mercoledì 2 dicembre 2009

55 anni fa la fine di McCarthy


Per Joe McCarthy, il senatore repubblicano ossessionato dalla Red Scare, la “paura rossa”, l’uomo della più grande caccia alle streghe negli Usa della Guerra fredda, la carriera politica finì in quel 2 dicembre 1954 quando, dopo averlo ritenuto responsabile di una infangante campagna contro le istituzioni e, in primis, contro l’esercito, il Senato americano lo riconobbe colpevole di oltraggio all’establishment, approvando una mozione di censura per 67 voti a 22. Con la Resolution 301 del Congresso, avvenuta dopo una requisitoria pubblica durata 36 udienze e 187 ore di copertura televisiva, si chiudeva, con l’avallo del neo ticket presidenziale Eisenhower-Nixon, l’epoca buia del maccartismo, la stagione delle grandi purghe e dell’isterico sospetto collettivo contro gli infiltrati comunisti, aggravata, al suo inizio, dal terrore di un complotto antidemocratico e dal massiccio conformismo d’opinione. “La più violenta e


dannosa ondata di fascismo in terra americana”, come dirà poi Eleanor Roosevelt, in cui, tra politici, diplomatici, scienziati, attori, registi o semplici intellettuali, finiranno incriminati, imprigionati, perseguitati e ostracizzati centinaia di cittadini in odore di progressismo.