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Il salto di qualità che farà da battesimo all’unione delle diverse batterie sarà una verifica operativa del sodalizio, attuata con un sequestro di persona.
Il 7 novembre 1977 a Settebagni viene sequestrato il Duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere. La custodia dell’ostaggio è affidata ad una modesta banda di Montespaccato e dopo quattro mesi di vessazioni il duca viene ucciso. Il riscatto pagato ammonta a 2 miliardi di lire, divisi tra quelli di Montespaccato e i romani del Libanese. Nonostante la somma ottenuta sia molto inferiore alla richiesta di 10 miliardi, l’operazione viene considerata un successo poiché la prospettiva di una collaborazione organica tra le batterie è fattibile e si sta già attuando nel traffico di stupefacenti.
Le regole operative del patto si basano sul concetto di ‘stecca para’ ossia l’equa suddivisione dei guadagni e dei rifornimenti di droga che sarà piazzata da ogni batteria nel proprio territorio di origine.
La nuova holding criminale è nata e la sua caratteristica consociativista permetterà di agire come un unico gruppo nei grandi progetti e di mantenere l’autonomia negli ambiti criminosi direttamente controllati. Una vera e propria agenzia criminale che offre personale specializzato e mezzi.
Come nell’antica Roma, il centro di potere esigeva un tributo ma concedeva alle province autonomia locale e gestione del territorio. La differenza qui è che il tributo si traduce in un fondo comune che, reinvestito, moltiplica i profitti.
Oltre al legame con la mafia e la camorra, il Libanese acquisisce il contributo tecnico-politico del fascista Aldo Semerari, noto criminologo romano che effettua perizie psichiatriche per i tribunali nazionali. A lui fanno riferimento ‘camerati’ come il prof. Fabio De Felice e il terrorista Aleandri (del gruppo del Nero).
I tre sono legati al venerabile Maestro della Loggia Massonica Propaganda 2 (detta P2) Licio Gelli. Alla P2 sono affiliati magistrati, dirigenti delle forze dell’ordine, capi dei servizi segreti (generale Giuseppe Santovito del Sismi tessera 1630 e generale Giulio Grassini del Sisde tessera 1620), nonché imprenditori come l’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (tessera 1816).
Il collegamento con Semerari e i massoni fa si che ci sia sempre un mutuo soccorso tra le parti. La banda ricicla soldi e bottini delle rapine dei terroristi e i terroristi ripagano con azioni criminali per conto della banda o di committenti dei servizi segreti. De Felice, Semerari, Aleandri, il Libanese, il Freddo e il Bufalo, insieme al malavitoso romano Alessandro D’Ortenzi detto Zanzarone si incontrano nell’estate del 1978 nella villa di De Felice vicino a Rieti e sanciscono un’alleanza politico criminale. D’Ortenzi, in una testimonianza, afferma che: “Non si giocava certo a briscola, si parlava della destabilizzazione del paese, di creare più caos possibile con degli attentati da eseguire nella varie città italiane per creare più confusione possibile, e una volta che lo stato era allo sbando, prendere il potere”. Stabilito il vincolo associativo tra le varie batterie di Roma, attivato il collegamento con la grande criminalità nazionale (mafia e camorra), con l’eversione neofascista e con la Loggia P2, la banda della Magliana una realtà consolidata e importante.
Un’organizzazione “nella quale l’antistato consuma tutto il suo potenziale eversivo e antagonista per divenire esso stesso istituzione e sistema che si arroga il diritto di eliminare tutte le sue variabili impazzite, di proteggere tutti coloro che operano all’interno delle sue finalità (…) è certo che se vi è stata un’organizzazione permanentemente dedita al malaffare che abbia avuto protezioni e che sia stata sottovalutata nonostante gli elementi di accusa raccolti, questa è la banda della Magliana. E ciò per la vastità dei coinvolgimenti istituzionali che essa ha saputo conquistare” Requisitoria dei pubblici ministeri di Bologna Libero Mancuso e Attilio Dardani, 13 Maggio 1986
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(segue)