La cattedrale di Chartres fu costruita nel quinto secolo; bruciata nel 1194, venne ricostruita in soli venticinque anni. Alla ricostruzione partecipò tutta la popolazione. Furono applicate le tecniche costruttive più avanzate del tempo, con uno sforzo (anche finanziario) molto elevato. Da allora niente è più stato in grado di danneggiarla; né le guerre di religione, né la Rivoluzione Francese, e nemmeno la seconda guerra mondiale.
I misteri della cattedrale sono molti; tra i tanti si parla di un lastrone di pietra rettangolare posto obliquamente rispetto alle pietre che costituiscono il pavimento dell'ala ovest della cattedrale. E’ interessante osservare che, a mezzogiorno del solstizio d'estate, un raggio di sole penetra attraverso una vetrata che raffigura S. Apollinare ed illumina la lastra di pietra. Per quanto riguarda il simbolismo dei numeri, ricordiamo che la pianta della cattedrale venne concepita basandosi sulla proporzione aurea ( 1,618) di cui ho parlato qui; infatti le distanze tra le colonne e la lunghezza delle navate, dei transetti e del coro, sono tutti multipli di tale numero. Nel grande complesso di decorazioni che riguardano la cattedrale di Chartres, c'è stato chi ha indicato le tracce per rinvenire l'arca dell'alleanza che, secondo la leggenda, venne portata in Occidente dai Cavalieri Templari. Secondo la Bibbia, Dio aveva fornito a Mosè le esatte misure per costruirla: di circa 125 cm di lunghezza (due cubiti e mezzo) ed 75 cm circa di altezza e larghezza (un cubito e mezzo), foderata di oro all’interno ed all’esterno, con due cherubini d’oro posti sopra il coperchio, questo ultimo chiamato propiziatorio. I cherubini sono gli angeli guardiani e starebbero all’esterno dell’Arca per proteggerla. Bisogna tener presente che i cherubini biblici non sono come gli angeli seicenteschi a noi somiglianti, e come tali rappresentati nei tanti disegni dell’Arca, ma creature alate con corpo di leone e volto di sfinge, posti uno di fronte all’altro con le facce rivolte verso il coperchio che proteggevano con le loro ali. Sempre secondo le Sacre Scritture l’Arca fu costruita nell’anno 1446 a.C. da Bezaleel, uomo di fiducia di Mosè, e conteneva le Tavole della Legge ed inoltre la verga di Aronne (fratellastro di Mosè), la stessa che permise a Mosè di scatenare le piaghe contro l’Egitto e di aprire le acque del Mar Rosso, ed inoltre un vaso di manna. Il libro che ho letto, La profezia dell’arca di Michael Crane edito da Piemme, parla proprio dell’arca. Inizia a Chartres. Un cardinale passeggia intorno alla cattedrale e riflette su Bernardo di Chiaravalle, sul gotico, sui templari e soprattuto sulla porta centrale della cattedrale.
I misteri della cattedrale sono molti; tra i tanti si parla di un lastrone di pietra rettangolare posto obliquamente rispetto alle pietre che costituiscono il pavimento dell'ala ovest della cattedrale. E’ interessante osservare che, a mezzogiorno del solstizio d'estate, un raggio di sole penetra attraverso una vetrata che raffigura S. Apollinare ed illumina la lastra di pietra. Per quanto riguarda il simbolismo dei numeri, ricordiamo che la pianta della cattedrale venne concepita basandosi sulla proporzione aurea ( 1,618) di cui ho parlato qui; infatti le distanze tra le colonne e la lunghezza delle navate, dei transetti e del coro, sono tutti multipli di tale numero. Nel grande complesso di decorazioni che riguardano la cattedrale di Chartres, c'è stato chi ha indicato le tracce per rinvenire l'arca dell'alleanza che, secondo la leggenda, venne portata in Occidente dai Cavalieri Templari. Secondo la Bibbia, Dio aveva fornito a Mosè le esatte misure per costruirla: di circa 125 cm di lunghezza (due cubiti e mezzo) ed 75 cm circa di altezza e larghezza (un cubito e mezzo), foderata di oro all’interno ed all’esterno, con due cherubini d’oro posti sopra il coperchio, questo ultimo chiamato propiziatorio. I cherubini sono gli angeli guardiani e starebbero all’esterno dell’Arca per proteggerla. Bisogna tener presente che i cherubini biblici non sono come gli angeli seicenteschi a noi somiglianti, e come tali rappresentati nei tanti disegni dell’Arca, ma creature alate con corpo di leone e volto di sfinge, posti uno di fronte all’altro con le facce rivolte verso il coperchio che proteggevano con le loro ali. Sempre secondo le Sacre Scritture l’Arca fu costruita nell’anno 1446 a.C. da Bezaleel, uomo di fiducia di Mosè, e conteneva le Tavole della Legge ed inoltre la verga di Aronne (fratellastro di Mosè), la stessa che permise a Mosè di scatenare le piaghe contro l’Egitto e di aprire le acque del Mar Rosso, ed inoltre un vaso di manna. Il libro che ho letto, La profezia dell’arca di Michael Crane edito da Piemme, parla proprio dell’arca. Inizia a Chartres. Un cardinale passeggia intorno alla cattedrale e riflette su Bernardo di Chiaravalle, sul gotico, sui templari e soprattuto sulla porta centrale della cattedrale.
La porta centrale è dedicata alla Teofania dell'Apocalisse. Le statue-colonna sono costituite da La Regina di Saba, Davide e Salomone. Una storia insolita da inserire nella porta principale di una chiesa, tanto più che la regina di Saba tornò dalla sua visita a Salomone senza essere stata da lui convertita.
La storia della regina di Saba, del Re Salomone e dell’Arca dell’Alleanza è molto suggestiva. Secondo il Chebra Neghèst (il primo scritto abissino del quattordicesimo secolo, redatto in lingua “gheez”), l’arca dell’alleanza sarebbe stata rubata a Salomone da suo figlio Menelik, nato dalla relazione con la regina di Saba, e trasportata circa 900 anni prima di Cristo da Israele in Etiopia, dove sarebbe tuttora custodita ad Aksum in una chiesetta sorvegliata dal custode dell’arca, che è l’unico essere umano ad averla vista.
La visita della regina di Saba a Gerusalemme, avvenne tra il 1000 ed il 950 a.C. Di questo vi è menzione nel Talmud ebraico, nella Bibbia (Cronache II,1), nel Corano ed in racconti musulmani posteriori. Esiste in Etiopia un gruppo di ebrei che ancora ricorda questa vicenda: sono i falascia, ebrei etiopi.
Abissini, i falascia erano ebrei che abitavano l’altipiano etiopico da tempo immemorabile fino al 1984 quando con una mitica spedizione aerea, gli israeliani non li fecero rientrare quasi tutti in Israele. Parlavano anche la stessa lingua degli abissini e vestivano nella stessa maniera, non avevano una storia scritta, ma la tradizione orale li garantiva ebrei e la loro origine si perdeva nei tempi. Questi ebrei non hanno mai modificato il loro credo religioso dando origine ad un gruppo etnico particolare in alcuni periodi tollerato, ma più spesso perseguitato dagli abissini.
Alcuni storici etiopici sostengono che i falascia ancora nel 1600 fossero circa 500.000 in Etiopia, malgrado le pesanti persecuzioni da parte degli abissini per scendere a 150.000 ai primi del ‘900 , a 50.000 verso il 1930 e a 25.000 nel 1984, per poi sparire quasi del tutto, trasferiti in massa in Israele. La particolarità di questo gruppo è che vissero in isolamento in Etiopia sin dal loro arrivo e la prova è nel fatto che molte loro usanze sono talmente antiche da essere state abbandonate dalla religione ebraica (anche dagli ebrei ortodossi).
La storia della regina di Saba, del Re Salomone e dell’Arca dell’Alleanza è molto suggestiva. Secondo il Chebra Neghèst (il primo scritto abissino del quattordicesimo secolo, redatto in lingua “gheez”), l’arca dell’alleanza sarebbe stata rubata a Salomone da suo figlio Menelik, nato dalla relazione con la regina di Saba, e trasportata circa 900 anni prima di Cristo da Israele in Etiopia, dove sarebbe tuttora custodita ad Aksum in una chiesetta sorvegliata dal custode dell’arca, che è l’unico essere umano ad averla vista.
La visita della regina di Saba a Gerusalemme, avvenne tra il 1000 ed il 950 a.C. Di questo vi è menzione nel Talmud ebraico, nella Bibbia (Cronache II,1), nel Corano ed in racconti musulmani posteriori. Esiste in Etiopia un gruppo di ebrei che ancora ricorda questa vicenda: sono i falascia, ebrei etiopi.
Abissini, i falascia erano ebrei che abitavano l’altipiano etiopico da tempo immemorabile fino al 1984 quando con una mitica spedizione aerea, gli israeliani non li fecero rientrare quasi tutti in Israele. Parlavano anche la stessa lingua degli abissini e vestivano nella stessa maniera, non avevano una storia scritta, ma la tradizione orale li garantiva ebrei e la loro origine si perdeva nei tempi. Questi ebrei non hanno mai modificato il loro credo religioso dando origine ad un gruppo etnico particolare in alcuni periodi tollerato, ma più spesso perseguitato dagli abissini.
Alcuni storici etiopici sostengono che i falascia ancora nel 1600 fossero circa 500.000 in Etiopia, malgrado le pesanti persecuzioni da parte degli abissini per scendere a 150.000 ai primi del ‘900 , a 50.000 verso il 1930 e a 25.000 nel 1984, per poi sparire quasi del tutto, trasferiti in massa in Israele. La particolarità di questo gruppo è che vissero in isolamento in Etiopia sin dal loro arrivo e la prova è nel fatto che molte loro usanze sono talmente antiche da essere state abbandonate dalla religione ebraica (anche dagli ebrei ortodossi).