lunedì 22 settembre 2008

Soldi fanno soldi e pidocchi fanno pidocchi

Riporto parte di un articolo presente sulla mai troppo elogiata rivista Micromega, non perchè non abbia voglia di scrivere, ma solo perchè qualcuno potrebbe pensare che esagero a prendermela con la chiesa. Riporto dati ufficiali e pubblicati. A dopo le considerazioni (piuttosto ovvie dopo la lettura dell'articolo).


"Venti anni fa - in seguito alla revisione, nel 1984, del Concordato tra Stato e Chiesa - nasceva l’otto per mille, un sistema che ha assicurato regolari e ingenti risorse economiche alla Chiesa cattolica. (...) La gestione dei fondi da parte della Chiesa cattolica contiene un altro luogo comune da sfatare: mentre le campagne pubblicitarie insistono a spiegare che l’otto per mille destinato alla Chiesa viene usato per la carità, per i poveri e per il Terzo mondo, in realtà solo un quinto del totale – per il 2008 si tratta di 205 milioni di euro – è impiegato per “interventi caritativi”, cioè assegnati alle diocesi per le iniziative di carità (90 milioni), destinati ad interventi nei Paesi del Terzo mondo (85 milioni) e ad esigenze caritative di rilievo nazionale (30 milioni).

Quasi la metà dei soldi raccolti dalla Chiesa cattolica viene invece destinata alle esigenze di culto: 424 milioni di euro di cui:
160 milioni alle diocesi "per culto e pastorale",
185 per l'edilizia,
32 al Fondo per la catechesi e l'educazione cristiana,
38 per iniziative religiose di rilievo nazionale e
9 ai Tribunali ecclesiastici regionali.

E oltre un terzo dell'intero incasso, 373 milioni di euro, viene invece destinato all'Istituto centrale per il sostentamento del clero, che assicura uno stipendio mensile ai 39mila sacerdoti in servizio nelle diocesi italiane e ai 600 preti diocesani impegnati nelle missioni all'estero: poco più di 850 euro al mese ad "inizio carriera", che arrivano a 1.300 euro mensili per un vescovo alle soglie della pensione (ma va aggiunto anche che ogni sacerdote può attingere ai cosiddetti "diritti di stola": battesimi, matrimoni, funerali, ecc.).
(...) Pietro Farina, vescovo di Alife-Caiazzo e presidente del Comitato per il sostegno economico alla Chiesa cattolica ha elaborato un nuovo meccanismo per incoraggiare le parrocchie ad incrementare la raccolta delle offerte per i sacerdoti: tutte le 26mila parrocchie italiane verranno di fatto ‘schedate’ in modo che l’Istituto centrale per il sostentamento del clero (Icsc) possa controllare il volume di offerte proveniente da ogni singola parrocchia e, successivamente, premiare le più efficienti con cospicui incentivi economici.
(...) Una sorta di “cottimo” da cui tutti avrebbero da guadagnare, tranne le parrocchie poco efficienti: tanto l’Icsc che potrebbe aumentare il volume complessivo di offerte deducibili raggranellate; quanto le parrocchie che, riuscendo ad incrementare le offerte versate dai fedeli, potrebbero trattenere per sé cifre ragguardevoli. Si tratta di “una modalità innovativa che motivi e giustifichi un rinnovato impegno a livello parrocchiale - spiega mons. Farina - e che, si spera, faccia da volano ad un incremento più generale delle offerte deducibili per il clero”.

Il commento ovvio è il seguente: se la parrocchia di un quartiere agiato, come ad esempio i Parioli di Roma, gestisce un giro di offerte congruo e grasso di contro una parrocchia sfigata di un quartiere di periferia (dove gli abitanti non hanno lavoro né di conseguenza soldi da dare al buon dio) non solo non avrà un buon giro di offerte ma perderà anche l'incentivo.
Quindi preti bravi come quel don Puglisi che è morto per aiutare inermi cittadini a ribellarsi alla criminalità organizzata rimarranno senza un centesimo e difficilmente riusciranno a strappare dalla strada qualche ragazzino disagiato con iniziative credibili. Invece il grasso prete dei quartieri alti a fine anno si comprerà quel bel completo di moda per dire messa il giorno di natale, dimenticando che il suo dio è nato fuggiasco e scaldato solo dall'alito puzzolente di due bestie da soma (se vogliamo dar retta alla storiella evangelica)