Minzolini così scriveva in un suo articolo su Repubblica del 29 ottobre 1994: "Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure andarsene. Non è stato un buon servizio il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia... La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico."
Oggi Minzolini è direttore del TG1 e smentisce se stesso censurando ogni notizia che riguardi il giro di mignotte intorno a palazzo Grazioli e a villa Certosa. Donne che entrano in un palazzo di stato con telefonini e registratori e fanno foto e registrano scopate con uomini di potere.
Il che ci può interessare fino ad un certo punto, ma se pensiamo che palazzo Grazioli è una residenza statale possiamo pensare che vi siano stanze o cassetti riservati. Non sarebbe tanto difficile per un paese straniero assoldare una gnocca 007 che, oltre ad allietare le notti di qualche pezzo grosso o grossissimo, si aggiri nel palazzo a rubare informazioni o a progettare attentati e rapimenti.
Certo che se le vecchie BR non fossero state sgominate si sarebbero leccate i baffi pensando al rapimento di Berlusconi sulla scia dell'agguato a Moro e alla sua scorta.
In ogni caso ci complimentiamo con il direttore Minzolini che ha reso il giornalismo un mestierucolo da comari. Non è più la notizia ad essere importante ma l'opinione di chi la deve comunicare e/o censurare laddove non risponda al proprio pensiero.