mercoledì 2 luglio 2008

Hieronymus Bosch, caos e postmodernità


Ci sono artisti che rappresentano e interpretano perfettamente il loro tempo, rispettando i canoni di estetica e i valori che l’epoca in cui hanno vissuto considerava fondamentali. Mi vengono in mente Mirone, autore della scultura del Discobolo o Policleto (che teorizzò il Canone, cioè le proporzioni che dovevano avere le figure rappresentate dall’arte). Le loro opere ci attraggono per la perfezione, la bellezza, l’armonia. Del resto è questo che dovevano comunicare: l’equilibrio tra la forma e il contenuto, kalòs kai agathòs bello esteticamente e moralmente buono (l’ho già raccontato qualche post fa). Ci sono artisti che, al di là delle loro intenzioni e oltre ogni aspirazione possano aver avuto, sono entrati nell’immaginario collettivo raggiungendo l’immortalità. Questa longevità non è data dal fatto che i loro messaggi, così come loro li concepirono, sono rimasti validi nel tempo, ma dal fatto che la forma attraverso cui espressero concetti dell’epoca è ancora valida per veicolare messaggi di epoche successive. Hieronymus Bosch (2 ottobre 1450 – 9 agosto 1516), la cui biografia come sempre leggerete per fatti vostri, è uno di questi.

Non starò qui a parlare della sua visione del mondo e della sua religiosità. Quello che mi interessa è l’immortalità dei suoi dipinti, la capacità che ancora hanno di smuovere l’animo umano e stimolare l’immaginario per i motivi più disparati.
Nel 1500 Bosch dipinse L’ascesa all’Empireo, divenuto oggi un’icona che descrive le esperienze di pre-morte che molti sostengono di aver avuto. Il tunnel di luce oltre il quale ci aspetta un trapassato che abbiamo amato, pronto ad accompagnarci, come Virgilio con Dante, nell’aldilà.
Precedente di circa 20 anni all’Ascesa all’Empireo è Il Trittico del giardino delle Delizie, composto da tre tavole, con dipinto sul retro; la tavola a sinistra rappresenta il paradiso terrestre con la creazione di Eva, la centrale è dedicata al tema della lussuria, su quella di destra è dipinto il cosiddetto Inferno musicale. Sul retro una rappresentazione precopernicana del mondo.
Il dipinto può essere apprezzato nell’insieme ma sono i singoli particolari ad attrarre il nostro immaginario. Ogni frammento narra una storia ed evoca una sensazione diversa che va dall’orrore al paradosso, passando per l’ironia e la soavità di animali fantastici che si accompagnano a mostri mutanti degni della migliore letteratura horror e cyberpunk. Tutto è tenuto insieme da un senso di generale precarietà, in cui, se si spostasse un tassello, tutto cadrebbe senza un minimo rumore. La sensazione è quella di un tentativo di addomesticare il caos. In questo è la modernità di Bosch, o almeno questo è l’aspetto che ancora trova terreno fertile per l’immaginario contemporaneo.
Il lato oscuro dell’animo umano, che una volta veniva arginato e controllato dalla cultura ufficiale, attraverso le regole della religione, della legge e della moralità, nella nostra epoca non ha più solo una connotazione negativa. Con l’avvento del postmodernismo il lato d’ombra dell’uomo comincia a prevalere su quello ufficiale, sulla luce, su ciò che è mostrato come buona regola comune, la frammentarietà prevale sull'insieme e il caos minaccia l'ordine.
Bosch, come pochi altri, è stato fonte di ispirazione nelle forme d’arte contemporanea, rielaborato, adattato e sviluppato nei modi più disparati. Questo perché le sue opere, ormai ospiti fisse dell'immaginario collettivo sono simboli, allegorie criptiche, che travalicano la pittura e l'architettura ordinaria per sfociare in canali adiacenti come i films, spettacoli, modellismo, letteratura.
Ad esempio Hieronymus ‘Harry’ Bosch è il protagonista della maggior parte dei libri di Michael Connelly. Detective spigoloso, sbrigativo (io gli ho sempre dato la faccia dell’ispettore Callaghan), chiamato Hieronymus dalla madre che adorava il nostro affascinante pittore quattrocentesco.
Rimanendo in ambito letterario Giacinta Caruso scrive Il giardino delle delizie. Il segreto di Hieronymus Bosch edito da Dario Flaccovio nel 2005. Sinossi (copiata dal sito che lo vende... io non l’ho letto): "la testa di una giovane donna è ritrovata nel ventre di un gigantesco merluzzo, al mercato del pesce di Londra. In un manoscritto, rinvenuto tra i file di un computer, si racconta il rapporto ambiguo tra Aleyt van dePervenne, moglie del pittore fiammingo Hieronymus Bosch, e un ricco ebreo convertito, Jacob de Almaengien, Gran Maestro dei Fratelli e delle Sorelle del Libero Spirito. Esiste una connessione tra quel testo e il delitto?"
Cambiando ambito espressivo, i Metallica hanno girato un bellissimo video per la canzone Until it sleep con fantastiche scenografie che riprendono opere di Bosch.
Se poi volete ammirare la sublime arte del modellismo ispirato a Bosch questo sito è da non perdere!