lunedì 24 novembre 2008

L'onore di Angelino

"La mafia è sempre equivalente alla morte e alla barbarie assoluta: uccide gli uomini, la speranza del futuro e la dignità dei vivi [...] Con il pacchetto sicurezza e con le ulteriori norme che abbiamo approvato e che ci apprestiamo ad approvare abbiamo messo in campo una straordinaria offensiva antimafia come ai tempi di Falcone […] Maroni si conferma un campione dell'antimafia e noi siamo uniti come giocatori di un'unica squadra che si chiama Stato" (Angelino Alfano, 10 novembre 2008).
Tanto per cambiare cito Micromega per riportare questa dichiarazione del vostro (non certo mio) ministro della giustizia Angelino Alfano. Ricordo che appena fu nominato ministro lessi da qualche parte che, negli anni della sua giovinezza, vantava di aver partecipato ad una raccolta di firme di giovani siciliani in favore di Marcello Dell’Utri (eh vantati vantati!), contro la persecuzione che la magistratura stava operando ai danni di questo galantuomo… o uomo d’onore che dir si voglia.
Per chiarire di cosa sto parlando rendo noto il profilo di Dell’Utri: braccio destro di Berlusconi, già condannato in via definitiva per false fatturazioni e frode fiscale, sotto processo per estorsione mafiosa, imputato a Palermo in appello con l’accusa di aver organizzato, insieme a falsi pentiti, accuse al fine di screditare veri pentiti di mafia.
Dulcis in fundo: Dell’Utri è stato condannato in primo grado a nove anni con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Ancora da Micromega: “La sentenza dell’11 dicembre 2004, emessa dal tribunale di Palermo, inchioda Dell’Utri per «episodi ed avvenimenti dipanatisi nell’arco di quasi un trentennio, e cioè dai primissimi anni settanta fino alla fine del 1998» che comprovano «contatti diretti e personali» con esponenti di Cosa Nostra e il ruolo «di costante mediazione... tra quel sodalizio criminoso, il più pericoloso e sanguinario nel panorama delle organizzazioni criminali operanti nel mondo, e gli ambienti imprenditoriali e finanziari milanesi con particolare riguardo al gruppo Fininvest» […] «consentendo... che Cosa Nostra percepisse lauti guadagni a titolo estorsivo dall’azienda milanese facente capo a Berlusconi, intervenendo nei momenti di crisi tra l’organizzazione mafiosa ed il gruppo Fininvest... e promettendo appoggio in campo politico e giudiziario». Pertanto, scrivono i giudici, la pena per Dell’Utri «deve essere ancora più severa... dovendosi negativamente apprezzare la circostanza che l’imputato a voluto mantenere vivo per circa trent’anni il suo rapporto con l’organizzazione mafiosa (sopravvissuto anche alle stragi del 1992 e1993)».”
Naturalmente il vostro ministro della giustizia, oltre a raccolgiere firme durante la sua debosciata gioventù, non ha potuto fare a meno di esternare le sue simpatie per Big Marcello e così esprime il suo parere sulla sentenza di condanna: ? “E’ una delle sentenze cui il giudizio su una persona è l’opposto dell’opinione che tantissimi, e io per primo, hanno di lei. Una sentenza che produce questo risultato, inquieta. Noi lo consideriamo da sempre, colto, sensibile, innocente
” (14 febbraio 2005, ‘Il Giornale’).
Traducendo,(se ce ne fosse bisogno) si può dire che siccome secondo lui Big Marcello è un grand’uomo, non è giusto condannarlo, perché ciò significherebbe andare contro l’opinione di molti!naturalmente il nostro mitico Angelino non si è sottratto dal difendere quel Salvatore Cuffaro, pietra dello scandalo della regione Sicilia, filmato a confabulare dietro un cespuglio insieme ad alcuni mafiosi e intercettato in conversazione con gli stessi e condannato a 5 anni (lui però ha festeggiato la sentenza perché fu esclusa l’aggravante mafiosa). Tanto per capire di chi stiamo parlando Totò Cuffaro è quello che qui insulta Giovanni Falcone dandogli del persecutore.
Su Micromega leggo che c’è un altro filmato degno di Martin Scorsese che ritrae il nostro mitico Angelino Alfano “nel 1996 abbracciare e baciare, al matrimonio di Gabriella Napoli e Francesco Provenzani, il padre della sposa, Croce Napoli, titolare di una fedina penale di tutto rispetto: arresto per associazione mafiosa, concorso in sequestro di persona, in omicidio e indicato dagli investigatori come «capo dell’omonima cosca mafiosa facente capo a Cosa nostra, operante in Palma di Montechiaro e nei centri limitrofi». Beh niente male. Che cosa dice Alfano? Prima nega ogni suo coinvolgimento: ”Io non ho mai partecipato a matrimoni di mafiosi o dei loro figli, non conosco la sposa, Gabriella, né ho mai sentito parlare del signor Croce Napoli. Non ho nessuna memoria o ricordo di questo matrimonio”. Poi però, visto che le immagini parlano da sole, il giorno seguente ritratta la versione: “Adesso ricordo, adesso che ho appreso altri particolari su quel matrimonio, ricordo di esserci stato, ma su invito dello sposo e non della sposa. A quel matrimonio fui invitato dallo sposo, mio conoscente. Non conoscevo la sposa, men che meno suo padre che, ovviamente, mi fu presentato lì quale suocero dello sposo e che, solo adesso, apprendo essere tale Croce Napoli di cui nella mia vita ho sempre ignorato l’esistenza. Purtroppo la Sicilia è una terra difficile e martoriata dove, qualche volta, anche l' educazione e la cortesia di consegnare personalmente un regalo a uno sposo felice può produrre fastidiosi effetti collaterali”. Niente di penalmente rilevante ovviamente e va aggiunto che può capitare forse a chiunque, magari non dovrebbe accadere a un deputato regionale (la carica ricoperta all’epoca da Alfano) in Sicilia.”