Oggi è il 20 di Aprile.
Una data per certi versi nefasta dato che in questo giorno è nato Hitler, per celebrare il quale due poveri stronzi decisero nel 1999 di andare a scuola per fare una carneficina. Il risultato fu che la Columbine High School fu teatro di un massacro: rimasero uccisi 12 studenti e un insegnante, mentre 24 furono i feriti, compresi 3 che erano riusciti a fuggire all’esterno dell’edificio.
Il 20 aprile 1999 Eric Harris e Dylan Klebold arrivarono alle 11.10 alla Columbine High School in automobili separate.
Una data per certi versi nefasta dato che in questo giorno è nato Hitler, per celebrare il quale due poveri stronzi decisero nel 1999 di andare a scuola per fare una carneficina. Il risultato fu che la Columbine High School fu teatro di un massacro: rimasero uccisi 12 studenti e un insegnante, mentre 24 furono i feriti, compresi 3 che erano riusciti a fuggire all’esterno dell’edificio.
Il 20 aprile 1999 Eric Harris e Dylan Klebold arrivarono alle 11.10 alla Columbine High School in automobili separate.
Nel momento in cui entrarono, il custode stava sostituendo la cassetta della videocamera a circuito chiuso, che non registrò quindi i due intenti a piazzare le bombe. Comunque, quando la nuova cassetta cominciò a registrare furono ben visibili le borse contenenti le bombe.
Quando i due compresero che le bombe in mensa non erano esplose, si incontrarono di nuovo presso l'auto di Harris per armarsi e si incamminarono verso la mensa.
In quel momento i due estrassero i loro fucili a pompa e cominciarono a sparare sui compagni di scuola.
Dopo poco meno di un'ora avevano sparato a 37 persone.
Alle 12:05, i due entrarono di nuovo nella biblioteca. Una volta dentro, provarono a sparare fuori dalle finestre ai poliziotti, senza successo. Si spostarono verso un tavolo vicino ai corpi di Matthew Kechter e Isaiah Shoels e lì si spararono.
La strage suscitò polemiche infinite sulla facilità di reperire armi in America e naturalmente la lobby dei produttori di armi ha soffocato qualsiasi grido di protesta.
E' stato facile invece incolpare il videogioco Doom per aver instillato nei due psicopatici il seme della violenza e della follia. Nessuno ha battuto ciglio...tranne Michael Moore.
Il suo film Bowling a Columbine parla appunto della strage, della libera vendita di armi e della mania che gli americani hanno di proteggersi, perchè non si sentono mai al sicuro.
Il titolo del film è dovuto ad una semplice considerazione: prima di compiere la strage i due non giocarono a Doom, come ci si potrebbe aspettare. Il pensiero comune fu che, gasati dal videogioco volessero rivivere nella realtà l'esperienza ludica dell'uccisione.
Niente da fare. I due prima di sparare a 37 persone erano andati a giocare a bowling.
Michael Moore si chiede dunque se non sarebbe il caso di chiudere tutte le sale, con sommo dolore del grande Lebowski.
Sono passati 10 anni da quel giorno e io voglio ricordare le persone uccise con questo post, non dimenticando mai che la follia non è mai annidata nei bit di un gioco, ma nella mente dell'uomo.