mercoledì 5 novembre 2008

L'universo nello specchio


La propria immagine riflessa suscita insieme fascino e inquietudine. Siamo noi ma al tempo stesso… non siamo noi. Anticamente si attribuiva una sorta di corrispondenza tra una cosa e la sua copia e lo specchio, nell’immaginario collettivo, veniva percepito come una soglia tra il nostro mondo e un mondo uguale ma allo stesso tempo opposto.
Nella tradizione popolare del nostro paese ad esempio, la prima azione che si compie a fronte di un lutto è quella di coprire gli specchi per evitare che l’anima del defunto rimanga intrappolata al suo interno e non possa così raggiungere l’aldilà.
I demoni, i vampiri e in generale le creature maligne non riflettono la loro immagine negli specchi mentre creature come la medusa o il basilisco non tollerano la visione della loro immagine riflessa, pena la morte.
Nell’antichità l’acqua era uno strumento per la divinazione poiché, riflettendo, schiudeva le porte di un mondo alla rovescia.
La creazione nella cultura ebraico-cristiana è un riflesso della divinità e lo specchio è simbolo di conoscenza nella simbologia alchemica.
In Austria, Germania e nell’ex-Jugoslavia, una nota credenza avverte che chi, la sera di san Silvestro o della vigilia di Natale, all’accendersi delle luci non proietta ombra sulla parete, oppure la proietta senza testa, morirà entro la fine dell’anno.
L’inquietante figura del Doppelganger altro non è che la copia spettrale della persona vivente.
Lo specchio che si rompe sarà foriero di sventure per 7 anni poiché rompe un equilibrio che non va intaccato. Anche contemplarsi troppo allo specchio può essere pericoloso poiché si guarda il sé esterno da sé e ciò può provocare una sorta di straniamento dalla realtà.
Secondo molte credenze primitive il bambino, quando nasce, è solo metà di sé stesso. L’altra metà, il suo Doppio, è la placenta e queste due parti si riuniranno solo con la morte.
Platone nel Simposio narra il mito delle metà secondo cui ciascuno di noi è una parte dell’essere umano che originariamente era doppio (una parte maschile e una femminile). Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell' unico essere è stato tagliato in due”; la ricerca del proprio completante può durare tutta la vita, e la congiunzione con esso è l’appagamento totale che spiega la ricerca dell’amore.
Secondo le interpretazioni di Freud e Rank il motivo del doppio nella letteratura esprimerebbe sostanzialmente il tentativo dell'artista di esorcizzare l'ombra terribile che lo perseguita, cioè la morte.
Nella maggior parte delle opere letterarie centrate sul tema del Doppio, si nota che la maschera del doppio consente di realizzare quelle azioni che la coscienza o le regole sociali impediscono di compiere. Spesso si assiste alla scomparsa dell'immagine riflessa del protagonista dalle superfici specchianti e questo evento viene colto con ansia dal protagonista dello sdoppiamento ed è alla base della sua crisi e del suo desiderio di recuperare la propria immagine. Recupero che però coinciderà con la morte.
Rank nel suo libro Il doppio ha interpretato e analizzato, da un punto di vista psicanalitico, il tema del doppio basandosi soprattutto sui racconti e sui romanzi fantastici dell'800: Hoffmann, Poe, Maupassant, Wilde, Heine, Dostoevskij, dove il doppio è sempre un altro, perfettamente identico al protagonista ma materializzato in qualcosa di esterno a lui, ombra, immagine riflessa o sosia. Tutti questi scrittori, secondo Rank, rivelano una comune personalità nevrotica e il ricorrere ossessivo del tema del doppio non costituisce altro che una sublimazione di queste nevrosi. Pensiamo a Dorian Gray di Oscar Wilde: le pulsioni più basse e i lati più abietti della personalità vengono proiettati nell'altro da sé, nel proprio doppio.
Le cose non cambiano nel XX secolo.
Il tema del doppio scompare dalla narrativa per trovare spazio nell’horror e nella fantascienza. Stephen King nella Metà oscura recupera le tematiche ottocentesche del doppio deviante e sovvertitore dell’etica dominante.
Tutto cambia con il cinema.
Il genere della fantascienza degli anni Cinquanta, propone un doppio che non rappresenta la parte istintiva e irrazionale dell'uomo ma esattamente il suo contrario, la fredda ragione, l'assenza di pulsioni, desideri ed emozioni. Nell’Invasione degli ultracorpi l'angoscia nasce proprio dalla constatazione della perdita di queste pulsioni. Il terrore dello scrittore Jack davanti al suo duplicato disteso sul tavolo da biliardo è il terrore della visione del cadavere di se stessi, della propria morte, in quanto totale mancanza di emotività.
Negli anni sessanta si assiste ad un ritorno ai vecchi modelli con rielaborazioni dovute al genere.
La mitica serie di Star trek dedica all’universo oltre lo specchio diverse puntate sparse tra la serie classica di James T. Kirk, Next Generation, Deep space Nine e Enterprise. La tecnologia ovviamente la fa da padrona.
In alcuni casi il teletrasporto apre un varco tra due universi paralleli: nella serie classica Kirk viene trasferito in una realtà opposta alla sua e il suo doppio negativo prende il suo posto; in Next Generation il comandante Riker viene duplicato a causa del teletrasporto e il suo doppio in seguito si unirà al gruppo terrorista dei Maquis. In Deep space nine l’universo oltre lo specchio ospita una realtà completamente ribaltata dal punto di vista etico e politico. Nella serie Enterprise non c’è contatto tra i due universi ma quello oltre lo specchio è caotico, seguendo la scia di Deep space nine.
L’eredità letteraria ottocentesca viene comunque ripresa anche dal cinema. Nel 1999 il film Fight club di David Fincher elabora la tematica del doppio in maniera del tutto originale se pensiamo alla sceneggiatura, ma attinge sicuramente ad opere come Il ritratto di Dorian Gray o Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde, per la connotazione morale dei personaggi.
I personaggi di Jack e Tyler, che fino all’ultimo sembrano essere due persone distinte, si rivelano essere il frutto di uno sdoppiamento. Jack è la parte mite e sottomessa alle regole della società consumistica mentre Tyler si apre completamente all’istinto primordiale della competizione e del sovvertimento del sistema.

TYLER
Tu cercavi un modo per cambiare la tua vita. Non potevi farlo da solo. Tutto ciò che speravi di poter essere…ero io! Io sembro come tu vuoi che sembri, io scopo come tu vuoi scopare, io sono affascinante, ci so fare e soprattutto io sono libero in tutti i modi in cui tu non sei

JACK
Questo non è possibile. Questo è follia!

TYLER
Le persone lo fanno ogni giorno. Parlano a loro stessi. Si guardano per come vorrebbero essere. Loro non hanno il coraggio che hai tu, di realizzare questo.

..intanto, sullo sfondo, la città cade sotto una pioggia di esplosioni.