lunedì 28 luglio 2008

Carne da macello


"Ho 32 anni, laureata in Lettere, precaria, emigrata dal centro Italia. Dopo la laurea (non
breve) ho fatto 3 corsi professionali, di cui 2 di computer, un corso di perfezionamento, uno
d’inglese, 3 stage, di cui 2 con rimborsi spese e uno non retribuito nelle “risorse umane”
(gente=carne da macello). I centri per l’impiego non mi sono mai serviti a nulla. Con la mia
laurea non sono riuscita a trovare un lavoro dignitoso a Milano: ho lavorato in un sito (stage), call-center (co.co.co.), impiegata in una ditta che fabbrica tubi (interinale), cassiera (a tempo
indeterminato, ma...). Qui mi hanno licenziata alla scadenza del periodo di prova: dicevano
che non ero abbastanza veloce. Intanto però mi hanno sfruttato per 2 mesi... Ho dato una
svolta: mi sono iscritta al test d’ingresso della scuola di perfezionamento per insegnanti. Ho
superato il test, studiato per altri 2 anni, dato gli esami, superato il concorso: ora insegno da
precaria (contratti a tempo determinato). Mi aspettano ancora anni di precariato nella scuola, ma almeno faccio un mestiere che ha un senso, e mi piace lavorare coi ragazzi. Però una sola
abilitazione oggi non basta a garantirti di lavorare tutto l’anno, così mentre lavoro continuo a
studiare: ho preso anche la specializzazione per il sostegno e un’altra abilitazione. Nel 2005
ho pagato 1200 euro di tasse universitarie, quest’anno 1.600. Percepisco 1.170 euro al mese.
Il 30/06/06 è terminato il mio contratto, sono disoccupata, senza stipendio estivo. Anche il
mio compagno è precario (contratti a Milano: tempo determinato, partita Iva, in nero...). La
mia famiglia non mi aiuta, è un peso.
Forse a noi trentenni manca a volte lo spirito d’iniziativa, dicono i più vecchi, ma non è facile
battersi per i propri diritti se non hai un impiego fisso, né una casa tua, se devi continuare
eternamente a specializzarti, studiare, o se sei strozzato da un prestito...
La nostra generazione è stata sistematicamente annullata, esclusa dalle leve di potere, non è
che non ha carattere..."

Questa è una delle tante testimonianze raccolte da Beppe Grillo nel suo libro Schiavi moderni sul mondo del precariato. C'era un'unica speranza per milioni di precari in Italia: far causa al datore di lavoro che aveva rinnovato il contratto per più di due volte, o che pretendeva dal lavoratore obbligo di subordinazione e orario. Ora il datore di lavoro ha vinto.
Grazie ad un EMENDAMENTO VERGOGNOSO il precario che intenti causa contro chi l'ha sfruttato per mesi o per anni (pagandolo una miseria e obbligandolo ad orari e mansioni che non gli competerebbero) potrà essere risarcito con un indennizzo "Indennizzo tra le 2,5 e le 6 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto per i contenziosi in corso e nullità del contratto per i contenziosi futuri".
Questa la nuova disposizione di legge, sulla base della norma anti-precari inserita nel maxiemendamento alla manovra, approvato dalla Camera e che ora deve andare all'esame del Senato.
Ecco il testo del nuovo articolo 4bis relativo all'indennizzo per la violazione delle norme in materia di apposizione e di proroga del termine, al decreto legislativo del 6 settembre 2001, n.368.

"In caso di violazione delle disposizioni di cui agli articoli 1, 2 e 4", che riguardano causali e proroghe, "il datore di lavoro è tenuto ad indennizzare il prestatore di lavoro con un'indennità di importo compreso tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 6 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto".

Da una a sei mensilità! Nessun precario potrà essere mai assunto.
C'entrerà qualcosa il fatto che le Poste Italiane sono subissate di ingiunzioni per cause di lavoro intentate da quei lavoratori che dopo i tre mesi di contratto, magari anche rinnovati, si sono sentiti dare un calcio nel culo perchè i legittimi dipendenti erano tornati dalle ferie e non era più richiesta la sostituzione?
Qui si può scaricare il libro di Grillo e farsi venire un fegato così.