Alle quattro e un quarto del pomeriggio, T.S.T., Garson Poole si risvegliò nel suo letto d’ospedale, si rese conto di trovarsi in un letto d’ospedale, in una stanza a tre letti, e si accorse anche di altre due cose: che non possedeva più la mano destra e che non provava dolore.
Devono avermi somministrato un forte analgesico, si disse posando lo sguardo sulla parete di fronte, e sulla finestra che dava sul centro di New York. Una vera e propria ragnatela nella quale veicoli e pedoni sfrecciavano illuminati dal sole del tardo pomeriggio. La brillantezza di quella luce calante lo riempì di piacere. Non se n’è ancora andata, pensò. E nemmeno io.
Sul tavolino accanto al letto c’era un telefono; dopo un attimo di esitazione sollevò il ricevitore e formò un numero esterno. Lo schermo si illuminò e mostrò il volto di Louis Danceman, che lo sostituiva alla guida della Tri-Plan mentre lui, Garson Poole, era assente.
“Grazie a Dio è vivo” disse Danceman nel vederlo; il viso grosso e carnoso, e butterato come la superficie lunare, si rilassò per il sollievo. “L’ho chiamata tutto il…”
“Non ho più la mano destra” lo interruppe Poole.
“Non si preoccupi. Voglio dire, gliene metteranno una nuova.”
“Quanto tempo è che sto qui?” disse Poole, domandandosi dove fossero finiti i medici e le infermiere; come mai non erano venuti a scocciarlo perché stava telefonando?
“Quattro giorni” rispose Danceman. “Qui allo stabilimento va tutto a gonfie vele. Siamo riusciti ad assicurarci ordini da tre diversi sistemi di polizia, tutti sulla Terra. Due in Ohio e uno in Wyoming. Ordini grossi e sicuri, con un terzo di anticipo e la solita opzione di affitto triennale”.
“venga a tirarmi fuori di qui” disse Poole.
“Non posso farla uscire finchè non l’hanno…”
“La mano me la farò rimettere più tardi.” Desiderava disperatamente ritornare al suo ambiente familiare; il ricordo del mercantile che appariva, indistinto e grottesco, sullo schermo della cabina di guida si agitava ancora in fondo alla sua mente. Se chiudeva gli occhi poteva rivedersi nello scafo danneggiato mentre precipitava rimbalzando da un veicolo all’altro, accumulando danni enormi. Le sensazioni cinetiche…. Sussultò, a quel ricordo. Posso dire di essere stato fortunato, pensò.
“C’è Sarah Bentos lì con lei?” domandò Danceman.
“No.” Naturalmente. La sua personale segretaria – seppure solo per motivi di lavoro – sarebbe giunta di lì a poco, per ronzargli intorno in quel suo modo sciocco e infantile. A tutte le donne di corporatura massiccia piace coccolare la gente, pensò. E sono pericolose; se ti cadono addosso possono ucciderti. “Forse è questo che mi è successo” disse a voce alta. “Forse Sarah è caduta addosso al mio autogetto.”
“No, no; una barra di accoppiamento del piano stabilizzatore di manovra del suo veicolo si è spaccata in mezzo al traffico dell’ora di punta e lei…”
“Sì, me lo ricordo.” Si girò nel letto mentre la porta della stanza si apriva; apparvero un dottore vestito di bianco e due infermiere con la loro uniforme azzurra, e si diressero verso il letto.
“Ci sentiamo più tardi” disse Poole, e riappese. Poi respirò a fondo e rimase in attesa. “Non avrebbe dovuto telefonare così presto” disse il dottore mentre studiava la sua cartella clinica. “Signor Garson Poole, proprietario della Tri-Plan Electronics. Inventore di raggi di identificazione che segnalano la presenza in un raggio di mille miglia, rispondendo semplicemente alle lunghezze d’onda encefaliche. Lei è un uomo di successo, signor Poole. Ma, signor Poole, lei non è un uomo. Lei è una formica elettrica.”
“Cristo” esclamò Poole, sbalordito.
“Perciò, adesso che l’abbiamo scoperto, non possiamo curarla qui. Ce ne siamo accorti, naturalmente, appena esaminata la sua mano destra ferita; abbiamo visto i componenti elettronici, poi abbiamo fatto l’esame di raggi X del suo torace, ed esso ha confermato la nostra ipotesi.”
“Che cos’è” domandò Poole “una ‘formica elettrica’?”
Devono avermi somministrato un forte analgesico, si disse posando lo sguardo sulla parete di fronte, e sulla finestra che dava sul centro di New York. Una vera e propria ragnatela nella quale veicoli e pedoni sfrecciavano illuminati dal sole del tardo pomeriggio. La brillantezza di quella luce calante lo riempì di piacere. Non se n’è ancora andata, pensò. E nemmeno io.
Sul tavolino accanto al letto c’era un telefono; dopo un attimo di esitazione sollevò il ricevitore e formò un numero esterno. Lo schermo si illuminò e mostrò il volto di Louis Danceman, che lo sostituiva alla guida della Tri-Plan mentre lui, Garson Poole, era assente.
“Grazie a Dio è vivo” disse Danceman nel vederlo; il viso grosso e carnoso, e butterato come la superficie lunare, si rilassò per il sollievo. “L’ho chiamata tutto il…”
“Non ho più la mano destra” lo interruppe Poole.
“Non si preoccupi. Voglio dire, gliene metteranno una nuova.”
“Quanto tempo è che sto qui?” disse Poole, domandandosi dove fossero finiti i medici e le infermiere; come mai non erano venuti a scocciarlo perché stava telefonando?
“Quattro giorni” rispose Danceman. “Qui allo stabilimento va tutto a gonfie vele. Siamo riusciti ad assicurarci ordini da tre diversi sistemi di polizia, tutti sulla Terra. Due in Ohio e uno in Wyoming. Ordini grossi e sicuri, con un terzo di anticipo e la solita opzione di affitto triennale”.
“venga a tirarmi fuori di qui” disse Poole.
“Non posso farla uscire finchè non l’hanno…”
“La mano me la farò rimettere più tardi.” Desiderava disperatamente ritornare al suo ambiente familiare; il ricordo del mercantile che appariva, indistinto e grottesco, sullo schermo della cabina di guida si agitava ancora in fondo alla sua mente. Se chiudeva gli occhi poteva rivedersi nello scafo danneggiato mentre precipitava rimbalzando da un veicolo all’altro, accumulando danni enormi. Le sensazioni cinetiche…. Sussultò, a quel ricordo. Posso dire di essere stato fortunato, pensò.
“C’è Sarah Bentos lì con lei?” domandò Danceman.
“No.” Naturalmente. La sua personale segretaria – seppure solo per motivi di lavoro – sarebbe giunta di lì a poco, per ronzargli intorno in quel suo modo sciocco e infantile. A tutte le donne di corporatura massiccia piace coccolare la gente, pensò. E sono pericolose; se ti cadono addosso possono ucciderti. “Forse è questo che mi è successo” disse a voce alta. “Forse Sarah è caduta addosso al mio autogetto.”
“No, no; una barra di accoppiamento del piano stabilizzatore di manovra del suo veicolo si è spaccata in mezzo al traffico dell’ora di punta e lei…”
“Sì, me lo ricordo.” Si girò nel letto mentre la porta della stanza si apriva; apparvero un dottore vestito di bianco e due infermiere con la loro uniforme azzurra, e si diressero verso il letto.
“Ci sentiamo più tardi” disse Poole, e riappese. Poi respirò a fondo e rimase in attesa. “Non avrebbe dovuto telefonare così presto” disse il dottore mentre studiava la sua cartella clinica. “Signor Garson Poole, proprietario della Tri-Plan Electronics. Inventore di raggi di identificazione che segnalano la presenza in un raggio di mille miglia, rispondendo semplicemente alle lunghezze d’onda encefaliche. Lei è un uomo di successo, signor Poole. Ma, signor Poole, lei non è un uomo. Lei è una formica elettrica.”
“Cristo” esclamò Poole, sbalordito.
“Perciò, adesso che l’abbiamo scoperto, non possiamo curarla qui. Ce ne siamo accorti, naturalmente, appena esaminata la sua mano destra ferita; abbiamo visto i componenti elettronici, poi abbiamo fatto l’esame di raggi X del suo torace, ed esso ha confermato la nostra ipotesi.”
“Che cos’è” domandò Poole “una ‘formica elettrica’?”
Ma gia lo sapeva; era in grado di intuirne il significato.
Un’infermiera rispose: “un robot organico”.