lunedì 13 luglio 2009

Il primo apostolo di James Becker

Ci sono circa 75.000 manoscritti nella Biblioteca Vaticana e circa 150.000 testi conservati negli Archivi segreti. Non essendoci mai stata devo fidarmi di ciò che scrive James Becker, autore del libro Il primo apostolo edito da Nord.
Un romanzo stimolante direi, soprattutto per chi come me ama gli enigmi archeologici. Quello che ho apprezzato in questa, come in altre letture simili, è la verosimiglianza delle teorie che elabora ma soprattutto la parte di verità inserita nel racconto. Come con il Codice Da Vinci dunque non dobbiamo berci tutto il minestrone prendendolo per oro colato ma non dobbiamo neanche pensare che l’opera sia solo il parto della fantasia dello scrittore. Il piacere massimo nella lettura lo trovo quando la storia mi spinge ad indagare ancora. Questo perché la ricerca della verità è quasi più appagante della verità stessa.
La quarta di copertina ci dice questo:

"Galilea, 67 d.C. Un predicatore ebreo viene arrestato e portato al cospetto del generale Vespasiano, che gli annuncia la decisione dell’imperatore Nerone: verrà portato a Roma e lì giustiziato. Ma, prima, dovrà firmare una confessione sconvolgente…Italia, oggi. Quando la moglie viene ritrovata cadavere nella loro villa vicino a Roma, Mark Hampton chiede aiuto al suo migliore amico, l’ispettore Chris Bronson. E, sebbene la polizia italiana abbia attribuito la morte a un’accidentale caduta dalle scale, Chris intuisce che qualcuno si è introdotto in casa e ha ucciso la donna. Tuttavia l’aspetto più inquietante è che l’omicidio sia collegato con un’enigmatica iscrizione latina, rinvenuta su una lastra di pietra sopra il caminetto durante i lavori di ristrutturazione: Hic vanidici latitant, «Qui giacciono i bugiardi». Determinato a scoprire la verità, l’uomo si rivolge alla sua ex moglie, Angela, una restauratrice del British Museum e, ricostruendo una catena d’indizi lasciati nel corso dei secoli, i due seguono le tracce di un misterioso documento sigillato in un vaso d’epoca romana. Braccati da una coppia di sicari e senza potersi fidare di nessuno, Chris e Angela si ritrovano con un’unica possibilità di salvezza: portare alla luce un segreto che risale all’epoca di Nerone, quando gli apostoli Pietro e Paolo avevano affrontato il martirio in nome di Cristo…"

Al di là del concitatissimo svolgimento della storia, vengono riportate dall’autore alcune notizie storiche molto interessanti.
La storia di Saul di Tarso, altrimenti conosciuto come san Paolo ad esempio.
Nacque intorno al 9 d.C. a Tarso in Cilicia. Figlio di un ricco mercante ebreo appartenente alla setta dei Farisei, la più antica dunque.
Parlava greco ed aramaico ed era cittadino romano, un privilegio non da poco nell’età imperiale.fu un persecutore di ebrei eretici e del cristianesimo e fu un agente assoldato direttamente da Roma per perseguire coloro che venivano considerati ribelli. La tradizione ci riporta che mentre viaggiava a cavallo sulla via di Damasco fu folgorato da una luce accecante proveniente dal cielo e si convertì. Rimase cieco per qualche tempo e poi tornò a vedere e cominciò a predicare una versione tutta sua della dottrina cristiana. Il mio ateismo non mi ha mai impedito di apprezzare la lungimiranza e la razionalità degli insegnamenti del cristianesimo e proprio in virtù del mio distacco penso di avere la mente sgombra da pregiudizi sulla filosofia dei pensatori cristiani, specie quelli dei primi tre secoli dopo Cristo. Ho letto qualche scritto di san Paolo per l’esame di storia del cristianesimo e devo dire che con gli insegnamenti tramandati nei 4 vangeli canonici non ha nulla a che vedere.
Non sono la sola a pensarla così dato che molti ritengono che le idee di Saul furono così diverse da quelle di Gesù che il suo è definito cristianesimo paolino.

Addirittura Thomas Jefferson scrisse che Paolo fu il primo corruttore degli insegnamenti di Gesù e cercò di far togliere i suoi scritti dalla Bibbia.

Diversa è la faccenda per quanto riguarda san Pietro, il primo papa.

Non esistono testimonianze storiche indipendenti dal vangelo che avvalorino la sua esistenza. Le due epistole a lui attribuite furono scritte da due mani diverse e scritte in una raffinatissima sintassi greca, cosa alquanto insolita per un pescatore ebreo di lingua aramaica povero e ignorante.

Anche l’ubicazione e l’autenticità della sua sepoltura sono fonte di dubbi. Si ritiene sia morto nel 64 d.C. a Roma. Il Vaticano sostiene che sia sepolto nelle catacombe che si trovano nei sotterranei del della Basilica che porta il suo nome. Il problema è che le sue ossa furono trovate per ben due volte: la prima volta fu nel 1950 quando papa Pio XII fece l’annuncio. Dopo l’analisi di un antropologo nel 1956 però si scoprì tali resti erano composti di 5 tibie, tra cui quella di una donna, nonché ossa di capra, maiale, pecora e gallina.
Primo buco nell’acqua.la seconda serie fu scoperta nel 1968 e l’annuncio fu dato questa volta da papa Paolo VI. Anche in questo caso però si trattò di ossa animali domestici, più un topo e un frammento di teschio umano. Senza contare che questo secondo ritrovamento fu fatto nella Basilica di San Giovanni in Laterano che fu eretta solo nel IX secolo d.C.
Insomma non solo non ci sono prove storiche che attestino l’esistenza di Pietro, ad esempio a Roma dove presumibilmente predicò al punto da essere considerato il primo papa della storia della Chiesa, ma non c’è traccia alcuna della sua sepoltura, cosa abbastanza strana se si pensa che doveva essere la guida della comunità cristiana di Roma (la più importante).
Il dato storico e documentato che però mi ha lasciata davvero di stucco è stata la frase di un papa cinquecentesco.
Papa Leone X (Papa dal 1513-1521 d.C. morì improvvisamente senza motivi apparenti) affermò: "Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula",“Si sa da tempi remoti quanto ci sia stata utile la favola di Gesù Cristo” (Lettera di Papa Leone X° al Cardinale Bembo). (tratto da Cascioli, La favola di Cristo)
Peggio di Leone X si comportò Paolo III (Papa dal 1534-1549 d.C.), come riferisce l'ambasciatore spagnolo Mendoza in termini inequivocabili: "Spingeva la sua irriverenza fino al punto di affermare che Cristo non era altro che il sole, adorato dalla setta Mitraica, e Giove Ammone rappresentato nel paganesimo sotto la forma di montone e di agnello. Egli spiegava le allegorie della sua reincarnazione e della sua resurrezione mettendo in parallelo Cristo e Mitra. Egli diceva ancora che l'adorazione dei magi non era altro che la cerimonia nella quale i preti di Zaratustra offrivano al loro dio oro, incenso e mirra, le tre cose attribuite all'astro della luce. Egli sosteneva che la costellazione della Vergine, o meglio ancora d'Iside, che corrisponde al solstizio in cui avvenne la nascita di Mitra, erano state prese come allegorie per determinare la nascita di Cristo per cui Mitra e Gesù erano lo stesso dio. Egli osava dire che non c'era nessun documento valido per dimostrare l'esistenza di Cristo, e che, per lui, la sua convinzione era che non era mai esistito".
Chissà cosa ci rivelerebbero riguardo tutto ciò che si è detto finora alcuni di quei 150.000 testi sigillati nell’Archivio segreto del Vaticano.
Le rappresentazioni della conversione di san Paolo e della crocifissione di san Pietro sono di Caravaggio