25 giugno 2009, in Diario
lettera di Vauro al Corriere dopo la censura:
“Alla fine,dovranno dargli un'aureola in un certo qual modo ambita: Quella di uomo più censurato d'Italia. Vauro...”. Questo l'incipit di un articolo apparso sulle pagine del Corriere della Sera il nove maggio scorso, a firma M.Cre. Quando lo lessi non prevedevo che, a distanza di poco tempo, lo stesso giornale, al quale collaboro da più di quindici anni, avrebbe direttamente contribuito ad illuminare ulteriormente l'aureo cerchio (da me per niente ambito) sul mio capo. Sbagliavo. Tant'è che i lettori, quelli che apprezzano e quelli che non apprezzano le mie opere (opere si fa per dire) ieri non hanno trovato la mia vignetta nello spazio consuetamente dedicato alla mia piccola rubrica. La direzione del Corriere si è sostituita al loro giudizio decidendo di non pubblicarla. Qualcuno adesso si starà chiedendo “ Chissà cosa aveva disegnato di così impresentabile ed indecente da meritare una censura”. Mi dispiace deludere quel qualcuno ma si trattava soltanto di una semplice vignetta riguardante Berlusconi; Oltretutto, ritengo fosse abbastanza al di sotto degli standard ai quali in genere mi attengo quando mi dedico al suddetto. Ma forse sono io che sottovaluto l'efficacia del mio lavoro, altrimenti non si spiegherebbe tanto zelo censorio da parte della direzione. Comunque, niente di grave, come lo stesso Corriere ricordava nel pezzo che ho citato, sono avvezzo alle censure (meno ad accettarle) e non ho nessuna intenzione di avvolgermi nel sudario del martirio (mi sta decisamente stretto). Sono cose che succedono quando si fa satira o informazione. Anche se nel nostro paese succedono un po' troppo frequentemente. Grave sarebbe se questo fosse un segnale che il più grande e prestigioso quotidiano nazionale teme le minacce del presidente del consiglio, specialmente quelle riguardanti la distribuzione delle quote pubblicitarie che vorrebbe ridotte o addirittura azzerate per i giornali non suoi amici o non suoi tout court. Ma questo è impensabile in un paese democraticamente avanzato come il nostro. O no?"
Vauro