martedì 30 agosto 2011

James Rollins, La chiave dell'Apocalisse




Ultimo ma non ultimo libro di Rollins che mi sono pappata è il seguente:




Rollins, la chiave dell’apocalisse, TEA.




La quarta ci aiuta nella trama:




Inghilterra, 1086. Il censimento ordinato da Guglielmo il Conquistatore è stato finalmente portato a termine. La summa di quel lavoro immane è un volume in cui sono elencate tutte le terre e le proprietà del regno. Ma ben presto strane voci cominciano a circolare, e nessuno sa perché due luoghi sono indicati con un'unica, enigmatica parola scritta in inchiostro cremisi: devastato. Circondata da un'aura di mistero, quell'opera monumentale passerà alla storia con un titolo inquietante: "Il libro del Giorno del Giudizio". Oggi. Tre omicidi nell'arco di poche ore. Prima il figlio di un senatore americano che svolgeva attività di volontariato in una fattoria nel Mali; poi un sacerdote, esperto di archeologia e studioso di san Malachia, ucciso da un'esplosione all'interno della basilica di San Pietro; infine un professore di biologia molecolare, trovato morto nel suo laboratorio a Princeton. Tre vittime connesse da un dettaglio raccapricciante: sui cadaveri è stata impressa a fuoco una croce celtica. E lo scenario che si presenta agli agenti della Sigma si complica ulteriormente quando le indagini del comandante Grayson Pierce rivelano il coinvolgimento di una multinazionale impegnata nella produzione di alimenti geneticamente modificati. Come mai una ricerca che potrebbe alleviare le sofferenze delle popolazioni africane sembra essere legata a un oscuro flagello che ha colpito l'Inghilterra nel XI secolo e alle visioni di un santo che ha profetizzato la fine del mondo?




Come sempre gli spunti inseriti nel racconto sono molti e, al di là della finzione, riportano molte note storiche reali e interessanti.




Ad esempio il Domesday book (ribattezzato Doomsday book = libro del giorno del giudizio) esiste davvero.









Il Domesday Book fu un censimento fatto realizzare da Guglielmo il Conquistatore nel 1086 - 1087 con lo scopo di descrivere le terre, i beni e le persone del suo regno. La lingua usata è una commistione di latino e termini anglosassoni; rappresenta una delle più grandi fonti per la storia economico-sociale occidentale durante il Medio Evo.
Si compone di due manoscritti: il Great Domesday, riguardante 31 contee, e il Little Domesday, con le descrizioni di
Essex, Norfolk e Suffolk.






La croce celtica, da noi tristemente nota per il suo significato politico, ha origini precristiane e, come spesso è accaduto nella storia della chiesa, è stata assimilata dal cristianesimo per ritrovare nelle popolazioni celtiche un pre-sentimento cristiano che giustificasse la conversione più o meno forzata di quel popolo. Questo simbolo è chiamato anche Ruota del Sole o Sigillo dei Druidi ed è importante precisare che la sua più antica rappresentazione risale all’VIII secolo a.C.




Nelle regioni celtiche d'Irlanda e Gran Bretagna si trovano molte croci celtiche isolate, erette a partire per lo meno dal VII secolo. Alcune di queste portano iscrizioni in alfabeto runico. Tali croci si rinvengono in Cornovaglia, Galles, sull'Isola di Iona e nelle Isole Ebridi, ma la maggior parte si trova in Irlanda.




Altre croci di pietra sono state rinvenute in Cumbria e nel sud-est della Scozia, anche se alcune di questo sono di fabbricazione anglosassone. Le croci celtiche più famose sono la Croce di Kells, County Meath, e le croci in Monasterboice, County Louth, e la Croce delle Scritture, Clonmacnoise, queste ultime in Irlanda.




Ci sono numerose rappresentazioni di croci con un cerchio anche prima del Cristianesimo. Spesso chiamate "croci solari", sono state rinvenute nel Nord Ovest dell'Europa (il simbolo fu associato al dio Norreno Odino) e anche nei Pirenei e nella Penisola Iberica. Non vi sono però prove di un collegamento o di un'origine comune con la croce Cristiana




Il significato più comunemente assegnato a questo simbolo è quello solare, unito ad un significato di tramite e collegamento tra mondo terreno e mondo celeste, dovuto al fatto che sovente l'asse orizzontale viene ricondotto alla rappresentazione della dimensione terrena mentre quello verticale alla dimensione celeste. Nell'analisi del simbolo della croce celtica è importante porre attenzione al centro della croce, il punto fisso che tutte le tradizioni sono concordi a designare simbolicamente come il Polo, perché è attorno ad esso che si effettua la rotazione del mondo.









Altro simbolo importante per la trama del libro e molto diffuso nei paesi che ospitarono i celti è il Triskele, una combinazione di tre spirali unite tra loro.




E’ uno dei simboli celtici più conosciuti e maggiormente gravidi di significati, composto da tre spirali che dipartono da uno stesso centro e si avvolgono su loro stesse. Se la direzione delle spirali procede da destra verso sinistra questo simbolo assume significati di esternazione delle energie, se invece le spirali hanno direzione opposta questo simbolo porta con se significati introspettivi e di discesa negli inferi ( dal latino in – fero, cioè “ciò che si porta dentro”).
I significati attribuiti a questo simbolo sono molteplici, ed è qui possibile elencarne soltanto alcuni, esso infatti rappresenta contemporaneamente: la triplice manifestazione del Dio Unico, cioè forza, saggezza e amore, e di conseguenza le tre classi della società celtica considerate incarnazione delle tre energie, cioè guerrieri, druidi e produttori; le tre fasi solari di alba, mezzogiorno e tramonto; la triplicità dell’uomo quale corpo, emozioni e spirito; il passato, il presente ed il futuro riuniti in realtà in un unico ed eterno ciclo chiamato Continuo Infinito Presente, in cui tutto esiste contemporaneamente.









Rimanendo in Inghilterra visiteremo l’incantata isola di Bardsey. Molte sono le leggende narrate su quest'isola del Galles. Luogo sacro per i celti e poi per i cristiani, si racconta che in essa dorma Merlino, in attesa del ritorno di Re Artù.
Bardsey Island (il nome gaelico è Ynis Enlli), al largo della Penisola di Lleyn (Gwynedd), è un luogo sacro di pellegrinaggio, sede una volta di un monastero celtico. Si dice che il suo suolo accolga le spoglie di ventimila tra monaci e pellegrini, tanto che uno dei suoi nomi è anche l'Isola dei Ventimila Santi.









C’è un albero di mele secolare in quest’isola che produce ancora frutti. Le sue talee sono vendute a chi voglia replicare questo antico albero.
Spostandoci a nord, verso la Scozia, ci addentreremo nel Lake District, la zona dei laghi, costellato di cerchi megalitici, laghi e caratterizzato dall’insolito fenomeno dei fuochi naturali di torba.










Altro argomento storico religioso molto interessante è quello dell’origine del culto della madonna nera, diffuso in tutta Europa ed esportato anche in Sud America.




L’origine di questo culto potrebbe derivare dall’antichissima adorazione della Grande Madre.

Proprio dalla Grande Madre derivano probabilmente le celebri Vergini Nere, le Madonne dal volto scuro venerate in tanti santuari.
Con un'operazione nota come sincretismo, la Grande Madre pagana avrebbe assunto il volto di Maria, colorato però in nero, come quello delle sue prime raffigurazioni.
Le immagini delle Vergini Nere contraddistinguerebbero dunque i luoghi particolarmente legati alla Grande Madre, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i loro edifici sacri.






Vergini nere sono disseminate nelle chiese di tutta Europa; in Italia se ne trovano a Cagliari, Crea del Monferrato, Crotone, Loreto, Lucca, Oropa, Pescasseroli, Rivoli, Roma, San Severo, Tindari, Venezia; in Francia addirittura novantasei. Le più famose sono quelle della cattedrale gotica di Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier.











Attraversando la Manica ci troveremo a visitare l’antica abbazia di Clairvaux




L'Abbazia di Clairvaux (Clara Vallis in latino) è un monastero cistercense. Fondata nel 1115 da Bernardo di Chiaravalle, l'abbazia è situata nell'odierna Ville-sous-la-Ferté a 15 chilometri da Bar-sur-Aube in Francia.




Bene nazionale dal 1792, monumento storico a partire del 1981, tuttora appartiene al ministero della cultura francese.




Quella che noi visiteremo nel romanzo di Rollins non è però la nuova abbazia, ma i suoi resti incastonati oggi in una prigione di massima sicurezza. Cosa a dir poco insolita.









Infine (i luoghi indicati non seguono la sequenza cronologica del libro) ci ritroveremo a tremare di freddo nelle isole norvegesi dell’arcipelago Svalbard.




Queste isole ospitano lo Svalbard Global Seed Vault (in italiano "Deposito sotterraneo globale dei semi") che ha la funzione di fornire una rete di sicurezza contro la perdita botanica accidentale del "patrimonio genetico tradizionale" delle sementi. Si tratta di una gigantesca banca genetica della flora commestibile mondiale.









È localizzato vicino alla cittadina di Longyearbyen, nell'isola norvegese di Spitsbergen, nel remoto arcipelago artico delle isole Svalbard a circa 1200 km dal Polo Nord. Il centro si compone di tre sale, di 27 metri di lunghezza, 10 di larghezza e 6 di altezza. Le chiusure hanno porte di acciaio di notevole spessore, e la struttura è costruita in calcestruzzo in modo da resistere ad una eventuale guerra nucleare o ad un incidente aereo.

Le Svalbard ospitano una comunità di orsi polari che potrebbero essere considerati un’ulteriore difesa naturale quantomeno nei confronti di malintenzionati a piedi!


giovedì 25 agosto 2011

James Rollins, La mappa di pietra

Continuando a spulciare la bibliografia di Rollins eccomi di nuovo a parlare di un suo libro.

La mappa di pietra di James Rollins, TEA

Anche questa quarta non rende molta giustizia alla trama ma è comunque un’indicazione di massima.

Un gruppo di individui, vestiti da monaci, fa irruzione nella cattedrale di Colonia durante la celebrazione di una messa solenne, uccide tutti i presenti e s'impadronisce delle reliquie custodite in un sarcofago sotto l'altare: le ossa dei re Magi. Per il segretario di Stato vaticano non ci sono dubbi: quella strage è un attacco al cuore della Cristianità e i suoi responsabili vanno fermati prima che altri spaventosi sacrilegi siano compiuti. Ma nessuna forza di polizia ufficiale può risolvere un caso tanto cruento e apparentemente incomprensibile, e infatti il Vaticano incarica delle indagini monsignor Veroni, agente del servizio segreto della Santa Sede, e sua nipote Sara, tenente dei carabinieri esperta nei furti di oggetti sacri...

Come sempre il nostro autore ci offre tanti spunti interessanti da approfondire. Ad esempio il fatto che i famosi magi dei vangeli non fossero tre, dato che nessun evangelista ce ne indica il numero. D’altra parte il numero ha sempre avuto ampia cionsiderazione dalla Kabbalah in poi.

Nel mondo attuale sono conosciuti con i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.
In un complesso monastico copto, in Egitto, le immagini dei Magi sono accoppiate ai nomi di Gaspar, Melechior e Bathesal.
Melechior sarebbe stato il più anziano dei tre: il suo nome deriverebbe dall’aramaico Melech (signore, re).
Il nome Baldassarre deriverebbe dal mitico re babilonese Balthazar, il che ripete genericamente, nel nome, la regione di approssimativa provenienza.
Infine Gaspar, Gasparre, che i greci chiamavano Galgalaq, corrisponderebbe al signore di Saba.

Anche Marco Polo accenna ai Re magi nel "Milione" ed, a ragione, li riconduce alla Persia.
Altri studiosi invece individuano la città di partenza del pellegrinaggio nella città araba di Ubar.




Si dice che le ossa dei magi siano custodite nella maestosa cattedrale di Colonia.

Rollins ci teletrasporterà in luoghi meravigliosi come la sala della Meridian nella Torre dei venti in Vaticano, sede dell’archivio segreto della Santa Sede

Roma ci regalerà altre meraviglie naturalmente.

Visiteremo le catacombe di San Callisto


E la splendida Appia antica


Scopriremo l’esistenza dell’Ordo Draconis, che, così come è descritto dall’autore ha degli scopi che si richiamerebbero allo gnosticismo, movimento filosofico religioso che raggiunse il suo acme nel II e III secolo d.C. anche se le origini potrebbero risalire ad un’epoca precristiana dato che molte teorie risalgono ad epoca ellenistica fino ad arrivare all’antico Egitto. Per lo gnosticismo la salvezza dell'anima dipendeva da una forma di conoscenza superiore e illuminata (gnosi) dell'uomo, del mondo e dell'universo, frutto del vissuto personale e di un percorso di ricerca della Verità. Gli gnostici erano "persone che sapevano", e la loro conoscenza li costituiva in una classe di esseri superiori, il cui status presente e futuro era sostanzialmente diverso da quello di coloro che, per qualsiasi ragione, non sapevano.

Andremo ad Alessandria d’Egitto sulle tracce della tomba di Alessandro Magno e dell’antico faro che fu una delle sette meraviglie del mondo antico.


Alessandria fu fondata tra il 332 e il 331 a.C. da Alessandro Magno che ne traccio' personalmente la pianta.

Alessandria d'Egitto divenne una delle città più importanti del mondo ellenistico e fu seconda solo a Roma per grandezza e ricchezza.

Il suo statuto era quello delle libere città greche e mantenne la sua assemblea cittadina sino alla conquista romana.

L'autonomia le fu più tardi restituita sotto Settimio Severo.

La celebre Biblioteca di Alessandria contribui' a fare della citta' uno dei principali motori culturali dell'antichità.

Non mancheranno naturalmente interessantissimi spunti scientifici da approfondire.

Ad esempio la capacità di alcuni mettali di assumere una struttura monoatomica subendo quindi notevoli cambiamenti nelle loro proprietà.

Scopriremo l’effetto Meissner che si realizza quando un superconduttore viene immerso in un campo magnetico di intensità inferiore ad un certo valore critico. Il superconduttore manifesta un diamagnetismo perfetto, espellendo il campo magnetico dal suo interno; ciò avviene tramite la generazione di correnti superficiali che inducono, all'interno del superconduttore, un campo magnetico uguale e contrario a quello applicato.

Il diamagnetismo dovuto a quest'effetto è alla base della levitazione magnetica dei superconduttori. Assisteremo così all’annullamento della gravità all’interno del campo.

Insomma un’altra avventura del gruppo Sigma che non deluderà coloro che già hanno conosciuto i suoi agenti in altri libri del nostro caro Rollins.

mercoledì 24 agosto 2011

JamesRollins, La città sepolta

Tratto da Rollins, la città sepolta, TEA:

Di norma, i meteoriti carbonacei lasciano dietro di sè un'impronta di iridio", spiegò McKnight. "Ma a Tunguska non è mai stata rinvenuta."
"E non c'erano crateri", aggiunse l'ammiraglio.
McKnight annuì. "La forza dell'esplosione fu di quaranta megatoni. In precedenza, l'ultimo meteorite ad avvicinarsi ad una tale forza precipitò in Arizona cinquantamila anni fa. Fu di soli tre megatoni, una mera frazione rispetto a quello di Tunguska, ma creò un cratere di più di millecinquecento metri e profondo ottocento. E allora perchè nessun cratere, specie se adesso conosciamo con certezza l'epicentro dell'esplosione, per via dell'abbattimento radiale degli alberi verso l'esterno a partire dal punto zero?" [...]
Painter cercò di pensare ad una esplosione senza cratere, a insoliti effetti atmosferici e a radiazioni gamma residue. "Allora, qual è stata la causa di tutto?"
"Qualcosa di molto piccolo. Di circa tre chilogrammi", rispose l'ammiraglio Rector.
"E' impossibile!" sbottò lui.
"Se si trattasse di comune materia..."
Il mistero aleggiò nell'aria per un lungo istante.
Infine prese la parola il dottor McKnight. "Una ricerca del 1995 suggerisce che ciò che ha colpito Tunguska fosse in effetti un meteorite, ma un meteorite composto di antimateria."
Painter strabuzzò gli occhi. "Antimateria?"



Il passaggio non rovina nulla del racconto ma ci richiama alla memoria un evento verificatosi il 30 giugno del 1908 nella taiga siberiana a Tunguska. In realtà la causa dell’esplosione che ebbe ripercussioni su tutto il globo terrestre non è ancora nota. Una spedizione del CNR italiano è stata inviata per cercare tracce dell’impatto ma, ad oggi, non è dato sapere cosa abbia provocato la distruzione di tanti ettari di bosco poiché l’epicentro dell’esplosione non conserva traccia di alcune cratere. Una delle ipotesi ha chiamato in causa addirittura Nikola Tesla ed i suoi esperimenti sull’elettromagnetismo, un’altra ipotizza appunto il contatto dell’atmosfera con un corpo celste composto di antimateria.

Ma veniamo alla quarta di copertina:

L'esplosione che ha distrutto la Galleria Kensington del British Museum sembra non avere spiegazioni. Le ultime immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano una sfera di luce che, entrando in contatto con un antico manufatto, innesta una reazione devastante. Nessuno riesce a capire cosa abbia scatenato quel bizzarro fenomeno naturale, eppure Safia al-Maaz, la brillante curatrice della collezione araba, scopre tra le macerie un oggetto sorprendente, rimasto nascosto per millenni, un cuore di ferro con inciso un nome leggendario: Ubar, la città perduta della regina di Saba... Anche Painter Crowe, agente segreto della Sigma, partecipa alle indagini per individuare l'origine dell'esplosione. Ma quella che sembra un'affascinante sfida scientifica diventa improvvisamente una missione mortale quando una misteriosa organizzazione tenta d'impadronirsi del cuore di ferro: perché quell'oggetto è il primo indizio che conduce a un'immensa fonte d'energia, forse proprio la causa della scomparsa di Ubar, l'Atlantide del deserto, che secondo le leggende è stata sepolta da un'imponente tempesta di sabbia... Da Londra al golfo Persico, da Washington al deserto arabo, Painter e Safia dovranno affrontare non solo gli enigmi e i misteri del passato, ma anche un nemico implacabile, in una corsa contro il tempo per scongiurare una catastrofe senza precedenti.


Anche stavolta il nostro autore ci porterà da un capo all’altro del mondo:

Visiteremo il British Museum, così ricco di testimonianze dei fasti di civiltà estinte da milleni.


Giungeremo nella penisola arabica, ammirando l’affascinante città di Salalah incorniciata da un mare di smeraldo nello stato dell’Oman

Entreremo nell’antichissima tomba di Nabi Imran, ricordato dalle tre religioni monoteiste come il padre di Maria madre di Gesù


Ci inerpicheremo sul monte Eitten per ammirare la tomba di Nayoub, altrimenti chiamato Giobbe, il quale, dopo le numerose prove cui fu sottoposto dal suo dio, bevve ad una fonte scaturita dai suoi piedi ringiovanendo

Conosceremo il rarissimo leopardo arabico e la tribù nomade degli Shahra che vivono sulle montagne del Dhofar e la cui lingua è il più antico dialetto arabo conosciuto

Come sempre avremo anche la nostra dose di scienza conoscendo la capacità dell’acqua di assumere la forma temporanea di fullerene sferico.

E continueremo a conoscere e ad approfondire i caratteri degli scienziati della Sigma protagonisti anche di questa avventura

sabato 20 agosto 2011

Rollins, L'ordine del sole nero

Eccomi a parlare di un altro libro di James Rollinns. Lo so sono un po’ ossessiva ma quando mi piace un autore voglio leggerlo tutto. Devo amche dire di non aver rispettato l’ordine di pubblicazione nelle mie letture perciò talvolta può essermi capitato di trovare qualche personaggio in una fase più o meno evoluta della sua vita. La cosa non ha disturbato comunque la lettura dato che Rollins predilige nettamente la trama dell’avventura corrente ai dettagli personali dei suoi eroi.

Il romanzo di oggi è L’ordine del sole nero, TEA editore.

Cominciamo come sempre dalla quarta illustrativa:

Un monastero in Nepal. Lisa Cummings, una giovane dottoressa americana, assiste impotente a un'improvvisa, violentissima ondata di follia che si scatena tra i monaci. E scopre di essere diventata l'obiettivo primario di uno spietato killer, deciso a non far trapelare all'esterno la notizia di quegli avvenimenti sconcertanti. L'unico alleato di Lisa è un singolare pellegrino, Painter Crowe, direttore della Sigma Force, un gruppo altamente selezionato di scienziati e militari cui vengono affidate imprese "impossibili". Ma la pazzia sta ormai per impadronirsi anche della mente di Crowe... Una libreria di Copenhagen. Che cosa c'è dietro l'incendio che ha mandato in fumo centinaia di volumi, causando anche una vittima? C'è anzitutto un altro libro, la Bibbia appartenuta a Charles Darwin, il padre dell'evoluzionismo. Ma c'è anche un segreto - un segreto orribile - che affonda le sue radici nella Germania nazista. E per Grayson Pearce, membro di punta della Sigma Force, c'è una sfida tanto affascinante quanto letale... Vertici di un triangolo di complotti e misteri, Grayson, Painter e Lisa sono gli unici in grado di far luce su una minaccia che coinvolge il mondo intero. E che bisogna fermare a ogni costo

Devo dire che, come spesso accade, la quarta non rende assolutamente giustizia alla trama del libro.

Quello che apprezzo del nostro autore è la sua capacità di creare una commistione assolutamente plausibile tra la realtà storica e scientifica e lo sviluppo fantasioso di una storia che, a partire dal reale, si va pian piano ramificando in un tessuto narrativo piacevole e mai noioso.

Come sempre non rivelerò nulla dello svolgimento ma mi limiterò ad illustrare ciò che di vero si nasconde nel fantastico viaggio che Rollins ci ha regalato.



Tra i vari luoghi che visiteremo troviamo il castello di Wewelsburg, detto anche la Camelot nera. Questo era il luogo dove Heinrich Himmler riuniva alcuni membri scelti delle sue SS, nella fattispecie alcuni affiliati della Ahnenerbe di cui ho parlato qualche posto fa. Questi gentiluomini (si fa per dire ovviamente) studiavano o credevano di studiare le origini occulte della loro tanto cara e inesistente razza ariana. Tali origini furono da loro individuate nell’Himalaya. Himmler era un appassionato ammiratore delle antiche civiltà scandinave e soprattutto di rune, ma era anchje affascinato dal ciclo arturiano. Fu così che fece costruire in una delle sale del castello una tavola rotonda dove sedevano in riunione gli amabili membri scelti delle SS. Il nome del gruppo ristretto che sedeva a questa tavola si chiamava Ordine Nero ed adorava il Sole Nero. Questo rappresentava la terra da cui discendeva il padre di tutto, chiamata anche Thule, Iperborea o Agarthi. Il simbolo del sole nero rappresentava il sole sotto cui sarebbe riemerso lo status divino del popolo tedesco. Fu sempre grazie ad Himmler che si sviluppò il progetto Lebensborn che aveva l’obiettivo di aumentare la popolazione di razza pura istituendo dei veri e propri bordelli destinati esclusivamente alle SS con determinate caratteristiche fenotipiche: capelli biondi, occhi chiari ecc ecc.

Le donne che elargivano i loro favori sessuali nei Lebensborn erano volontarie e loro dovere era partorire il maggior numero di figli possibile. I bambini venivano poi tolti alle madri e allevati secondo il credo nazista.



Attraverseremo il globo per arrivare in Nepal, sulle vette dell’Himalaya e dentro un antico monastero, per poi finire all’interno di una montagna del massiccio dove gli eredi di un vecchio progetto nazista lo stanno ancora sviluppando.

Il progetto è una realtà storica e del suo funzionamento non si sa più nulla.

Nome del progetto: Die Glocke, la Campana.

Notizie su questo progetto sono emerse dagli archivi dell’ex Unione Sovietica e dai racconti degli abitanti dei villaggi vicini a Breslavia,

Una miniera abbandonata nella Slesia fu riconvertita in laboratorio per ospitare il progetto Die Glocke.



Ricostruendo le incomplete notizie che abbiamo a disposizione possiamo descrivere l’oggetto:

sarebbe un oggetto metallico a forma di campana avente un diametro di 3,10 metri e un’altezza di 4,95 metri. La campana era composta da due cilindri contro-rotanti, con all’interno uno metallo liquido avente un color porpora e denominato “”Xerum 525”, il quale ruotava all’interno della “campana” ad alta velocità.

Lo Xerum 525 era radioattivo e per questo era contenuto in recipienti in piombo aventi 3 cm di spessore. Era, con molta probabilità, un miscuglio di metalli liquidi, come il berillio, il torio e il mercurio, che formava un liquido denominato “mercurio rosso”. L’ossido di mercurio e l’antimonio avevano la caratteristica di emettere una grande quantità di neutroni, quando sottoposto ad uno stress esplosivo.

Per il funzionamento di tutto l’apparato occorreva una grande quantità di energia elettrica.

In funzione, poteva ruotare solo per un paio di minuti in quanto emetteva una grande quantità di radiazioni, generando allo stesso tempo un campo magnetico.

Sopra la miniera dove avvenivano tali esperimenti c’erano delle strutture in cemento armato.

Tutti gli esperimenti erano sotto la supervisione del generale delle SS Kammler, con i suoi due reparti con compiti speciali: SS-E-IV o “Entwicklungs-stelle IV”, ovvero il “Centro sviluppo IV del Schwarze Sonne” (Sole Nero) e il SS-U-13.

Molti abitanti del luogo furono colpiti da malattie sconosciute, probabile conseguenza di esposizione alle radiazioni.

Alla fine della guerra, tutti coloro che, a qualsiasi titolo, furono coinvolti negli esperimenti o erano a conoscenza di tale congegno noto come “la campana”, furono eliminati, scienziati compresi.

Le ipotesi più accreditate sullo scopo della Campana sono: studio di sostanze radioattive sottoposte a campi torsionali per ottenere un propulsore senza propellente come un motore antigravitazionale; o una sorta di macchina del tempo che poteva aprire un “wormhole”; oppure creare un’arma che avrebbe avuto la capacità di emettere un impulso generatore di gravità o anitgravità.

Il progetto di ricerca “Die Glocke” fu creato nel gennaio 1942, e fu denominato in codice “Tor” o “Gate” o “Gateway”. Poi, dopo l’agosto 1943, fu suddiviso in due altri sotto-progetti: “Chronos” e “Laternentraeger”; ed entrambi si riferivano al progetto “La Campana”, suddivisi però nell’aspetto fisico e medico-biologico.

Il nostro autore offre poi una sintesi per profani della teoria dei quanti, del principio di indeterminazione di Heisenberg e dell’esempio del gatto di Schrodinger (pag 328 dell’edizione di TEA) assolutamente affascinanti.