entrato in possesso di un'antica saga nordica.
Un prezioso manoscritto vecchio di ottocento anni, forse la saga da cui Tolkien ha preso ispirazione per scrivere Il Signore degli Anelli. Ma del manoscritto e dei due uomini misteriosi che stavano trattando con lo studioso per impadronirsene si sono perse le tracce.
Magnus non ha dubbi: deve ritrovarli e capire cosa faccia parte del mito e cosa della realtà. C'è una sola strada, scavare nel passato del professore. Un passato pieno di attività poco pulite e di personaggi inquietanti. Come l'enigmatica Ingileif. Dura e ribelle, ha vissuto un'infanzia segnata dalla tragedia e dalla menzogna. E non si fida di nessuno. Come Magnus, del resto. Anche lui è cresciuto in mezzo alla morte. E forse è l'unico in grado di conquistare la sua fiducia della ragazza. Perché è di lei che ha bisogno. È nei misteri della sua famiglia che si annida la verità. Una verità spaventosa.


 La cosa più interessante di questo libro è l’atmosfera insolita dei luoghi descritti.
L’Islanda! Che luogo incredibile! Una terra emersa sui picchi della dorsale oceanica, ossia uno dei punti del pianeta in cui nasce nuova terra dagli innumerevoli vulcani presenti. Pensavo ci fossero luoghi antichi e rovine altomedievali ma in realtà proprio la frenetica attività vulcanica ricopre il vecchio rinnovando continuamente la superficie.
 E’ un luogo dove la natura è padrona con le aurore boreali, i geyser, le cascate e le rocce basaltiche scure e taglienti.
Gli islandesi si danno del tu anche se non si conoscono, i loro cognomi derivano dal nome proprio del padre; così se Gustav ha un figlio di nome Erik, il suo nome sarà Erik Gustavsson, ma se Erik farà un figlio (e lo chiamerà Bjorn) il suo cognome sarà Bjorn Eriksson. Sembra una reminiscenza di una società basata sui clan.


Terra di saghe e mitologie presenti in ogni dove. Ogni islandese conosce almeno una saga e ha almeno un parente che dice di aver visto un membro del Popolo Nascosto, una variante dei folletti.
Un poliziesco senza tante pretese ma che fa il suo dovere. Un protagonista che si trova a cavallo tra due mondi molto diversi: l’America, dove ha vissuto e l’Islanda, dove è nato e, suo malgrado, si trova a dover tornare facendo così i conti col suo retaggio.
Da leggere sotto all’ombrellone.

venerdì 22 giugno 2012

Daniel Levin, I sette fuochi del tempio, Nord


 Eccovi la quarta:
Roma. Per il giovane avvocato Jonathan Marcus è quasi un ritorno a casa. È ancora vivo in lui il ricordo del periodo trascorso in Italia per completare una ricerca sulla controversa figura di Flavio Giuseppe, lo storico ebreo che, durante le guerre giudaiche, si era alleato con Tito. Adesso Jonathan è in città per difendere un cliente dall'accusa di aver illegalmente acquistato due frammenti della Forma Urbis - un'enorme mappa in marmo della Roma imperiale raffiguranti una sezione del Colosseo. E in quei reperti Jonathan individua un riferimento proprio a Flavio Giuseppe e all'"errore" di Tito... Ostia. Dopo aver ricevuto una soffiata, il capitano dei carabinieri Jacopo Profeta perquisisce un magazzino abbandonato e, all'interno di una colonna romana, scopre il corpo imbalsamato di una donna. Sulla pelle è tatuata una frase enigmatica - La vittoria nell'ombelico del mondo - e tutt'intorno sono sparse varie pagine manoscritte di un'opera di Flavio Giuseppe. Profeta intuisce di essere caduto in una trappola e, pochi secondi prima che il magazzino venga distrutto da un'esplosione, riesce a fuggire, portando in salvo alcune pergamene... Gerusalemme. Salah al-Din, nipote del Gran Muftì, sta clandestinamente scavando sotto la Cupola della Roccia. Il suo obiettivo è localizzare la camera segreta dove Flavio Giuseppe ha nascosto una reliquia leggendaria. Il Monte del Tempio, infatti, è l'ombelico del mondo... Tre uomini, un segreto, una missione: trovare la Menorah.

 Devo dire che leggendo questo romanzo si percorre un tour archeologico di Roma davvero piacevole.
Passiamo per villa Torlonia
 entriamo nel Colosseo
 visitiamo la Sinagoga
 uscendo da Roma ci immergiamo nelle rovine di Ostia antica


Attraverso il Mediterraneo visiteremo il monte del Tempio a Gerusalemme sotto il quale è proibita qualsiasi attività di scavo archeologico.


  

Divertente. Da leggere tutto d'un fiato!

lunedì 18 giugno 2012

Glenn Cooper. L'ultimo giorno

L'ultima fatica di Glenn Cooper ci viene raccontata dalla quarta di copertina:
Milano, oggi. È la crisi più grave che il mondo abbia mai attraversato. Disorientati, giovani e anziani, credenti e atei si pongono tutti le stesse, angoscianti domande: cosa faranno ora che il più grande sogno dell'umanità si è trasformato in un incubo? Cosa succederà allo scoccare dell'ultimo giorno? Boston, qualche mese prima. È l'indagine più complessa che Cyrus O'Malley abbia mai affrontato. Sconvolto, il detective dell'FBI osserva le foto delle vittime: per l'ennesima volta, si chiede perché, dopo averle strangolate, il serial killer abbia praticato loro un minuscolo foro alla base del cranio. Per Cyrus, quel caso è diventato un'ossessione. E non importa se, per risolverlo, sarà costretto a rinunciare a tutto ciò che gli è caro... Londra, 1988. È la sensazione più travolgente che Alex Weller abbia mai provato. In estasi, il ragazzo osserva il fiume di luce che scorre davanti a lui: sull'altra sponda c'è suo padre, che lo esorta a raggiungerlo. Ma, per quanto si sforzi, Alex non riesce a muoversi e, d'improvviso, si trova di nuovo incastrato fra le lamiere, sul luogo del terribile incidente d'auto che ha causato la morte dei genitori. Da quel momento, Alex avrà un solo obiettivo: rivivere quell'esperienza. E non importa se, per farlo, sarà costretto a uccidere.

Questo libro non ha fatto in tempo ad uscire che me lo sono accaparrato e letto.
Il nostro scrittore (quasi) preferito ha sfornato un altro dei suoi parti letterari.
Devo dire che la lettura di ‘La Biblioteca dei morti’ è stata per me un’esperienza davvero piacevole. Un’idea geniale scritta benissimo grazie alla capacità di Cooper di evocare immagini attraverso le parole.
Il suo seguito, Il libro delle anime, forse non è stato altrettanto coinvolgente ma lo stile di Cooper, che ama attraversare diverse epoche storiche nei suoi racconti, invita il lettore in un cammino avventuroso attraverso le stanze del tempo fornendo tanti di quegli spunti di approfondimento che dopo la lettura del romanzo si comincia l’opera di documentazione storica sui personaggi che via via ci ha presentato nel romanzo. il viaggio non termina con la fine dei suoi romanzi. Anzi inizia proprio all’ultima pagina.
La Mappa del destino è stato, se possibile, anche più bello per me proprio perché conservava questo stile multi temporale pieno di suggerimenti storici e di divagazioni fantastiche.
Forse il Marchio del diavolo è quello che mi è piaciuto meno; ma la ragione va cercata più nell’antipatia che ho provato per la protagonista, piuttosto che per la storia in sé.
Con quest’ultimo libro, L’ultimo giorno, Cooper cambia completamente il suo stile. Non troveremo salti temporali ma non troveremo neanche un semplice thriller con vittime-serial killer-indagine-soluzione.
Dopo le prime pagine sappiamo già tutto: chi uccide, perché uccide, chi indaga e perché sospetta dell’uomo giusto.
Arrivati a pagina 50 il caso è pressoché risolto ma Glenn Cooper non è mai da sottovalutare. Presto ci troveremo ad assistere ad eventi del tutto imprevisti che scateneranno reazioni a catena di causa-effetto al punto che non potremo staccarci dal libro perché DOBBIAMO sapere cosa accadrà alla fine.
Qui però casca il proverbiale asino. Il finale non sostiene a sufficienza la portata delle nostre aspettative.
La conclusione è scarna e non illustra le reali conseguenze delle decisioni che prendono i protagonisti.
A parte questo la lettura scorre da sé come un fiume in piena e non ci lascia col pentimento di averla intrapresa.
Certo mi aspetto molto di più dal prossimo capitolo della saga Doomsday : I custodi della biblioteca, che uscirà a novembre prossimo.

venerdì 1 giugno 2012

Adotta una parola: FEMMINICIDIO



Ieri i tg hanno parlato dell'ennesima uccisione di una donna da parte del suo stalker.
Dall'inizio dell'anno 2012 siamo arrivati a 62 femminicidi.
Questa è la parola che l'ONU ha coniato per indicare l'oppressione del genere femminile nel sistema mondiale.
Una volta si parlava solo di 'fallo-logo-centrismo' ossia la centralità del genere maschile in tutti i campi del sapere e della politica.  
Riporto ciò che ho trovato in rete su questo argomento.

Rashida Manjoo, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, ha appena parlato di femminicidio: «È la prima causa di morte in Italia per le donne tra i 16 e i 44 anni». Femminicidio è un neologismo ed è una brutta parola: significa la distruzione fisica, psicologica, economica, istituzionale della donna in quanto tale. Wikipedia scrive che «avviene per fattori esclusivamente culturali: il considerare la donna una res propria può far sentire l’aguzzino legittimato a decidere sulla sua vita».
È un termine coniato ufficialmente per la prima volta nel 2009, quando il Messico è stato condannato dalla Corte interamericana dei diritti umani per le 500 donne violentate e uccise dal 1993 nella totale indifferenza delle autorità di Ciudad Juarez, nello Stato di Chihuahua. C’erano cadaveri straziati buttati nella monnezza o sciolti nell’acido: secondo alcune denunce si sarebbero macchiati di questi orrori anche uomini delle forze dell’ordine. Certo, in Italia non siamo arrivati a questi livelli. Però, si tratta di delitti trasversali a tutte le classi sociali.


- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Stefania Noce, femminista del Movimento studentesco, è stata uccisa a Catania dal compagno laureando in psicologia che lei diceva di amare «più della sua vita». A marzo di un anno fa nella periferia romana è stato trovato il tronco del cadavere di una donna mutilato: il caso è stato archiviato subito anche dai giornali. Come se volessimo tutti chiudere gli occhi davanti a questo orrore. Rashida Manjoo nella sua relazione ha detto che «la violenza domestica si rivela la forma più pervasiva che continua a colpire le donne in tutto il Paese, come confermano le statistiche: dal 70 all’87 per cento dei casi si tratta di episodi all’interno della famiglia».
C’è chi sta peggio, l’abbiamo capito: dieci Paesi del Sudamerica, a cominciare dal Messico. Ma nel mondo cosiddetto civilizzato dell’Europa siamo messi davvero male. I numeri sembrano quelli di una strage. Nel 2010 le donne uccise in Italia sono state 127: il 6,7 per cento in più rispetto all’anno precedente. Dati in continua crescita dal 2005 a oggi, e solo dal 2006 al 2009 le vittime sono state 439.


Per approfondire leggi qui
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Le Nazioni Unite sostengono che «in 125 Paesi del mondo le leggi penalizzano davvero la violenza domestica e l’uguaglianza è garantita».
L’Italia, purtroppo, sembrerebbe far parte degli altri 139 Paesi.


- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Non è solo una questione di costume, ma anche di diritto, come spiega bene, in fondo, la recente sentenza della Cassazione secondo la quale gli autori di uno stupro di gruppo non meritano il carcere. E non è un caso, alla fine, che proprio in Italia stia per nascere la figura di un avvocato specializzato solo nella difesa delle donne.


- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

giovedì 17 maggio 2012

L'inverno sta arrivando


Cala la notte, e la mia guardia ha inizio.
 Non si concluderà fino alla mia morte.
Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli.
 Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò.
 Io sono la spada delle tenebre.
Io sono la sentinella che veglia sul muro.
Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini.
Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte.
Per questa notte e per tutte le notti a venire.

Giuramento dei Guardiani della notte
Dalle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George Martin

mercoledì 11 aprile 2012

James Rollins, L'ultima eclissi

Ecco l'ultima fatica di uno dei miei autori preferiti: L'ultima eclissi edito da Nord
Andiamo subito alla quarta di copertina:

San Francisco. Durante un'eclissi totale di sole, un violentissimo terremoto scuote la città, che viene ridotta a un cumulo di macerie. E purtroppo non si tratta di un disastro isolato: nello stesso momento, infatti, l'intera costa occidentale del continente americano, dall'Alaska alla Terra del Fuoco, è colpita da una serie di calamità naturali... Okinawa. Karen Grace, un'antropologa di fama mondiale, non crede ai suoi occhi: al largo del Giappone sono emerse due enormi piramidi di metallo, coperte d'iscrizioni in una lingua sconosciuta. E, all'interno di una di esse, Karen trova un manufatto a forma di stella, realizzato con un materiale impossibile da ottenere anche con le tecniche più avanzate e che possiede proprietà sconcertanti... Oceano Pacifico. È un'emergenza nazionale quella che costringe Jack Kirkland, ex ufficiale della US Navy, a rientrare in servizio: l'Air Force One è precipitato in mare, trascinando verso una morte orribile il presidente degli Stati Uniti. Tuttavia, quando giunge sul luogo dell'incidente, Jack si trova di fronte a uno scenario stupefacente: nelle profondità dell'oceano, i rottami dell'aereo sono stati attirati da un gigantesco pilastro rivestito di scritte indecifrabili. Ma Jack capirà ben presto che svelare il mistero di quell'antica colonna è solo il primo passo per fermare la catena di catastrofi che si è abbattuta sulla Terra e che rischia di sterminare il genere umano.


Il romanzo di Rollins ci porta nelle profondità dell’Oceano Pacifico alla ricerca di un antichissimo manufatto dotato di proprietà assolutamente uniche.

Come sempre però il nostro James non ci farà stare fermi per troppo tempo in un singolo luogo. Ecco che ci troveremo a studiare una lingua quasi del tutto ignota ai più e non ancora tradotta per intero: il rongorongo, lingua scritta dell’Isola di Pasqua.


Particolarmente interessante è l’indubbia affinità tra questa lingua e i glifi trovati nella valle dell’Indo, più precisamente a Mohenjo Daro, sito archeologico famoso per i suoi alti livelli di radioattività tutt’ora inspiegati.


Attraverseremo l’intrico di rovine megalitiche di Nan Madol, nell’isola di Pohnpei in Micronesia.

L'area archeologica è composta da circa 100 piccoli isolotti artificiali collegati fra loro da una rete di canali artificiali e ha un'estensione di circa 18 km². La più grande struttura ancora in piedi è il Nan Douwas, le cui mura perimetrali si innalzano per 8 metri e gli edifici interni contengono cripte funerarie.




Devo ammettere che non è il più bel racconto di Rollins. Sarà forse colpa della predilezione che ho per le storie della Sigma force.

La caratteristica che amo di più nel nostro autore è proprio la capacità di intessere una trama avventurosa e fantasiosa intorno a dati scientifici e storici reali e documentabili.

Qui forse manca questa miscellanea tra fantasia e realtà.

Resta comunque un’ottima storia da vivere con gli occhi della mente e della fantasia.

Per i fan di James Rollins.