It's one o'clock and time for lunch,
When the sun beats down and I lie on the bench
I can always hear them talk.
There's always been Ethel:
'Jacob, wake up! You've got to tidy your room now.'
And then Mister Lewis:
'Isn't it time that he was out on his own?'
Over the garden wall, two little lovebirds - cuckoo to you!
Keep them mowing blades sharp...
I know what I like, and I like what I know;
getting better in your wardrobe, stepping one beyond your show.
Sunday night, Mr Farmer called, said:
'Listen son, you're wasting your time; there's a future for you
in the fire escape trade. Come up to town!'
But I remebered a voice from the past;
'Gambling only pays when you're winning'
- I had to thank old Miss Mort for schooling a failure.
Keep them mowing blades sharp...
I know what I like, and I like what I know;
getting better in your wardrobe, stepping one beyond your show.
When the sun beats down and I lie on the bench,
I can always hear them talk.
Me, I'm just a lawnmower - you can tell me by the way I walk.
So quello che mi piace (nel tuo armadio)
(Testo basato sul dipinto di copertina – traduzione di Armando Gallo)
È l’una ed è l’ora di pranzo,
quando il sole batte ed io sono sdraiato sulla panchina,
sento sempre che parlano.
C’è sempre stata Ethel:
“Jacob sveglia! Devi mettere in ordine la tua stanza”.
E poi Mister Lewis:
“Non è ora che si arrangi da solo?”
Sopra le mura del giardino, due uccellini – cucù a te!
Tieni affilate quelle lame da falciatrice…
So quello che mi piace, e mi piace quello che so;
migliorando nel tuo armadio, diventando migliore nell’aspetto.
Domenica sera, Mr. Farmer è venuto, ha detto:
“Senti figliolo, stai sprecando il tuo tempo; per te c’è un futuro
nel mestiere delle uscite di sicurezza. Vieni in città!”
Ma ho ricordato una voce dal passato;
“Il gioco ripaga solo quando si vince”.
- Ho dovuto ringraziare Miss Mort per aver prodotto un fallito a scuola.
Tieni affilate quelle lame da falciatrice...
So quello che mi piace, e mi piace quello che so;
migliorando nel tuo armadio, diventando migliore nell’aspetto.
Quando il sole batte ed io siedo sulla panchina,
sento sempre che parlano.
Io? Sono solo una falciatrice di prati – lo vedi dal modo in cui cammino.
venerdì 28 novembre 2008
mercoledì 26 novembre 2008
Le pillole rosse dell’arte
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martedì 25 novembre 2008
Uomini e croci
Sull’Osservatore Romano del 24/25 novembre è pubblicato un articolo dello scrittore Juan Manuel de Prada intitolato Una semplice croce. L’articolo critica la sentenza con cui il giudice Alejandro Valentin di Valladolid ha permesso la rimozione dei crocefissi da una scuola pubblica, in nome della laicità dello stato.
Riporto alcuni stralci: “Il crocifisso, in definitiva, può offendere solo quanti vogliono - e in questo consiste in realtà il laicismo, per quanto si nasconda dietro alibi giuridici - che lo Stato diventi un nuovo dio, con potere assoluto sulle anime (…) Da qualche tempo, un impulso autodistruttivo si sta impossessando dell'Europa, trovando la sua espressione più triste e pervicace nell'ansia di cancellare dalla nostra memoria il lascito morale e culturale del cristianesimo; e in Spagna questo impulso autodistruttivo assume espressioni violente. Come gli scorpioni che si pungono con il proprio pungiglione e agonizzano vittime del loro veleno, si direbbe che noi europei abbiamo deciso di annichilirci, emarginando e dimenticando l'eredità storica che ci costituisce. S'inizia a confondere la sana laicità dello Stato con una belligeranza antireligiosa che cerca di negare all'uomo il suo vincolo con la trascendenza, che cerca di cancellare la nostra genealogia spirituale e culturale.(...) Riferendosi alla situazione sociale del Paese, il cardinale Rouco Varela ha rilevato che la storia della Spagna degli ultimi due secoli è stata, per disgrazia, segnata da tensioni che più di una volta sono degenerate in contrasti fratricidi. L'ultimo e il più terribile di tutti negli anni Trenta, nel contesto di una situazione internazionale caratterizzata da ideologie totalitarie di diverso segno. Si tratta di perseguire, senza rimozioni e codardie, "un'autentica e sana purificazione della memoria", fondata sugli alti ideali della giustizia, della libertà fino a quello evangelico del perdono e dell'amore fraterno. A tale cammino di riconciliazione tra le persone sono chiamate specialmente le giovani generazioni, che devono superare il pesante passato dimenticando rancori e contrasti.”
Le reazioni italiane come al solito offrono materia per satira e risate da tutto il mondo.
Pierferdinando Casini afferma che paesi come Italia e Spagna hanno un’identità cristiana e che “i sani principi della laicità” non si possono confondere “con un laicismo di stato” che non lascerebbe spazio “al bisogno innato di religiosità” e che potrebbe sradicare “dalla nostra vita Dio e la religione”.
Molto più teatrale Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa (mi viene da ridere solo a pensare alla carica istituzionale che ricopre questo beone): “il crocifisso non un solo un simbolo religioso, ma è il simbolo di quei valori su cui abbiamo costruito la nostra storia e la nostra civiltà”. Rinunciare ad essi saebbe segno di una crisi “molto più grave” di quella economica in corso, tanto da far sentenziare: “Le crisi economiche si superano solo partendo dai valori, diversamente ci sarà l’Apocalisse”. (!!!!!!!! L'Apocalisse! Cazzo! Questo ha scomodato pure l'Anticristo!)
L’unica voce razionale non poteva che venire da un matematico laico: Piergiorgio Odifreddi, autore del libro Perche' non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) edito da Longanesi sostiene che “anche la Spagna, dopo tanti anni di franchismo sta diventando un paese civile: sentenze come questa sembrano anormali a noi che abbiamo una tradizione diversa, anche se mettere i crocifissi nei luoghi pubblici è un modo un po’ surrettizio di fare propaganda religiosa, come lo è d’altronde l’ora di religione”. Ricordando la sentenza di qualche anno fa che ammetteva la rimozione dei crocefissi dai luoghi pubblici in Italia (contestata proprio dalla “laica” Boniver), Odifreddi ricorda: “Mi colpì la reazione del mondo politico: lo stesso presidente Ciampi (quello della vignetta qui sopra) disse che questa era una sentenza assurda, e che non andava seguita. Mi sembrò un comportamento abbastanza singolare per un Presidente della Repubblica, e che la dice lunga su quanto da noi il concetto di laicità sia piuttosto avveniristico”. Odifreddi sostiene che il problema non è la Chiesa, che “ritiene di avere un messaggio da dare, ed è giusto che usi tutti i mezzi possibili per diffonderlo, ma della classe politica”.
Dovremmo seguire i consigli del cardinale Rouco Varela e dimenticare rancori e contrasti? Ma cosa ci chiedono di dimenticare esattamente?
Tutte le porcate che furono fatte in nome di Dio? E non parlo delle Crociate medievali.
Beh io non ho alcuna intenzione di dimenticare.
Non voglio dimenticare del sostegno ai regimi totalitari in Sud America, né del sostegno al franchismo. In particolare oggi non voglio dimenticare un recente studio della storica Lucia Ceci docente di Storia contemporanea all'università di Roma Tor Vergata, la quale ha rispolverato un documento del 24 agosto 1937, in cui il cardinale Jorio mette per iscritto, all'attenzione di Papa Pio XI, un parere sconcertante rispetto al senso comune della morale cattolica.
La Chiesa avrebbe dovuto collaborare — «nei giusti limiti» del diritto canonico — alla campagna per la «sanità della razza». Le «ibride unioni» (tra uomini italiani e donne abissine; parliamo della guerra d’Africa) andavano impedite «per i saggi motivi igienico-sociali intesi dallo Stato»: «la sconvenienza di un coniugio fra un bianco e un negro», e «le accresciute deficienze morali nel carattere della prole nascitura». Segue l'approvazione papale del documento firmato dal cardinale Jorio, trasmesso alla nunziatura d'Italia già il 31 agosto di quel 1937.
Dobbiamo dimenticare anche questo?
lunedì 24 novembre 2008
L'onore di Angelino
"La mafia è sempre equivalente alla morte e alla barbarie assoluta: uccide gli uomini, la speranza del futuro e la dignità dei vivi [...] Con il pacchetto sicurezza e con le ulteriori norme che abbiamo approvato e che ci apprestiamo ad approvare abbiamo messo in campo una straordinaria offensiva antimafia come ai tempi di Falcone […] Maroni si conferma un campione dell'antimafia e noi siamo uniti come giocatori di un'unica squadra che si chiama Stato" (Angelino Alfano, 10 novembre 2008).
Tanto per cambiare cito Micromega per riportare questa dichiarazione del vostro (non certo mio) ministro della giustizia Angelino Alfano. Ricordo che appena fu nominato ministro lessi da qualche parte che, negli anni della sua giovinezza, vantava di aver partecipato ad una raccolta di firme di giovani siciliani in favore di Marcello Dell’Utri (eh vantati vantati!), contro la persecuzione che la magistratura stava operando ai danni di questo galantuomo… o uomo d’onore che dir si voglia.
Per chiarire di cosa sto parlando rendo noto il profilo di Dell’Utri: braccio destro di Berlusconi, già condannato in via definitiva per false fatturazioni e frode fiscale, sotto processo per estorsione mafiosa, imputato a Palermo in appello con l’accusa di aver organizzato, insieme a falsi pentiti, accuse al fine di screditare veri pentiti di mafia.
Tanto per cambiare cito Micromega per riportare questa dichiarazione del vostro (non certo mio) ministro della giustizia Angelino Alfano. Ricordo che appena fu nominato ministro lessi da qualche parte che, negli anni della sua giovinezza, vantava di aver partecipato ad una raccolta di firme di giovani siciliani in favore di Marcello Dell’Utri (eh vantati vantati!), contro la persecuzione che la magistratura stava operando ai danni di questo galantuomo… o uomo d’onore che dir si voglia.
Per chiarire di cosa sto parlando rendo noto il profilo di Dell’Utri: braccio destro di Berlusconi, già condannato in via definitiva per false fatturazioni e frode fiscale, sotto processo per estorsione mafiosa, imputato a Palermo in appello con l’accusa di aver organizzato, insieme a falsi pentiti, accuse al fine di screditare veri pentiti di mafia.
Dulcis in fundo: Dell’Utri è stato condannato in primo grado a nove anni con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Ancora da Micromega: “La sentenza dell’11 dicembre 2004, emessa dal tribunale di Palermo, inchioda Dell’Utri per «episodi ed avvenimenti dipanatisi nell’arco di quasi un trentennio, e cioè dai primissimi anni settanta fino alla fine del 1998» che comprovano «contatti diretti e personali» con esponenti di Cosa Nostra e il ruolo «di costante mediazione... tra quel sodalizio criminoso, il più pericoloso e sanguinario nel panorama delle organizzazioni criminali operanti nel mondo, e gli ambienti imprenditoriali e finanziari milanesi con particolare riguardo al gruppo Fininvest» […] «consentendo... che Cosa Nostra percepisse lauti guadagni a titolo estorsivo dall’azienda milanese facente capo a Berlusconi, intervenendo nei momenti di crisi tra l’organizzazione mafiosa ed il gruppo Fininvest... e promettendo appoggio in campo politico e giudiziario». Pertanto, scrivono i giudici, la pena per Dell’Utri «deve essere ancora più severa... dovendosi negativamente apprezzare la circostanza che l’imputato a voluto mantenere vivo per circa trent’anni il suo rapporto con l’organizzazione mafiosa (sopravvissuto anche alle stragi del 1992 e1993)».”
Naturalmente il vostro ministro della giustizia, oltre a raccolgiere firme durante la sua debosciata gioventù, non ha potuto fare a meno di esternare le sue simpatie per Big Marcello e così esprime il suo parere sulla sentenza di condanna: ? “E’ una delle sentenze cui il giudizio su una persona è l’opposto dell’opinione che tantissimi, e io per primo, hanno di lei. Una sentenza che produce questo risultato, inquieta. Noi lo consideriamo da sempre, colto, sensibile, innocente” (14 febbraio 2005, ‘Il Giornale’).
Traducendo,(se ce ne fosse bisogno) si può dire che siccome secondo lui Big Marcello è un grand’uomo, non è giusto condannarlo, perché ciò significherebbe andare contro l’opinione di molti!naturalmente il nostro mitico Angelino non si è sottratto dal difendere quel Salvatore Cuffaro, pietra dello scandalo della regione Sicilia, filmato a confabulare dietro un cespuglio insieme ad alcuni mafiosi e intercettato in conversazione con gli stessi e condannato a 5 anni (lui però ha festeggiato la sentenza perché fu esclusa l’aggravante mafiosa). Tanto per capire di chi stiamo parlando Totò Cuffaro è quello che qui insulta Giovanni Falcone dandogli del persecutore.
Naturalmente il vostro ministro della giustizia, oltre a raccolgiere firme durante la sua debosciata gioventù, non ha potuto fare a meno di esternare le sue simpatie per Big Marcello e così esprime il suo parere sulla sentenza di condanna: ? “E’ una delle sentenze cui il giudizio su una persona è l’opposto dell’opinione che tantissimi, e io per primo, hanno di lei. Una sentenza che produce questo risultato, inquieta. Noi lo consideriamo da sempre, colto, sensibile, innocente” (14 febbraio 2005, ‘Il Giornale’).
Traducendo,(se ce ne fosse bisogno) si può dire che siccome secondo lui Big Marcello è un grand’uomo, non è giusto condannarlo, perché ciò significherebbe andare contro l’opinione di molti!naturalmente il nostro mitico Angelino non si è sottratto dal difendere quel Salvatore Cuffaro, pietra dello scandalo della regione Sicilia, filmato a confabulare dietro un cespuglio insieme ad alcuni mafiosi e intercettato in conversazione con gli stessi e condannato a 5 anni (lui però ha festeggiato la sentenza perché fu esclusa l’aggravante mafiosa). Tanto per capire di chi stiamo parlando Totò Cuffaro è quello che qui insulta Giovanni Falcone dandogli del persecutore.
Su Micromega leggo che c’è un altro filmato degno di Martin Scorsese che ritrae il nostro mitico Angelino Alfano “nel 1996 abbracciare e baciare, al matrimonio di Gabriella Napoli e Francesco Provenzani, il padre della sposa, Croce Napoli, titolare di una fedina penale di tutto rispetto: arresto per associazione mafiosa, concorso in sequestro di persona, in omicidio e indicato dagli investigatori come «capo dell’omonima cosca mafiosa facente capo a Cosa nostra, operante in Palma di Montechiaro e nei centri limitrofi». Beh niente male. Che cosa dice Alfano? Prima nega ogni suo coinvolgimento: ”Io non ho mai partecipato a matrimoni di mafiosi o dei loro figli, non conosco la sposa, Gabriella, né ho mai sentito parlare del signor Croce Napoli. Non ho nessuna memoria o ricordo di questo matrimonio”. Poi però, visto che le immagini parlano da sole, il giorno seguente ritratta la versione: “Adesso ricordo, adesso che ho appreso altri particolari su quel matrimonio, ricordo di esserci stato, ma su invito dello sposo e non della sposa. A quel matrimonio fui invitato dallo sposo, mio conoscente. Non conoscevo la sposa, men che meno suo padre che, ovviamente, mi fu presentato lì quale suocero dello sposo e che, solo adesso, apprendo essere tale Croce Napoli di cui nella mia vita ho sempre ignorato l’esistenza. Purtroppo la Sicilia è una terra difficile e martoriata dove, qualche volta, anche l' educazione e la cortesia di consegnare personalmente un regalo a uno sposo felice può produrre fastidiosi effetti collaterali”. Niente di penalmente rilevante ovviamente e va aggiunto che può capitare forse a chiunque, magari non dovrebbe accadere a un deputato regionale (la carica ricoperta all’epoca da Alfano) in Sicilia.”
venerdì 21 novembre 2008
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi
Io se fossi Dio ne fulminerei di preti!
Diversi mesi fa la trasmissione Annozero dedicò un’intera puntata sul documentario della BBC Sex crimes and the Vatican. Si parlò del Crimen sollicitationis e furono intervistate alcune persone che con coraggio raccontarono la loro esperienza di vittime di preti pedofili. Mi colpirono due ospiti. Uno si chiama Marco e ne parlerò in futuro; l’altra era una donna ormai adulta che parlò di come Don Lelio Cantini le rubò l’infanzia e l’adolescenza. Il racconto suo e quello di altre vittime è sul libro Viaggio nel silenzio di cui ho già parlato qui e qui .
La notizia di qualche tempo fa è la seguente: Don Lelio Cantini, parroco dell’arcidiocesi di Firenze, è stato condannato da un tribunale ecclesiastico, quindi su ordine di Benedetto XVI, a due pene: la «sospensione a divinis» e la «dimora vigilata». Il motivo? È stato riconosciuto colpevole di «abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori, delitto di sollecitazione a rapporti sessuali compiuto nei confronti di più persone in occasione della Confessione, abuso nell'esercizio della potestà ecclesiastica nella formazione delle coscienze». Così recita il dispositivo della sentenza messo a punto dalla Congregazione per la dottrina della fede, dopo un’indagine istruttoria eseguita da una sua apposita commissione.
Un tribunale religioso ha dunque emesso una sentenza valida solo se il condannato appartiene a quella confessione e, naturalmente non ha alcuna validità in sede civile o penale.
L’impareggiabile rivista Micromega solleva una serie di interrogativi.“Tra i problemi che emergono ne enunciamo alcuni:
– La sentenza accenna a reati plurimi e aggravati di pedofilia (una parola non a caso accuratamente evitata). Ma quali sono nella loro concretezza? Quanti sono? A danno di quanti minori sono stati commessi? E di minori di quale età e di quale sesso? Nulla di preciso emerge dalla sentenza pubblicata dalla stampa. Si sa per vie traverse che si è trattato di adolescenti dai dieci anni in su, forse circa una ventina, di ambedue i sessi, plagiati e stuprati in vari modi dal prete pedofilo. Ad “Annozero”, una signora fiorentina ha raccontato la sua storia orripilante di bambina (la donna che ha parlato ad Annozero) costretta dal prete anche a rapporti orali, poi spinta ogni volta ad ammettere in confessione di essere una «puttana» per ottenere l’assoluzione. Pratica pedofila plurima che si è prolungata in segreto nelle sale parrocchiali per ben oltre 14 anni, dal 1973 al 1987 e dopo. La domanda è: poiché il prete e le vittime sono cittadini italiani, e poiché siamo in uno Stato laico di diritto, le motivazioni analitiche della sentenza ecclesiastica non dovrebbero essere di pubblico dominio, e comunque a disposizione di tutti coloro che ne fanno richiesta? E poi, data la gravità dei reati e l’obbligatorietà dell’azione penale prevista nel nostro ordinamento giuridico, non spetta alla magistratura ordinaria italiana intervenire con rapidità sul «caso», a tutela dei diritti delle vittime, e per punire in modo esemplare il colpevole?
– Il tribunale ecclesiastico ha ridotto il prete allo stato laicale: era un prete, e la Chiesa di cui era prete poteva spretarlo per indegnità morale, o per aver abusato del sacramento della confessione. Bisogna dire che don Cantini, il cui «caso» è esploso solo nel 2004, su denuncia dei parrocchiani, era stato già inquisito dall’arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli, nel 2007, e condannato a pene di una mitezza sconcertante: non dire messa in pubblico e fare penitenza, recitando miserere e mea culpa per 5 anni. L’attuale sospensione a divinis è una pena più grave, ma sempre dello stesso ordine.
- La sentenza canonica di condanna, controfirmata da Benedetto XVI, implica però una seconda pena: la «dimora vigilata», o residenza coatta: il prete pedofilo non può abbandonare il Convitto ecclesiastico fiorentino, dove è ricoverato per motivi di salute, altrimenti verrebbe colpito da scomunica (nonostante i gravi reati, fa dunque ancora parte della comunione, o comunità cattolica). Domanda: può un tribunale religioso, non statale e non riconosciuto dallo Stato, applicare misure di restrizione della libertà personale ad un cittadino italiano (come don Cantini era e continua ad essere)? (…) Le misure canoniche di restrizione della libertà del prete fiorentino sono simboliche, astratte, non coinvolgendo nel controllo dei suoi movimenti polizia e carabinieri, di cui il papa, capo di Stato straniero, non dispone in Italia."
Diversi mesi fa la trasmissione Annozero dedicò un’intera puntata sul documentario della BBC Sex crimes and the Vatican. Si parlò del Crimen sollicitationis e furono intervistate alcune persone che con coraggio raccontarono la loro esperienza di vittime di preti pedofili. Mi colpirono due ospiti. Uno si chiama Marco e ne parlerò in futuro; l’altra era una donna ormai adulta che parlò di come Don Lelio Cantini le rubò l’infanzia e l’adolescenza. Il racconto suo e quello di altre vittime è sul libro Viaggio nel silenzio di cui ho già parlato qui e qui .
La notizia di qualche tempo fa è la seguente: Don Lelio Cantini, parroco dell’arcidiocesi di Firenze, è stato condannato da un tribunale ecclesiastico, quindi su ordine di Benedetto XVI, a due pene: la «sospensione a divinis» e la «dimora vigilata». Il motivo? È stato riconosciuto colpevole di «abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori, delitto di sollecitazione a rapporti sessuali compiuto nei confronti di più persone in occasione della Confessione, abuso nell'esercizio della potestà ecclesiastica nella formazione delle coscienze». Così recita il dispositivo della sentenza messo a punto dalla Congregazione per la dottrina della fede, dopo un’indagine istruttoria eseguita da una sua apposita commissione.
Un tribunale religioso ha dunque emesso una sentenza valida solo se il condannato appartiene a quella confessione e, naturalmente non ha alcuna validità in sede civile o penale.
L’impareggiabile rivista Micromega solleva una serie di interrogativi.“Tra i problemi che emergono ne enunciamo alcuni:
– La sentenza accenna a reati plurimi e aggravati di pedofilia (una parola non a caso accuratamente evitata). Ma quali sono nella loro concretezza? Quanti sono? A danno di quanti minori sono stati commessi? E di minori di quale età e di quale sesso? Nulla di preciso emerge dalla sentenza pubblicata dalla stampa. Si sa per vie traverse che si è trattato di adolescenti dai dieci anni in su, forse circa una ventina, di ambedue i sessi, plagiati e stuprati in vari modi dal prete pedofilo. Ad “Annozero”, una signora fiorentina ha raccontato la sua storia orripilante di bambina (la donna che ha parlato ad Annozero) costretta dal prete anche a rapporti orali, poi spinta ogni volta ad ammettere in confessione di essere una «puttana» per ottenere l’assoluzione. Pratica pedofila plurima che si è prolungata in segreto nelle sale parrocchiali per ben oltre 14 anni, dal 1973 al 1987 e dopo. La domanda è: poiché il prete e le vittime sono cittadini italiani, e poiché siamo in uno Stato laico di diritto, le motivazioni analitiche della sentenza ecclesiastica non dovrebbero essere di pubblico dominio, e comunque a disposizione di tutti coloro che ne fanno richiesta? E poi, data la gravità dei reati e l’obbligatorietà dell’azione penale prevista nel nostro ordinamento giuridico, non spetta alla magistratura ordinaria italiana intervenire con rapidità sul «caso», a tutela dei diritti delle vittime, e per punire in modo esemplare il colpevole?
– Il tribunale ecclesiastico ha ridotto il prete allo stato laicale: era un prete, e la Chiesa di cui era prete poteva spretarlo per indegnità morale, o per aver abusato del sacramento della confessione. Bisogna dire che don Cantini, il cui «caso» è esploso solo nel 2004, su denuncia dei parrocchiani, era stato già inquisito dall’arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli, nel 2007, e condannato a pene di una mitezza sconcertante: non dire messa in pubblico e fare penitenza, recitando miserere e mea culpa per 5 anni. L’attuale sospensione a divinis è una pena più grave, ma sempre dello stesso ordine.
- La sentenza canonica di condanna, controfirmata da Benedetto XVI, implica però una seconda pena: la «dimora vigilata», o residenza coatta: il prete pedofilo non può abbandonare il Convitto ecclesiastico fiorentino, dove è ricoverato per motivi di salute, altrimenti verrebbe colpito da scomunica (nonostante i gravi reati, fa dunque ancora parte della comunione, o comunità cattolica). Domanda: può un tribunale religioso, non statale e non riconosciuto dallo Stato, applicare misure di restrizione della libertà personale ad un cittadino italiano (come don Cantini era e continua ad essere)? (…) Le misure canoniche di restrizione della libertà del prete fiorentino sono simboliche, astratte, non coinvolgendo nel controllo dei suoi movimenti polizia e carabinieri, di cui il papa, capo di Stato straniero, non dispone in Italia."
E il giorno dopo la scure del Papa, monsignor Claudio Maniago parlò: "I fatti che riguardano don Cantini sono stati per me fonte di sconvolgimento, anzi di interiore sbigottimento."
L´arcivescovo ausiliare uscente di Firenze, nel corso di quella che è stata la prima dichiarazione in assoluto da quando è esploso il caso dell´ex parroco della Regina della paceMai, prima d´ora, nonostante le vittime avessero a più riprese chiesto al loro ex compagno di parrocchia, nonché pupillo di don Cantini, di raccogliere le loro denunce (arrivate poi all´arcivescovo Antonelli solo per la mediazione del cardinale Silvano Piovanelli) e di dargli almeno un segno di solidarietà, Maniago aveva rilasciato la più piccola dichiarazione.
Adesso, di fronte a quella che appare come la più pesante smentita della reticenza di Maniago, nonché della sua fiducia incondizionata nell´ex protettore - nel 2003, il giorno della sua consacrazione a vescovo, definito «un prete vero, che mi è stato e mi è di esempio ancora» - il giovane vescovo sembra aver finalmente optato per una improvvisa apertura.
Maniago sostiene quindi di aver mantenuto «riservatezza» non «perché avessi sottovalutato la gravità dei fatti, ma per rispettare la discrezione richiesta da un caso così doloroso, sostenendo il delicato lavoro di discernimento che ha impegnato prima il cardinale Antonelli e poi la Santa Sede». La «nitida» decisione del Papa, perciò, conclude, «aiuta a riconoscere il peccato e costituisce per il peccatore un´occasione di espiazione e di richiesta di perdono», mentre «nessuno scandalo deve poter fermare il cammino di fede». Quanta santità in queste parole! Ma, come dice il detto popolare, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e la puzza del marcio di quelle parole si sente anche in procura.
Oggi l'inchiesta penale su don Lelio Cantini entra nelle stanze della curia. Esplora i rapporti tra il prete e il suo allievo prediletto, il vescovo ausiliare Claudio Maniago. Verifica alcune denunce che lo coinvolgono in festini a luci rosse e tentativi di plagio di alcuni fedeli per costringerli a cedere le loro proprietà. L'alto prelato non risulta iscritto nel registro degli indagati, ma nei suoi confronti sono già stati disposti accertamenti e controlli. I magistrati hanno acquisito i tabulati delle sue telefonate e ora si concentrano sui conti correnti bancari proprio per stabilire la fondatezza delle accuse.
Due dipendenti della curia e due sacerdoti accusano Maniago di aver sempre saputo quale fosse la vera attività di don Cantini, che era il suo padre spirituale, e di averlo «coperto». Lo accusano soprattutto di aver partecipato alla gestione del patrimonio immobiliare sottratto ai parrocchiani. Poi vanno oltre e sostengono che anche lui avrebbe partecipato a festini a luci rosse. Parlano di diversi episodi, l'ultimo sarebbe avvenuto nel 2003. «Più volte — affermano — ci ha minacciato per costringerci al silenzio, ma adesso non possiamo più tacere». Il 21 aprile scorso, il pm Paolo Canessa, riceve nel suo ufficio un uomo, P. C., gay dichiarato, che ha riconosciuto nella foto pubblicata sulle pagine locali di un quotidiano il vescovo Maniago, come colui che partecipò, nell’agosto di dieci anni fa, a un incontro «sadomaso». «Era agosto 1996 — racconta — e io, che sono omosessuale, avevo messo un annuncio su un giornale, nella rubrica "incontri sadomaso". Attraverso il fermo-posta fui contattato da una persona che mi diede appuntamento alla Certosa. Quando arrivò mi accorsi che era un sacerdote. Mi portò in una parrocchia vicino Cecina dove c'era anche un dormitorio estivo. Mi disse di chiamarsi don Andrea. Lì trovammo un altro prete e due ragazzi, certamente meridionali. Ebbi con lui un rapporto sessuale, poi rimasi la notte. Il giorno dopo mi dissero che sarebbe arrivato quello che loro chiamavano "il padrone". La sera ci fu l'incontro di gruppo, quel sacerdote l'ho riconosciuto in fotografia. Era Claudio Maniago ».L'uomo entra nei dettagli, si sofferma sui particolari. «A un certo punto dissi basta, non potevo continuare». Paolo C. ricorda la sua fuga, la crisi. Dice di averne parlato con don Andrea «che in seguito mi aveva contattato varie volte». E aggiunge: «Mi offrirono dei soldi, poi mi fecero un bonifico. Avevo paura che si potesse pensare a una sorta di estorsione per comprare il mio silenzio, ma loro mi dissero che volevano farmi soltanto un'offerta». Sono poco più di tre milioni di lire. Il testimone fornisce i dati per risalire all'operazione, i pubblici ministeri delegano la polizia a effettuare le verifiche. Il passaggio di denaro viene rintracciato sulla Banca delle Marche. Ora proseguono gli accertamenti patrimoniali per scoprire se ci siano stati altri episodi analoghi. Soltanto quando il quadro sarà completato si deciderà se formalizzare le accuse. Prima dell'iscrizione nel registro degli indagati i magistrati vogliono incrociare i dati a disposizione ed effettuare altri riscontri.
martedì 18 novembre 2008
Travaglio inaugura l'Anno Accademico di Roma 3
Ho già scritto qui che il piano di Rinascita Democratica elaborato da Gelli (ma forse non solo da lui) è stato ricopiato in tutto da Silvio Berlusconi nel suo programma politico.
A trent'anni dalla scoperta della Loggia P2, Gelli viene addirittura invitato in una trasmissione televisiva. Ormai si può dire tranquillamente che i loschi personaggi legati a quella vicenda e le loro altrettanto losche intenzioni siano stati ampiamente sdoganati.Qui trovate la lezione che Marco Travaglio ha tenuto alla Facoltà di lettere dell'Università di Roma 3 per l'inaugurazione dell'Anno Accademico la scorsa settimana.
Travaglio parla proprio delle profetiche proposte di Gelli per l'Italia e con la sua inimitabile ironia ci apre gli occhi e ci fa riflettere sul mare di merda in cui ci siamo tuffati.
lunedì 17 novembre 2008
Altro che letteratura!
Una chiamata giunse alla squadra mobile di Roma. Un omicidio ai Parioli, esclusivo quartiere della capitale, in via Puccini.
La Situazione che si presentò agli agenti era quella tipica del delitto passionale: Anna Fallarino, moglie del marchese Casati Stampa, 41 anni, riversa su una poltrona, un seno spappolato da una raffica di pallini sparati da un fucile da caccia calibro 12. Dietro un tavolino rovesciato il corpo esanime di un giovane: Massimo Minorenti, 25 anni, amante della donna. Lui, il marchese Casati, 43 anni, sdraiato a terra con accanto il fucile ancora caldo. Un colpo gli aveva staccato una parte del viso. Un orecchio penzolava dalla cornice di un quadro.
La Situazione che si presentò agli agenti era quella tipica del delitto passionale: Anna Fallarino, moglie del marchese Casati Stampa, 41 anni, riversa su una poltrona, un seno spappolato da una raffica di pallini sparati da un fucile da caccia calibro 12. Dietro un tavolino rovesciato il corpo esanime di un giovane: Massimo Minorenti, 25 anni, amante della donna. Lui, il marchese Casati, 43 anni, sdraiato a terra con accanto il fucile ancora caldo. Un colpo gli aveva staccato una parte del viso. Un orecchio penzolava dalla cornice di un quadro.
Per gli investigatori il caso che si chiuse prima ancora di essere aperto. Il marchese, che aveva convocato i due amanti per un chiarimento, in preda ad un raptus di follia dettato dalla gelosia, aveva prima ucciso la moglie, poi il giovane e alla fine si era tolto la vita. Nessun mistero.
I risvolti morbosi presto furono chiari: lui, nobile e ricchissimo; lei, poverissima, che grazie alla sua bellezza aveva scalato tutti i gradini della scala sociale; l’altro il giovane studente fuori corso, bello e squattrinato. Saltarono fuori millecinquecento fotografie in cui Anna era con amanti che il marchese le procurava: militari, bagnini, camerieri.
Il marchese, forse impotente, pagava uomini perché facessero sesso con la moglie, li fotografava e coordinava gli incontri. Nel momento in cui la moglie si innamorò di uno dei suoi amanti l’uomo perse la testa, come è scritto anche nei diari dove annotava ogni incontro sessuale della moglie, e uccise entrambi prima di suicidarsi.
Naturalmente lo scandalo fu enorme e i giornali fecero a gara per pubblicare le foto osè della donna.
Finite le indagini cominciarono le dispute sull’eredità. Il problema era sui tempi del decesso dei coniugi.
Se per ultima fosse morta la marchesa Anna Fallarino, sua sorella e i genitori avrebbero ereditato la loro parte. Se per ultimo fosse morto il marchese, avrebbe preso tutto la marchesina Annamaria Casati Stampa, nata nel 1951 dal primo matrimonio con Letizia Izzo.La sorella di Anna Fallarino era una buona conoscente di un giovane avvocato di trentasei anni, nato a Reggio Calabria ma romano dall'infanzia, che venne incaricato di patrocinare gli interessi dei Fallarino. Le perizie medico-legali fugarono presto ogni dubbio: poichè l'ultimo a morire era stato il marchese tutto sarebbe andato alla giovane figlia Annamaria.
Fu il tutore dell’allora minorenne Anna Maria Casati Stampa ad occuparsi, nel 1973, della vendita della tenuta di famiglia, consistente in 3500 mq, una pinacoteca con opere del Quattrocento e Cinquecento, una biblioteca con circa 3000 volumi antichi, un parco immenso, scuderie e piscine. Un valore inestimabile (valore dichiarato, compresi liquidi, titoli azionari, mobili e gioielli, 2 miliardi 403 milioni; che si riducono a un miliardo 965 milioni tolti i debiti e le tasse e imposte da pagare) che venne venduto per la sospetta cifra di 500 milioni. L’acquirente era un imprenditore milanese: Silvio Berlusconi. L’allora tutore della giovane figlia del marchese Casati, invece, rispondeva al nome di Cesare Previti. Inutile dire che la tenuta in questione altro non era che la villa di Arcore.
La compravendita fu ufficialmente conclusa nel 1980.
Anna Maria Casati Stampa, disinteressandosi quasi completamente, fu pagata con delle rate e alcune azioni girate dall’imprenditore a copertura dell’importo. Le azioni in questione risultarono insolvibili.
Le domande senza risposta sul conto del marchese Casati Stampa non finirono con la sua morte.
Il nobile fu, ad esempio, anche mecenate di uno dei personaggi più controversi degli anni di piombo: Mario Moretti, ex capo delle Brigate Rosse e da alcuni sospettato di essere un infiltrato della CIA nel gruppo terroristico.
Gli ex studenti dell'istituto Montani di Fermo sono certi nel descrivere il giovane Mario Moretti come attiguo alla destra neofascista e clericale. Mantenuto agli studi dai marchesi Casati Stampa, il futuro capo delle Br appena diplomato si trasferì a Milano, con residenza nel Palazzo Soncino dei Casati Stampa; poi venne assunto dalla Sit-Siemens su raccomandazione dei marchesi, e si iscrisse all'Università Cattolica con un attestato di «sane idee religiose e politiche» firmato dai viceparroco di Porto San Giorgio.Innumerevoli coincidenze fra Mario Moretti e i "Comitati" anticomunisti di Sogno-Dotti-Cavallo. II futuro capo delle Br frequentava il palazzo di via Gallarate 131 (sede dell'attività anticomunista di Cavallo) e abitava a pochi metri da Dotti (in via delle Ande), conosceva benissimo Corrado Simioni (in rapporti con Dotti). Non solo: dei "Comitati" faceva parte il senatore liberale Giorgio Bergamasco, amico storico dei marchesi Casati Stampa, nonché tutore, insieme a Previti, della marchesina minorenne Annamaria; la stessa marchesina Casati Stampa conosceva bene Moretti (secondo la moglie del futuro capo brigatista, i due avrebbero avuto un flirt, e andavano a sciare insieme).
A volte la realtà supera la fantasia di qualunque scrittore. Una storia così sarebbe stata addirittura troppo inverosimile se fosse stato uno scrittore a raccontarla. Troppi personaggi, troppe morbosità, troppi risvolti su affari, terrorismo e personaggi loschi.
Invece non solo è accaduto tutto realmente, ma il nostro premier vanta un ruolo di primo piano nell’acquisto della sua famosa e ormai famigerata tenuta (non dimentichiamoci del suo eroico stalliere).
I risvolti morbosi presto furono chiari: lui, nobile e ricchissimo; lei, poverissima, che grazie alla sua bellezza aveva scalato tutti i gradini della scala sociale; l’altro il giovane studente fuori corso, bello e squattrinato. Saltarono fuori millecinquecento fotografie in cui Anna era con amanti che il marchese le procurava: militari, bagnini, camerieri.
Il marchese, forse impotente, pagava uomini perché facessero sesso con la moglie, li fotografava e coordinava gli incontri. Nel momento in cui la moglie si innamorò di uno dei suoi amanti l’uomo perse la testa, come è scritto anche nei diari dove annotava ogni incontro sessuale della moglie, e uccise entrambi prima di suicidarsi.
Naturalmente lo scandalo fu enorme e i giornali fecero a gara per pubblicare le foto osè della donna.
Finite le indagini cominciarono le dispute sull’eredità. Il problema era sui tempi del decesso dei coniugi.
Se per ultima fosse morta la marchesa Anna Fallarino, sua sorella e i genitori avrebbero ereditato la loro parte. Se per ultimo fosse morto il marchese, avrebbe preso tutto la marchesina Annamaria Casati Stampa, nata nel 1951 dal primo matrimonio con Letizia Izzo.La sorella di Anna Fallarino era una buona conoscente di un giovane avvocato di trentasei anni, nato a Reggio Calabria ma romano dall'infanzia, che venne incaricato di patrocinare gli interessi dei Fallarino. Le perizie medico-legali fugarono presto ogni dubbio: poichè l'ultimo a morire era stato il marchese tutto sarebbe andato alla giovane figlia Annamaria.
Fu il tutore dell’allora minorenne Anna Maria Casati Stampa ad occuparsi, nel 1973, della vendita della tenuta di famiglia, consistente in 3500 mq, una pinacoteca con opere del Quattrocento e Cinquecento, una biblioteca con circa 3000 volumi antichi, un parco immenso, scuderie e piscine. Un valore inestimabile (valore dichiarato, compresi liquidi, titoli azionari, mobili e gioielli, 2 miliardi 403 milioni; che si riducono a un miliardo 965 milioni tolti i debiti e le tasse e imposte da pagare) che venne venduto per la sospetta cifra di 500 milioni. L’acquirente era un imprenditore milanese: Silvio Berlusconi. L’allora tutore della giovane figlia del marchese Casati, invece, rispondeva al nome di Cesare Previti. Inutile dire che la tenuta in questione altro non era che la villa di Arcore.
La compravendita fu ufficialmente conclusa nel 1980.
Anna Maria Casati Stampa, disinteressandosi quasi completamente, fu pagata con delle rate e alcune azioni girate dall’imprenditore a copertura dell’importo. Le azioni in questione risultarono insolvibili.
Le domande senza risposta sul conto del marchese Casati Stampa non finirono con la sua morte.
Il nobile fu, ad esempio, anche mecenate di uno dei personaggi più controversi degli anni di piombo: Mario Moretti, ex capo delle Brigate Rosse e da alcuni sospettato di essere un infiltrato della CIA nel gruppo terroristico.
Gli ex studenti dell'istituto Montani di Fermo sono certi nel descrivere il giovane Mario Moretti come attiguo alla destra neofascista e clericale. Mantenuto agli studi dai marchesi Casati Stampa, il futuro capo delle Br appena diplomato si trasferì a Milano, con residenza nel Palazzo Soncino dei Casati Stampa; poi venne assunto dalla Sit-Siemens su raccomandazione dei marchesi, e si iscrisse all'Università Cattolica con un attestato di «sane idee religiose e politiche» firmato dai viceparroco di Porto San Giorgio.Innumerevoli coincidenze fra Mario Moretti e i "Comitati" anticomunisti di Sogno-Dotti-Cavallo. II futuro capo delle Br frequentava il palazzo di via Gallarate 131 (sede dell'attività anticomunista di Cavallo) e abitava a pochi metri da Dotti (in via delle Ande), conosceva benissimo Corrado Simioni (in rapporti con Dotti). Non solo: dei "Comitati" faceva parte il senatore liberale Giorgio Bergamasco, amico storico dei marchesi Casati Stampa, nonché tutore, insieme a Previti, della marchesina minorenne Annamaria; la stessa marchesina Casati Stampa conosceva bene Moretti (secondo la moglie del futuro capo brigatista, i due avrebbero avuto un flirt, e andavano a sciare insieme).
A volte la realtà supera la fantasia di qualunque scrittore. Una storia così sarebbe stata addirittura troppo inverosimile se fosse stato uno scrittore a raccontarla. Troppi personaggi, troppe morbosità, troppi risvolti su affari, terrorismo e personaggi loschi.
Invece non solo è accaduto tutto realmente, ma il nostro premier vanta un ruolo di primo piano nell’acquisto della sua famosa e ormai famigerata tenuta (non dimentichiamoci del suo eroico stalliere).
venerdì 14 novembre 2008
Poesie incivili di Andrea Camilleri
Una volta diceva d'avercelo duro. Oggi,
alquanto acciaccato, biascica la sostituzione
del membro col fucile. Capita sempre così.
"Ma non prendetelo sul serio, straparla",
suggerisce il suo compagno di merende.
Intanto quello scaracchia nel piatto dove mangia,
o si pulisce il culo con la bandiera. La stessa
per cui si muore in Afganistan o altrove.
..........................
Dire. E subito dopo, disdire. Affermando
d'essere stato frainteso. E chi l'ascolta
si batte il petto, "è vero, ho frainteso".
Lui dispensa il perdono, perchè è buono.
Il suo vocabolario è ricco di parole
intercambiabili ma di senso opposto.
Solo quattro quelle immutabili, punti
fermi: denaro, potere e plastica facciale.
lunedì 10 novembre 2008
The battle of Epping forest - genesis testo e traduzione con note
Dall'album Selling England by the pound
Along the Forest Road, there's hundreds of cars - luxury cars.
Each has got its load of convertible bars, cutlery cars - superscars!
For today is the day when they sort it out, sort it out,
'cos they disagree on a gangland boundary.
They disagree on a gangland boundary.
There's Willy Wright and his boys -
one helluva noise, that's Billy's boys!
With fully-fashioned mugs, that's Little John's thugs,
the Barking Slugs - supersmugs!
For today is the day when they sort it out, sort it out,
yes these Christian soldiers fight to protect the poor.
East end heroes got to score in...
the Battle of Epping Forest,
yes it's the Battle of Epping Forest,
right outside your door.
You ain't seen nothing like it.
No, you ain't seen nothing like it,
not since the Civil War.
Coming over the hill are the boys of Bill,
and Johnny's lads stand very still.
With the thumpire's shout, they all start to clout
there's no guns in this gentleman's bout.
Georgie moves in on the outside left
with a chain flying round his head;
and Harold Demure, from Art Literature,
nips up the nearest tree.
(Here come the cavalry!)
Amidst the battle roar,
accountants keep the score: 10-4.
They've never been alone, after getting a radiophone.
The bluebells are ringing for Sweetmeal Sam, real ham,
handing out bread and jam just like any picnic.
It's 5-4 on William Wright; he made his pile on Derby night.
When Billy was a kid, walking the streets,
the other kids hid - so they did!
And now, after working hard in security trade, he's got it made.
The shops that need aid are those that haven't paid.
'I do my double-show quick!' said Mick the Prick, fresh out the nick.
'I sell cheap holiday. The minute they leave,
then a visit I pay - and does it pay!'
And his friend, Liquid Len by name,
of Wine, Women and Wandsworth fame,
said 'I'm breaking the legs of the bastard that got me framed!'
They called me the Reverend when I entered the Church unstained;
my employers have changed but the name has remained.
It all began when I went on a tour,
hoping to find some furniture.
I followed a sign - it said 'Beautiful Chest'.
It led to a lady who showed me her best.
She was taken by surprise when I quickly closed my eyes.
So she rang the bell, and quick as hell
Bob the Nob came out on his job
to see what the trouble was.
'Louise, is the Reverend hard to please?'
'You're telling me!'
'Perhaps, sir, if it's not too late.
we could interest you in our old-fashioned Staffordshire plate?'
'Oh no, not me, I'm a man of repute.'
But the Devil caught hold of my soul and a voice called out 'Shoot!'
To save my steeple, I visited people;
for this I'd gone when I met Little John.
His name came, I understood,
when the judge said 'You're a robbing hood.'
He told me of his strange foundation,
conceived on sight of the Woodstock nation;
he'd had to hide his reputation.
When poor, 'twas salvation from door to door.
But now, with a pin-up guru every week,
it's Love, Peace & Truth Incorporated for all who seek.
He employed me as a karma-ma-mechanic, with overall charms.
His hands were then fit to receive, receive alms.
That's why we're in
the Battle of Epping Forest,
yes it's the Battle of Epping Forest,
right outside your door.
We guard your souls for peanuts,
and we guard your shops and houses
for just a little more.
In with a left hook is the Bethnal Green Butcher,
but he's countered on the right by Mick's chain-gang fight,
and Liquid Len, with his smashed bottle men,
is lobbing Bob the Nob across the gob.
With his kisser in a mess, Bob seems under stress,
but Jones the Jug hits Len right in the mug;
and Harold Demure, who's still not quite sure,
fires acorns from out of his sling.
(Here come the cavalry!)
Up, up above the crowd,
inside their Silver Cloud, done proud,
the bold and brazen brass, seen darkly through the glass.
The butler's got jam on his Rolls; Roy doles out the lot,
with tea from a silver pot just like any picnic.
Along the Forest Road, it's the end of the day
and the Clouds roll away.
Each has got its load - they'll come out for the count
at the break-in of day.
When the limos return for their final review, it's all thru'
- all they can see is the morning goo.
'There's no-one left alive - must be draw.'
So the Blackcap Barons toss a coin to settle the score.
Each has got its load of convertible bars, cutlery cars - superscars!
For today is the day when they sort it out, sort it out,
'cos they disagree on a gangland boundary.
They disagree on a gangland boundary.
There's Willy Wright and his boys -
one helluva noise, that's Billy's boys!
With fully-fashioned mugs, that's Little John's thugs,
the Barking Slugs - supersmugs!
For today is the day when they sort it out, sort it out,
yes these Christian soldiers fight to protect the poor.
East end heroes got to score in...
the Battle of Epping Forest,
yes it's the Battle of Epping Forest,
right outside your door.
You ain't seen nothing like it.
No, you ain't seen nothing like it,
not since the Civil War.
Coming over the hill are the boys of Bill,
and Johnny's lads stand very still.
With the thumpire's shout, they all start to clout
there's no guns in this gentleman's bout.
Georgie moves in on the outside left
with a chain flying round his head;
and Harold Demure, from Art Literature,
nips up the nearest tree.
(Here come the cavalry!)
Amidst the battle roar,
accountants keep the score: 10-4.
They've never been alone, after getting a radiophone.
The bluebells are ringing for Sweetmeal Sam, real ham,
handing out bread and jam just like any picnic.
It's 5-4 on William Wright; he made his pile on Derby night.
When Billy was a kid, walking the streets,
the other kids hid - so they did!
And now, after working hard in security trade, he's got it made.
The shops that need aid are those that haven't paid.
'I do my double-show quick!' said Mick the Prick, fresh out the nick.
'I sell cheap holiday. The minute they leave,
then a visit I pay - and does it pay!'
And his friend, Liquid Len by name,
of Wine, Women and Wandsworth fame,
said 'I'm breaking the legs of the bastard that got me framed!'
They called me the Reverend when I entered the Church unstained;
my employers have changed but the name has remained.
It all began when I went on a tour,
hoping to find some furniture.
I followed a sign - it said 'Beautiful Chest'.
It led to a lady who showed me her best.
She was taken by surprise when I quickly closed my eyes.
So she rang the bell, and quick as hell
Bob the Nob came out on his job
to see what the trouble was.
'Louise, is the Reverend hard to please?'
'You're telling me!'
'Perhaps, sir, if it's not too late.
we could interest you in our old-fashioned Staffordshire plate?'
'Oh no, not me, I'm a man of repute.'
But the Devil caught hold of my soul and a voice called out 'Shoot!'
To save my steeple, I visited people;
for this I'd gone when I met Little John.
His name came, I understood,
when the judge said 'You're a robbing hood.'
He told me of his strange foundation,
conceived on sight of the Woodstock nation;
he'd had to hide his reputation.
When poor, 'twas salvation from door to door.
But now, with a pin-up guru every week,
it's Love, Peace & Truth Incorporated for all who seek.
He employed me as a karma-ma-mechanic, with overall charms.
His hands were then fit to receive, receive alms.
That's why we're in
the Battle of Epping Forest,
yes it's the Battle of Epping Forest,
right outside your door.
We guard your souls for peanuts,
and we guard your shops and houses
for just a little more.
In with a left hook is the Bethnal Green Butcher,
but he's countered on the right by Mick's chain-gang fight,
and Liquid Len, with his smashed bottle men,
is lobbing Bob the Nob across the gob.
With his kisser in a mess, Bob seems under stress,
but Jones the Jug hits Len right in the mug;
and Harold Demure, who's still not quite sure,
fires acorns from out of his sling.
(Here come the cavalry!)
Up, up above the crowd,
inside their Silver Cloud, done proud,
the bold and brazen brass, seen darkly through the glass.
The butler's got jam on his Rolls; Roy doles out the lot,
with tea from a silver pot just like any picnic.
Along the Forest Road, it's the end of the day
and the Clouds roll away.
Each has got its load - they'll come out for the count
at the break-in of day.
When the limos return for their final review, it's all thru'
- all they can see is the morning goo.
'There's no-one left alive - must be draw.'
So the Blackcap Barons toss a coin to settle the score.
traduzione con note
La battaglia della foresta di Epping
(Ricavata da una cronaca giornalistica concernente due bande rivali in lotta per i diritti di Protezione nell’East-End) (10)
Lungo la Forest Road, ci sono centinaia di macchine – macchine lussuose.
Tutte sono fornite di bar convertibili, posateria da macchina – supercicatrici (11)!
Perché oggi è il giorno che faranno i conti, faranno i conti,
perché non sono d’accordo su un confine di territorio.
Si, non sono d’accordo su un confine di territorio.
C’è Willy Wright e i suoi uomini – un inferno di baccano, gli uomini di Billy!
Con facce alla moda, ci sono i duri di Little John, i teppisti di Barking (12) - superfanatici!
Perché oggi è il giorno in cui faranno i conti, faranno i conti,
questi soldati Cristiani lottano per proteggere il povero.
Eroi dell’East-End devono entrare in azione...
La battaglia della foresta di Epping,
È la battaglia della foresta di Epping,
proprio fuori della vostra porta.
Non avete mai visto nulla di simile.
No, non avete mai visto nulla di simile,
se non dalla Guerra Civile.
Su per la collina vengono gli uomini di Bill,
e i ragazzi di Johnny sono in piedi immobili.
Al grido dell’arbitro, tutti insieme iniziano a menare
– non ci sono pistole in questo incontro tra gentiluomini.
Georgie entra dalla parte sinistra
con una catena che sventola sopra la sua testa;
e Harold Demure, di studi d’Arte e Letteratura,
si arrampica sull’albero più vicino.
(Ecco arriva la cavalleria!)
Tra il rumore della battaglia,
ragionieri tengono il punteggio: 10 – 4.
Non sono mai stati soli, dopo aver avuto un radiotelefono.
Le campanelle suonano per Sweetmeal Sam, vero cretino,
distribuiva pane e marmellata come fosse un qualsiasi picnic.
Siamo 5 – 4 per William Wright; ha fatto il suo mucchio alla sera del Derby.
Quando Billy (13) era un ragazzino, camminando per strada gli altri ragazzini si nascondevano
- davvero!
Ora, dopo aver lavorato sodo nel ramo sicurezza, tutto va liscio per lui.
I negozi che hanno bisogno di protezione, sono quelli che non hanno pagato.
“Faccio i miei doppi affari veloci” ha detto Mick il Prick, appena fuori dalla galera.
“Vendo vacanze a buon mercato. Come partono, li visito – e come li visito!”
E il suo amico, Liquid Len di nome, con la fama di ubriacone, donnaiolo e carcerato
ha detto “Spezzo le gambe a quel bastardo che mi ha incastrato!”.
Mi chiamavano il Reverendo quando entrai nella Chiesa immacolato;
i miei datori di lavoro sono cambiati, ma il nome è rimasto.
Tutto iniziò quando andai a fare un giro
con la speranza di trovare della mobilia.
Seguii un segnale – diceva “Bel Chest (14)”
Mi condusse da una signora che mi mostrò le sue cose migliori.
Fu sorpresa quando velocemente chiusi gli occhi.
Così suonò il campanello e velocissimo
Bob il Nob arrivò per svolgere il suo incarico
di vedere la causa del disturbo.
“Louise, il Reverendo è difficile da soddisfare?”
“Dimmelo tu!”
“Forse, signore, se non è troppo tardi,
la potremmo interessare nel nostro Staffordshire Plate (15)?”
“Oh no, non io, sono un uomo di reputazione”.
Ma il Diavolo si impossessò della mia anima, e la voce strillò “Spara!”.
Per salvare il mio campanile, ho visitato la gente;
fu così che incontrai Little John.
Il suo nome arrivò, credo,
quando il giudice disse “Sei un robbing hood(16)”
Mi disse della sua strana fondazione,
concepita alla vista di Woodstock e dalla sua popolazione;
doveva nascondere la sua reputazione.
Quand’era povero, era salvezza da porta in porta.
Ma ora con un guru di moda ogni settimana,
è Amore, Pace & Verità Incorporati per chi li cerca.
Mi ha assunto come un karmacanic (17), con completo di fascino.
Le sue mani erano quindi pronte per ricevere, ricevere donazioni.
Ecco perché siamo nella
Battaglia della foresta di Epping,
è la battaglia della foresta di Epping
proprio fuori della nostra porta.
Salvaguardiamo le vostre anime per pochi spiccioli,
e stiamo attenti ai nostri negozi e case
appena per un po’ di più.
Con un uncino di sinistro ecco che entra il Macellaio di Bethnal Green (18)
Ma è fermato alla destra dalla banda delle catene di Mick,
e Liquid Len, e i suoi uomini con le bottiglie rotte,
sta attaccando Bob il Nob sulla bocca.
Con le labbra maciullate, sembra che Bob stia per capitolare,
ma Jones il Jug colpisce Len proprio sulla faccia;
e Harold Lemure, ancora non proprio sicuro,
tira le ghiande con la fionda.
(Ecco arriva la cavalleria!)
Su, su oltre la folla,
nella loro Silver Cloud, orgogliosi,
sono i capoccia sfacciati e impudenti, si intravedono tra i vetri scuri.
Il maggiordomo ha beccato marmellata nella sua Rolls (19); Roy distribuisce il tutto,
con tè da una teiera d’argento proprio come se fosse ad un qualsiasi picnic.
Lungo la Forest Road, è la fine della giornata, e le Clouds lentamente vanno via.
Tutte hanno il loro carico – torneranno per il punteggio al sorgere del sole.
Quando le limousine ritornano per la recensione finale è tutto terminato
- tutto quello che riescono a vedere è il macello del mattino.
“Nessuno che sia rimasto vivo – deve essere un pareggio”.
Così i padrini vestiti di nero tirano la moneta per decidere il punteggio.
NOTE:
10 - Epping è una zona periferica di Londra. L’East-End è il quartiere più londinese di Londra,
almeno da tradizione.
11 - Bar in inglese significa anche “Sbarra o spranga”. Posateria da macchine forma un gioco di parole con supercicatrici e sta per coltelli.
12 - Barking è un quartiere periferico.
13 - Billy è diminutivo di Willy e William; quindi Willy Wright, William Wright e Billy sono sempre la stessa persona.
14 - Chest: in inglese può essere “petto” o “cassettone”. Nel caso nostro significa “petto”, quando il Reverendo invece cercava un pezzo di mobilia.
15 - Stafforshire Plate: espressione dialettale per perversione sessuale. Anche qui un gioco di parole per il reverendo che poteva veramente essere interessato in un vero piatto (plate) della contea dello Stafford (Stafforshire).
16 - Robbing hood: da non confondere con Robin Hood, ma da tradurre come “ladro, teppista”.
17 - Karmacanic: ennesimo doppio significato – “karma” e “mecanic”. Una specie di meccanico religioso nell’ennesimo gioco di parole tanto caro a Peter Gabriel e ai Genesis.
18 - Bethnal Green: quartiere londinese.
19 - Silver Cloud e Rolls naturalmente sono macchine Rolls Royce. Notare come Rolls si unisce a Roy… “che distribuisce il tutto”
mercoledì 5 novembre 2008
L'universo nello specchio
La propria immagine riflessa suscita insieme fascino e inquietudine. Siamo noi ma al tempo stesso… non siamo noi. Anticamente si attribuiva una sorta di corrispondenza tra una cosa e la sua copia e lo specchio, nell’immaginario collettivo, veniva percepito come una soglia tra il nostro mondo e un mondo uguale ma allo stesso tempo opposto.
Nella tradizione popolare del nostro paese ad esempio, la prima azione che si compie a fronte di un lutto è quella di coprire gli specchi per evitare che l’anima del defunto rimanga intrappolata al suo interno e non possa così raggiungere l’aldilà.
I demoni, i vampiri e in generale le creature maligne non riflettono la loro immagine negli specchi mentre creature come la medusa o il basilisco non tollerano la visione della loro immagine riflessa, pena la morte.
Nell’antichità l’acqua era uno strumento per la divinazione poiché, riflettendo, schiudeva le porte di un mondo alla rovescia.
La creazione nella cultura ebraico-cristiana è un riflesso della divinità e lo specchio è simbolo di conoscenza nella simbologia alchemica.
In Austria, Germania e nell’ex-Jugoslavia, una nota credenza avverte che chi, la sera di san Silvestro o della vigilia di Natale, all’accendersi delle luci non proietta ombra sulla parete, oppure la proietta senza testa, morirà entro la fine dell’anno.
L’inquietante figura del Doppelganger altro non è che la copia spettrale della persona vivente.
Lo specchio che si rompe sarà foriero di sventure per 7 anni poiché rompe un equilibrio che non va intaccato. Anche contemplarsi troppo allo specchio può essere pericoloso poiché si guarda il sé esterno da sé e ciò può provocare una sorta di straniamento dalla realtà.
Secondo molte credenze primitive il bambino, quando nasce, è solo metà di sé stesso. L’altra metà, il suo Doppio, è la placenta e queste due parti si riuniranno solo con la morte.
Platone nel Simposio narra il mito delle metà secondo cui ciascuno di noi è una parte dell’essere umano che originariamente era doppio (una parte maschile e una femminile). Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell' unico essere è stato tagliato in due”; la ricerca del proprio completante può durare tutta la vita, e la congiunzione con esso è l’appagamento totale che spiega la ricerca dell’amore.
Secondo le interpretazioni di Freud e Rank il motivo del doppio nella letteratura esprimerebbe sostanzialmente il tentativo dell'artista di esorcizzare l'ombra terribile che lo perseguita, cioè la morte.
Nella maggior parte delle opere letterarie centrate sul tema del Doppio, si nota che la maschera del doppio consente di realizzare quelle azioni che la coscienza o le regole sociali impediscono di compiere. Spesso si assiste alla scomparsa dell'immagine riflessa del protagonista dalle superfici specchianti e questo evento viene colto con ansia dal protagonista dello sdoppiamento ed è alla base della sua crisi e del suo desiderio di recuperare la propria immagine. Recupero che però coinciderà con la morte.
Rank nel suo libro Il doppio ha interpretato e analizzato, da un punto di vista psicanalitico, il tema del doppio basandosi soprattutto sui racconti e sui romanzi fantastici dell'800: Hoffmann, Poe, Maupassant, Wilde, Heine, Dostoevskij, dove il doppio è sempre un altro, perfettamente identico al protagonista ma materializzato in qualcosa di esterno a lui, ombra, immagine riflessa o sosia. Tutti questi scrittori, secondo Rank, rivelano una comune personalità nevrotica e il ricorrere ossessivo del tema del doppio non costituisce altro che una sublimazione di queste nevrosi. Pensiamo a Dorian Gray di Oscar Wilde: le pulsioni più basse e i lati più abietti della personalità vengono proiettati nell'altro da sé, nel proprio doppio.
Le cose non cambiano nel XX secolo.
Il tema del doppio scompare dalla narrativa per trovare spazio nell’horror e nella fantascienza. Stephen King nella Metà oscura recupera le tematiche ottocentesche del doppio deviante e sovvertitore dell’etica dominante.
Tutto cambia con il cinema.
Il genere della fantascienza degli anni Cinquanta, propone un doppio che non rappresenta la parte istintiva e irrazionale dell'uomo ma esattamente il suo contrario, la fredda ragione, l'assenza di pulsioni, desideri ed emozioni. Nell’Invasione degli ultracorpi l'angoscia nasce proprio dalla constatazione della perdita di queste pulsioni. Il terrore dello scrittore Jack davanti al suo duplicato disteso sul tavolo da biliardo è il terrore della visione del cadavere di se stessi, della propria morte, in quanto totale mancanza di emotività.
Negli anni sessanta si assiste ad un ritorno ai vecchi modelli con rielaborazioni dovute al genere.
La mitica serie di Star trek dedica all’universo oltre lo specchio diverse puntate sparse tra la serie classica di James T. Kirk, Next Generation, Deep space Nine e Enterprise. La tecnologia ovviamente la fa da padrona.
In alcuni casi il teletrasporto apre un varco tra due universi paralleli: nella serie classica Kirk viene trasferito in una realtà opposta alla sua e il suo doppio negativo prende il suo posto; in Next Generation il comandante Riker viene duplicato a causa del teletrasporto e il suo doppio in seguito si unirà al gruppo terrorista dei Maquis. In Deep space nine l’universo oltre lo specchio ospita una realtà completamente ribaltata dal punto di vista etico e politico. Nella serie Enterprise non c’è contatto tra i due universi ma quello oltre lo specchio è caotico, seguendo la scia di Deep space nine.
L’eredità letteraria ottocentesca viene comunque ripresa anche dal cinema. Nel 1999 il film Fight club di David Fincher elabora la tematica del doppio in maniera del tutto originale se pensiamo alla sceneggiatura, ma attinge sicuramente ad opere come Il ritratto di Dorian Gray o Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde, per la connotazione morale dei personaggi.
I personaggi di Jack e Tyler, che fino all’ultimo sembrano essere due persone distinte, si rivelano essere il frutto di uno sdoppiamento. Jack è la parte mite e sottomessa alle regole della società consumistica mentre Tyler si apre completamente all’istinto primordiale della competizione e del sovvertimento del sistema.
TYLER
Tu cercavi un modo per cambiare la tua vita. Non potevi farlo da solo. Tutto ciò che speravi di poter essere…ero io! Io sembro come tu vuoi che sembri, io scopo come tu vuoi scopare, io sono affascinante, ci so fare e soprattutto io sono libero in tutti i modi in cui tu non sei
JACK
Questo non è possibile. Questo è follia!
TYLER
Le persone lo fanno ogni giorno. Parlano a loro stessi. Si guardano per come vorrebbero essere. Loro non hanno il coraggio che hai tu, di realizzare questo.
..intanto, sullo sfondo, la città cade sotto una pioggia di esplosioni.
Nella tradizione popolare del nostro paese ad esempio, la prima azione che si compie a fronte di un lutto è quella di coprire gli specchi per evitare che l’anima del defunto rimanga intrappolata al suo interno e non possa così raggiungere l’aldilà.
I demoni, i vampiri e in generale le creature maligne non riflettono la loro immagine negli specchi mentre creature come la medusa o il basilisco non tollerano la visione della loro immagine riflessa, pena la morte.
Nell’antichità l’acqua era uno strumento per la divinazione poiché, riflettendo, schiudeva le porte di un mondo alla rovescia.
La creazione nella cultura ebraico-cristiana è un riflesso della divinità e lo specchio è simbolo di conoscenza nella simbologia alchemica.
In Austria, Germania e nell’ex-Jugoslavia, una nota credenza avverte che chi, la sera di san Silvestro o della vigilia di Natale, all’accendersi delle luci non proietta ombra sulla parete, oppure la proietta senza testa, morirà entro la fine dell’anno.
L’inquietante figura del Doppelganger altro non è che la copia spettrale della persona vivente.
Lo specchio che si rompe sarà foriero di sventure per 7 anni poiché rompe un equilibrio che non va intaccato. Anche contemplarsi troppo allo specchio può essere pericoloso poiché si guarda il sé esterno da sé e ciò può provocare una sorta di straniamento dalla realtà.
Secondo molte credenze primitive il bambino, quando nasce, è solo metà di sé stesso. L’altra metà, il suo Doppio, è la placenta e queste due parti si riuniranno solo con la morte.
Platone nel Simposio narra il mito delle metà secondo cui ciascuno di noi è una parte dell’essere umano che originariamente era doppio (una parte maschile e una femminile). Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell' unico essere è stato tagliato in due”; la ricerca del proprio completante può durare tutta la vita, e la congiunzione con esso è l’appagamento totale che spiega la ricerca dell’amore.
Secondo le interpretazioni di Freud e Rank il motivo del doppio nella letteratura esprimerebbe sostanzialmente il tentativo dell'artista di esorcizzare l'ombra terribile che lo perseguita, cioè la morte.
Nella maggior parte delle opere letterarie centrate sul tema del Doppio, si nota che la maschera del doppio consente di realizzare quelle azioni che la coscienza o le regole sociali impediscono di compiere. Spesso si assiste alla scomparsa dell'immagine riflessa del protagonista dalle superfici specchianti e questo evento viene colto con ansia dal protagonista dello sdoppiamento ed è alla base della sua crisi e del suo desiderio di recuperare la propria immagine. Recupero che però coinciderà con la morte.
Rank nel suo libro Il doppio ha interpretato e analizzato, da un punto di vista psicanalitico, il tema del doppio basandosi soprattutto sui racconti e sui romanzi fantastici dell'800: Hoffmann, Poe, Maupassant, Wilde, Heine, Dostoevskij, dove il doppio è sempre un altro, perfettamente identico al protagonista ma materializzato in qualcosa di esterno a lui, ombra, immagine riflessa o sosia. Tutti questi scrittori, secondo Rank, rivelano una comune personalità nevrotica e il ricorrere ossessivo del tema del doppio non costituisce altro che una sublimazione di queste nevrosi. Pensiamo a Dorian Gray di Oscar Wilde: le pulsioni più basse e i lati più abietti della personalità vengono proiettati nell'altro da sé, nel proprio doppio.
Le cose non cambiano nel XX secolo.
Il tema del doppio scompare dalla narrativa per trovare spazio nell’horror e nella fantascienza. Stephen King nella Metà oscura recupera le tematiche ottocentesche del doppio deviante e sovvertitore dell’etica dominante.
Tutto cambia con il cinema.
Il genere della fantascienza degli anni Cinquanta, propone un doppio che non rappresenta la parte istintiva e irrazionale dell'uomo ma esattamente il suo contrario, la fredda ragione, l'assenza di pulsioni, desideri ed emozioni. Nell’Invasione degli ultracorpi l'angoscia nasce proprio dalla constatazione della perdita di queste pulsioni. Il terrore dello scrittore Jack davanti al suo duplicato disteso sul tavolo da biliardo è il terrore della visione del cadavere di se stessi, della propria morte, in quanto totale mancanza di emotività.
Negli anni sessanta si assiste ad un ritorno ai vecchi modelli con rielaborazioni dovute al genere.
La mitica serie di Star trek dedica all’universo oltre lo specchio diverse puntate sparse tra la serie classica di James T. Kirk, Next Generation, Deep space Nine e Enterprise. La tecnologia ovviamente la fa da padrona.
In alcuni casi il teletrasporto apre un varco tra due universi paralleli: nella serie classica Kirk viene trasferito in una realtà opposta alla sua e il suo doppio negativo prende il suo posto; in Next Generation il comandante Riker viene duplicato a causa del teletrasporto e il suo doppio in seguito si unirà al gruppo terrorista dei Maquis. In Deep space nine l’universo oltre lo specchio ospita una realtà completamente ribaltata dal punto di vista etico e politico. Nella serie Enterprise non c’è contatto tra i due universi ma quello oltre lo specchio è caotico, seguendo la scia di Deep space nine.
L’eredità letteraria ottocentesca viene comunque ripresa anche dal cinema. Nel 1999 il film Fight club di David Fincher elabora la tematica del doppio in maniera del tutto originale se pensiamo alla sceneggiatura, ma attinge sicuramente ad opere come Il ritratto di Dorian Gray o Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde, per la connotazione morale dei personaggi.
I personaggi di Jack e Tyler, che fino all’ultimo sembrano essere due persone distinte, si rivelano essere il frutto di uno sdoppiamento. Jack è la parte mite e sottomessa alle regole della società consumistica mentre Tyler si apre completamente all’istinto primordiale della competizione e del sovvertimento del sistema.
TYLER
Tu cercavi un modo per cambiare la tua vita. Non potevi farlo da solo. Tutto ciò che speravi di poter essere…ero io! Io sembro come tu vuoi che sembri, io scopo come tu vuoi scopare, io sono affascinante, ci so fare e soprattutto io sono libero in tutti i modi in cui tu non sei
JACK
Questo non è possibile. Questo è follia!
TYLER
Le persone lo fanno ogni giorno. Parlano a loro stessi. Si guardano per come vorrebbero essere. Loro non hanno il coraggio che hai tu, di realizzare questo.
..intanto, sullo sfondo, la città cade sotto una pioggia di esplosioni.
martedì 4 novembre 2008
In a mirror darkly di Alessandro Cossu
In attesa di affrontare un discorso sull'universo nello specchio nell'arte e nel cinema posto una poesia che amo molto, tratta dal libro di Alessandro 'AleNet' Cossu Una stella, una poesia, Libellula editore.
...Un lupo famelico, in caccia.
I sensi all'erta, l'anima dilaniata dal Desiderio.
Volere,potere,Potere,volere,
in un tragico alternarsi di Luce e Ombra,
oltre il battito di un cuore
oltre la luce di una fiamma
che brucia al doppio della lucentezza,
durando metà del tempo.
Tempo.Grande predatore.
Amico,Consolatore,Carnefice,Killer.
Tempo di attesa. Clessidra,d'ambra e ferro.
Ambra negli occhi,
ferro nel cuore.
Cuore,straziato da una Passione
che tutto divora,tutto annienta,tutto perdona.
Quasi tutto.
Quasi. Accontentarsi.
Chi si accontenta,gode. Falso.
Chi si accontenta,non può avere di meglio. Vero.
Vero.La Verità.Esiste?
Forse.Dubbio.Paura.
La perdita.
Perdita di se stessi,nel turbine infuocato di un amore senza uscita.
L'uscita. L'amore non ha ritegno.
Lo spirito divelto da artigli aguzzi di pietra di Luna.
Luna.
Astro, Stella, Satellite, Mondo : tutto il mio mondo.
Un mondo di stelle.
Un mondo di Luna.
Un mondo di Amore.
Un mondo di Sesso.
Sesso. Arte. Passione. Desiderio.
Quadrilatero.
Cubo.
Un dado.
Il dado del destino. Tratto : 7.
Su sei facce.
Perchè nulla è scritto.
Piuma d'oca per vergare un destino.
Uniti.
Divisi.
In uno specchio. Oscuro.
In A Mirror. Darkly.
I sensi all'erta, l'anima dilaniata dal Desiderio.
Volere,potere,Potere,volere,
in un tragico alternarsi di Luce e Ombra,
oltre il battito di un cuore
oltre la luce di una fiamma
che brucia al doppio della lucentezza,
durando metà del tempo.
Tempo.Grande predatore.
Amico,Consolatore,Carnefice,Killer.
Tempo di attesa. Clessidra,d'ambra e ferro.
Ambra negli occhi,
ferro nel cuore.
Cuore,straziato da una Passione
che tutto divora,tutto annienta,tutto perdona.
Quasi tutto.
Quasi. Accontentarsi.
Chi si accontenta,gode. Falso.
Chi si accontenta,non può avere di meglio. Vero.
Vero.La Verità.Esiste?
Forse.Dubbio.Paura.
La perdita.
Perdita di se stessi,nel turbine infuocato di un amore senza uscita.
L'uscita. L'amore non ha ritegno.
Lo spirito divelto da artigli aguzzi di pietra di Luna.
Luna.
Astro, Stella, Satellite, Mondo : tutto il mio mondo.
Un mondo di stelle.
Un mondo di Luna.
Un mondo di Amore.
Un mondo di Sesso.
Sesso. Arte. Passione. Desiderio.
Quadrilatero.
Cubo.
Un dado.
Il dado del destino. Tratto : 7.
Su sei facce.
Perchè nulla è scritto.
Piuma d'oca per vergare un destino.
Uniti.
Divisi.
In uno specchio. Oscuro.
In A Mirror. Darkly.
lunedì 3 novembre 2008
Elevazione - Charles Baudelaire
Al di sopra degli stagni,
al di sopra delle valli,
delle montagne,
dei boschi,
delle nubi,
dei mari,
oltre il sole e l'etere,
al di là dei confini delle sfere stellate,
spirito mio
tu ti muovi con destrezza e,
come un bravo nuotatore
che si crogiola sulle onde,
spartisci gaiamente,
con maschio,
indicibile piacere,
le profonde immensità.
Fuggi lontano da questi miasmi pestiferi,
va' a purificarti nell'aria superiore,
bevi come un liquido puro e divino
il fuoco chiaro che riempie gli spazi limpidi.
Felice chi,
lasciatisi alle spalle gli affanni
e i dolori che pesano con il loro carico
sulla nebbiosa esistenza,
può con ala vigorosa
slanciarsi verso i campi luminosi e sereni;
colui i cui pensieri,
come allodole,
saettano liberamente verso il cielo del mattino;
colui che vola sulla vita
e comprende agevolmente
il linguaggio dei fiori e delle cose mute.
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